Eccomi
Incarnerò
tutti i tuoi
sogni,
come
la più dolce delle
amanti.
-Brian!
L'esclamazione
di Stefan suonò molto come un sospiro di sollievo.
Così come lo
sguardo dello svedese su di lui, quando apparve nella sala dove
avrebbero suonato quella sera, sembrò a Brian terribilmente
simile a
quello che gli avrebbe rivolto sua madre nel vederlo tornare da una
di quelle “festicciole” che amava frequentare da
ragazzino.
Tutto
perfettamente normale.
Ma
Brian era quasi certo che Bowie si fosse preoccupato di far avere
notizia ai suoi amici di dove lui fosse e con chi, per cui Stef
avrebbe anche potuto farla più semplice!
Stava
anche per dirlo ad alta voce, quando si rese improvvisamente conto di
non averne nessuna voglia. Si sentiva stranamente sereno e poco
incline alla provocazione, per la verità. Si
ritrovò a sorridere al
bassista molto prima di rendersene conto, facendo spallucce davanti
alla sua preoccupazione eccessiva.
-Ehi,
guarda che Dave non mi mangia mica!- esclamò con leggerezza.
Se in
altri momenti quell'affermazione – ne era sicuro –
avrebbe
suscitato battutacce oscene, adesso cadde in un silenzio
inspiegabile.
Brian
girò lo sguardo da Stefan a Steve, che fissava con
apprensione il
bassista, ed infine a Levi, che era l'unico a ricambiare con
altrettanta tranquillità il suo sorriso.
-E'
successo qualcosa mentre ero via?- chiese a questo punto.
Steve
scosse la testa, dedicandogli solo una brevissima occhiata, e Stefan
si sforzò di sorridere a sua volta.
-No.
Figurati.- mormorò.- Stai bene?
Brian
annuì soltanto, stabilì che fosse abbastanza
inutile continuare a
cercare di capire cosa fosse successo a quei due in sua assenza e si
concentrò sul lavoro in programma per quel giorno.
-Allora!-
esordì spiccio, facendo per arrampicarsi per primo sul palco
enorme
che torreggiava alle loro spalle.- Ci diamo da fare?
Le
prove andarono meglio del solito. Il buon umore evidente di Brian non
poté che influenzare positivamente il resto del gruppo e
Levi si
sperticò in lodi riguardo l'energia travolgente che il
cantante
riusciva a tirare fuori “quando era in buona”.
Brian rise, batté
una pacca sulla spalla del tecnico e si allontanò in cerca
di una
bottiglia di acqua.
Quando
tornò, Levi era scomparso e Steve e Stef erano da soli,
seduti
dietro la batteria, e parlavano fitto tra loro, premurandosi di
mantenere un tono basso.
A
Brian sembrò che si stessero nascondendo da lui.
Rimase
in disparte, valutando se fosse il caso di raggiungerli e,
addirittura, di cercare di avvicinarsi senza farsi sentire per
ascoltare cosa stessero dicendo. Non gli era mai piaciuto essere
oggetto delle chiacchiere degli altri, nonostante ci avesse fatto il
callo secoli prima, meno che meno se si trattava
dei suoi
migliori amici. Qualcosa, però, glielo impedì.
La
faccia di Stef, per la precisione.
Non
ricordava di aver mai visto il batterista così affranto. Per
qualche
assurda ragione, Brian si convinse che Steve stesse cercando
di...consolarlo o rassicurarlo e sentì che sarebbe stato
cattivo ed
inopportuno intromettersi.
...lui
non era mai stato bravo ad offrire a Stef lo stesso sostegno che
l'altro dava a lui ogni volta che si sentiva semplicemente incapace
di andare avanti.
Era
un pensiero abbastanza triste, ma realistico. Difficilmente Brian
faceva sconti a sé stesso se doveva considerare i propri
limiti e
non aveva difficoltà a riconoscere di essere un pessimo
amico per
Stefan. O anche per Steve. La maggior parte delle volte aveva
rappresentato solo un grosso guaio da gestire.
Tornò
sui propri passi assicurandosi che loro non lo vedessero. Le prove
erano andate abbastanza bene da potergli concedere ancora qualche
minuto.
Mentre
vagava con un caffè recuperato da una delle macchinette
posizionate
lungo i corridoi interni, Brian fu intercettato da un ragazzo dello
staff ristretto di Bowie ed avvisato che lui lo cercava;
così buttò
il caffè e cambiò strada e, invece di tornare dai
propri compagni
di band, si avviò ai camerini. Bussò
discretamente per annunciarsi,
ma non aspettò la risposta ed entrò
immediatamente dopo nella
stanza riservata alla star.
