Dargovas

di MaDeSt
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Chiedo nuovamente un attimo di attenzione perché, di nuovo, è successa una cosa straordinaria.
In data 25 Agosto ho ricevuto un bellissimo regalo da parte di Spettro94, trattasi di una breve fanfic su Mike. E come era successo già tempo addietro con Sky di Sagas, è scritta così bene che ho deciso di inserirla nel capitolo. Anche perché Spettro non lo sapeva ma una cosa simile a ciò che ha scritto sarebbe successa, proprio in questo capitolo.
Quindi ripeto ciò che ho scritto anche all'inizio del capitolo 31 - Neglect: quello qui di seguito non è stato scritto appositamente per questo capitolo, l'ho ricevuto prima di pubblicarlo, perciò Spettro non poteva sapere quanto bene si sarebbe adattato. E come per la prima volta, leggere questo pezzo sapendo quanto bene l'autore si fosse immedesimato nel personaggio mi ha emozionata tantissimo.
A differenza dell'altra volta, questa fanfic l'ho direttamente integrata nel capitolo, modificando sia essa che il mio testo per cercare di adattare l'uno all'altra. Le parti scritte da Spettro appariranno in BLU.
Buona lettura!

Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

LOVE IS A STRANGE THING

Avendo saltato già cena e colazione nelle ore precedenti Susan a pranzo divorò nientemeno che primo, secondo, contorno e frutta nello stesso tempo che gli altri impiegarono a finire il loro pasto di una sola portata. Jennifer l’ammonì dicendole che mangiando a quel modo sarebbe stata male di stomaco, mentre Andrew e Mike la prendevano in giro e Cedric e Layla mangiavano in silenzio con lo sguardo basso.
Prima di separarsi per studiare, Layla volle sapere come mai fossero tornati così presto e Susan usò la scusa della pioggia invitandola a guardare che tempo c’era fuori. Alla ragazzina bionda sarebbe piaciuto molto passare dell’altro tempo da sola con Cedric, magari sarebbe riuscita a farlo ridere ancora, ma Layla non aveva lezione il pomeriggio e si unì a loro per studiare un po’ anche se non avevano più una materia in comune a tutti e tre.
Fu in quel pomeriggio che il ragazzo insegnò loro i nomi dei giorni della settimana.
La lezione di Elementi proseguì lineare come al solito, ormai consisteva solo nell’impratichirsi e migliorare sul controllo dei quattro elementi fondamentali e i loro numerosi derivati; ancora non parlarono degli altri quattro elementi più astratti - luce, ombra, tempo e spazio.
Andrew e Mike ne uscirono piuttosto provati, perché già avevano avuto Difesa la mattina stessa ed Evocazione nel pomeriggio di Glenasten. Dovevano fare ancora uno sforzo sostenendo Difesa la mattina successiva, e poi avrebbero potuto riposare fino al pomeriggio di Dnilasten.

Smisero di lasciare la scuola per andare a cercare i draghetti, ormai convinti di non poter fare nulla né per rintracciarli né per aiutarli qualora fossero in difficoltà, ma per l’appunto non sapevano nulla, a partire da dove fossero.
Ricominciarono a concentrarsi sugli studi e il povero Cedric tornò al ruolo di enciclopedia vivente, dedicandosi alla lettura di qualsiasi libro venisse consigliato in ogni materia, ripetere e spiegare nel dettaglio le lezioni a cui lui partecipava attivamente, e in rari casi prendere appunti dai libri di testo per materie che invece non seguiva di persona per poi riproporli ai più giovani in modo che capissero meglio: a volte era difficile per loro seguire i testi complicati presenti nelle antiche librerie della scuola, e se lui non si perdeva dietro ad alcune parole era solo perché riusciva ad aggirare quelle più complesse comprendendone il significato dal contesto.
Manipolazione, Telepatia e Alchimia si rivelarono essere le materie più difficoltose: non solo la teoria era estremamente impegnativa, ma anche la pratica poteva risultare estenuante se non pericolosa.
