Uncanonised

di Meggy the Witch
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7 Il collasso della storia
 
La nuova avventura era esageratamente frenetica.
I personaggi non avevano un attimo di pace e lo Scrittore continuava dargli un ordine dopo l’altro. Almeno nelle precedenti avventure c’erano dei momenti di pausa, dove ai lettori veniva descritto il paesaggio, la situazione, oppure giorni ordinari che non venivano inseriti nella storia. Invece in quella parevano non esserci giorni ordinari o descrizioni. A volte i personaggi avevano l’impressione che l’attenzione dei lettori fosse rivolta contemporaneamente da più parti.
Era una situazione estremamente caotica.
Doria, John e Louis stavano inseguendo qualcuno nella stazione. Non erano nemmeno sicuri di chi fosse. Il piccolo Benjamin stava dietro di loro sperando in qualche modo di essere d’aiuto.
Louis tese il suo arco, scoccò la freccia ma lo sconosciuto riuscì a schivarla. Anche John cercò di lanciargli un incantesimo, ma questo finì contro una colonna. Provò anche Benjamin, ma realizzò una fattura più grande di lui che lo spinse indietro facendolo rotolare sul pavimento. Doria istintivamente gli corse incontro. Lo prese delicatamente e lo aiutò a rialzarsi.
-Stai bene? Ti sei fatto male?-
-Un po’ alla schiena.- ammise il piccolo.
Corse verso Louis.
-Tutto bene?-
-Papà, non sono riuscito a fare l’incantesimo.- rispose triste.
-Non ti preoccupare. Imparerai.- lo rassicurò Louis.
Suo padre. Papà. Quella parola strideva così tanto nelle orecchie di Doria.
-Ci è sfuggito!- constatò John.
“Presto, presto! Uscite dalla stazione!”
John sbuffò contrariato. Non si poteva avere un attimo di tranquillità?
Fuori dalla stazione Aurora impugnava la sua spada, mentre Clara la minacciava con il bastone da saggia bibliotecaria. Fulvia stava tra le due.
-Non mi pare il momento di tirare in ballo le vecchie rivalità del passato…- stava dicendo.
Non la ascoltarono e si attaccarono a vicenda.
I tre uomini intervennero per separarle.
Doria prese Aurora e la trascinò lontano da Clara.
-Vi pare il caso di litigare?!-
Non l’avevano voluto loro. Gliel’aveva imposto lo Scrittore.
D’improvviso il suolo tremò.
“Scappate, scappate!”
John lanciò a tutti delle carte traslocatrici. Erano delle normalissime carte da gioco che, se strappate, erano in grado di trasferire la persona in un luogo a sua scelta.
Doria teneva ancora Aurora che stava strappando la carta.
Si ritrovarono sulla collina davanti alla Grande Fortezza.
-Perché qui?- chiese Doria.
Aurora stava per rispondergli che non lo sapeva. Lo Scrittore non aveva detto niente a proposito del dove scappare e lei ne aveva pensato uno a caso.
“Digli che è colpa sua se siete finti lì e che tu volevi andare da un’altra parte.” la bloccò lo Scrittore.
-È colpa tua!- tuonò –Io di certo non volevo finire qui!-
-Ma hai strappato tu la carta!- rispose Doria.
Non avrebbe nemmeno voluto risponderle. Era stanco di dover obbedire allo Scrittore. Non ne poteva davvero più.
-Hai interferito!-
“Bene, bravi, continuate a litigare, sottolineate che vi odiate e robe simili.” sbrigò lo Scrittore, come se dovesse correre a dare indicazioni agli altri personaggi, che chissà dov’erano finiti.
Aurora assunse un’espressione furibonda e minacciosa.
No. Non ce la faceva.
Si accasciò sull’erba e iniziò a piangere, fregandosene dei lettori, dello Scrittore e della storia.
Doria si sedette di fianco a lei. Le accarezzò i capelli.
-Aurora…-
-Io ti amo e non posso, non riesco nemmeno a dirtelo!- riuscì a dire tra le lacrime.          
-Aurora…-
Le lacrime rigarono pure il suo volto.
Le prese il volto tra le mani, come aveva fatto la penultima volta che erano stati nell’ufficio dello Scrittore, quando le aveva chiesto di sposarlo.
Era successo tantissimo tempo prima. E come se tutti quegli anni non fossero passati, la baciò.




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