Gravity

di singingcoldplay
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"And then I looked up at the sun

And i could see

Oh, the way that gravity pulls on you and me"

Era finita. L'avevo chiusa, conclusa.

Pensavo avrebbe aiutato, ma mi sbagliavo. Sentivo ancora quel buco nel petto, un vuoto incolmabile.

Camminavo senza una destinazione, senza conoscere la strada che stavo percorrendo. Ancora una volta ero sola. Di nuovo, un circolo vizioso che non aveva mai fine, allontanavo sempre le persone che amavo. Ma questa volta l'avevo deciso io, l'avevo fatto per me stessa.

Eppure non mi sentivo meglio, anzi, mi sentivo quasi peggio di prima, con il peso di quella decisione che mi gravava sulle spalle. Sola. Ancora. Sempre. Ero persa, dovevo fare nitidezza nei miei pensieri. Dovevo ritrovare me stessa e poi trascinarmi a casa. Avevo bisogno di dimenticare tutto per qualche ora, avevo bisogno di fare quello che avrei dovuto fare due mesi fa, invece di stare seduta ad aspettare. Avevo bisogno di ballare, ballare fino alla nausea in uno di quei bar sudici, dove nessuno ti guarda o ti giudica, tutti sono li' per un obbiettivo, lo stesso tuo. Ti guardano e ti comprendono. 

Cammino richiamata dalla musica che mi faccia scatenare, faccio fatica a camminare dritta, devo scaricare tutta la rabbia che mi circola ancora nel corpo. Devo dimenticare tutto. Devo ricominciare da capo. Devo incontrare gente e creare nuovi legami, fare nuove amicizie. 

Il mio corpo si muove verso un bar, apro la porta ed un forte odore di alcool e musica pompata forte dale casse mi invade. Ricomincio da quiricomincio ora.

Mi avvicino al bancone cerando di farmi strada fra le persone sudate che si trovano sul mio cammino, "Ciao bellezza" mi saluta il barista con un occhiolino, probabilmente come fa con tutte le ragazze che superano la soglia ed entrano in questo posto. Poggio le mani sul bancone sudicio e rispondo al suo saluto con un cenno del mento. "Tre shottini di tequila sale e limone" rispondo tirando già fuori i soldi quando mi arriva l'ordine; preferisco pagare ora, dopo probabilmente non ricordero' neanche cos'ho ordinato. Una mano blocca la mia che sta porgendo i soldi "Offro io", ruoto gli occhi innervosita "Che disgustosissimo cliché" sussurro leccando il sale che ho posizionato fra il pollice e l'indice, prendo poi il bicchierino e butto giu' la bevanda mentre a persona accanto a me chiede "Come scusa?", poso il bicchierino ormai vuoto sul bancone ed afferro il primo dei tre spicchi di limone staccando avidamente la polpa, prendo poi con l'indice ed il pollice la buccia e la appoggio davanti a me. "Ho detto" dico girandomi verso il ragazzo che ha pagato la mia serata senza pensieri "che disgustosissimo cliché" alzo le spalle e prendendo ancora del sale. "Scusa, non dovrebbe farti piacere che un ragazzo ti offra da bere?" domanda confuso. Butto giu' la tequila e la mia gola si infiamma, mangio la polpa del secondo limone e mi giro verso di lui; "Ti potro' sembrare banalissima, seduta qui a ubriacarmi, ma ti confido un segreto" mormoro avvicinandomi al suo orecchio, di per se' é un bel ragazzo, ma non voglio distrazioni dal mio inizio sta sera, prendo il sale e lo appoggio sul suo collo, probabilmente si starà domandando cosa io stia facendo, ma sinceramente mi sento molto piu' sciolta ed a mio agio di prima. "Ma non lo sono" sussurro al suo orecchio, poi abbasso la testa sul suo collo, lecco il sale soddisfatta, mi giro, butto giu' l'ultimo bicchiere rimasto e mangio la polpa dell'ultimo limone. Mi giro poi verso il ragazzo e gli sorrido "Grazie per la bevuta" gli faccio un occhiolino e mi alzo. Mi faccio di nuovo largo fra i corpi sudati per arrivare al centro della pista. A quel punto ballo, lascio scivolare via tutta la tristezza e la rabbia accumulata, elimino tutta l'energia negativa e mi diverto, finalmente dopo due mesi posso dire di essere felice.