La pratica di Manipolazione il più delle volte risultava in un fiasco o un risultato solo parzialmente esatto; per quanto bene potessero studiare un elemento - o i componenti di un oggetto - in modo da poterli alterare in qualcos’altro, c’era sempre un dettaglio che gli sfuggiva, o dell’elemento di partenza o di quello finale, oppure durante il processo gli studenti venivano meno di concentrazione e l’incantesimo falliva.
Mike e Andrew vennero ripetutamente presi di mira da Kir per fare pratica, perché agli occhi dell’insegnante i due ragazzini si ostinavano a non voler consegnare qualsiasi genere di compito scritto lei gli assegnasse. Continuavano a ripetersi che presto le due settimane di punizione sarebbero terminate, o in alternativa che prima o poi qualsiasi compito scritto sarebbe stato sostituito da uno pratico.
Andrew come al solito provava a partire dall’Aria, ma la sua volubilità e instabilità spesso rendevano le cose molto più difficili; la stessa cosa valeva per Cedric che prediligeva il Fuoco. Mike e Susan, scegliendo più spesso l’Acqua, erano facilitati dal fatto che l’elemento avesse una forma solida e quindi fosse sempre così come lo vedevano finché qualcuno lo disturbava facendogli cambiare forma.
Il giorno in cui Velia riuscì a trasformare un sassolino in un’ametista scintillante la classe l’acclamò compresa l’insegnante Kir, tutti tranne Susan che mise il broncio e per solidarietà i tre ragazzi suoi amici applaudirono soltanto senza mostrare alcun trasporto emotivo.
Telepatia, come già sapevano dopotutto, era la materia più pericolosa in assoluto, perché le ferite della mente una volta inferte erano più difficili da curare di quelle del corpo. Gli studenti sotto la guida di Meidrea cominciarono a ingaggiare duelli tra le loro menti a coppie, uno cercava di proteggere la propria mente erigendo una sorta di muro invisibile e l’altro provava a sfondare il muro.
Quelle volte che l’aggressore riusciva nel suo compito, spesso e volentieri succedeva che l’altro provava terribili mal di testa per la violenza del colpo che la mente riceveva: tutta la forza e la concentrazione dell’aggressore vi si riversavano all’improvviso con impeto, causando instabilità, tremori, vertigini, e dolore come se la testa si fosse spaccata in due nei casi più gravi.
Non durava molto, perché appena il difensore gemeva, gridava, cadeva a terra in preda a convulsioni, o in qualsiasi modo manifestava di aver ceduto all’intrusione, Meidrea interrompeva subito lo scontro e l’aggressore tornava entro i confini della propria mente per lasciare che l’insegnante aiutasse il malcapitato a riprendersi.
Cedric e Layla stavano naturalmente sempre in coppia, erano entrambi molto bravi anche grazie alla pregressa esperienza fatta coi draghi - Meidrea li aveva più volte nominati tra i cinque migliori della classe.
Ma la ragazza più passavano le lezioni più aveva paura: sentiva che la mente di lui era in qualche modo più debole della sua perché già di per sé instabile, ma per qualche motivo era sempre un passo avanti a lei; l’unica ragione per cui Layla non aveva ancora ceduto alla sua violenza era un’enorme forza di volontà e capacità di concentrazione superba. Attendeva con terrore il momento in cui la sua attenzione sarebbe vacillata dando a lui l’occasione di dilaniarle la mente, i suoi attacchi erano attentamente studiati e violenti, piuttosto l’attaccava solo tre volte in un’ora ma con una brutalità spaventosa e all’improvviso.
Al contrario lui non godeva di una capacità di concentrazione eccellente, ma era sempre molto determinato a tenere la propria mente solo per sé ed era in grado di adattarsi molto rapidamente a ogni offensiva scagliata dalla ragazza: lei preferiva un attacco costante e debole, mirato a distrarlo dagli sporadici e improvvisi attacchi più violenti. Ma se non era bravo a concentrarsi su una sola idea o su un solo pensiero era decisamente bravo a estraniarsi completamente da ciò che lo circondava e di conseguenza evitare distrazioni.
