All things all at once

di lestylinson
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Louis
 
“Louis? Louis, mi stai ascoltando?”
Solo in quel momento mi riscossi dai miei pensieri. Tenevo lo sguardo fisso sullo schermo del telefono da un paio di minuti ormai, senza riuscire a distoglierlo.
“Scusami, mi sono distratto” feci imbarazzato, “dicevi?”
“Ti ho chiesto quale preferisci. Azzurro o verde smeraldo?”
Rimasi interdetto per qualche istante, poi “verde smeraldo” risposi, senza capire a cosa si stesse riferendo Eleanor. Alzai gli occhi nella sua direzione e la vidi sventolare due pezzi di stoffa colorati, e in quel momento ricordai perché mi trovassi lì: la mia ragazza mi aveva trascinato in quel negozietto per scegliere le bomboniere per il nostro matrimonio. Eravamo lì dentro da più di mezz’ora ormai, ma non eravamo ancora arrivati ad una conclusione, perché per lei era di vitale importanza scegliere il giusto colore dello chiffon che avrebbe avvolto i confetti, per me invece quella era solo una tortura alla quale non potevo sottrarmi. Come se non bastasse poi, da quando avevo letto il messaggio di Niall, mi sentivo avvolto da una profonda agitazione che mi faceva desiderare solo di scappare da lì e di non tornare più indietro.
Improvvisamente la stanza cominciò a vorticarmi intorno, la fronte mi si imperlò di un sottile strato di sudore.
Avevo bisogno di aria, decisamente. Così mi alzai dal divanetto, presi la giacca e mi avviai verso l’uscita del negozio.
“Scusate, ho bisogno... ho bisogno d’aria” dissi sbrigativo, sotto lo sguardo perplesso della commessa e di Eleanor.
Non appena uscii in strada venni investito dal vento freddo di marzo, che si insediò nei miei polmoni e mi permise di riprendere a respirare. Mi accesi una sigaretta ed estrassi il telefono dal cappotto, digitando il numero del mio migliore amico. Liam rispose dopo tre squilli.
Ehi Tommo! Hai già dato di matto?”  ridacchiò dall’altro lato del telefono.
Mi ritrovai a sorridere, quel bastardo mi conosceva fin troppo bene.
Ma il motivo della mia telefonata non era quello che Liam si aspettava.
“Tu sapevi che fosse a Doncaster?” chiesi dunque, con un’urgenza che non mi ero reso conto di avere.
Cosa? Chi?”  
“Harry, Liam. Harry è a Doncaster. Tu lo sapevi?”
“Cosa? No! Aspetta, vi siete incontrati?”
Feci un lungo tiro dalla sigaretta, poi cacciai fuori il fumo con una risata amara.
“No, è stato Niall a dirmelo”.
Una nuvola di fumo si condensò di fronte al mio viso prima che gettassi a terra la sigaretta quasi finita.
Rimasi in attesa per qualche secondo, ma Liam non sembrava voler pronunciare una sola sillaba.
“Payne, che fine ha fatto la tua adorabile parlantina?”
“Scusa è che... Sei sicuro sia realmente a Doncaster?
“Così sembrerebbe” risposi, lapidario, senza sapere realmente cosa dire.
Sospirai silenziosamente, avvertendo uno strano bruciore allo stomaco mentre mi accendevo un’altra sigaretta.
Ancora una volta tutto ciò che ottenni dal mio migliore amico fu un assordante silenzio. Probabilmente tutto quello che avevo dentro in quel momento trasparì dalla mia voce, senza che riuscissi ad impedirlo.
Si farà vivo, Louis. Ne sono sicuro.”
Liam aveva capito. Senza che io dicessi nulla, lui aveva capito.
La notizia del ritorno inaspettato di Harry, dopo quasi quattro anni di silenzi e assenze mi aveva colto impreparato, riportando a galla delusioni e vecchi rancori che mi ero costretto a seppellire in un cassetto troppo piccolo di cui nessuno, a parte me, a parte lui, aveva la chiave.
Da lontano sentii la voce cristallina di Eleanor e il rumore dei suoi tacchi farsi sempre più vicino.
Mi voltai e la vidi camminare velocemente verso di me con un sorriso raggiante sulle labbra.
“Sì certo!” feci sprezzante.
“Adesso devo andare, El è appena arrivata. Ci vediamo domani sera?”
“D’accordo, e mi raccomando non fare tardi come al solito!”.
 
“Ehi tesoro, va tutto bene?”.
Eleanor mi posò un leggero bacio sulle labbra e in quel momento dovetti combattere contro me stesso per non sfuggire a quel contatto.
Mi sforzai di sorridere, sperando di apparire abbastanza convincente e “sì, tutto ok” rispondere, “solo torniamo a casa, oggi è stata una giornata pesante”, dissi con un filo di voce.
Così cominciai a camminare velocemente, con El avvinghiata al mio braccio, fingendo di ascoltare ogni singola parola del suo frivolo discorso, mentre in realtà la mia mente era da tutt’altra parte, ripercorrendo ricordi e sensazioni degli anni passati.
Eleanor continuò a parlare per tutto il tragitto, io continuai ad ignorarla finché non arrivammo a casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note personali:
Se siete arrivate qui e avete speso qualche minuto per leggere questo primo breve capitolo, vi ringrazio di cuore. Lavoro a questa storia da un bel po', ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla, fino ad ora.
Spero dunque che queste poche righe vi abbiano incuriosito a tal punto da ritornare la settimana prossima per il prossimo aggiornamento.
A presto,
lestylinson.




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