Cronache della luce e delle tenebre

di Fuoco_Cremisi_96
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CAPITOLO 1: LA PRINCIPESSA ALATA. << Più veloce, più veloce! >> gridava la fanciulla aggrappata alla schiena del suo compagno centauro, mentre un fulmine squarciava la bufera gelida. << Corro più veloce che posso! >> gridò l’uomo bestia galoppando affannosamente e con diverse ferite. Due elfi oscuri gli stavano alle calcagna, incappucciati in modo da sembrare quasi ombre minacciose e armati di letali balestre. In lontananza si intravvedeva una fortezza, la sola speranza di salvezza per la principessa in quel momento. All’improvviso uno dei due inseguitori scoccò un dardo che colpì il centauro ad una coscia, facendolo crollare al suolo e disarcionando la ragazza, che cadde rovinosamente sulla neve. I due inseguitori scesero da cavallo e sguainarono i pugnali. Uno di essi si avvicinò al centauro e lo afferrò per i capelli. << Principessa, mettetevi in …>> non riuscì nemmeno a finire la frase che il pugnale gli recise la gola, tingendo la neve di rosso sotto gli occhi terrorizzati della sua protetta. << Ora tocca a te. >> sogghignò l’elfo dirigendosi verso di lei con il pugnale ancora intriso di sangue. << È la fine.>> mormorò avvilita la ragazza. Ma quando l’assassino sollevò l’arma pronto a colpirla, un fendente fulmineo mozzò di netto il suo braccio e lo congelò, seguito da un disperato urlo di dolore. Apparve un uomo a cavallo, armato di uno spadino la cui lama brillava di un azzurro ghiaccio, seguito da due soldati con delle lance, che finirono il nemico con un colpo al torace. Quando il fantino si voltò per caricare l’ultimo assassino rimasto, questo tentò di colpirlo con la sua balestra, ma egli deviò il dardo con la sua arma e quando il suo bersaglio fece per saltargli addosso per trafiggerlo col pugnale, il fantino rispose prontamente fermandosi di colpo e, contemporaneamente, piantandogli lo spadino nel torace, congelando il corpo senza vita dell’assassino che, un secondo più tardi, andò in frantumi. << Come sta la ragazza? >> chiese ai suoi compagni rinfoderando l’arma. << È svenuta, ma è ancora viva, ha delle brutte ferite all’addome e a una gamba, dobbiamo portarla in fretta al castello e… aspettate, guardate lord Eraphim! >> sobbalzò il soldato che rigirando il corpo della giovane notò una strana pietra appesa al collo. Eraphim scese da cavallo e si avvicinò. << Aspetta un momento, queste pietre mi sembra di averle già viste, non sarà che questa fanciulla… >> ordinò poi ai suoi uomini di scostarle il mantello e ciò che videro li lasciò a bocca aperta. << Ali?! >> disse la guardia con tono sorpreso. << Come immaginavo, questa è una Donna Drago della famiglia Zarkril, e quella che ha al collo è una pietra drago , la stessa famiglia capeggiata dal Drago Demone, non pensavo che ci fossero stati sopravvissuti dopo la caduta del loro regno. >> rispose il lord. << Allora abbandoniamola qui a morire di freddo, questi esseri ci hanno portato solo sofferenza! >> sbottò una delle due guardie. << No, se era inseguita da questi elfi oscuri, dubito che sia anche lei un nemico. Portiamola al sicuro, potrebbe anche chiarirci alcune cose. >> replicò il cavaliere. << Sissignore. >> La fanciulla venne caricata a cavallo e portata alla fortezza di Lord Eraphim, il Castello dell’orso bianco, lì venne curata e lasciata riposare. Eraphim nel frattempo era nel suo alloggio ad esaminare la pietra drago, poi entrò un servitore che gli porse un altro oggetto trovato tra gli effetti personali della ragazza: una punta di lancia biforcuta spezzata. Si trattava di uno strumento di lodevole fattura, con un foro al centro della lama irradiato di una debole aura magica. Qualche ora dopo, mentre Eraphim era intento ad esaminare l’oggetto, una guardia andò ad informarlo che la fanciulla si era svegliata, così, andò subito da lei. Finalmente lei poté incontrare il suo salvatore faccia a faccia: era un uomo dal fisico atletico e slanciato. I capelli erano leggermente lunghi e ricci, una barba incolta incorniciava il volto, i cui occhi erano di un castano intenso. << Ben svegliata signorina. >> disse il lord. << Dove mi trovo? >> chiese la ragazza. << Al sicuro, nella fortezza dell’Orso Bianco, al centro delle terre di Syderis. A proposito, io sono Eraphim di casa Crion, e voi, avete un nome mia cara? >> chiese lui. << Mi chiamo Valthira. >> rispose lei. << Siete una Zarkril, ho indovinato? >> << Come fate a saperlo? >> Eraphim tirò fuori il medaglione che era in suo possesso. << La mia pietra drago! Ridammela! >> sbottò lei e tentò di riprenderselo, ma una fitta dolorosa proveniente dalle sue ferite la fermò. << Anche se non vi ho considerata una nemica, non vi ho salvata solo per gentilezza, ma anche perché ho alcune cose da chiedervi, e nel farlo volevo assicurarmi che non causaste guai. >> << E cosa vorreste sapere? >> << Per prima cosa, il motivo per cui siete venuta qui a nord, e secondo, come sia possibile che la stirpe del drago sia ancora viva dopo la caduta del Re Infernale. >> << Chi mi garantirà che una volta che vi avrò risposto non verrò rigettata al gelo della tormenta o segregata da qualche parte? >> << Hai la mia parola d’onore in qualità di lord di Syderis. >> << Molto bene. Ma vi avverto, sarà ina storia assai lunga. >> << Interessante, credo che mi divertirò. >> pensò il Lord.





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