Nelle lezioni di Alchimia non correvano veri e propri rischi perché non provavano le pozioni da loro create, ma le infinite variabili dovute all’enorme quantità di ingredienti disponibili e conseguenti combinazioni, unite al fatto che un piccolo errore - o un ingrediente di meno o di troppo - potevano trasformare un’innocua pozione in un veleno mortale, rendevano le cose molto complicate. In alcuni casi persino la temperatura del liquido durante la preparazione poteva influire sul risultato, o la luce solare, o quanto denso fosse.
Elsi li terrorizzò quando disse loro che probabilmente per l’esame avrebbero dovuto bere la pozione da loro preparata, e se non agli esami comunque lo avrebbero fatto a lezione come Specialisti. Perciò era fondamentale che conoscessero la più vasta gamma d’ingredienti possibile e come trattare ognuno di essi per ottenere l’uno o l’altro effetto.
Erano in sostanza un sacco d’informazioni da memorizzare e altrettanti libri da leggere. Ma a discapito delle difficoltà rimaneva una delle materie in assoluto più affascinanti insegnate nella struttura.
Nelle lezioni di Evocazione Wolgret cominciò a pretendere che combinassero due elementi in una creatura sola, e Mike ebbe serie difficoltà trovandosi a suo agio solo controllando l’Acqua. Andrew invece si adattò piuttosto in fretta. Certo manipolare due elementi invece di uno era doppiamente impegnativo in termini di energie vitali, ma la soddisfazione nel vedere una creatura di fuoco e terra - che combinati assieme davano vita a una sorta di magma di rocce incandescenti - era impagabile.
Il più giovane come al solito usò l’Aria come elemento base e vi aggiunse il Fuoco: venne fuori un mostro devastante perché i due elementi si alimentavano a vicenda, aveva una forma solo vagamente riconducibile a un essere bipede con corna da bovino e ali da pipistrello, una lunga coda e artigli spaventosi alle mani.
«Cosa accidenti stai facendo?!» esclamò Leudren terrorizzato quasi cadendo dalla sedia, sentendo il calore del fuoco anche se l’unico in piedi al centro dell’aula era Andrew.
Wolgret invece lo incoraggiò con un applauso caloroso, ma notando la fatica che stava compiendo gli disse di far sparire la creatura e il ragazzino obbedì sospirando sollevato. Non fu il primo a evocare da due elementi combinati, ma nessuno si era mai spinto tanto oltre - la sua creatura aveva raggiunto un’altezza di dieci piedi.
«Stai migliorando in fretta.» si complimentò Mike dopo la lezione, mentre scendevano le scale a spirale per andare verso le loro stanze.
«Vero? Mi piace molto Evocazione, non credevo di essere così portato!» esclamò Andrew tutto contento, ancora si sentiva debole ed ebbe paura di poter rotolare giù per le scale mettendo un piede in fallo.
«Io credo che non mi specializzerò né in Evocazione né in Difesa, non mi riescono bene.»
«Oh, non demoralizzarti! Sarai di sicuro più bravo in altro.» gli disse mettendogli un braccio intorno alle spalle. Rise tra sé dicendosi che ne avrebbe approfittato per farsi sostenere un po’.
E Mike se ne accorse, lo guardò con una smorfia ma non lo cacciò: «Sì, lo so. Mi impegnerò di più in Manipolazione.»
«Già, dobbiamo imparare in fretta. Altrimenti non potremo evocare fiamme dal nulla!»
«Che il nulla in realtà sarebbe Aria tramutata in Fuoco.»
«Esattamente! Vedo che sei sveglio!» esclamò scherzoso battendogli l’altra mano sul petto con enfasi, poi aggiunse più pensieroso: «Forse Umbreon mi ha consigliato da subito Evocazione e Difesa perché aveva inconsciamente visto qualcosa in me...»
L’altro si guardò intorno circospetto, ma nessuno degli studenti attorno a loro sembrava averlo ascoltato; erano tutti troppo occupati a vociare entusiasti delle loro lezioni.
«Evita di dire queste cose in pubblico!» lo rimproverò in un sussurro.
