La corona medioevale

di Seiyako
(/viewuser.php?uid=137442)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


UNO STRANO FRATE



-Hey fratellone, guarda un po’ lì- Agata indicò con il dito indice davanti a sé. Alexander guardò e vide un uomo con un logoro saio seduto su di un masso. Essendo seduto di spalle, gli si intravedeva solo il cerchio sulla testa e i capelli radi attorno alle tempie. Stava pregando o forse si stava riposando solamente per pochi minuti, in modo tale da recuperare le forze e riprendere il cammino. Non aveva acqua e bisaccia con sé, ma solo un lungo bastone di legno. –Non hai mai visto un timorato di Dio?- schernì la sorella, ridendo sotto i baffi. –Guarda meglio, tontolone- riprese lei con una nota acida nella voce. Man mano che procedeva cavalcando, con Agata che continuava a mantenersi ben salda alla sua vita, il ragazzo si accorse che c’erano tantissimi animaletti ai piedi di quel frate. Erano migliaia, erano presenti addirittura le bestie più pericolose. Ma non sembravano volessero attaccare il pover’uomo, anzi, erano accucciati docilmente e tendevano per bene le orecchie. Il curato, non sembrava per nulla spaventato. Agata e Alexander non riuscivano a credere a ciò che stava succedendo. Un chierico che conversava con gli animali! –Ma è uno stregone- esclamò Agata meravigliata – Non ho mai visto nulla del genere-
-Neanche io- replicò Alexander mentre si facevano sempre più vicini a quello strano personaggio. I due fratelli videro anche dei  passerotti appollaiati sui rami degli alberi, non cinguettavano, erano totalmente assorti alle sue prediche evangeliche. – Non è uno stregone- riprese Alexander, cercando di convincere più sé stesso che la sorella – E’ davvero un frate-
Si fermarono davanti a lui, non osarono proferire parola, aspettarono che si rivolgesse per primo verso loro. Quando il religioso congedò gli animali, essi ritornarono allegramente alle proprie tane. Agata, entusiasta, scivolò velocemente dalla sella e gridò a gran voce – E’ straordinario, ma come avete fatto?-  Egli non rispose, si limitò a sorriderle. La giovinetta trovò che avesse un viso e un sorriso dolcissimo. –Da dove venite, padre?- domandò Alexander rompendo il breve silenzio che si era instaurato. –Dall’Italia- rispose lui, e poco dopo continuò – Potete offrire ospitalità ad un povero viaggiatore stanco e affamato? –
 
Musica e brio aleggiavano nel salone del castello, al centro era posizionato un lungo tavolo a ferro di cavallo, imbandito con ogni genere di pietanze succulente. Birra e vino scorrevano a volontà e i commensali si davano un gran bel daffare ad accaparrarsi le cibarie migliori. Ma il calore dei castellani, le risate, gli schiamazzi, le danze, il suono del flauto dolce e del mandolino sembravano non toccare per nulla l’animo di Isabella. Ella rimaneva seduta e immobile, con lo sguardo fisso verso i saltimbanchi. Giocolieri e contorsionisti cercavano di far smuovere e divertire la principessa con le loro complicatissime acrobazie. –Sono molto bravi, non trovate altezza reale?- disse Lord Leonard, mentre masticava avidamente una coscia di pollo, ungendosi completamente le labbra –Li ho fatti chiamare dall’ Oriente apposta per voi. Sapete, conosco perfettamente il trucchetto dello Sputafuoco . Basta ingerire una sostanza misteriosa e hop , eccovi trasformato in una sottospecie di drago. Incredibile, vero? - Isabella sorrise malinconicamente, rispose con uno spoglio e flebile si. In realtà non le importava nulla del circo, non aveva toccato cibo e non aveva nemmeno bevuto una goccia di vino dalla coppa. I suoi pensieri erano altrove, nascosti nella parte più recondita della sua mente. Solamente i fiori colorati, usati per decorare le ghirlande del castello, parevano ridestarla dal torpore e suscitare in lei una profonda emozione.

-A cosa stai pensando, principessina?- si domandò mentalmente un brutto ceffo seduto a tavola. Sorseggiò lentamente il mulsum* dal suo calice d’argento e si asciugò la bocca col dorso della mano. Indossava la divisa delle guardie reali e l’espressione del suo viso era tutt’altro che amichevole. Se Lord Leonard avesse prestato un po’ più di attenzione, avrebbe giurato che stesse guardando la sua protetta con fare sospetto. 


MULSUM*: miscela di vino e miele, era la bevanda offerta all'inizio del pranzo romano in concomitanza con la "gustatio" quella che definiremmo la portata degli antipasti.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3712315