Una
vecchia amica –
e pure vecchia fanwriter proprio come me, LOL – mi ha
ricordato che
sono trascorsi dieci anni dalla prima volta in cui ho pubblicato una
fan fiction su EFP.
Nel
corso degli anni
sono cambiate un sacco di cose: io, ferao che me l'ha ricordato,
tutte le fanwriter e fangirl che ho conosciuto in questo decennio, i
forum che ho frequentato, EFP, tutto il web... insomma, il 2007
sembra ormai avvolto dalla stessa patina nostalgica con cui ripenso
al mio Gameboy Color e all'esordio in Italia di Dragonball Z.
Oggi,
come tante
altre ragazze che hanno condiviso o condividono la passione per le
fan fiction, nutro ancora il sogno di diventare una scrittrice,
aprendo sempre più spesso il cassetto nel quale l'ho riposto
per
nutrirlo con qualche speranzosa briciola. Se (oltre) dieci anni fa,
quasi per caso, non avessi scoperto il mondo dei fandom e chi lo
animava, forse oggi avrei ambizioni diverse – a cinque anni
volevo
diventare un Power Ranger, magari avrei preso ispirazione proprio da
lì.
Questa
mini-long di
tre capitoli è incredibilmente già conclusa e non
è niente di che,
ma mi ha fatto fare un bellissimo tuffo nel passato e mi ha ricordato
a chi e a cosa devo parte della persona che sono diventata, con tutti
i miei pregi e i miei difetti.
Un
ringraziamento
speciale alla mia Rana preferita (il che è tutto dire, visto
il
numero di rane calciatrici che frequento), che mi ha ricordato quanto
amassi la vita da fangirl, e alla mia Saki preferita, decennale
compagna di avventure fandomiche, probabilmente la persona a cui,
più
di tutte, devo ciò che cresce nei miei cassetti impolverati.
E
soprattutto a
chiunque io abbia mai conosciuto in questi dieci anni.
A
chi ha letto le
mie storie, anche quelle più brutte.
A
chi mi ha
incoraggiato a non smettere.
A
chi ha
condiviso con me i tempi di HpQuiz,
quando
non vedevo
l'ora di accendere il computer dopo essere tornata da scuola.
Alle
mie Muse,
per le quali avrò sempre spazio nel cuore.
A
Francesca e
Cristina, perché «è il fatto che
esistono, non so se mi spiego».
A
chi mi ha visto
diventare grande mentre io guardavo diventare grandi loro.
A
questi dieci
anni con voi.
Grazie.
Primi
passi
La
ragazza di
Moody
Quella
mattina Tonks si era richiusa alle spalle il cancello dalla vernice
scrostata del suo monolocale in Claremont Road con la consueta
serenità. Aveva superato a grandi passi il Red Lion,
salutando con
un gesto rapido del braccio Owen, il giovane barista che al di
là
delle vetrate ancora chiuse del pub stava già sistemando gli
alti
sgabelli attorno al bancone.
Il
clima torrido di quella che i meteorologi avevano già
battezzato
come la più afosa estate degli ultimi venti anni picchiava
già
sulle strade di Londra, facendo sudare i tassisti nel traffico e
mortificando chiunque fosse costretto a utilizzare i mezzi pubblici
per spostarsi.
Tonks
aveva sempre amato mescolarsi fra i Babbani di Londra. Trovava un
piacevole conforto nel loro vasto assortimento di facce e colori,
nella casualità dei loro vestiti, nella diversità
delle loro
abitudini. I suoi jeans stracciati, le sue t-shirt delle Sorelle
Stravagarie, la rapidità con cui i suoi capelli cambiavano
tonalità... niente di tutto ciò sembrava attirare
l'attenzione dei
londinesi, abituati a ben più sconcertanti follie.
Quel
giorno, tuttavia, l'idea di ritrovarsi schiacciata fra altri corpi
sudaticci sulla metropolitana la dissuase dalla sua routine e la fece
imboccare un piccolo vicolo sul quale si affacciava il retro di un
ristorante giapponese che aveva aperto da poco. Lì, dopo
essersi
accertata che nessuno la stesse fissando, fece una piroetta su se
stessa e si Smaterializzò in uno dei punti di sicurezza
allestiti
per i dipendenti del Ministero della Magia.
«
Tonks! » grugnì una voce infastidita. «
Quante volte ti ho detto
che non ci si
Materializza all'interno del Ministero, se non in casi di estrema
necessità? ».
La
ragazza si sistemò i capelli – che quel giorno
erano di un intenso
cremisi e le circondavano il viso in piccoli riccioli ribelli
– e
rivolse al custode un largo sorriso amichevole.
«
Andiamo, Will... immagina di essere una rampante Auror in carriera e
di non poter assolutamente arrivare a lavoro in disdicevoli
condizioni
». Will Patterson si
lasciò sfuggire una risatina alla sua ottima imitazione del
Sottosegretario Anziano. « Ora, se tu fossi questa rampante
Auror in
carriera, non vorresti infilare le scarpe in un gabinetto pubblico di
Westfield, no? ».
«
Sparisci dalla mia vista prima che io sia costretto a segnalarti a
quelli del Primo Livello, rampante Auror
».
Tonks
gli spedì un bacio con la mano e la frivolezza
rischiò di farla
cadere a terra. Riuscì a restare in piedi quasi per miracolo
e rise
con una scrollata di spalle alle occhiate accigliate di un mago con
un lungo cappello a punta e una strega di mezza età con le
guance
infossate che aspettavano pazienti l'ascensore.
«
--come ti stavo dicendo, è questo che
sembra essere accaduto. Che sia verità io non posso
garantirlo di
certo ».
Cercando
di apparire quanto più disinteressata possibile, Tonks
drizzò le
orecchie. Origliare non è sempre
sbagliato: a volte è
solo così che ti dicono ogni cosa. Era
un insegnamento del suo vecchio mentore, il veterano Alastor Moody, e
lei, per quanto goffa e imbranata, aveva sempre fatto sue ognuna di
quelle regole.
«
Dici sul serio, Martha? Sulla Gazzetta del Profeta non c'era scritto
nulla... chi ti ha raccontato questa storia? ».
Tonks
seguì i due nell'ascensore, si infilò alle loro
spalle e si
appiattì contro la parete dorata, immobile e attenta.
La
strega chiamata Martha diede un piccolo colpetto di tosse e si
schiarì la voce con aria di importanza prima di proseguire.
«
Come ti dicevo, Clifford, non c'è nulla di certo. Questa
mattina
sono stata svegliata all'alba da un gufo – beh, a dire il
vero
Matthew si è svegliato, poi è venuto svegliare me
– che proveniva
dal Ministro in persona. Così ho contattato subito Brigitte,
per
avvisarla che oggi sarei arrivata in ritardo, ma quando la sua faccia
da cavallo è comparsa nel mio camino era in lacrime. Le ho
chiesto
cosa fosse accaduto e lei mi ha confidato di aver appena ricevuto un
messaggio dalla sorella che vive nel Kent – hai presente? Ha
una
figlia che frequenta Hogwarts che le aveva appena rivelato che il
giovane Diggory era – ti giuro, Clifford – morto
».
Tonks
sentì una stretta dolorosa avvinghiarle le viscere. Nella
sua testa
si affacciò il ricordo non troppo distante di un ragazzino
di
qualche anno più giovane di lei che ridacchiava con allegria
durante
gli allenamenti della squadra di Quidditch di Tassorosso.
Non
poteva essere Cedric.
Cedric
era a Hogwarts, e Hogwarts era il posto più sicuro di tutta
la Gran
Bretagna – nessuno moriva a
Hogwarts.
A
parte il vecchio Raptor,
disse
una vocina con piglio cinico nella sua testa.
«
E chi ti dice che c'entra qualcosa con Diggory e non Harry Potter?
».
Martha
scoppiò in una risatina altezzosa.
«
Oh, Clifford... credi davvero che se Harry Potter
fosse morto
la Gazzetta del Profeta non lo starebbe già gridando ai
sette venti?
È Harry Potter ».
Tonks
provò un improvviso moto di insofferenza per il modo in cui
quella
strega stava gettando ombra su Cedric e su quanto poteva essergli
accaduto, come se la sola idea di paragonarlo al celebre
Bambino-Che-È-Sopravvissuto fosse del tutto impensabile...
pur non
conoscendolo, provò per lui un'istintiva antipatia della
quale si
pentì un attimo dopo. Harry Potter era un adolescente
tremendamente
sfortunato: non meritava niente di simile.
