blue ink
Yoongi prese la prima penna che gli capitò sottomano, e la impugnò con
rabbia. Le parole cominciarono a scorrere sotto la sfera, l’inchiostro blu
si fece strada tra le righe riempiendo il bianco del piccolo quaderno
appoggiato alle gambe del ragazzo. Era terapeutico scrivere in quel modo,
lasciando che tutte le parole esondassero dal cervello come un torrente
dopo un temporale. Le frasi non avevano un vero e proprio senso quando
venivano scritte per la prima volta, ma c’era sempre tempo per sistemarle
in un secondo momento. Era la passione di un momento a scolpire i testi che
poi la razionalità avrebbe cesellato.
L’ultimo tratto verticale venne inciso sul foglio come se il ragazzo stesse
impugnando un coltello. Assomigliava in tutto e per tutto ad una ferita,
slabbrata verso le estremità ma precisa nel taglio. Sangue blu su una pelle
d’avorio, come quello che scorreva dentro le vene del ragazzo.
Yoongi lasciò andare la biro senza nemmeno preoccuparsi di mettere un punto
alla frase, che in fondo frase non era. Le dita, prima premute contro la
plastica fino al punto di rendere bianche le unghie, formicolavano per
l’intenso sforzo. L’articolazione dell’ultima falange dell’indice sinistro
gli doleva, un fastidio pungente ma sopportabile. Abbandonò il capo sul
cuscino dietro la propria schiena e spostò la mano di lato, lasciandola
penzolare oltre il bordo del materasso. Il debole, vuoto rumore della
plastica contro le mattonelle del pavimento gli ricordò dove avrebbe potuto
trovare la biro se gli fosse ancora servita.
Sospirò, ad occhi chiusi. Si sentiva meglio, dopo aver buttato su carta
tutto ciò che gli era passato per la mente nel momento così teso e schifoso
che aveva trascorso fino a poco prima. Non era mai stato bravo a parole,
quando doveva dirle a voce invece che scriverle. Ogni tanto qualcuno lassù
si premurava di ricordarglielo, mettendolo in mezzo a situazioni che
terminavano sempre con una vergognosa sconfitta. Parlare con lui
era stato semplicemente peggio del solito.
Il ragazzo appoggiò il piccolo quaderno a destra, sul comodino, vicino al
cellulare ed alla lampada che aveva acceso prima di iniziare a scrivere.
Distese le gambe sul letto, fissando ora il soffitto ora il cellulare dallo
schermo spento. Imprecò sottovoce, rivolto più a se stesso che alla persona
dalla quale aspettava un messaggio.
Prese di nuovo in mano il quaderno e rilesse le parole che aveva scritto.
Cliché, luoghi comuni e un altro po’ di cliché. Come aveva potuto sperare
di creare qualcosa di originale in un mondo in cui tutto era già stato
detto? Provò l’impulso di appallottolare quello spreco di carta ed
inchiostro e lanciarlo nel cestino di fianco alla scrivania, ma sapeva che
non avrebbe dovuto farlo, non quando la mente gli ribolliva ancora delle
stesse emozioni che aveva appena riversato fuori da sé. E allora rilesse
per un’ultima volta quel disordinato vomito di parole.
Riusciva a riconoscere il modo in cui, nello scorrere dei minuti, la
passione iniziale si fosse a volte attenuata, a volte acuita: in alcuni
momenti l’urgenza di scrivere aveva trasformato i quadrati in cerchi, i
tratti verticali in obliqui, le parole in ammassi di scarabocchi. Alcune
erano a tutti gli effetti illeggibili, e Yoongi non riusciva a ricordare
cosa avesse voluto gridare così forte da non riuscire nemmeno a scriverlo.
Uno di quegli scarabocchi assomigliava a una bocca socchiusa, Yoongi
riusciva ad immaginarvi un arco di Cupido e un labbro inferiore definito e
morbido.
Sembrava il suo sorriso. Quel fottutissimo sorriso a forma di
cuore, sempre allegro e solare anche quando il proprietario avrebbe dovuto
sputare soltanto veleno alle persone che aveva davanti. Anche quando era
palese che stesse mentendo solo per non dare dispiacere agli altri. Anche
quando era stanco oltre qualunque limite umano, quando avrebbe voluto
soltanto che qualcuno gli rivolgesse una parola gentile o spendesse del
tempo con lui.
Yoongi, ovviamente, se ne era accorto troppo tardi.
Note dell'autrice:
Scritta di getto e pubblicata altrettanto di getto. [Curiosità: la scrittura a cui viene fatto riferimento è per ovvi motivi quella coreana, di qui i riferimenti ai quadrati, ai cerchi e alle stanghette verticali a fine frase, rispettivamente ㅁ,ㅇ,이. Si, è una cosa da nerd, potete mandarmi a quel paese]
Ascolto volentieri le vostre opinioni (e rispondo non appena le vedo), sia
via commento che via messaggio diretto. Mi interessa soprattutto la vostra opinione sulle circostanze che hanno portato a questa scena, sul perchè Yoongi stava ancora aspettando quel messaggio che sapeva non sarebbe arrivato. Io ho una mia idea (che non comprende la morte di Hoseok), ma l'interpretazione è lasciata volutamente al lettore. A presto ☆
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