«Lo so, lo so. Scusa. Hai ragione. Maledizione queste scale sono infinite!» esclamò poi infastidito; la torre arancione era la più ampia, il che significava più gradini da salire e scendere.
«Sai, io credo che alla fine la teoria di Manipolazione non serva poi tanto.» continuò Mike «Insomma, una volta che ti riesce le volte a venire sarà sempre più facile, non pensi? Col tempo impareremo a conoscere gli elementi così bene che non sarà faticoso alterarli a nostro piacimento.»
«Forse. Ma richiederà comunque grande concentrazione.»
«Secondo me uno Specialista può accendersi la pipa senza nemmeno pensarci.» commentò cupamente, sperando di arrivare a quel livello un giorno «E se per assurdo ci trovassimo in un posto senza aria circondati da legno? Come faremmo senza sapere come manipolare il vuoto o il legno?»
«A parte che senza aria moriremmo. Comunque sai quei quattro elementi astratti che ancora non abbiamo studiato... magari si potrebbe creare aria dalle ombre o dalla luce, e di conseguenza tutto il resto.»
«Già, se anche venisse a mancare l’aria non potrebbero mai mancare ombra e luce. Senza luce c’è solo ombra e senza ombra solo luce, ma una delle due l’avremmo comunque.»
«E lo spazio e il tempo poi. Come si può manipolare lo spazio? Il tempo ci riescono solo i draghi, quindi perché dovremmo studiarlo se non possiamo farlo?»
«Perché comunque ci serve saperlo, non si può mai sapere.» osservò Mike «Chissà se qualche umano è mai riuscito a manipolare spazio e tempo. Credo sia piuttosto facile manipolare la luce, guarda tutti i globi fluttuanti che ci sono a scuola. Per le ombre non so, non saprei nemmeno da dove cominciare. Possono prendere forma e consistenza?»
Andrew lasciò che la sua domanda morisse perché non conosceva la risposta, si guardò intorno a occhi socchiusi, poi avvicinò pericolosamente il proprio viso a quello di Mike e disse con malizia: «Allora... tu e Layla? Eh?»
Il più grande cercò di allontanarsi per quanto gli fosse possibile, ma Andrew non glielo concesse usufruendo del braccio sulle sue spalle.
«Che vai dicendo?!» esclamò Mike sentendosi già caldo.
«Andiamo, quella cosa di cui hanno parlato a tavola da Iven! Uno di noi! Ma dai ce lo vedi Cedric a dire una cosa del genere a Jennifer? O più semplicemente pensi possa essere innamorato? Io di certo non sono, perciò...» lasciò in sospeso la frase e si avvicinò ancora di più.
Mike gli premette una mano sul viso per spingerlo più lontano con la forza ringhiando: «Non dire fesserie! Jennifer se lo sarà inventato per creare imbarazzo e farsi due risate.»
«Lo sapevo! Ti ho beccato!» mugugnò Andrew con la mano di Mike ancora premuta in faccia.
«Ti ho detto di smetterla!» esclamò l’altro ritraendo la mano prima che Andrew la leccasse per spingerlo ad allontanarla dalla sua bocca.
«Ma guardati, sei tutto rosso solo a parlarne! Ho ragione!» lo canzonò, finalmente tornando entro il proprio spazio personale.
«Hai preso un paguro.»
«Si dice hai preso un granchio.»
«È la stessa cosa!» sbottò irritato.
«Guarda che lo dico a Layla!» lo minacciò con un ampio sorriso malevolo.
E Mike dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non saltargli addosso, si limitò a scuotere le spalle e dire inespressivo: «Fallo, dai. Proprio come i bambini. Vallo a dire alla mamma. Tanto io so che non è vero.»
«E va bene! Mi hai convinto. Forse.» sbuffò «Quasi ci speravo, sarebbe stato divertente.»
«Cosa ci sarebbe di divertente?» esclamò stizzito.
«Beh sai quella cosa che fanno gli adulti...» e così dicendo mimò un bacio appassionato fingendo di avvinghiarsi a qualcuno.
Per un attimo Mike sperò che cadesse dalle scale: «Che schifo Andrew, smettila.»