"Ho fallito" sussurro al barista che probabilmente vuole semplicemente servirmi e farla finita lì. "So che è dura ma ho una decina di persone da servire, cosa ti posso portare?" alzo lo sguardo sul suo viso, ci penso un attimo e poi "Un Daiquiri, grazie" tamburello cone dita sul bancone nell'attesa che mi venga servito il drink. "Cosa c'è che ti turba?" chiede una voce proveniente dalla mia sinistra, giro il viso verso il ragazzo che si è appena seduto accanto a me e rispondo pacatamente "ce l'hai con me?" mi indico il petto per enfatizzare la frase. "Sì, ce l'ho con te" mi guarda sorridendo, avrà più o meno la mia età ed è molto carino. "Perché ne dovrei parlare con te?" il suo sorriso diminuisce un po' ma non si lascia vincere dalla mia acidità "Non so, l'ho letto sul manuale per rimorchiare una ragazza seduta da sola al bar. Ah! E dicevano anche di fare questo" tira fuori dalla tasca un biglietto da venti e dice al barista "offro io alla signorina" gli viene dato il resto e si gira verso di me, mentre mi viene servito il bicchiere. "Ho sempre pensato fosse un disgustosissimo cliché" mi porto il bicchiere alle labbra ed alzo un sopracciglio come a dire "alla salute!", lui mi sorride "sarebbe un disgustosissimo cliché se io ora ti dicessi che voglio conoscerti veramente quando in realtà l'unico mio interesse sarebbe solo di fare sesso con te." Fa una pausa " ma in realtà voglio conoscerti veramente, ti ho visto in giro all'Università" lo guardo sorpresa. "Okay, questo non me l'aspettavo"sussurro e gli sorrido. "In realtà era un frase cliché che hai apprezzato, non ti ho mai visto all'Università, ho solo tentato la sorte" mi prende in giro e mi fa l'occhiolino. Allungo la mano ammaliata "Piacere, mi chiamo Fleur, sono francese" dico mentre lui prende la mia mano nella sua e la stringe "Piacere Fleur, io sono Ira" mi sorride. "Allora? Cosa non va nella tua vita?" mi chiede riferendosi alla domanda di prima alla quale non ho risposto "Devo ridare un esame per l'ennesima volta, non riuscirò mai a passarlo" dico. "E ti sembra che annegare i tuoi dispiaceri nell'alcool sia la migliore soluzione?" mi chiede sarcastico, "No" rispondo alzando l'indice destro e appoggiando la mia mano sinistra sul suo braccio per farlo alzare "la migliore soluzione è ballare" e lo trascino con me in pista.

Esco da quel bar felice, felicità dovuta al ballo e all'alcool mischiati, la mia combinazione preferita. Vago per qualche quartiere fino a quando arrivo davanti ad una porta familiare, che devo aver visto sì e no una o due volte nella mia vita. Incuriosita mi avvicino e busso leggermente sulla porta, emetto una risatina, poi mi appoggio e aspetto. Quelli che abitano qui dentro non amano ricevere ospiti, penso, visto che nessuno viene ad aprire. Busso una seconda volta ma più forte ed ancora niente. Mi giro sulla destra pronta a rinunciare e vedo un campanello, scoppio in una risata e suono. Quando mi ritrovo davanti Chaz mezzo addormentato mi rendo conto di aver suonato un po' troppo forte, ma forse non me ne rendo conto. Forse ho esagerato con l'alcool, forse ho decisamente esagerato, ma se serve questo per sentirsi così leggeri, spensierati e felici allora mi va bene.
"Fleur?" chiede retorico "Hey Chaz- reprimo una risatina - passavo di qui e pensavo che questa casa fosse familiare quindi ho pensato di suonare e magari avrei capito perché" lo guardo come se avessi appena scoperto qualcosa di magnifico. "Sì, Fleur, ma farlo non alle quattro di mattina ti era passato per la mente?" mi domanda passandosi una mano sul viso. "Oh, non mi ero accorta fosse così tardi" lo guardo sorridendo, poi porto il busto in avanti come a confessargli un segreto e sussurro "o così presto!" batto poi le mani e mi faccio spazio nella casa "devo fare pipì!" sussurro togliendo le scarpe. Appoggio la borsa nell'entrata ed appendo il cappotto, sento Chaz sussurrare "Sì, è sulla destra" ma ormai sono già lì, come se conoscessi già la casa. "Wow!" mi giro sulla soglia della porta del bagno "è come se già sapessi dove si trova!" commento eccitata. "Sì, Fí, mi hai accompagnato tu a visitare la casa" sussurra esasperato. "Oh!" rispondo sorridendo e girandomi di nuovo verso il bagno, chiudo la porta e sussurro "questo sì che ha senso".





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