«
Perché il Ministro Caramell vorrebbe parlare proprio con te?
».
Era
chiaro che Martha aveva trovato offensive le parole dell'amico.
«
Una consulenza segreta »
sibilò. « Per la quale solo io
posseggo le adeguate competenze ».
«
Ma tu lavori all'Ufficio Passaporte » commentò
scettico Clifford.
«
Ti ho detto che è segreto ».
Tonks
non riuscì a capire se questa tanto decantata segretezza
fosse reale
o dipendesse solo dall'orgoglio punto sul vivo della strega. Non
appena i cancelli dell'ascensore si aprirono sul primo livello,
Martha liquidò l'altro con un cenno sussiegoso del capo e se
ne
andò.
Al
livello successivo, Tonks non attese che l'ascensore si fosse aperto
del tutto: schizzò nel corridoio come un fulmine,
travolgendo un
paio di impiegate le cui ingiurie si persero nel vuoto, e si
precipitò all'interno del Quartier Generale degli Auror.
Quasi
travolse anche Kingsley Shacklebolt, che stava discutendo a bassa
voce con Savage – probabilmente dei nuovi sviluppi della
caccia a
Sirius Black, la cui espressione torva troneggiava dai manifesti
affissi a ogni angolo dell'ufficio e gettava ogni volta il cuore di
Tonks nell'angoscia più cupa.
«
Oh! Mi perdoni, signore! Non era mia intenzione, signore! »
si scusò
in gran fretta lei. Poi ci ripensò e aggiunse: «
Signore, non è
che-- ».
Shacklebolt
alzò gli occhi al cielo, ma nella sua rassegnazione c'era un
sorriso
mal nascosto.
«
Per la centesima volta, Tonks: no, non posso
informarti del
caso Black. Si tratterebbe di... ».
«
Conflitto di interessi, lo so »
terminò lei con espressione
afflitta. « Ma, signore, io--».
«
Non è con me che devi discutere, sai perfettamente che
è stata una
scelta di Rufus ».
Rufus.
Tonks
avrebbe tanto voluto avere già l'esperienza tale da poter
chiamare
per nome il proprio capo. Poi lo avrebbe afferrato per il bavero
della camicia, gli avrebbe tirato un pugno e gli avrebbe intimato di
piantarla di trattarla come una ragazzina sprovveduta – e con
un
po' di fortuna non sarebbe stata licenziata o arrestata.
«
Perché tutta questa fretta? » le chiese con un
sopracciglio
inarcato Shacklebolt, dopo essersi brevemente congedato da Savage.
Shacklebolt
era uno di quegli uomini che riuscivano a intimorire anche quando non
ne avevano assolutamente l'intenzione. Alto e muscoloso, la sua voce
profonda dava alla sua presenza un qualcosa di intrinsecamente
indistruttibile. O forse era solo la consapevolezza di parlare con
uno dei migliori Auror del Ministero della Magia ad alimentare la
sensazione di timore...
Tonks
sbatté un paio di volte le palpebre, riordinando in fretta i
pensieri.
«
Ho appena saputo – non proprio saputo,
ecco, solo sentito –
che uno dei quattro Campioni del Torneo Tremaghi potrebbe avere avuto
un tragico incidente durante l'ultima prova. Il suo nome è
Diggory,
signore, eravamo compagni di squadra a Quidditch e-- ».
«
Che tipo di tragico incidente? ».
Tonks
si umettò le labbra. Era un Auror solo da un paio di anni e
sapeva
di non poter ancora vantare la rigida compostezza dei suoi colleghi
più anziani, così si impose di ignorare il vuoto
allo stomaco per
apparire quanto più distaccata possibile.
«
Si vocifera possa essere morto, signore ».
Shacklebolt
la scrutò per un istante che a Tonks sembrò
durare un'infinità.
«
Dove lo avresti sentito? ».
«
Nell'ascensore. Lo so: non devo fidarmi di ciò che sento in
giro »
anticipò subito ogni protesta. « Ma è
proprio quando le notizie
iniziano a girare che diventano pericolose ».
Shacklebolt
fece un sorriso talmente impercettibile che Tonks credette di
esserselo quasi immaginato. Si domandò se non dipendesse dal
fatto
che aveva appena citato alla lettera l'ennesima parabola di Alastor
Moody, che probabilmente Shacklebolt aveva riconosciuto come tale.
Tuttavia il suo sguardo si era fatto d'un tratto serio e un'ombra di
velata preoccupazione gli oscurò il viso. Tonks lo vide
lanciare una
rapidissima occhiata in direzione della grande porta di quercia che
conduceva all'ufficio del Capo degli Auror.
«
Non trova strano che nessuno abbia avvisato il Quartier Generale?
»
chiese Tonks a bruciapelo. « Sempre se sia vero, naturalmente
».
Ti
prego, fa' che non sia vero, fa' che Cedric Diggory stia bene.
Il
mago rimase qualche istante in silenzio.
«
Temo sia vero che sia accaduto qualcosa di inaspettato. Il Ministro
Caramell è comparso alle prime luci dell'alba e ha parlato
con Rufus
per quasi un'ora. Quando è uscito sembrava agitato, eppure
nessuno
ha ancora dato direttive ufficiali... ». Infilò
una mano sotto il
mantello verde tipico degli Auror e guardò pensieroso il
proprio
orologio da taschino. « Sono quasi le sette. Per rispondere
alla tua
domanda, Tonks, sì: lo trovo estremamente strano
».
Tonks
era sicura che strano non
fosse l'aggettivo che il proprio collega anziano aveva in mente.
«
Ho un compito per te. Dovresti recarti quanto prima a Hogwarts
– ma
senza attirare l'attenzione. Cerca il vecchio Alastor, digli che ho
assolutamente bisogno che mi dica cos'è realmente accaduto
questa
notte. Questa visita mattutina del Ministro potrebbe significare
che-- ».
«
Qualche funzionario dell'ufficio del Ministro è
già a Hogwarts,
certo » lo anticipò senza nemmeno rendersene conto
lei.
Si
morse la lingua un attimo dopo, ma fu rincuorata di vedere che
Shacklebolt stava di nuovo sorridendo.
«
Sei la più indicata, Tonks ».
Nonostante
l'agitazione, si illuminò all'idea che un Auror come
Shacklebolt
potesse ritenerla adatta ad eseguire le sue direttive in una
situazione delicata come quella.
«
Ma, signore, come posso abbandonare il Quartier Generale per andare a
Hogwarts? Robards vuole che riordini gli archivi... ». Non
cercò
nemmeno di nascondere l'irritazione per quella mansione tanto
svilente per le sue reali capacità. «
Dovrò spiegare per quale
motivo non-- ».
Shacklebolt
le sorrise furbo e Tonks si interruppe, senza capire.
«
Fa' ciò che sai fare meglio, Tonks. Giustificherò
io la tua assenza
».
Intuendo
solo in quell'istante cosa davvero volesse da lei l'Auror
più
anziano, Tonks piegò le labbra con un piccolo moto di
orgoglio e
annuì.
«
Buona fortuna » ripeté lui, e senza aggiungere
altro si diresse a
passo deciso in direzione della porta che divideva il Quartier
Generale dal ufficio personale del Capo Scrimgeour.
Tonks
rimase in mezzo al corridoio che si apriva fra le fila dei cubicoli,
ai quali iniziavano a giungere i primi assonnati Auror di turno
quella mattina. Fece caso solo in quel momento al fatto che Kingsley
Shacklebolt fosse al Ministero con un anticipo maggiore dei suoi
venti minuti.
Sono
pochi i maghi e le streghe con le capacità per diventare
degli
Auror, ragazza. Quindi immagina cosa devi saper fare se vuoi
diventare un bravo Auror.
Tonks
fece un respiro profondo, con un nuovo brivido febbrile ad animarle
lo spirito. Con un'ultima occhiata orgogliosa al punto in cui
Shacklebolt era svanito, sgusciò fuori dal Quartier Generale
e si
affrettò a nascondersi nel primo sgabuzzino destinato alle
scope che
trovò vuoto. Lì, protetta da occhiate indiscrete,
si concentrò sul
profilo di una vecchia signora dall'aspetto campagnolo che aveva
incrociato quella stessa mattina lungo il marciapiede di Deacon Road
e Trasfigurò la sua veste da Auror in una lunga e anonima
tunica da
strega marroncina.