Il ragazzino obbedì e sorrise: «Sì, sei ancora tu. Non ti ho perso sotto la gonna di Layla.»
«Layla non ha una gonna...» borbottò impensierito.
«Era un modo di dire!» sbottò lui girando gli occhi.
Finalmente smisero di scendere scale e s’inoltrarono nel breve corridoio che li separava dal cortile, fuori stava cominciando a fare buio.
Mike dopo quella chiacchierata ripensò a quanto fosse stato saggio scegliendo Jennifer come consulente piuttosto che Andrew; di sicuro il più piccolo sarebbe stata la scelta peggiore, e subito dopo non sapeva se mettere l’ingenua Susan, che tuttavia era una persona molto dolce e sentimentale, o Cedric che su questo genere di cose non aveva esperienza, ma almeno aveva un cervello... più o meno. Sì, forse tra i due Cedric sarebbe stato peggio. Ma se non altro non avrebbe spifferato nulla, mentre Susan avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa essendo in buoni rapporti con Layla. Era una scelta davvero combattuta.
Non che me ne debba curare, alla fine ho scelto la migliore si disse poi, mentre insieme a un fiume di studenti entrava nella sala principale che si frapponeva fra refettorio e stanze comuni.
«Io credo farò un bagno prima di cena, ho sudato come un bovino nei campi.» dichiarò Andrew «A dopo!»
«A dopo.» sussurrò Mike mentre l’amico correva via verso le stanze comuni.
Si diresse verso camera propria. Vedendo come aveva reagito Andrew e come Layla aveva preso la notizia tempo addietro si chiese se e quando avrebbe mai potuto dirglielo: lei al momento non era interessata e non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi avanti finché fosse rimasta di quel parere.
Entrò nella propria piccola stanza sbattendo con violenza la porta alle sue spalle e in un moto d’ira calciò il muro alla sua destra che era libero di mobilia, ignorando che Cedric fosse nella stanza adiacente. Ma il più grande sebbene sentì il colpo alla parete non venne a disturbarlo, e Mike si sdraiò di getto sul letto liberando un pesante sospiro.
Gli parve di rimanere fermo per pochi attimi a riflettere quando qualcuno bussò alla sua porta, e andandola ad aprire scoprì che si trattava di Susan; si era preoccupata perché lo stavano aspettando al tavolo per cenare e non si era presentato, perciò era venuta a vedere se fosse in camera sua.
Mike si costrinse a sorriderle e le chiese scusa, inventandosi come scusa il fatto che la lezione l’avesse sfiancato e si fosse addormentato senza volerlo, e la seguì fino alla sala da pranzo, e poi mangiò senza badare al sapore o ai discorsi degli altri. Colse solo vagamente Leudren raccontare di come Andrew avesse spaventato mezza classe con la sua creatura.
Poi andò direttamente in camera sua salutando distrattamente gli amici, e di nuovo si sdraiò similmente a prima, attendendo di essere realmente abbastanza stanco da dormire, e sperando che l’incoscienza portasse con sé quei pensieri. Ma rimase a fissare il globo fluttuante poco distante dal soffitto per quelle che gli parvero ore, senza riuscirci.
Accadeva, di rado, che la notte si girasse senza pace nel letto. Il più delle volte erano stati gli incubi a tenerlo sveglio, scene che lo riportavano a quella notte, in cui gli sconosciuti quanto spaventosi soldati avevano cercato di rapirli, e chissà cos’altro gli avrebbero fatto pur di avere informazioni sui loro cuccioli.
Quella notte, così buia, cupa, che in un attimo si era rischiarata della sua luce. E lì l’aveva vista: bella, a cavallo, la chioma sospinta all’indietro dal vento mentre una luce ametista la circondava. Forse era stato solo un sogno, forse era già svenuto quando era accaduto, eppure quell’immagine, reale o meno che fosse, gli era rimasta marchiata a fuoco nella mente, e tutt’ora rimaneva: la figura di Layla risplendeva di luce propria. Un attimo fugace, prima che il suo istintivo quanto pericoloso incantesimo portasse caos e distruzione; un brivido gli percorse la schiena al solo pensare quale rischio avesse corso, non solo di apprensione, ma di paura.