Sentì,
quindi, le ultime battute di quella che appariva come una lite
furibonda tra lui ed Eno.
-Mi
sembra la più grande stronzata che tu
abbia mai pensato,
Dave! E ne hai pensate tante nella tua carriera!- stava affermando
con veemenza il produttore.
-Sai
perfettamente che questo non cambierà di una virgola le mie
decisioni.- ascoltò rispondere ad un Bowie pacato ma
inflessibile.
-Oooh!
Se avessi anche solo sperato di farti cambiare decisione, col
cazzo che quel moccioso sarebbe qui adesso!
Quando
si voltò per imboccare la porta, lo sguardo del produttore
si
incastrò perfettamente in due occhi grigi, enormi, che lo
fissavano
con un'espressione tanto innocua ed ingenua quanto fasulla. Brian Eno
provò l'impulso fortissimo di tirargli un ceffone.
-Mi
chiedo davvero come i tuoi genitori siano riusciti a non strangolarti
nella culla.- sfiatò, esausto.
Brian
sbatté gli occhioni, inclinando il capino di lato.
-La
mia mamma mi adorava.- affermò
leziosamente.
Il
produttore lo superò di slancio, si gettò a
capofitto nel corridoio
e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo tanto violento che il
vetro della toilette oscillò rumorosamente.
David
Bowie e Brian Molko si guardarono attraverso la stanza. Il
più
anziano con le mani sui fianchi ed un'espressione stanca sul viso
tirato. Il più giovane mantenendo la posa composta assunta a
beneficio del terzo attore appena uscito di scena: braccia dietro la
schiena, visino pulito e sorrisetto innocente.
Poi
scoppiarono a ridere all'unisono.
-Tu
sarai la mia rovina!- esclamò David riprendendosi per primo
e
camminando velocemente in direzione del tavolo da toilette.
Si
versò da bere da una bottiglia di champagne che qualcuno gli
aveva
consegnato prima e che era già per buona parte vuota,
notò Brian.
Si chiese se fosse lui la ragione di quel bisogno di
tranquillità
alcolica. In ogni caso, nonostante le parole appena dette, l'altro
non sembrava davvero preoccupato.
-Sì,
ne sembra convinto anche Eno.- considerò ironicamente il
ragazzo.
-E
forse dovrei seriamente ascoltarlo.- insinuò Bowie,
osservando
attentamente la sua reazione.
-Dovresti.-
acconsentì Brian senza alcuna difficoltà
– Sono davvero
un'inesauribile fonte di problemi, io!- riconobbe lamentevole.
-Piantala
di recitare questa parte!- lo rimproverò il più
anziano.
E
Brian si rese conto che scherzava solo a metà; ma era vero
che
l'incontro con Eno era riuscito a riportare a galla il suo bisogno di
nascondersi dietro maschere più familiari e confortevoli.
David
dovette seguire in qualche modo il filo dei suoi pensieri
perché gli
sorrise con affetto e versò da bere anche per lui. Brian
accettò
con un ringraziamento a fior di labbra, ma si limitò a bere
un sorso
e mise via il flute quasi intonso.
Stava
bene, lì.
Vedere
David litigare con Eno e scherzare con lui restituiva anche all'uomo
un po' di umanità più autentica, privandolo per
un istante di
quell'alone di perfezione e superiorità che, comunque, aveva
sempre
mantenuto nel loro rapporto. Effettivamente, gli sembrava di vedere
per la prima volta un Bowie meno plastificato, ingessato e
irraggiungibile. E non era male. Non era per niente male. La
stanchezza sul viso dell'altro, mentre raggiungeva il divano al
centro della stanza e ci si lasciava cadere con un sospiro pesante,
le braccia sullo schienale imbottito ed il capo reclinato
all'indietro, lo rendeva più...bello. Brian si concesse il
lusso di
guardarlo mentre David se ne stava immobile ad occhi chiusi,
canticchiando a labbra serrate qualcosa che lui non riconobbe se non
dopo un po', rimanendone stupito.
-...è
“I Know”!
Lui
lo guardò con un sorrisetto divertito che spense quasi del
tutto
l'entusiasmo di Brian nell'aver riconosciuto la propria canzone.
