A Furry Story in Zootopia

di Dmitrij Zajcev
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«Voleva vedermi, Padrino?»

Chiese Dmitrij, incuriosito da quella chiamata urgente. Aveva appena finito di sistemare il casino causato da sua sorella quando si era messa a ballare per tutto il bar “Beep Beep I’m a Sheep” e Stukov, uno degli orsi di Mr. Big, l’aveva preso in consegna e portato dal toporagno.

«Ho una proposta per te, Dmitrij Sergeevič… o dovrei dire… Fenrir Syn Drakona?»

Mormorò Mr. Big, sorridendo maligno quando vide il lupo stringere i denti, come se non volesse mostrare nessuna emozione al suono di quel nome, seppur con qualche difficoltà.

«Fenrir Syn Drakona? Credo mi stia confondendo con qualcun altro, Padrino…»

Disse lui, sorridendo nervosamente, mentre uno degli orsi polari estraeva un foglio ingiallito dalla giacca, spiegandolo e iniziando a leggere. I due simboli presenti sul retro del foglio, quello rivolto verso di lui, fecero rabbrividire di paura Dmitrij: era un foglio proveniente dagli archivi del KGB, come si vedeva dal marchio: uno scudo, con sopra un pugnale e sopra esso una stella a cinque punte con la falce e martello. E vicino ad esso, il simbolo della Solntsevskaya Bratva, la più potente organizzazione mafiosa della Russia, ben riconoscibile dal sole dentro un cerchio formato dalle lettere del nome dell’organizzazione.

«Dmitrij Sergeevič Zajcev. -iniziò a leggere l’orso polare -Nato a Irkutsk, nella Siberia sud-orientale, nel 10 gennaio del 1895.»

Al sentire la data di nascita di Dmitrij, Mr. Big Sorrise incuriosito.

«A Wilde e a Judy hai detto di essere nato nel 1995. Perché non gli hai detto che eri nato nel 1895?»

«Secondo lei mi avrebbero creduto?»

«Da che ne so non hanno nemmeno creduto al fatto che tua madre è un drago, giusto?»

Ciò detto, il padrino fece segno di continuare.

«Dopo aver evitato il servizio di leva durante il primo conflitto mondiale, è entrato in servizio nell’armata rossa nel ’39, ha combattuto durante la battaglia di Stalingrado col grado di sergente come tiratore scelto. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale ha fatto parte di un corpo speciale del KGB col nome in codice di Fenrir syn drakona, Fenrir figlio del drago. Nel 1992, in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica, ha fatto perdere le proprie tracce…»

«Fino a ora. Ho saputo che hai anche lavorato in maniera non ufficiale per la Bratva. Ora… potrei mandare questo foglio alle sedi FBI e CIA di tutti e cinquanta gli stati americani a meno che tu non ti metta a lavorare per me, tornando al servizio della Gran Tavola. Che cosa scegli? E sai che cosa è la Gran Tavola, no?»

Dmitrij sospirò e guardò il toporagno, prima di rispondere.

«So della Gran Tavola. Ho lavorato per la Solntsevskaya. Ma ora io voglio godermi la vita. Posso rendere il mio bar parte del Continental, se preferite.»

Rispose, sperando di poter almeno tenersi fuori dall’azione, lavorando come Signore di una terra di nessuno dove i lavori della Gran Tavola fossero proibiti da svolgere.

«No. Le tue abilità mi possono essere utili. Voglio che tu lavori come Assassino.»

Il lupo sbuffò, abbassando le orecchie e la coda, triste e rassegnato.

«Diana mi ammazzerà…»

 

«Non lo saprà mai, Dmitrij. Non se starai attento.»

 

«Voglio tre giorni, Padrino. Datemi tre giorni per ripensarci. Poi passate al bar e avrete la mia risposta.»

 

Disse, chinandosi poi a baciare la mano a Mr. Big e si avviò per uscire.

 

«Sergeevič!»

 

Urlò uno degli orsi polari, lanciando al lupo la sua Makarov.

 

«Consideralo un regalo.»

 

Gli disse il Padrino, sorridendo serafico, mentre Dmitrij prendeva al volo la sua pistola, con la quale fu lui -e non suo nonno, come aveva detto ai due poliziotti -a combattere i nazi negli anni tra il ’41 e il ’45.

 

Tornato a casa, il lupo si mise a ripensare a cosa rispondere a Mr. Big, prendendo da un cassetto due monete che tenne davanti a sé sulla scrivania della propria camera:

la prima moneta era un semplice decino fuori conio. Significava che non avrebbe accettato.

La seconda moneta era completamente d’oro, con un Leone ferale su un lato, davanti a un sole e su di esso la scritta latina “Ens Causa Sui” Qualcosa generatosi da sé; sull’altro lato recava una Minerva con la Vittoria alata, accerchiata da una coronna d’alloro. Nello spazio compreso tra i due estremi della corona era stato impresso “Ex Unitae Virus” Forza dall’unità. La moneta degli assassini.

Passarono i fantomatici tre giorni e -puntuale come la morte -uno degli Orsi polari di Mr. Big entrò nel bar durante l’orario di chiusura. Dmitrij non disse nulla. Sapeva che cosa voleva. Lasciò sul bancone una delle due monete e finì di chiudere, senza vedere la faccia dell’Orso, per sapere se era felice o meno. L’orso non disse nulla. Prese semplicemente la moneta e se ne andò.





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