Forse era stato proprio in quel momento che il suo attaccamento per lei si era destato: quell’emozione forte che sentiva premere sul suo stomaco come un macigno, a cui non era ancora riuscito a dare un significato; motivo anch’esso delle sue notti occasionalmente insonni, casualmente trascorse a pensare a lei, al suo sorriso. Constatò solo in quel momento che erano giorni che non aveva più avuto occasione di ammirarlo, troppo intimorito che Layla scoprisse, che nei suoi occhi trovasse la risposta allo stratagemma di Jennifer.
Già, proprio lei. Si era aperto con la sua vecchia amica, per timore aveva acconsentito affinché sondasse le emozioni della loro magnifica compagna. E solo in seguito una parte di lui si era pentita di averglielo lasciato fare: gli era sembrato di avere smosso un oceano, e la terra aveva iniziato a tremargli sotto i piedi; o forse erano le sue gambe a tremare, come manifestando il proprio conflitto interiore, tra voler sapere se anche per lei era lo stesso e dunque affrontarla come un uomo, o scappare come il più codardo dei ragazzini.
Ma in fondo lo era ancora un ragazzo. Non era un uomo ormai fatto come Cedric: non sapeva prendere di petto le situazioni, non sapeva ancora leggere abilmente, né scrivere, neanche suonare il pianoforte. Era ovvio, si diceva, che nonostante l’astio malcelato Layla si affidasse al più grande, come tutti loro. In fondo, come avrebbe mai potuto ricambiare un ragazzo come lui, che non era in grado di capire cosa provasse?
Non poteva negare di aver provato un leggero fastidio nel constatare che lei e il figlio di Jorel, o di quel violento stalliere, si erano avvicinati dal loro arrivo nella capitale.
Che forse stesse nascendo qualcosa tra loro?
Scosse la testa. No, non era possibile, piuttosto era probabile che lei stesse cercando di capire chi di loro tre fosse il misterioso compagno di viaggio che provava qualcosa. E ciò lo mise più in allarme che in precedenza: doveva prestare la massima attenzione, o sarebbe stato scoperto! Non poteva dunque non allontanarsi, prendere le distanze e con esse le dovute cautele; se lei l’avesse scoperto, se lei l’avesse preso da parte per confessargli ciò che già sapeva... sarebbe morto di vergogna, probabilmente non avrebbe più potuto guardarla in faccia, né ammirare il suo volto, i suoi occhi sempre vigili e attenti, scintillanti alla luce del sole.
No, non si sarebbe mai più ripreso da una cosa simile. Doveva temporeggiare, doveva crescere, trovare il coraggio di essere più affidabile, coraggioso. Doveva dimostralo prima a se stesso, e forse lei l’avrebbe considerato più di un semplice amico; forse avrebbe mostrato un’apertura nel suo viso imperscrutabile, che avrebbe risposto alla sua domanda definitiva, anzi fondamentale: amava Layla o era solo una cotta passeggera?

Giunse alla conclusione che forse, per guadagnare tempo e tirarsi fuori dai guai ma anche per abituare Layla all’idea di essere desiderata da qualcuno, per lui sarebbe stato meglio fare in modo che la ragazza continuasse a credere di interessare a Cedric. Il rischio era che poi quei due si sarebbero realmente piaciuti, a furia di punzecchiarsi. Ma non lo credeva possibile, era fermamente convinto che Cedric a Layla non piacesse e non volesse nemmeno frequentarlo sebbene era costretta dagli eventi, mentre dall’altra parte Cedric con tutta probabilità non sarebbe stato in grado di affezionarsi a lei in quel senso.
Domande, doveri, preoccupazioni... In quel momento avrebbe voluto essere un drago, come Zaffir, e volare in alto nel cielo, al sicuro dai problemi a terra, libero da ogni turbamento.
Senza volerlo si ritrovò a sorridere. No, neanche i draghetti erano immuni dai loro sentimenti, anche loro potevano provare confusione, paura, forse amore; da questi non sarebbero mai potuti sfuggire, per quanto in alto fossero potuti volare.