-Credo
sia la mia preferita.- spiegò David, terminando in un sorso
lo
champagne e posando il bicchiere sul bracciolo accanto a
sé.- Dai,
vieni qui.- lo invitò poi, battendo una mano sul posto vuoto
accanto
a sé.
La
semplicità di quell'invito colse del tutto impreparati
entrambi.
Brian
rimase esattamente dove si trovava, fissandolo stupito, e David
stesso sollevò lo sguardo di scatto subito dopo averlo
detto, come
non credesse lui per primo al modo in cui si stava comportando quel
mattino.
Brian
considerò le proprie opzioni.
Pensò
che doveva inventarsi una scusa e uscire da lì
immediatamente.
“Ho
da finire le prove”. “I ragazzi mi
aspettano”...
…
“stai diventando sentimentale, Dave?!”.
Un
po' di sano sarcasmo avrebbe rimesso le cose nella giusta
prospettiva. Distacco, controllo...
Quando
si accoccolò sul divano, sfilando le scarpe e ritirando le
gambe
sotto il sedere, David gli passò un braccio attorno alle
spalle e
Brian pensò che non era l'unico a starsi arrendendo al corso
imprevedibile degli eventi. Respirò piano l'odore dell'uomo
affianco
a sé e si sentì incredibilmente bene. Sicuro,
come non si sentiva
da tempo.
-Fai
un buon profumo.- riconobbe Brian a voce bassa, senza guardarlo.
Dave
gli scoccò un'occhiata divertita che lui non vide e, poi,
tornò a
chiudere gli occhi, sospirando soddisfatto.
-E tu
sei morbido.- ridacchiò stupidamente.
-...che
cosa idiota!- esclamò Brian sollevando gli occhi al cielo e
fingendosi esasperato.
David
non gli credette e continuò a ridere.
-Sul
serio! Fai e dici solo cose idiote!- insistette Brian proseguendo
nello stesso tono eccessivo - Come quei dannati fiori la prima sera!
Come accidenti puoi aver pensato di regalarmi dei
fiori?!
-Sai
che non lo so ancora...- mentì David.
-Perché
sei idiota.- confermò il più giovane,
cattedratico.
-Ma
voi “Brian” dovete per forza essere stronzi?
Dopo
il concerto, Brian vide David Bowie puntare dritto nella sua
direzione, ignorando palesemente la piccola folla di tecnici,
musicisti, giornalisti e fan che lo aspettava giù dal palco.
Pensò
che aveva voglia di scomparire sotto terra.
Solo
che non fece a tempo a scavare una buca abbastanza profonda.
-Bri.-
lo chiamò Bowie, utilizzando con facilità un
diminuitivo che lui
non lo aveva mai autorizzato nemmeno a pensare.- Ti
unisci a
noi stasera?- lo invitò fermandosi giusto davanti a lui.
Brian
boccheggiò. Dietro di sé aveva Steve e Stefan in
attesa della sua
risposta. Alle spalle di Bowie c'era un'intera folla di curiosi che
allungava il collo nella loro direzione.
“Ok,
adesso lo ammazzo”, pensò serenamente la parte del
suo cervello
ancora in grado di razionalizzare la situazione.
Eno,
in mezzo alla folla dei curiosi, stava letteralmente diventando
paonazzo. La parte razionale di Brian cambiò direzione ai
propri
pensieri.
-Certo.-
rispose con una spavalderia che non credeva di avere.
“Wow!
Certo che sei figa, Parte Razionale!”. Poi,
considerò che, tanto,
non veniva in suo soccorso troppo spesso. Quindi, meglio non farci
affidamento.
-Stupendo!-
stava commentando Bowie allegramente, già voltandosi in
direzione
della propria corte in attesa.- Faccio una doccia e ci vediamo alla
macchina.- lo istruì andando via.
Brian
si voltò in tempo per vedere la delusione sul viso di Stef
prima che
lo svedese la sostituisse con un sorriso incerto e spento.
Lungo
la strada per raggiungere la location dell'after show Brian si rese
conto di una cosa che gli era sfuggita fino a quel momento.
Fissò
l'uomo seduto sul sedile di fronte al suo e che non lo guardava, gli
occhi puntati sulla strada che scorreva fuori dai finestrini
oscurati.
Erano
soli. Questa volta David non gli aveva nemmeno chiesto se volesse o
meno la presenza di altri con loro, si era limitato a prenotare una
seconda ed una terza limousine che portassero alla festa Eno ed il
resto della crew più ristretta. Poi, lui e Brian erano
saliti
sull'auto guidata da Jeff.
