La follia più sublime

di Me91
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Dopo tanto tanto tempo, eccomi qua a concludere questa storia :)

Il mio stile è un po' cambiato nel tempo, ma sono ancora molto soddisfatta di questo racconto. Per chi se lo fosse perso, spero abbiate apprezzato la lettura. ^^


Epilogo

 

 

Se sta volta torneranno di nuovo André e Marie... se sta volta non riuscirò ad impedirne il ritorno... ti porterò ad un istituto psichiatrico.

Louis sospira per l’ennesima volta.

Sua madre ha ragione, è il momento di darci un taglio.

Posa il mento sul palmo della mano, appoggiando poi il gomito sulla scrivania e guardando fuori.

A detta di sua madre, si trovano a fine estate. Non lo sapeva, questo.

In effetti, l’aria si è fatta un po’ più fresca e oggi il sole è coperto da soffici nubi candide. Comunque, in quell’isola, il clima rimane abbastanza piacevole anche durante l’inverno; insomma, non si sta male.

Fa vagare la mente, osservando il cielo perlaceo e ripensando a quante cose gli ha detto sua madre l’altro giorno.

Ti porterò ad un istituto psichiatrico.

È arrivato a capire che sarebbe meglio evitarlo; non vuole andare in un istituto.

Per tutta la settimana sua madre è rimasta a casa con lui, osservandolo e sostenendolo. Louis non ha dato segni di squilibrio; è rimasto tranquillo, parlando poco e a volte preferendo non mangiare. Però non ha pianto più; forse ha esaurito le lacrime. Secondo sua madre potrebbe essere un buon segno. E quel giorno è tornata al lavoro.

Louis abbassa gli occhi, rivolgendo l’attenzione all’album di foto che ha di fronte a sé sulla scrivania.

Si mette dritto sulla sedia e inizia a sfogliarlo lentamente, soffermandosi sulle foto che lo colpiscono di più ed evitando di proposito quella in cui è ritratto il gatto; gli mette ancora i brividi.

Sfoglia le pagine con la mano sinistra, visto che la destra è ancora fasciata. Sua madre gli ha detto che è stato uno spettacolo agghiacciante: si stava colpendo da solo. È strano veramente il fatto che lui credeva che fosse tutto reale... cosa non può fare la mente! Ecco perché la psicologia lo affascina da sempre.

Si sofferma su una delle ultime immagini.

È un primo piano di Marie; alle sue spalle c’è il mare. Sorride delicatamente, con gli occhi verdi che brillano, dolci, e con le simpatiche lentiggini in risalto sulla pelle avorio. Oh, che bella che è!

Louis sospira di nuovo.

Istituto...

Socchiude un po’ gli occhi, con lo sguardo ancora fisso sull’immagine.

Ti porterò ad un istituto...

Come sei bella, Marie.

Chiude serenamente gli occhi, con il pensiero di lei inciso nella sua mente.

Ti porterò... ti porterò... istituto psichiatrico...

«Sei proprio uno stupido, Louis» commenta André con quell’aria da superiore, alzando un sopracciglio «Non riesci proprio a fare a meno di me?»

«Ti sbagli, André» ribatte Louis tranquillamente, riaprendo gli occhi e tornando a rivolgere l’attenzione alla foto, ignorando il riflesso di suo fratello allo specchio, che nota è seduto sul suo letto.

«Il fatto è che... non riesco a fare a meno di lei» spiega Louis con un sospiro.

André scuote il capo, deridendolo aspramente:

«E sei disposto a farti rinchiudere per rivederla?»

«Se accetto il fatto che tu sei reale, allora riuscirò anche a rivedere lei» afferma l’altro, accarezzando l’immagine dolcemente «Se ricadere nella pazzia è il prezzo che devo pagare per stare di nuovo con lei, allora mi sta bene».

«Sei proprio uno stupido» ribadisce André.

Louis lo ignora volutamente e si concentra, cercando di focalizzare la figura di Marie. Come fare per incontrarla di nuovo? Come ha fatto tutte le altre volte? Credeva che, appena riapparso André, Marie sarebbe apparsa insieme a lui, invece... invece ancora non c’è.

Improvvisamente ha l’illuminazione.

La prossima volta che vorrai morire, pensa a me Louis... Io sarò lì per chiederti di non farlo.

Queste parole Marie gliel’ha dette veramente, ne è certo. Forse era venuta a sapere dei suoi precedenti tentativi di suicidio, ecco perché gli aveva detto questo... è vero, le sue erano immaginazioni, ma erano ispirate a fatti veramente accaduti. Per davvero un giorno avevano corso tra quei girasoli e lei aveva pronunciato quella frase. Una frase che gli è rimasta impressa nella mente e in quel momento capisce che è così che è riuscito a rivederla tutte le altre volte.

E  ti salverò la vita.

Si alza in piedi di scatto, passando davanti André, ancora seduto sul letto con un sorriso soddisfatto, e corre in soffitta, fino ad uscire di fuori sul tetto.

Ecco, così era accaduto le altre volte; ora si ricorda davvero tutto.

Mentre guarda di sotto il bel giardino, con i capelli al lieve vento, gli viene da pensare che forse è ancora in tempo per tornare indietro... in qualche modo sa per certo che, appena riapparirà Marie, lui dimenticherà tutto di nuovo e la storia si ripeterà daccapo. E sua madre sarà costretta a farlo rinchiudere in un istituto.

Sì... magari sarebbe meglio evitare tutto questo... ma sa che non può.

Come potrebbe vivere senza Marie? Non può, non può; non senza di lei.

Scusami mamma... ma devo farlo... spero tu possa capire.

È il suo ultimo, lucido pensiero.

Alza gli occhi in alto, seguendo uno stormo di uccelli; forse sta emigrando verso paesi più caldi.

Inspira l’aria a pieni polmoni, godendo di quella bella sensazione; con la mente sta già volando in alto insieme gli uccelli.

Allunga il piede, pronto a farlo, scacciando via tutti i pensieri.

Inizia a chinarsi in avanti, preparandosi a cadere di sotto e, chissà, finalmente volare.

«Ehi! Ehi! Aspetta!»

È una limpida voce a chiamarlo.

Louis si ritrae, sbilanciato, e finisce seduto sulle tegole.

Ancor prima di affacciarsi di sotto per vedere chi lo ha fermato, un leggero, ma sincero, sorriso, va a delinearsi sul suo volto, senza sapere il perché.

Oh, quant’è felice adesso!

 

Fine

 





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