Bellezza

di _Turs_
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Bellezza





Era bella Irene.
Agli occhi di Yeri lo è sempre stata, da quando si erano conosciute. Di quelle bellezze che venivano descritte nei libri dei poeti e dipinte dai pittori nelle loro migliori opere, quelle bellezze senza tempo. Quando Irene sorrideva Yeri sembrava vedere il sole e ne rimaneva abbagliata. Per lei Irene rappresentava un modello da raggiungere, così elegante nei movimenti e sempre leggiadra senza nemmeno volerlo. Vedendola era facile associarla ad una rosa, così delicata e forte, così bella da fare male.
Yeri però aveva appena capito che era la verità, mentre le parole della sua unnie le riecheggiavano nella mente.
"Yeri ti presento Seulgi" e già così sarebbe bastato, i loro sguardi sarebbero bastati, la dolcezza nella voce di lei, i loro sorrisi come zucchero e le loro guancie rosse d'imbarazzo mentre si guardavano e ridacchiavano. Già questo sarebbe bastato a far capire alla ragazzina che no, non aveva più speranze, anche ora che Wendy non c'era più. Ma a quanto pareva no.
"E'...la mia fidanzata." 
Ecco il colpo finale. La freccia decisiva che colpì nel punto vitale. E il cuore si spezzò. Perchè quegli sguardi Irene non li aveva rivolti nemmeno a Wendy. Quelli erano gli sguardi che si lanciavano nei libri le cosidette anime gemelle.  E l'unico rumore che si sentì fu quello del suo cuore in frantumi, che sovrastava le risatine e i sorrisi. Le orecchie di Yeri ormai erano piene di quel suono.
Gli occhi bruciavano mentre sollevava gli angoli della bocca e capiva che questa era una delle cose più difficili che si fosse mai ritrovata a fare.
"Congratulazioni unnie" per un attimo la voce si spezzò sull'ultima parola, quasi un singhiozzo. Ma nessuno se ne accorse, la felicità era il miglior coperchio per gli occhi. 
E non le restò altro che sorridere e scusarsi per un qualche impegno non sicuramente veritiero per allontanarsi il più in fretta possibile. E mentre correva via iniziò a piangere, gli occhi che si sfogavano e si arrossavano, nel frattempo iniziò a anche a piovere e lei urlò sotto i tuoni. Le goccie la inondavano, infradiciandola dalla testa ai piedi mentre si passava le mani sugli occhi e piangeva come una bambina. E crollò sulle sue stesse gambe sul marciapiede vicino casa, come senza forze e rimase li, immobile.

 




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