Fa'
ciò che sai fare meglio, Tonks.
La
ragazza sogghignò nell'ombra.
*
Quando
Tonks ebbe raggiunto i mastodontici castelli di Hogwarts, dopo
essersi Materializzata nel vicino villaggio di Hogsmeade e essersi
mescolata fra la folla, la frescura della notte scozzese iniziava a
lasciare il posto al sole insistente dell'estate e il grande orologio
della torre centrale segnava le otto passate. Probabilmente gli
studenti più mattinieri stavano già gustando le
squisite
prelibatezze della colazione nella Sala Grande.
Controllò
di non essere osservata e si trasformò per la seconda volta
nel giro
di un'ora. Le ci volle più concentrazione per imitare alla
perfezione i lineamenti scialbi dell'unico abitante di Hogwarts che
era sicura di non incrociare per sbaglio nei corridoi a quell'ora del
mattino.
Molti
anni prima una scommessa persa le era costata un intero mese di
punizioni per aver assunto le sembianze del professor Piton per quasi
tre ore: se non avesse incontrato proprio il protagonista del suo
scherzo al terzo piano, se la sarebbe cavata. Tonks non era una
strega che ripeteva gli stessi errori due volte.
Le
ridicole collanine attorno al suo collo tintinnarono in modo un po'
irritante, ma la parte più complessa era sicuramente
camminare con
le spesse lenti della professoressa Cooman schiacciate sul naso.
L'intero
perimetro dei possedimenti di Hogwarts era sempre stato delimitato
dai potenti incantesimi di protezione lanciati da Silente e dagli
altri membri del corpo docente, ma Tonks confidava che l'andirivieni
di maghi e streghe dovuto al Torneo Tremaghi li avesse convinti a
risparmiare l'ingresso principale. Nonostante fosse consapevole che
nessuno degli incantesimi l'avrebbe mai uccisa o lesa seriamente,
Tonks trattenne il respiro mentre varcava il confine e superava i
cancelli. Lieta che le sue supposizioni fossero corrette,
attraversò
di corsa il prato, evitando con un'assurda fortuna la radice di un
faggio che spuntava minacciosa dal terreno e si affrettò a
percorrere il portico di pietra che conduceva alla Sala d'Ingresso.
D'un
tratto le parve che il tempo non fosse mai trascorso: si
sentì
ancora una ragazzina di Tassorosso piena di entusiasmo e grinta,
decisa con tutta la sua volontà a diventare un Auror
nonostante le
circostanze sfavorevoli. La parentela da parte di madre con la
perversa signora Lestrange, la decisione del padre di continuare a
vivere e lavorare nel mondo dei Babbani nel quale era nato, la sua
dote di Metamorfomaga, le cui origini non erano ancora ben chiare ai
ricercatori della comunità magica... suo zio Bernard avrebbe
detto
che non era esattamente un buon cavallo sul quale scommettere. Ma, a
discapito di tutti quanti, Tonks ce l'aveva fatta. Aveva dovuto
stringere i denti e sopportare un numero incredibile di pugni nello
stomaco, ma alla fine del corso di addestramento era stata l'unica a
restare in piedi.
Non
avrebbe mai dimenticato il suo primo giorno di addestramento. L'Auror
Proudfoot li aveva messi in fila nell'ampio cortile interno della
villa vittoriana nel Devonshire dove ognuno di loro avrebbe trascorso
i successivi tre anni fra dolorosi addestramenti e subdoli esercizi
mentali. Diciotto matricole che fissavano con il mento alzato e
l'espressione soddisfatta e vincente l'istruttore Proudfoot –
e
una, la più minuta in fondo alla fila, che continuava a
muovere la
punta delle scarpe sulla ghiaia sottile, tentando di capire quale
fosse il modo migliore per non scivolarci sopra.
Era
abituata a cadere più di tutti loro: ad ogni incantesimo con
cui la
sbattevano a terra, reagiva con istintiva prontezza e si rialzava ben
più velocemente dei suoi compagni.
Sai
cos'ho creduto che fossi quando ti ho vista in quel cortile, ragazza?
Un caso disperato.
Tonks
rallentò il passo e iniziò a simulare la
camminata lenta e
ciondolante della professoressa Cooman. Era sempre stata
particolarmente dotata nelle imitazioni.
Una
minuta e graziosa Tassorosso in un branco di feroci maghi di
Grifondoro. Proudfoot aveva scommesso che non saresti durata nemmeno
una settimana.
Decise
di raggiungere le serre per poter dare un'occhiata a tutti i giardini
che circondavano il castello, anziché entrare nella Sala
Grande: se
la notte prima Hogwarts era stata realmente il teatro di una tragedia
come la morte di Cedric Diggory, c'erano forti probabilità
che
perfino la solitaria professoressa di Divinazione avesse abbandonato
la sua amata torre.
«
Sibilla? » chiamò una voce roca alle sua spalle.
Tonks
si paralizzò e chiuse gli occhi con una smorfia, ingoiando
una
grossa imprecazione. Fece un respiro profondo e si voltò
agitando le
braccia con aria di teatrale stupore. Di fronte alla porta socchiusa
dell'infermeria c'era un uomo particolarmente alto e dai folti
capelli castano chiaro. Aveva le basette molto lunghe – e
ingrigite
in più punti, notò Tonks – che
terminavano in una barbetta un po'
trascurata.
Non
aveva idea di chi potesse essere, ma con tutta probabilità
era un
professore che aveva iniziato a insegnare dopo che lei aveva preso i
suoi M.A.G.O. Tonks sfruttò la nota bizzarria della Cooman
per
prendere tempo e osservare l'uomo, cercando di intuire dal suo
aspetto quanti più elementi possibili per non farsi
scoprire.
«
Oh, caro! » esclamò,
richiamando alla memoria le note
drammatiche con cui la donna si divertiva ad alimentare le sue insane
profezie di morte e torture. « Oh, oh, oh! ».
Notò
con gioia che l'espressione dell'uomo non sembrava nutrire alcun
dubbio. Non era particolarmente vecchio – ragionò
Tonks – ma
c'era qualcosa di stanco nel suo volto. Le sue palpebre erano
circondate da ombre scure che rendevano il suo sguardo un po'
infossato, ma i suoi occhi chiari avevano una luce innaturalmente
guardinga. Gli ricordavano quelli di un animale selvatico a un passo
dal tentare la fuga. Si avvicinò a lui ciondolando, mentre
memorizzava in fretta ogni dettaglio particolare: abiti da Babbano,
una camicia lisa attorno ai polsini e un paio di comunissimi jeans
che avevano sicuramente visto tempi migliori – c'era uno
strappo
sul ginocchio che di certo non era lì per seguire le mode di
Londra;
una cicatrice che quasi tagliava in due il suo sopracciglio destro,
lunga e bianca – vecchia più dei jeans, ne era
sicura – e decine
di altre dall'aspetto più recente che spuntavano oltre il
colletto e
le maniche arrotolate per resistere al caldo.
Le
ci vollero pochi istanti per farsi un quadro generale dello
sconosciuto.
Mezzosangue,
ha trascorso molto tempo lavorando fra i Babbani, probabilmente
fumatore e scommetterei che è il supplente di Cura delle
Creature
Magiche.
«
Come sta? » chiese Tonks con voce desolata, indicando con un
cenno
deciso la porta dell'Infermeria.
Ti
prego, fa' che dentro ci sia Cedric Diggory e che abbia solo preso
una grossa botta in testa.
L'uomo
fece un lungo sospiro e infilò le mani in tasca.
«
Quel diavolo ne ha passate troppe per farsi mettere fuori gioco con
così poco » commentò nel chiaro sforzo
di alleggerire la
situazione. « Se la caverà con tutti gli arti che
gli restano ».
Il
senso delle sue parole la distrasse dal tentativo di riconoscere la
provenienza del suo leggero accento.
«
Arti? » si lasciò sfuggire lei, prima di rendersi
conto di aver
commesso un errore da dilettante.
Lo
sconosciuto aggrottò pensieroso la fronte e la
osservò
intensamente.
Dannazione.
