Super-speed in Hero Academia

di Le_FF_di_Max_Casagrande
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Quel giorno il Giappone sembrava essere perfetto, un luogo indubbiamente carino in cui passare le vacanze, ma quel giorno lui non era in vacanza. Lui era lì perché doveva trovarlo. Voleva trovare All-Might ed ucciderlo. Per quello che aveva fatto alla sua famiglia.
Aveva superato la dogana con facilità, senza neanche eseguire i controlli: nessuno si era accorto di lui, come ben sapeva. Se non lasciava tracce, era impossibile notarlo.
Uscì dall'aeroporto di Tokyo esattamente come era entrato in quello della sua città, senza valige, mettendosi la maschera da sciatore che indossava ogni volta che correva. Inspirò profondamente con il naso, inalando l'aria che puzzava di benzina e cemento, ma anche di fresco, a causa del vento. Ci mise qualche secondo per ritornare alla realtà, per ricordarsi cos'era venuto a fare in quel luogo del Giappone. Cominciò a correre. Coprirsi il volto non serviva a nascondere la propria identità, visto che nessuno avrebbe potuto vederlo a quella velocita; ma serviva più che altro a non fargli andare cose negli occhi, cosa che succedeva spesso quando correva. Ricordava ancora quella volta quando, passando di fronte ad una fattoria, gli era andato un moscerino nell'occhio, per non parlare di tutte le volte in cui correva sotto la pioggia, con quelle gocce ferme a mezz'aria che sembrava non avessero fretta, al contrario di lui. Lui, invece, aveva sempre fretta. Gli piaceva correre, anche se ormai era diventato qualcosa di monotono.
Si limitò a correre. Correva per le strade, autostrade, vie secondarie. Non sapeva neppure lui cosa stesse cercando, probabilmente una maniera per pensare. Gli serviva un luogo tranquillo, un posto dove avrebbe potuto urlare o sfogarsi senza che nessuno gli dicesse nulla. Ecco cosa gli serviva. In un primo momento pensò di andare a cercare la campagna, ma poi si ricordò di non aver mai amato particolarmente gli spazi aperti. Non aveva idea di dove andare. Non conosceva nessuno a Tokyo, né tanto meno aveva parenti. Fu in quel momento, che, tra tutti i palazzi e grattaceli che passavano ad una velocità incredibile, il ragazzo lo intravide: una “A”, contenuta in una “U”, in oro risplendeva sopra il cancello all’entrata della scuola per super eroi. Senza neanche accorgersene, aveva trovato la UA. Entrò, rallentando il passo fino a camminare. Tutti parevano fermi, come al solito.
“Dio, come sono lenti” pensò il ragazzo continuando a camminare. Era così veloce da parecchi anni ormai, almeno per quanto riuscisse a ricordare: fin da piccolo vedeva benissimo che, nei film d'azione, c'erano proiettili a salve invece di quelli veri, dato che con, i suoi riflessi, altrimenti, gli avrebbe visti a mezz'aria. Li vedeva distintamente mentre erano in aria. Effetto collaterale del suo Quirk.
Quella scuola era enorme, non solo l'edificio ma anche il giardino esterno. Fuori c'erano alcuni ragazzi che si allenavano nei loro rispettivi poteri: chi era invisibile, chi muoveva blocchi di terra su e giù, chi invece si limitava a dare normali pugni contro avversari che sembravano non essere lì. Cominciò a gironzolare, passando anche in mezzo ai palazzi, quando, all'improvviso, una forte spinta da dietro lo scaraventò in avanti. Nello stesso istante, anche una serie di suoni pervasero le sue orecchie. Non erano lenti e bassi come al solito, come erano stati negli ultimi 5 anni. Erano... veloci. Era come se adesso il resto del mondo seguisse i suoi tempi, come se non fosse più veloce. Il cuore cominciò a battergli all'impazzata, ancora più rapidamente del solito.
-Midoriya! Vuoi di nuovo romperti un braccio?- urlò una voce in mezzo a tutti, che il ragazzo non riconobbe.
Cominciò ad agitare una mano, notando che si muoveva alla solita velocità. Era sfocata alla vista di una persona normale, ma si muoveva solo rapidamente ai suoi occhi. Sapeva quanto fosse veloce, abbastanza da poter superare un proiettile per poi fermarlo a mezz'aria. Il ragazzo era felice: non aveva perso i suoi poteri, ma adesso poteva interagire con il resto del mondo: poteva parlare, ascoltare. Cose che si era dimenticato di come fare.
Si tolse la maschera da sciatore mettendosi gli occhiali da sole, facendo ben attenzione a tenere gli occhi serrati.
“Mh...” pensò il ragazzo “Vediamo... lui appare sempre se c'è qualcuno da salvare... ci sono!” concluse lui, battendo il pugno sulla mano appena gli venne l'idea. Non sapeva come faceva ad essere così calmo nonostante fosse in quella situazione a lui così nuova, ma finchè poteva continuare a muoversi ad super-velocità non gli interessava molto. Era come un bellissimo regalo per lui. A quel punto cominciò a far rallentare il tempo intorno a sé, come aveva sempre fatto, vedendo che, effettivamente, tutti i presenti si immobilizzarono piano piano. Cominciò a camminare verso il ragazzo che gli era più vicino: era basso, smilzo e con capelli neri con punte verdi. Lo prese per vita, per poi cominciare a pensare: avrebbe dovuto dire qualcosa? Magari avvertirlo? Non sapeva cosa fare... era la prima volta che lo faceva. Fece tornare il tempo alla normalità, vedendo che tutti i presenti notarono il suo spostamento ad alta velocità. A loro sembrava come se si fosse teletrasportato, ma in fondo nessuno poteva vederlo -Bonjour, mon nom est Francois et je vous kidnapper. Faire semblant d'avoir peur: il est ma première saisie- concluse in un sorriso.




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