Avevano avuto un’ardua settimana che non aveva fatto altro che peggiorare il suo umore già pericolosamente messo alla prova da queste sensazioni e dai continui rimproveri degli insegnanti per aver mancato le consegne dei compiti; doveva riprendere le forze per affrontare al meglio la prossima giornata. Anche l’indomani avrebbe cercato di mantenere le distanze, anche il giorno dopo, e quello dopo ancora. Una parte di sé voleva rimandare il momento della verità all’infinito, un’altra voleva liberarsi di quello sfiancate conflitto, eppure... sapeva che non l’avrebbe mai fatto.
Doveva capire, doveva pensare, doveva... trovare il coraggio di affrontare di petto ciò che lo circondava, o non ci sarebbe mai riuscito.

Riprese a prestare attenzione al globo fissando intensamente il soffitto, le braccia conserte dietro la nuca. Si scompigliò i capelli castani con violenza non sapendo cosa fare. Il suo piano avrebbe potuto andare esattamente come voleva, o creare disagi all’interno del loro gruppo, o ancora finire nel peggior modo possibile - ovvero che i due s’innamorassero per davvero. L’unica cosa di cui era certo era che non poteva continuare a vivere così, faceva fatica a guardare Layla senza sentirsi caldo e stupido. Non poteva esporsi ma non poteva nemmeno rimanere in disparte a guardare e aspettare anni il momento giusto per farsi avanti.
Qualunque scelta avesse fatto sarebbe stata sbagliata, ne era convinto. O perché puramente egoistica, o deleteria, codarda, con un sacco di falle e cose che potevano andare storte dal suo punto di vista e quello degli altri.
Non sapeva come agire ed era prigioniero delle proprie emozioni, avrebbe tanto voluto poter sfuggire loro. O cavarsi gli occhi, così non sarebbe più arrossito davanti a Layla. Ma ripensò a come gli era piaciuta anche quando aveva saltellato come una bambina spensierata dopo aver passato tutti gli esami, a come la sua risata l’aveva fatto impazzire facendogli provare i brividi e le famose farfalle nello stomaco; l’aveva sempre trovata una metafora stupida fino ad allora.
Mi sto davvero innamorando? si disse preoccupato, il fatto che gli piacesse anche la sua risata poteva voler dire che non era più solo una questione di attrazione fisica Ma perché? Non siamo grandi amici, non siamo emotivamente affiatati, abbiamo parlato poche volte e ho pure pensato che fosse bacchettona e troppo confidente! Perché?!
Di nuovo si prese la testa tra le mani e si sforzò di trattenere lacrime di disperazione. Non riusciva a capire come mai il destino, o gli dei, avessero deciso così per lui. Non lo voleva, voleva vivere la sua avventura in pace senza dover fuggire lo sguardo di una ragazza più grande. Layla gli piaceva realmente, eppure non era ciò che voleva. Era davvero confuso, come aveva detto Zaffir.
Se solo potessi tornare come un tempo e smettere di provare tutto questo...
D’un tratto ebbe un’idea, di difficile realizzazione ma non impossibile, gli bastava solo che Jennifer fosse dalla sua parte un’altra volta ancora. Alzò la testa e fissò la porta della propria camera con sguardo risoluto, dicendosi che alla prima occasione le avrebbe parlato.
Si prospettava un’altra notte insonne...

L’unico periodo della settimana in cui condivideva un momento libero con Jennifer era nella mattina di Twilasten, mentre Layla e Cedric erano a lezione di Telepatia. Erano liberi anche Andrew e Susan, ma riuscì ad appartarsi con Jennifer usando la scusa di dover andare in bagno mentre in realtà si chiusero nella stanza di lui.
«Cosa succede?» fece lei in un sussurro, preoccupata «Se è per Layla mi dispiace, ma non ho potuto più parlarle...»
«Lo so, tranquilla. Non è più necessario che le parli, mi hai già detto come stanno le cose.» la fermò, non voleva che si sentisse in colpa per qualcosa che alla fine non la riguardava «Ho bisogno di un favore.»