«
Era nelle rune »
sentenziò Tonks, mostrandogli il palmo della mano sinistra e
alzando
lo sguardo spiritato al soffitto. « Qualcosa che è
stato letto,
predetto, previsto... ».
Improvvisamente
lo sguardo dell'uomo, gentile e amichevole fino a qualche secondo
prima, si fece tagliente.
«
Non c'era nulla di prevedibile in quello che è accaduto
questa
notte, Sibilla » la ammonì con durezza.
« O lo avremmo evitato ».
Tonks
avvertì il sospetto levarsi vibrante dallo sconosciuto e
capì che
le restavano poche altre carte da giocare. Doveva trovare un modo
efficace per entrare in quell'infermeria senza stuzzicare oltre la
fortuna, ma non era facile concentrarsi con quegli occhi azzurri
–
no, ora che gli era vicina erano decisamente verde chiaro –
che la
fissavano diffidenti.
Troppo
diffidenti per essere solo un supplente.
Doveva
agire in fretta.
«
Oh, oh, oh... svengo ».
Mentre
si lasciava cadere a terra, pregò la buon'anima di Tosca
Tassorosso
che l'impatto con il pavimento non le causasse lividi troppo
pulsanti. Fu stupita nell'avvertire le braccia dell'uomo stringersi
con premura attorno alla sua vita sottile: non lo avrebbe mai creduto
capace di riflessi tanto rapidi. Quando lui la sollevò da
terra,
Tonks si fece sfuggire un leggerissimo oh stupefatto.
La
condusse senza apparente sforzo all'interno dell'infermeria. Tonks
sfruttò la concentrazione dell'uomo per sbirciare attraverso
una
palpebra mezza aperta la lunga stanza dai finestroni gotici: non era
cambiata di un solo dettaglio dall'ultima catastrofica volta in cui
vi era entrata. Lo sconosciuto – il cui profumo non riusciva
a
coprire l'odore amaro del tabacco appiccicato alla camicia Babbana
–
confermando la teoria di Tonks che fosse un fumatore – la
stese con
cautela sul primo letto.
«
Come ti senti, Sibilla? » le chiese in un modo che avrebbe
potuto
passare come molto apprensivo o come molto divertivo. « Ti
porto un
bicchiere d'acqua e vado a chiamare Madama Chips ».
«
Il mio terzo occhio è accecato dalla confusione e
dall'oblio! »
esclamò drammatica lei. « Il mio spirito
è piegato, la mia mente
avvolta nella nebbia... ».
«
Noto già un grande miglioramento »
commentò lui, e questa volta a
Tonks non poté proprio sfuggire l'evidente ironia nella voce
dell'uomo. Per poco non scoppiò a ridere, mandando all'aria
l'intera
copertura.
«
Riesci a sederti? Ecco, bravissima. Bevi qualche sorso, ti
aiuterà a
riprenderti ».
Mentre
fingeva di sorseggiare con qualche mugugno addolorato, Tonks si
guardò intorno. L'infermeria era completamente vuota, ma uno
dei
letti in fondo era coperto dal solito buffo parasole arancione.
«
L-lui è là? ».
«
Sì, io e Filius non abbiamo avuto il cuore di lasciarlo in
fondo a
quel baule » scherzò ancora lui.
Non
riusciva a capire di cosa stesse parlando, ma il suo finto svenimento
sembrava aver almeno placato la sua diffidenza: Tonks provò
di nuovo
la stessa impressione che lui stesse cercando di ridere forzatamente.
Decise
di tentare il tutto per tutto – se c'era qualcosa di vero
nelle
chiacchiere che aveva sentito quella mattina nell'ascensore, stavano
per uscire tutte allo scoperto.
«
Quel povero Diggory... » mormorò, e ogni sillaba
le costò
un'ennesima fitta al cuore.
Gli
occhi dell'uomo vennero attraversati da un velo di rassegnata
tristezza. La scrutò a lungo, immobile, le labbra tirate in
una
smorfia rigida. Tonks aveva già visto quell'espressione
amara –
Malocchio faceva la stessa faccia quando venivano nominati i fratelli
Prewett o i coniugi Longbottom, gli unici pupilli che avesse mai
addestrato prima dell'arrivo di Tonks.
«
Lo so ».
«
N-non posso credere c-che... » balbettò ancora
lei, conscia che
stava tendendo la corda ben oltre il limite.
Lasciò
cadere deliberatamente la frase nel vuoto. Doveva sapere. Doveva
assolutamente sapere.
Lui
fece uno sbuffo sarcastico. Quando parlò nella sua voce
c'era una
nota gelida, quasi spietata.
«
E chi avrebbe mai creduto che Voldemort sarebbe tornato per fotterci
ancora una volta – scusa, Sibilla
».
Tonks
non era sicura di aver afferrato il senso di quelle parole –
e lui
aveva di certo confuso il suo sbigottimento per lo shock nell'aver
sentito il nome di Tu-Sai-Chi. O forse si era solo scusato per il
linguaggio usato in un gesto che sarebbe stato tipico in un uomo
così
galante da sollevare in braccio una donna sfinita. Tonks era troppo
disorientata per farsi un'idea più chiara di lui –
ma iniziava a
temere che non fosse un supplente di Cura delle Creature Magiche.
«
Lupin! » latrò qualcuno oltre
il parasole arancione. «
Quante volte ti ho già detto di non usare quel nome a
sproposito?
Attira i Mangiamorte come le mosche sul letame! ».
Nonostante
la voce fosse gracchiante, Tonks avrebbe riconosciuto
quell'intonazione burbera anche se l'infermeria fosse stata gremita
di persone ciarlanti.
«
Malocchio! » esclamò sconcertata, dimenticando il
suo travestimento
e saltando sul pavimento.
Ignorò
il vaso da notte che aveva accidentalmente urtato e corse dall'altra
parte della stanza con la sensazione di avere i polmoni stretti nella
morsa di un serpente. Oltre il parasole, con la schiena appoggiata
alla testiera di ottone del letto, c'era Alastor Moody.
Non
aveva il suo occhio incantato, ma Tonks era abituata all'immagine
della sua palpebra floscia e vuota. Quante volte si era ripulito
quell'affare davanti a lei? La gamba finta, che terminava con una
zampa di leone, era stata appoggiata accanto al comodino.
«
Malocchio, che diavolo ti è successo? ».
A
Moody non servirono altri indizi per capire chi fosse realmente, ma
il suo grugno non riusciva a nascondere una certa
perplessità nel
ritrovarsela di fronte.
«
E tu che diavolo ci fai qui? ».
«
Mia la prima domanda, mia la prima risposta »
recitò lei. « Cos'è
successo? ».
Prima
che Moody potesse raccontarle quanto accaduto, lo sconosciuto
tossicchiò in maniera ben poco credibile. Tonks lo vide
infilare la
bacchetta magica nella tasca dei pantaloni.
«
Cosa pensavi di fare? ».
«
Di Schiantarti » replicò affabile quello,
scrollando le spalle come
se gli avesse domandato l'ora.
Tonks
finalmente riconobbe l'accento gallese nel modo in cui l'uomo aveva
pronunciato la parola schiantarti. Dovette
ammettere che era
piuttosto bravo a mascherarlo.
«
Moody, perché il tuo amico Indiana Jones voleva Schiantarmi?
».
«
Non iniziare con le battute da Babbana, ragazza, odio non capire per
quale sciocchezza stai ridendo ».
L'altro
uomo, al contrario, si fece sfuggire un soffio divertito e
piegò in
avanti il capo per celare un sorriso che dovette giudicare
inopportuno.
Tonks
strizzò le palpebre e tornò al proprio aspetto
reale prima di
tendergli la mano destra con un gesto deciso.
«
Sono l'Auror Tonks. Sono qui su richiesta dell'Auror Kingsley
Shacklebolt ».
«
Avevo intuito che fossi un Auror » commentò con
una punta di vaga
ironia lui, stringendo con delicatezza la sua mano. « Mi
chiamo
Remus Lupin. É un piacere conoscerti ».
Lei
fece un cenno sbrigativo del capo e tornò a concentrarsi
sulle
condizioni di Moody. Il suo vecchio mentore sembrava pallido e
notevolmente dimagrito dall'ultima volta che l'aveva visto, a
settembre dell'anno prima.
«
Stai bene, vero? ».
«
Certo che sto bene, ragazza. Tu non-- ».
