Una Lunga Storia d'Amore

di roby347
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Sola al mondo. Si sentiva estremamente sola Roberta, mentre passava un fine settimana con la sua famiglia. L'idea era di trascorrere del tempo insieme, lontano da Ridolma e dalla confusione della metropoli. Spesso decidevano di partire per delle brevi gite, per poi ritrovarsi a non sapere di quale argomento discutere. Marta, la primogenita, aveva portato con sé il suo fidanzato storico, il quale puntualmente riusciva a rovinare qualsiasi momento di più preziosa intimità.
Non si poteva certo dire che fosse una famiglia perfetta; al giorno d'oggi è quasi impossibile trovarne una, forse. Ma Roberta aveva sempre idealizzato la propria famiglia, convinta che fosse possibile trascorrere insieme una giornata felice.
Invece si sentiva estraniata da tutto e tutti. Desiderava che per qualcuno la sua opinione fosse davvero importante, e non considerata una semplice chiacchiera. Desiderava essere più indipendente, ma non per il senso d’indipendenza in sé, ma per l'opinione che gli altri altrimenti avrebbero avuto di lei. Smaniava, cercava di liberarsi da un'invisibile camicia di forza che le era stata avvolta attorno da una società che pretendeva cose che lei non era pronta a dare. Roberta viveva ancora felice nel mondo dell'ingenuità, della protezione domestica, della fanciullezza. Era cresciuta nel corpo, ma non nell'anima. Guardava i bambini quasi con invidia, non costretti a giustificarsi di nulla, liberi di poter essere innocenti. Nel viso di Roberta splendeva il candore tipico dei fanciulli, che solo il padre sapeva apprezzare, o almeno difendere. Le amiche si chiedevano il perché lei, all'età di venticinque anni, non avesse ancora sperimentato l'amore, ma non l'Amore di cui effettivamente Roberta andava alla ricerca, ma quelle storie destinate a durare il tempo di un battito di ciglia. Ed erano proprio le amiche, le persone vicine a lei che la facevano sentire terribilmente in difetto. Aveva deciso di sforzarsi e gettarsi nel mondo caotico e distratto degli adulti. 
La decisione era presa. Finito il massacrante fine settimana avrebbe iniziato a inviare curriculum a diverse società, negozi, imprese. Qualsiasi cosa pur di non dover passare le sue intere giornate chiusa in casa a studiare materie inutili di un corso di laurea ancora più inutile, almeno per le sue aspirazioni personali. Sì, era convinta della decisione presa, in quanto voleva, o meglio doveva volere, che da lì in avanti la sua vita avrebbe preso una svolta diversa.
Improvvisamente la sua voglia di parlare svanì in quel divano a righe gialle e arancioni in un posto disperso nel verde della campagna ridolmese. Sparì il desiderio di “dimostrare” qualcosa ai propri familiari.




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