«Tutto quello che vuoi!» esclamò sempre a bassa voce per evitare che, se per caso Andrew e Susan fossero passati di lì, avrebbero sentito.
«Tu studi ancora sia Alchimia che Biologia. Pensi sarebbe possibile preparare una pozione per me?»
«Non lo so, dovrei chiedere a Elsi o altrimenti farlo di nascosto... perché? Cosa ti serve?»
Sospirò e si fece coraggio, immaginava che il piano non le sarebbe piaciuto: «Vorrei inibire le emozioni. Come faceva tua madre.»
«Cosa?! Ma... Mia madre lo faceva per curare, non perché... non puoi volere questo solo per...»
«Per poterla guardare senza dare di matto?» la interruppe scettico.
«Mike è un rimedio estremo! Non so neanche se ti farebbe bene, sai? Potrebbe peggiorare le cose a lungo andare! Quello che provi è normale Mike, ci passeremo tutti prima o poi!» esclamò, poi prese un tono di voce più gentile «Non devi lasciarti frenare da questo, devi abbracciarlo. È una cosa bella.»
«Non in questo caso! Non adesso!» sbottò lui «Jennifer non lo voglio! Cos’altro potrei fare? Dobbiamo convivere per quanto ancora? Mi sto davvero innamorando, ho paura!»
«Non è una cosa di cui avere paura...» provò a dire.
Ma lui la interruppe di nuovo, furibondo: «Perché non sei me! Non sai cosa provo! Non lo sai, e io non voglio provarlo.»
«Ma...»
«Avevi detto qualsiasi cosa.» la rimbeccò con fare accusatorio.
Lei rimase interdetta e balbettò: «Sì, ma... non questo! È assurdo!»
«Non posso chiederlo a Cedric, né tantomeno a Layla. E io non lo saprei fare.»
«Ma Mike, io non...»
«Prepariamone una a lungo termine! Che impedisca d’infatuarsi! È possibile?» scattò di nuovo speranzoso.
«Devo chiedere a Elsi.» ripeté la ragazzina con voce flebile.
«Mi faresti un grandissimo favore, credimi.»
«Scusa se lo dico, ma secondo me stai esagerando. Sei solo ossessionato perché è una novità e non ti piace, ma io credo che col tempo passerebbe da sola.» sussurrò sperando che il ragazzo non pensasse che stesse sminuendo il suo problema.
Mike scosse le spalle: «Beh, quando passerà sarà tutto risolto, ma almeno nel frattempo non sarei più innamorato.»
«Ti avverto, non credo si possa fare. Si possono inibire le emozioni, sì, ma tutte. Non solo una, non due, e non una esclusa. O tutte o nessuna, capisci? E credimi non vorresti diventare vuoto.»
«Esperienza personale?» disse, di nuovo irritato.
«Non potresti nemmeno più essere felice, e non t’importerebbe neppure finché l’effetto permane. Te ne renderesti conto dopo, e avrebbe un effetto devastante, come un fiume che straripa. È un prezzo troppo alto da pagare, ti prego cerca di comprenderlo finché sei in tempo.» lo supplicò.
«E tua madre allora perché lo somministrava come cura?»
«Non lo faceva, era un’eccezione!» sbottò «Fai una bella cosa, vai da Cedric e chiedigli quanto è bello non provare emozioni o quasi! Se solo sapesse cosa vuoi fare, ti riempirebbe di calci.»
«Quindi questa volta non sei con me?» le domandò mascherando il dolore con uno sguardo truce.
Lei non si fece abbindolare dal senso di colpa, lo stava facendo per il suo bene. Scosse la testa e disse piano: «Non così, mi dispiace. Se hai bisogno di altro certamente, ma non qualcosa di così pericoloso.»
«Me ne farò una ragione.» disse scuro in volto, poi si avviò verso l’uscio e lasciò la stanza con passo pesante.
«Mike...» lo chiamò girando su se stessa per seguirlo con lo sguardo, ma il ragazzino non si fermò e non si volse a guardarla, richiudendo la porta una volta fuori.





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