«
E cos'è questa storia che Tu-Sai-Chi sarebbe tornato? Che
diavolo
vuol dire tornato? La gente non torna dalla morte
per sfizio,
Malocchio – resta morta e basta ».
«
Non era morto. La sua anima – non sappiamo ancora come
– è
sopravvissuta e ha trascorso gli ultimi quattordici anni
nascondendosi sul continente » le spiegò con voce
grave Remus,
incrociando le braccia al petto. « Fino a quando non ha
trovato un
leale servitore in grado di evocare per lui un antico e potente
sortilegio che gli ha permesso di riottenere il proprio corpo... e il
proprio potere ».
«
Sirius Black? » si informò d'istinto Tonks.
«
No » le rispose lentamente, d'un tratto senza espressione.
« Non
era Sirius Black ».
Tonks
lo fissò a lungo. Lei era troppo giovane per conservare
memorie
nitide degli anni in cui Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e i suoi
Mangiamorte avevano insanguinato la Gran Bretagna – magica e
Babbana. Ricordava bene il villaggio dimenticato dello Yorkshire nel
quale aveva vissuto fino alla fine della guerra con i genitori,
praticamente isolati dal resto del mondo e protetti da ogni genere di
incantesimo difensivo.
Non
sapeva ancora come reagire alla notizia che la storia, forse, era in
procinto di ripetersi.
«
E dov'è ora? Cosa sta facendo? ».
«
Quella carogna si starà leccando le ferite » la
informò con
ferocia Moody. « Credeva che liberarsi di Harry Potter
sarebbe stata
una passeggiata, ma quel dannato ragazzino lo ha preso un'altra volta
a calci in culo e gli è scappato sotto al naso – o
quel che ne
resta. Lui e quella feccia dei suoi seguaci saranno nascosti da
qualche parte a lucidare le loro mascherine da Halloween ».
C'era
qualcosa di sinistramente innaturale nel modo in cui Moody parlava,
gettando di lato la testa e tradendo una lieve agitazione. Che fosse
paura? Tonks non credeva di aver mai visto il suo
mentore
spaventato.
«
Non tutti » lo corresse Remus, appoggiandosi con la schiena
al
davanzale della finestra. « Harry ha visto anche Lucius
Malfoy nel
cimitero di Little Hangleton, ma Arthur Weasley ha detto che quel
figlio di cagna – perdonami–
era al Ministero della Magia
di mattina presto, gongolante al fianco di Caramell. È un
pessimo
segno ».
«
Il Ministero della Magia non si farà fregare tanto
facilmente, Lupin
» sbottò con stizza Moody, rivolgendo al mago
più giovane
un'occhiata lapidaria. « Caramell sarà anche un
pagliaccio tronfio,
ma non si può certo dire la stessa cosa di tutti quelli che
lo
circondano. Dovresti piantarla di fare l'anarchico e iniziare ad
avere fiducia nei confronti delle autorità ».
«
Ho fiducia nelle loro capacità di rovinare tutto
ciò che di saggio
e ragionevole sopravvive in Gran Bretagna ».
Tonks
ebbe la netta impressione che quella non fosse la prima volta in cui
quei due intavolano una discussione di quel tipo. Osservò di
sottecchi Remus, domandandosi con curiosità dove avesse
conosciuto
Moody. Avevano troppi anni di differenza per aver combattuto insieme
contro i Mangiamorte, eppure Remus parlava di loro con la spietata
schiettezza che Tonks aveva imparato ad associare agli Auror che li
avevano affrontati in duello. E aveva pronunciato il nome di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quasi con casualità
– l'unico
altro mago di sua conoscenza con l'audacia di farlo era proprio
Moody.
«
Questa mattina Caramell ha passato un'ora nell'ufficio di Rufus
Scrimgeour » li informò Tonks. «
È per questo che Shacklebolt mi
ha mandato: voleva sapere cosa fosse accaduto questa notte e
perché
nessuno abbia avvisato il Quartier Generale degli Auror ».
Moody
gemette nel sentirlo, ma Remus non parve affatto stupito.
«
Malocchio, cosa ti è successo? » chiese con
insistenza maggiore
Tonks. « Sembra che tu abbia perso almeno quindici chili
».
«
Solo dodici, ragazza. E non ti preoccupare, sto benissimo –
passami
la gamba, Lupin, voglio alzarmi. Uno stronzetto Mangiamorte mi ha
fatto un brutto tiro a settembre per prendere il mio posto come
insegnante per tutto il resto dell'anno »
snocciolò. « Mi ha
rinchiuso nel mio diavolo di baule e mi ha tenuto laggiù per
tutto
il tempo, fregandomi un sacco di capelli per farsi la Pozione
Polisucco ». Voltò la testa per mostrarle una zona
della nuca quasi
completamente pelata. « Che figlio di... Lupin,
perché la
mia gamba è ancora appoggiata alla parete? ».
«
Devi stare a riposo ».
«
Oh, piantala ».
Moody
si allungò per afferrare da sé la protesi a forma
di zampa di
leone, ma Remus fu più svelto: se la rigirò
distratto fra le mani e
poi la lanciò sul letto dall'altra parte dell'infermeria,
decisamente fuori dalla portata dell'altro mago. Moody fece un soffio
arrabbiato.
«
Non fosse per l'amicizia con tuo padre, ti prenderei a calci nel
sedere ».
Tonks
ragionò rapidamente su quanto aveva appena scoperto, ancora
incapace
di accettare del tutto la realtà dei fatti. Mangiamorte,
Voldemort,
Harry Potter... era così assurdo. Avvertì
un'orribile
consapevolezza risalirle lo stomaco, per poi trasformarsi in
un'insopportabile nausea.
Stava
per domandare una volta per tutte cosa fosse accaduto a Cedric,
quando la porta dell'infermeria si spalancò di colpo e
Madama Chips
varcò la soglia con passo marziale. Sembrava furibonda.
«
Cosa accidenti ci fate qui? Alastor deve riposare
».
Fissò
prima Remus e poi Tonks, con un'espressione di totale confusione.
«
Albus mi ha informato che tu eri qui »
disse, indicando Lupin
con un indice magro. « Ma tu?
».
«
L'ho chiamata io, Poppy » mentì senza alcuna
esitazione Moody,
incrociando le braccia dietro al capo con un largo sorriso. «
Volevo
sapere che vento tirava al Ministero ».
«
Per tutti i folletti... e per quale insano motivo sei vestita come la
professoressa Cooman? ».
Tonks
si accorse solo in quel momento di non aver Trasfigurato anche i
propri vestiti. Stava per inventare una spiegazione plausibile,
quando la vecchia infermiera la interruppe, agitando una mano a
mezz'aria.
«
Lascia perdere, Ninfadora. Non voglio nemmeno saperlo – oh,
tu e le
tue stranezze non mi sono mancate per niente! Per niente!
».
L'affetto
che nel corso degli anni di scuola aveva nutrito per Madama Chips le
condonò l'uso dello sgradevole nome di battesimo. Quella
donna se
l'era meritato: le aveva sistemato le ossa e fatto ricrescere
incisivi caduti dopo brutti falli a Quidditch almeno una dozzina di
volte.
L'infermiera
iniziò ad armeggiare con delle bottigliette di Pozioni
Rimpolpanti
disposte con ordine su una mensola accanto al letto di Moody. Il suo
tono si fece d'un tratto più dolce.
«
Come va la tua carriera al Ministero? ».
«
Alla grande » mentì lei, ma davanti all'occhiata
scettica di Moody
fu costretta ad aggiungere: « Beh, andrà alla
grande non appena
Robards capirà che agli archivi sono sprecata... che razza
di
imbecille ».
«
Ninfadora, modera il linguaggio » la rimproverò
aspra Madama Chips.
«
Sì, Gawain è sempre stato un imbecille
» confermò Moody. « Un
colossale imbecille ».
«
Alastor! ».
La
pazienza dell'infermiera parve esaurirsi. Afferrò Tonks per
un
braccio e la trascinò fuori dalla stanza, minacciando Remus
che, se
non l'avesse seguita di sua spontanea volontà, lo avrebbe
affatturato.
Dopo
che la donna ebbe sbattuto la porta alle loro spalle, Tonks si
ritrovò accanto a Remus. Si scambiarono uno sguardo
divertito, poi
scoppiarono in una tiepida risata.
