Cerbiatto fidato

di Ciulla
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​CERBIATTO FIDATO


Ti vidi lontano pascere l’erbetta,
ignara la sorte che calma t’aspetta,
ti vidi e decisi di fare un bel pasto
sanando le ingiurie del corpo mio guasto.
Volevo ammazzarti colpendo alla schiena
per render di carne la pancia mia piena,
per questo indossando una toga furtiva,
la furia negli occhi rendevami viva,
mi sono acquattata strisciando vilmente,
e giunsi a contatto col pel tuo lucente.
E allora che invece d’estrarre le armi
ho avuto l’impulso d’immobilizzarmi,
e invece d’inciderti il corpo gustoso
ti sono balzata sul retro villoso,
e poi con carezze tu fosti domato
e insieme siam corsi gioviali nel prato.
Così fra saltelli gagliardi e felici
piombammo nel mezzo di vili nemici;
tentai di difendere il nostro respiro,
non valse lo sforzo, lo scempio già ammiro:
che pria che potei più d’uno ammazzarne
ti sei tramutato in un pezzo di carne.
Ma giuro, mio amico, cerbiatto fidato,
il tuo sacrificio sarà ricordato,
che come insegnavano un tempo gli dei,
di cibo ti nutri, e cibo ora sei.




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