-Lo
hai fatto apposta, vero?
David
si voltò verso di lui, fissandolo interrogativo.
-Ho
fatto apposta cosa?- chiese tranquillamente quando Brian, sorridendo
sornione, continuò a fissarlo senza parlare.
-Stamattina.
Mi hai fatto cercare perché ti raggiungessi nel tuo camerino
quando
c'era Eno.
David
non rispose subito.
-Sì.
-Vuoi
che lui mi odi o c'è altro?- ridacchiò Brian,
senza apparire
eccessivamente preoccupato.
-No,
non voglio che lui ti odi.- scosse la testa David, prendendo la cosa
più seriamente di quanto l'altro avrebbe pensato.- Vorrei
che lui ti
vedesse come ti vedo io.- ammise, invece. Per poi aggiungere in tono
più leggero- Anche se diventerei estremamente geloso.
-E se
mi fossi arrabbiato? Se mi avesse dato fastidio che tu e lui stesse
lì a parlare di me a mia insaputa?!
-Non
era a tua insaputa, ti ho fatto chiamare perché lo sapessi!-
osservò
Bowie, divertito.
-Oooh!
Piantala!- sbuffò Brian, infantilmente.
-Non
lo so perché ti ho fatto chiamare, ma so che volevo che
fossi lì
mentre gli dicevo che non l'avrebbe spuntata.- ammise David con
più
sincerità.
Brian
rimase in silenzio. David ricominciò a guardare la strada
fuori dal
finestrino, considerando tra sé e sé che stava decisamente
esagerando. Non sapeva come riuscisse quel ragazzino a fargli
ammettere con tanta semplicità debolezze che nemmeno
sospettava di
poter avere.
Eno,
quel mattino, lo aveva raggiunto per sapere come fossero andate le
cose il giorno prima. Era sinceramente preoccupato per lui e David si
era sentito un po' in colpa. Gli aveva raccontato brevemente della
cena, ma non aveva fornito dettagli. La sua evasività, il
fatto che
sembrasse molto contrariato all'idea di parlare di Brian con lui,
avevano allarmato ancora di più l'amico. Aveva insistito nel
dire
che avrebbe fatto bene a portarselo a letto, togliersi lo sfizio e
rispedirlo a casa quanto prima, perché stava diventando una
fissazione senza senso.
A
David, questa volta, aveva dato molto fastidio sentirlo parlare in
quei termini del più giovane ed aveva reagito malissimo,
informandolo stringatamente che, al momento, non solo non era sua
intenzione rispedire Brian dove lo aveva trovato, ma intendeva
passarci molto più tempo assieme.
Da
qui il litigio.
-Grazie.
David
non fu certo, all'inizio, di averlo davvero sentito dire quella
parola. Lo guardò e l'espressione tranquilla ma intensa di
Brian lo
rassicurò che sì, lui lo aveva davvero
ringraziato. E che mai come
in quell'istante, probabilmente, era stato onesto nel dirgli
qualcosa.
Così
lo ripagò allo stesso modo.
-Non
mi devi nulla, Brian. Non vi sto regalando niente. È la
vostra
musica quella che portate sul palco tutte le sere e quella musica mi
piace davvero.
Quando
arrivarono al locale, Brian non ebbe nessuna esitazione nel seguire
David all'interno del privé che gli era stato riservato,
né
nell'affrontare il fuoco incrociato degli sguardi e dei sorrisini
della crew. Sedette affianco al più anziano senza che lui
facesse
alcunché per metterlo in imbarazzo, limitandosi a trattarlo
allo
stesso identico modo in cui trattava tutti gli altri, con rispetto e
cortesia impeccabili. David mandò a chiamare anche Stefan e
Steve
perché si unissero a loro e si accorse che la cosa fece a
Brian
molto piacere, perché assunse immediatamente un tono allegro
e
disinvolto e, quando i due amici arrivarono, si buttò loro
addosso
con una felicità infantile e spensierata che lo fece
sorridere di
nascosto.
Se
Stef era ancora deluso o arrabbiato, Brian non se ne accorse neppure.
Gli rimase appiccicato tutta la sera, scherzando con lui e
obbligandolo ad andare in pista a ballare ogni volta che mettevano su
una canzone che gli piacesse o che piacesse al bassista. Dopo un paio
di ore, il clima teso di quel mattino era solo un brutto ricordo.