Tonks
si sentì d'un tratto più leggera e
capì che era giunto il momento
di porgli l'unica domanda che non aveva ancora avuto il coraggio di
fare.
«
Cedric è morto, vero? » chiese con più
fretta del necessario.
Se
la domanda gli era giunta improvvisa e inaspettata, Remus non lo
diede a vedere. Tonks non sapeva per quale motivo si fosse rivolta
proprio a lui, un uomo conosciuto da meno di un'ora, e non a quello
che l'aveva resa l'Auror che era. C'era qualcosa di genuino nel modo
in cui Remus Lupin parlava, nell'amarezza che gli aveva oscurato il
volto quando lei aveva citato Cedric poco prima.
Le
bastò guardare i suoi occhi per scoprire la cruda risposta.
«
Oddio » mormorò lei. « Com'è
successo? ».
«
È stato ucciso ».
La
nausea era sul punto di trasformarsi in un conato di vomito. Si
passò
una mano sul viso, mentre nei suoi ricordi il piccolo Cedric, allora
talentuoso Cercatore tredicenne, sfrecciava vivace nel cielo di
Hogwarts, lasciandosi dietro l'eco della sua risata spontanea.
«
Fece il provino come Cercatore quando aveva solo dodici anni
»
raccontò quasi sovrappensiero Tonks.
D'un
tratto sentiva il bisogno di parlare di Cedric, di pensare a Cedric
–
anche se faceva un male cane.
Oh,
Clifford... credi davvero che se Harry Potter fosse morto, la
Gazzetta del Profeta non lo avrebbe già gridato ai quattro
venti?
«
Era alto per la sua età, una caratteristica che solitamente
si
rivela uno svantaggio per un Cercatore, ma Cedric sapeva volare come
pochi altri. Era temerario, era impavido... durante la sua prima
partita contro Grifondoro quasi si ruppe il collo per prendere il
Boccino d'Oro. Quell'anno perdemmo la Coppa per un soffio, ma non
dimenticherò mai la faccia di quel pallone gonfiato di
Charlie
Weasley mentre Cedric gli fregava la vittoria da sotto il naso
lentigginoso ».
Si
lasciò sfuggire una risata priva di allegria, mentre
avvertiva la
spiacevole sensazione di bruciore agli occhi che precedeva l'arrivo
delle lacrime. Non voleva piangere, così strizzò
le palpebre e
suggerì a Remus di allontanarsi dall'infermeria, per evitare
di
infastidire oltre Madama Chips. Era lieta di aver trovato una buona
scusa per fare qualche passo e distrarre la mente. Per qualche strano
motivo Lupin le sembrava la compagnia perfetta per un momento tanto
deprimente e spaventoso.
«
Era estremamente talentuoso » aggiunse lui dopo qualche
istante,
mentre si incamminavano sotto i portici che costeggiavano l'intero
lato est del castello.
Il
sole, ormai alto, si infrangeva contro le antiche colonne di pietra
rossa, le cui ombre sembravano stese di fronte a loro come una lunga
serie di tappeti oscuri.
«
Di rado ho visto giovani così versatili nelle arti magiche
»
continuò lui. « Cedric sembrava avere un talento
naturale per
qualunque disciplina. Eccelleva in Difesa Contro le Arti Oscure,
Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni... e nonostante fosse senza
alcun dubbio uno degli studenti più promettenti di Hogwarts,
non ha
mai esitato quando qualcuno dei suoi compagni aveva bisogno di aiuto.
L'eccezionale bravura porta spesso con sé un'eccezionale
arroganza »
spiegò, dopo aver intercettato un suo sguardo perplesso.
« Cedric
era uno dei ragazzi più umili e sinceri che abbia mai
incontrato. A
volte, quando lo ascoltavo parlare durante le mie lezioni, pensavo
che sarebbe di certo diventato un uomo in grado di migliorare il
mondo ».
«
Cosa insegni? ».
Lui
fece un sorriso un po' triste.
«
Ho insegnato Difesa Contro le Arti Oscure l'anno scorso ».
«
E ne sei uscito sulle tue gambe? Sei più fortunato di ognuno
dei
miei vecchi professori. Quella cattedra porta sfortuna, non lo
sapevi? ».
«
Certo che sì, ma sono sempre stato sorprendentemente
attratto dal
pericolo ».
Tonks
non riuscì a capire se lui fosse serio o se stesse solo
tentando di
alleggerire nuovamente l'atmosfera. Ora che poteva osservarlo con
più
calma, dovette ammettere che era più giovane di quanto non
aveva
creduto. Bastava distogliere l'attenzione dalle profonde occhiaie per
notare che le uniche rughe sul suo viso erano talmente leggere da
svanire fra la barba incolta. Eppure appariva vecchio in un modo
quasi insalubre, con quel pallore tetro e le smorfie rassegnate.
Sentiva
crescere in sé la curiosità per quel mago tanto
misterioso, ma
qualcosa nella sua testa le disse che non sarebbe stato per niente
disposto a rispondere a domande troppo personali.
«
Ti dispiace? » le chiese lui in tono vago, mentre estraeva un
pacchetto di sigarette Babbane dalla tasca di dietro dei jeans.
«
No, fai pure. Ma se ti becca la McGranitt, non tirarmi in mezzo
».
«
Non sarebbe la prima volta in cui mi frega l'intero pacchetto
».
«
La McGranitt fuma? ».
«
Solo saltuariamente » disse con tranquillità
Remus, mentre si
accendeva una sigaretta con una fiammella e dava una prima, lenta
boccata. « Sospetto che lo faccia solo quando Albus la fa
davvero
infuriare ».
«
Ho sempre pensato che fra quei due ci fosse qualcosa... »
ammise
lei, divertita da quella vecchia convinzione. « Battibeccano
come
una coppia di sposini ».
Remus
fece una strana risatina.
«
Ho detto qualcosa di buffo? » chiese con interesse Tonks.
«
No, affatto » replicò lui. « Ma lei
è solo la sua migliore amica
».
«
È comunque un ottimo motivo per battibeccare in
continuazione ».
Giunti
ormai in prossimità delle serre, si sedettero sul bordo di
uno dei
muriccioli di pietra e per qualche secondo rimasero ognuno con i
propri pensieri. Remus aveva quasi finito la sua sigaretta.
«
Chi è il Mangiamorte che ha aggredito Malocchio? »
gli domandò.
Remus
si umettò le labbra sottili prima di parlare.
«
Conosci Barty Crouch? ».
«
Certo, è la gran testa degli avvoltoi del Primo Livello.
Quelli
dell'Applicazione della Legge sulla Magia »
precisò davanti al suo
sguardo perplesso. « Scusa. Gergo da Auror ».
Lui
la ignorò e proseguì.
«
Barty aveva un figlio – un altro piccolo Barty non troppo
diverso
dal padre, a conti fatti. Poco tempo dopo la caduta di Lord
Voldemort, un gruppo di Mangiamorte si convinse che il loro amato
padrone non poteva essere davvero scomparso e che il Ministero dalla
Magia lo stava certamente tenendo prigioniero in qualche luogo
segreto. Decisero di far visita a Frank e Alice Longbottom,
probabilmente due dei migliori Auror di quei tempi... se quella notte
in casa non ci fosse stato anche il loro bambino, non avrebbero
esitato un istante a combattere, ma si arresero senza opporre
resistenza ».
«
Conosco quella vicenda ».
«
E sai anche che uno dei quattro Mangiamorte colpevoli si
scoprì
essere proprio il figlio di Crouch? ».
«
Oh » esclamò con sincera sorpresa Tonks.
« No, non ne avevo idea
».
«
Non stento a crederlo. Crouch ha passato i successivi tredici anni
facendo tutto quanto in suo potere per mettere a tacere le storie che
ancora si raccontavano sul suo perfetto figlio che torturava i
Longbottom fino a quando non hanno perduto la ragione – come
se
temesse che qualcuno potesse ricordare, come se fosse giusto
dimenticare » sputò con insolita
spietatezza. « Credevamo che
quel vigliacco fosse morto pochi mesi dopo il suo arresto, ma questa
notte – incredibile, ma vero – si è
scoperto non solo che era
vivo, ma che la persona che aveva preso il suo posto ad Azkaban era
sua madre. Sua madre » ripeté
con aria sbigottita. « Che
razza di uomo permette alla madre di morire ad Azkaban al proprio
posto? ».