-E'
davvero bello.
David
spostò lo sguardo da Brian, che ballava al centro della
pista appeso
al corpo magro e sudato di Stefan, ad Eno, seduto accanto a lui nel
privè ormai vuoto. Qualcosa nel tono dell'altro gli fece
capire che
quella era un'offerta di pace, per cui decise di lasciare da parte le
loro divergenze ancora una volta.
-Non
è una grande osservazione!- lo prese in giro, rilassandosi
contro lo
schienale del divano mentre il produttore versava da bere per
entrambi.
Eno
gli scoccò un'occhiataccia e Bowie rise.
-Emily
dice che finirai per innamorarti di lui.
-Temo
che Emily sia in ritardo sui tempi, con le sue previsioni.- ammise
ingenuamente il cantante.
-...non
hai nemmeno idea di chi sia davvero.
David
annuì, sospirando faticosamente mentre si faceva avanti.
Prese il
bicchiere che gli veniva passato dall'amico e bevve.
-Non
è solo perché è bello.-
considerò Eno a voce alta.- Hai avuto di
meglio...puoi avere qualsiasi donna...o uomo tu voglia...!
-Quindi,
non è perché è bello.- convenne David
pianamente.- Lo hai detto
tu.
-Non
è...stabile! Gli manca qualche venerdì o... E'
fuori di testa!
-E'
solo molto fragile.
-Non
hai già abbastanza problemi?!
-Non
vorresti impedire che qualcosa di bellissimo vada distrutto?
Lo
zittì.
-Sì.-
rispose dopo qualche momento Eno.- Quindi, vedi di non farti male.
***
-Buonanotte,
Brian.
Si
sentì afferrare per il bavero della camicia e riportare
indietro di
peso.
Si
ritrovò a meno di mezzo metro da due occhi brillanti, che,
nella
luce tenue del corridoio dell'hotel, apparivano blu e profondi come
un cielo d'estate. Lo inchiodarono lì nonostante tutti i
propri
buoni propositi.
Brian
gli sorrise. Le sue labbra, umide e gonfie, si tesero in quel sorriso
perfetto, ammiccante, allusivo, che avrebbe fatto impazzire l'uomo
più inflessibile del mondo.
E
lui
era tutto meno che inflessibile.
-No,
stanotte niente “buonanotte”, Dave.-
sussurrò il suo aguzzino,
continuando a tenerlo per la camicia nonostante lui non accennasse
affatto ad andarsene.
Appoggiato
contro il battente della propria stanza, Brian occupava lo spazio
stretto del vano della porta, protendendosi verso di lui in modo fin
troppo esplicito.
-Sei
ubriaco.- provò David senza nessuna convinzione.
-Non
ho toccato un goccio di alcol e tu lo sai!- lo rintuzzò
Brian,
ridendo divertito.- Non provarci.- intimò subito dopo.
-...sono
ubriaco io.
-Meglio.
Mi renderà tutto più facile.- sussurrò
suadente l'altro, senza
farsi scoraggiare.
Poi
lo guardò con una serietà ed
un'intensità che resero nuovamente
luminosi i suoi occhi, quasi intollerabili da sostenere...o
impossibili da eludere.
-Sono
stanco di rincorrerti.- ammise con una dolcezza improbabile nella
voce.
David
sentì il terreno mancargli sotto i piedi. Scosse la testa,
provando,
senza intenzione reale, a farsi indietro. Si ritrovò ancora
più
vicino a quel corpo magro di quanto non fosse prima e non seppe
nemmeno come fosse successo.
-Non
sei obbligato.- ci tenne a precisare.
Brian
stabilì che fosse il caso di smorzare il tono serioso
dell'altro e
osservò divertito: Certo che no! Abbiamo firmato un
contratto con il
tour manager!
Mentre
Brian apriva la porta, David stava già assaggiando il sapore
intenso
di quella bocca carnosa per scoprirlo molto più dolce di
quanto
avesse immaginato.
Era
così facile arrendersi ai propri desideri!
Brian
non faceva altro che assecondarlo. Lo guidò al buio verso la
camera
da letto, abbandonando la presa sui suoi vestiti e le sue labbra solo
quando ne ebbero raggiunto la soglia. David avvertì quasi
dolorosamente la sua assenza quando Brian si scostò per
raggiungere
il letto ed accendere una delle abat-jour sui comodini. La luce fioca
gli sembrò impossibile da sostenere, in quella
luminosità aranciata
Brian gli apparve come uno spettro pallido, che si
arrampicò, lento
ed invitante, sul materasso enorme.