Si
riaccese una seconda sigaretta con un gesto nervoso. Tonks attese con
pazienza, senza la minima intenzione di interromperlo o di mettergli
fretta: nonostante la poca esperienza in materia di interrogatori,
sapeva che non c'era nulla da guadagnare nel fermare una persona che
mostrava una tale esigenza di parlare.
Iniziava
a farsi un'idea abbastanza delineata dell'uomo che aveva a fianco.
La
spontaneità con cui parlava a Moody, un Auror che avrebbe
intimorito
chiunque altro al suo posto, poteva dipendere solo da un'amicizia di
lunga data – e Tonks aveva notato l'accenno che il mentore
aveva
fatto al padre di Remus.
Ma
c'era di più: conosceva troppo bene Moody per non
riconoscere le
rare occasioni in cui si trovava davanti a qualcuno che stimava
grandemente. A quanto pare Remus Lupin era uno dei pochi che potevano
vantare un simile onore. Poteva essere il figlio di un vecchio amico
di scuola? Probabilmente, eppure pronunciava il nome di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Madama Chips aveva espressamente
detto che Silente l'aveva avvisata della sua presenza a Hogwarts.
Forse lo aveva chiamato proprio per vigilare su Moody. Sapeva che
c'era ancora qualcosa che le sfuggiva.
«
È stato questo Barty ad aggredire Malocchio? »
chiese Tonks.
«
Sì ».
«
Ed è stato lui ad aiutare Tu-Sai-Chi a riacquistare il
proprio
corpo? ».
Remus
parve tentennare.
«
No, non è stato lui. È stato Peter Minus
».
Fra
di loro aleggiò un insolito silenzio. Tonks rimase a fissare
la sua
espressione seria, incapace di credere a quanto aveva appena sentito,
pur senza dubitare della sincerità dell'uomo – se
Moody si fidava
di Remus, allora lei si sarebbe fidata di lui. Ma Peter Minus...
Tonks conosceva a memoria la storia di Minus, aveva riletto tutto
ciò
che su di lui era stato conservato negli archivi del Quartier
Generale.
«
Peter Minus non è morto? ».
«
No ».
«
Tu-Sai-Chi non è morto, il figlio di Crouch non è
morto e ora anche
Peter Minus non è morto? ».
Ma
Cedric sì. Cedric è morto eccome.
Tonks
cercò di mettere a tacere quella voce.
«
So che è difficile da credere, ma è la
verità » disse con
amarezza Remus.
«
Ti credo, ma... non capisco » ammise in un sussurro Tonks.
« Sirius
ha ucciso Peter Minus ».
Remus
dovette cogliere un'insolita sfumatura nel modo in cui
pronunciò il
nome di Sirius. Piegò appena il capo, scrutandola con
espressione
pensierosa.
«
Tu conosci Sirius? ».
«
In un certo modo » tagliò corto lei, sperando che
l'uomo non
indagasse oltre.
«
Tonks... » mormorò invece lui, con aria di
improvvisa rivelazione.
« Avevo la sensazione di aver già sentito il tuo
nome, ma non
riuscivo a ricordare quando. Sei la figlia di Andromeda Tonks, vero?
».
Rimase
in silenzio, incredula. Come poteva conoscere sua madre, se lei non
lo aveva mai visto prima? Sua madre non era una donna ricca di
amicizie nella comunità magica. Suscitare la simpatia nella
gente
con un passato scomodo come quello della famiglia Black non era
facile, al punto che chiunque, quando si riferiva a lei e ai suoi
trascorsi, usava ancora il nome da nubile. Andromeda Black,
la
strega che non era stata risparmiata dalla gogna sociale neppure dopo
aver rinnegato la sua intera famiglia.
Quando
era ancora una bambina, si divertiva a guardarla correggere il suo
nome di fronte a qualche conoscente.
Il
mio nome è Tonks.
Tonks
aveva iniziato a farle il verso quasi per gioco, non ancora del tutto
consapevole delle sue abilità nell'imitare le persone: Il
mio nome è Tonks, solo Tonks.
Sua padre ne rideva fino alle lacrime.
Remus
aveva chiamato suo madre Tonks, non Black.
Provò un moto di
gratitudine per lui.
«
Come conosci mia madre? ».
«
In realtà non l'ho mai vista, me ne ha parlato...
». Si interruppe
e fece un soffio nervoso, passandosi una mano fra i capelli e
guardandosi intorno, circospetto. « Ah, tanto ormai ci
finirai
dentro... ».
Tonks
lo lasciò proseguire, anche se avvertiva il proprio battito
del
cuore farsi sempre più fremente.
«
Sei l'allieva di Moody, il solo modo in cui potresti scampare dal
disastro che sta per investirci è fare i bagagli e andartene
dall'altra parte del mondo – ma sospetto che tu non sia una
che
scappa facilmente » aggiunse con una smorfia. « Il
ritorno di
Voldemort e dei suoi Mangiamorte significa che siamo nuovamente fra i
loro obiettivi – Moody, probabilmente, è il primo
della loro
lista. E se è vero ciò che sta accadendo, se il
Ministero si sta
facendo accecare dalla fama di Malfoy, avranno tutto il tempo di
riformare il loro esercito per darci la caccia ».
«
La caccia... a chi? ».
Lui
sorrise con tristezza.
«
All'Ordine della Fenice ».
L'Ordine
della Fenice. Tonks
ne aveva
sentito parlare, ma non c'erano documenti ufficiali al Quartier
Generale. Era quasi una leggenda, una favola un po' impolverata della
cui esistenza nessuno aveva realmente prove. I
soldatini di
Silente,
così li aveva chiamati
una volta Scrimgeour, e non senza una profonda nota di disgusto.
«
È così che hai conosciuto Sirius? »
domandò all'improvviso Tonks. « So che era uno dei
membri dell'Ordine della Fenice, prima di...
quello ».
Per
un attimo Tonks credette che si sarebbe accesso una terza sigaretta,
ma lui parve cambiare idea e lasciò ricadere le mani in
grembo. Dal
Lago Nero si stava alzando una leggera brezza ad alleviare il caldo
di quella mattina.
«
Io e Sirius siamo amici fin dai tempi di Hogwarts. Eravamo nello
stesso dormitorio. Io, lui, James Potter... e Peter Minus. Dopo la
fine della scuola, unirci a Silente per noi fu una scelta
praticamente naturale. Era come se dopo tutti quegli anni trascorsi a
litigare con i Serpeverde per i corridoi non ci fosse altra strada
».
Tonks
cercò di immaginarselo quindici o sedici anni prima, senza
quelle
ombre scure e con uno sguardo più spavaldo, molto
più simile al
ricordo che ancora conservava dello sfrontato cugino di sua madre.
«
Presto scoprimmo che fra di noi c'era una spia molto vicina ai Potter
» soffiò rabbioso Remus. « E Peter
sfruttò al meglio le sue
abilità per mettere me e Sirius l'uno contro l'altro. In
poco tempo
finimmo per accusarci perfino delle scorrettezze che credevamo di
aver seppellito a Hogwarts e Peter poté godere indisturbato
della
nostra distrazione. Quando Sirius scoprì cos'è
era davvero
accaduto, ormai era troppo tardi ».
Tonks
suppose si riferisse alla morte di James e Lily Potter.
«
Lo inseguì, ma quando lo trovò Peter si
rivelò ancora una volta
più furbo di tutti noi. E Sirius ne ha pagato le conseguenze
».
La
verità nascosta dietro le sue parole la colpì
come una doccia
ghiacciata.
«
Tu sai dov'è ».
Non
era una domanda e Remus lo aveva intuito. Tuttavia, sebbene per lui
fosse ormai impossibile negare quanto le aveva raccontato, la sua
espressione era di nuovo imperturbabile, senza alcuna traccia di
disagio o spavento. Tonks aveva l'impressione che lui avesse nutrito
l'intenzione di arrivare a quel punto fin dall'inizio, come se tutto
ciò che le aveva raccontato fosse stato deliberatamente
pensato per
rivelarle quell'ultima verità.
«
Sono un Auror » gli ricordò a voce molto bassa.
« Se sai dove-- ».
«
No, sei la ragazza di Moody » la
interruppe lui con un
sorriso sardonico. « È così che
chiamavano i suoi allievi negli
anni Settanta, lo sapevi? Gideon e Fabian, Alice e Frank... i
ragazzi di Moody. Quando aderirono all'Ordine della Fenice,
il
nomignolo si appiccicò loro addosso come un tatuaggio sulla
fronte.
Mi ha colto alla sprovvista quando mi ha parlato di te: non credevo
avrebbe avuto il coraggio di addestrare di nuovo altri giovani Auror
».
«
Non che abbia avuto altra scelta » confessò lei.
« Nessun altro
Auror anziano voleva addestrarmi. Dicevano che ero un caso perso
».
Le
sopracciglia di Remus schizzarono verso l'alto. Poi, con stupore di
Tonks, iniziò a ridere. Aveva una risata piacevole, genuina,
che
sembrava risalirgli direttamente dalla pancia.
«
È questo quello che ti ha raccontato? ».
Tonks
scrollò le spalle. La sensazione di ignorare cose che Remus
sembrava
conoscere da tempo si faceva sempre più insopportabile.
«
Ha vinto quasi un centinaio di Galeoni in una scommessa con un altro
Auror » le raccontò. « Moody gli disse
che avresti distrutto uno
dopo l'altro tutti i suoi aspiranti Auror ».
Proudfoot
aveva scommesso che non saresti durata nemmeno una settimana.
«
Quel vecchio bastardo... » imprecò Tonks, pur
avvertendo un
piacevole calore all'altezza della stomaco. « È
per questo che mi
hai messo al corrente di Crouch, di Minus... di Sirius? ».
Lui
annuì.
«
Moody ha fatto il tuo nome non più di cinque minuti dopo
essersi
svegliato. Stavo parlando con Arthur Weasley, quando improvvisamente
si è messo a sedere sul letto, mi ha puntato contro l'indice
e mi ha
detto: Lupin, che diavolo fai ancora qui? Quel vigliacco di
Voldemort è tornato, va' a chiamare la mia ragazza e dille
che siamo
nella... beh, hai capito ».
«
E lo siamo davvero? ».
«
Sì, decisamente ».
Tonks
apprezzò la sua spietata sincerità. Remus
sembrava avere più
considerazione di lei e delle sue capacità di quanta non ne
avessero
la maggior parte dei suoi colleghi.
«
Kingsley Shacklebolt mi ha mandato qui per scoprire se qualche
funzionario dell'ufficio del Ministro si era mosso prima di
contattare il Quartier Generale. Se sei qui dall'alba, avrai di certo
visto qualcuno ».
Lui
sembrò improvvisamente a disagio.
«
Cerco di evitare di incrociare la strada con i dipendenti del
Ministero, se posso... a parte quando decidono di prendere l'aspetto
di una squinternata professoressa di Divinazione e mi svengono
addosso, almeno ».
Tonks
ridacchiò sotto i baffi, ma non le sfuggì
l'ennesimo tentativo di
evitare una domanda scomoda con una battuta di spirito.
«
Hai avuto problemi con la legge? ».
«
Direi piuttosto che è lei ad avere problemi con me
».
«
Quindi hai evitato qualcuno del Ministero, questa
mattina? »
riformulò lei, decidendo di assecondare il suo evidente
desiderio di
non approfondire l'argomento.
«
Un mago che sembrava morire di caldo in un lungo mantello viola
è
venuto a cercare Ludo Bagman, ma Filius lo ha cacciato via. L'ho
sentito gridare che al momento Hogwarts ha problemi più
importanti
per curarsi dei pasticci di Bagman con i Goblin ».
«
Poteva essere Mockridge, dell'Ufficio delle Relazione con i Goblin.
È
un tipo a posto, è solo un po' svampito »
ragionò Tonks. « Chi
altri? ».
«
Quella carogna di Dolores Umbridge » scandì Remus
con improvvisa
ferocia. « Ha insistito con Poppy per parlare con Albus fino
a
quando Minerva non è arrivata in infermeria ».
«
Cosa voleva la Umbridge da Silente? ».
«
Non ne ho idea, ma ho applaudito quando Minerva ha sbattuto quella
megera fuori dal castello. È stato uno spettacolo
indimenticabile,
avresti dovuto vedere come cercava di darsi un tono con quel suo
orrendo cappello da barboncino rosa ».
«
Sembri conoscere la Umbridge meglio di molti altri »
notò Tonks con
una smorfia. « Di solito è brava a farsi dipingere
dalla Gazzetta
del Profeta come la salvatrice del buon costume britannico, ma chi
lavora per lei sa che in realtà è una donna
tremendamente malvagia.
Hai lavorato al Ministero, in passato? ».
«
Buon Dio, no » replicò in fretta Remus, come se la
sola idea gli
provocasse enorme ribrezzo.
«
Malocchio diceva sul serio quando ha detto che sei un anarchico,
vero? ».
«
È solo deformazione professionale ».
«
Non sapevo fosse una caratteristica tipica dei professori ».
«
Lo è, se sei uno di quelli che insegna nei posti in cui non
gli è
permesso insegnare ».
Remus
si alzò con una rapidità tale da convincerla che,
ancora una volta,
stava solo cercando di evitare l'argomento. Tuttavia Tonks non era
assolutamente intenzionata a tornarsene al Quartier Generale senza
aver prima ricevuto un'adeguata risposta alle domande ancora
insolute. Se lui si riteneva anarchico per deformazione
professionale, lei era pedante per lo stesso identico motivo.
«
Posso accompagnarti? ».
Remus
le rivolse un'occhiata perplessa.
«
Cosa? ».
«
Scommetto che non stai tornando da Moody »
ipotizzò lei con tono
allegro. « Le prime lezioni staranno per terminare e con un
tempo
così bello qualcuno dei ragazzi vorrà di certo
sfruttare l'ora buca
prima di pranzo per fare due passi in riva al Lago. Ho solo una vaga
idea del perché ti senta obbligato a evitare il Ministero
della
Magia – lo scoprirò, non temere – ma
sono abbastanza sicura che
tu voglia mantenere segreta la tua presenza anche ai tuoi vecchi
studenti – perché ho capito che non insegni
più a Hogwarts, e
qualunque incidente te l'abbia impedito deve essere stato
considerevolmente grave. Si capisce dal modo in cui parli che hai
amato insegnare in questo posto e che qualcosa ti ha costretto a
smettere » aggiunse con naturalezza, cercando di non ridere
di
fronte al suo sguardo inquieto. « Ci sono solo due mosse che
credo
potresti essere intenzionato a fare: hai parlato dell'Ordine della
Fenice come di un'organizzazione ancora esistente, ma ho intuito che
né tu né Silente avete avuto il tempo di
rimetterla seriamente in
piedi. Per quale altro motivo Arthur Weasley avrebbe dovuto
informarti sulla presenza di Malfoy al Ministero? State riordinando
le forze e, se fossi in Silente, i primi che contatterei sarebbero i
compagni che mi hanno sostenuto quattordici anni fa. Questo spiega
perché sei qui e potrebbe spiegare dove stai andando
– e io ho
deciso di venire con te ».
L'espressione
di Remus sarebbe potuta sembrare tanto spaventata quanto colpita.
«
E la seconda mossa? ».
«
È il motivo per cui Shackelbolt non ha ancora messo le mani
su
Sirius. Non so quale trucco lui stia usando per nascondersi, ma sono
sicura che tu sai qual è – e sono ancora convinta
che in questo
preciso momento tu sappia anche dov'è. E
se è lì che stai
andando, come io credo, è lì che ti
seguirò ».
Lui
si grattò distrattamente la nuca, scrutandola con
intensità. Tonks
gli rivolse un sorriso sfrontato.
«
Ho ragione, vero? ».
«
Non su tutto, ma confesso di essere intimorito dal tuo spirito di
osservazione ».
«
Quindi mi porterai da lui? ».
Remus
prese tempo accendendo la terza sigaretta con una lentezza che Tonks
ritenne davvero snervante.
«
Al Quartier Generale non noteranno la tua assenza? ».
«
Oggi ho voglia di essere anarchica anche io ».
Lui
ridacchiò appena.
«
E sia, ma a una condizione, Ninfadora. Non devi seguirmi vestita come
Sibilla Cooman: Sirius mi prenderebbe in giro fino alla fine dei miei
giorni ».
«
Affare fatto... a patto che tu la smetta di usare quel nome orribile.
Io sono Tonks. Solo Tonks ».
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