In
ginocchio al centro del letto, Brian lo chiamò
perché lo
raggiungesse.
David
ciondolò fino a lui, prendendosi tutto il tempo di cui aveva
bisogno
per osservare i contorni sfuggenti di quella figura farsi
più nitidi
nella sua mente ancor prima che nel suo sguardo.
-Sei
così bello.- sfiatò quando fu arrivato ai piedi
del letto.
Brian
sorrise. Non c'era alcuna malizia in quel sorriso, era la cosa
più
autentica ed innocente che David ricordasse di avergli visto fare.
-Io?-
si schernì divertito. Si sollevò per arrivare
nuovamente al
colletto della camicia dell'uomo ed al suo viso – Tu
sei
David Bowie.- gli ricordò, come se fosse sufficiente a
racchiudere
qualsiasi altro complimento.
Quando
si baciarono di nuovo, David seppe che era davvero sufficiente.
L'adorazione di Brian era evidente nella devozione con cui gli si
offriva, arrendevole eppure affamato. Lo trascinò con
sé, su di
sé, abbandonandosi morbidamente sotto il suo
corpo. Gli lasciò
tutto il tempo del mondo perché potesse scoprire lentamente
e
assaporare in punta di polpastrelli e sulla bocca le forme allungate,
magrissime di quel fisico minuto; e si prese a sua volta tutto il
tempo che gli serviva per accarezzare il corpo snello e tonico
dell'uomo.
David
pensò, qualche ora dopo, che c'era qualcosa di magico nel
modo in
cui Brian poteva incastrarsi alla perfezione nella sua vita, nei suoi
pensieri ed ora anche nel suo letto. Avvolto in un profumo
completamente estraneo che scoprì assolutamente inebriante,
ripensò
ai suoi sospiri profondi, alla sua voce che sussurrava parole oscene
con la grazia di un adolescente mentre si inarcava per assecondare le
sue spinte, e capì che no, non sarebbe stato affatto facile
lasciarlo andare.
Ma
tu, in cambio, sarai
in grado di tenere la mia mano?
Non
ti chiedo che
questo,
non
lasciare le mie dita
-E
sarà tutto come prima?
-...tu
come vorresti che fosse?
Silenzio.
Dalle
finestre entrava l'alba. Aveva un colore opaco. Come la neve nel
giardino.
-...non
lo so...
Silenzio
ancora.
Fruscio
di lenzuola. Faceva freddo e le coperte furono tirate su, fin sotto
il mento. Due occhi brillanti, verdissimi, si fissarono in alto,
contro il soffitto, e poi tornarono giù, dentro ai suoi.
C'era
qualcosa di troppo giovane in quel viso.
Non
sapeva se erano gli occhi. Se era la bocca. Se era il colorito
pallidissimo o forse quei capelli neri, che, disordinati, sfuggivano
dentro e fuori le coperte.
-Hai
paura?
-Non
credi che sia quel genere di domanda che non si
dovrebbe
fare?!
-Ho
difficoltà a capirti.- Pausa.- Per la verità, ho
difficoltà enormi
a gestirti.- Una risatina leggera in risposta, soffocata dalla
stoffa.- Immagino che tu ti sia reso conto di riuscire piuttosto
facilmente a disorientarmi.
-“Facilmente”...no.
-Non
ti sto lusingando a caso.
-Ah,
erano lusinghe?!
Stavolta
fu lui a ridere, di gusto. Gli piaceva un sacco quando metteva su
quell'atteggiamento vezzoso, da Lolita impudente.
-Sarai
la mia rovina!- sfiatò, continuando a ricambiare senza
alcuna
esitazione lo sguardo vivace che lui gli rivolgeva.
-Questo
lo hai già detto ieri...
Si
voltò a baciarlo in mezzo alle coperte, scomparendo con lui
in quel
mare soffice e caldo che cacciava via ogni voglia di alzarsi dal
letto ed uscire a ritrovare un mondo in cui, nonostante i buoni
propositi, sarebbero stati necessariamente più lontani di
così.
E
non
solo in senso fisico.
-E,
dunque, di cosa dovresti avere paura?- gli chiese a fior di labbra
quando si separarono.
Il
sorriso che ricambiò il suo era ancora incredibilmente
autentico ed
innocente.
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