Sono giorni che ho un mal di pancia assurdo eppure riesco a fare tutto
nelle mie giornate anche gli allenamenti di ginnastica artistica ma il
male non mi abbandona.
Dico a mia mamma che ho un mal di pancia abbastanza forte e lei mi dice
rassicurandomi:" Sarà il virus intestinale che
c'è in giro adesso oppure hai mangiato qualcosa che ti ha
dato fastidio! Dai che non è niente Irene!". Ovviamente
sapevo che non era così e l'avrei imparato a mie spese.
I giorni passano e le mie condizioni peggiorano, inizio a sudare freddo
e ho brividi lungo tutto il corpo, non ho fame e ogni volta che provo
ad andare in bagno faccio fatica a fare la pipì e anche ad
andare di corpo. capisco che sto male seriamente e l'unica che sembra
accorgesene sembra essere mia sorella.
Un giorno mi provo la febbre e appena lego il responso del termometro
sono spaventatissima 38 e mezzo di febbre, oh santo cielo! La pancia
inizia a farmi sempre più male e sono davvero provata dal
dolore che sto provando, il male è assurdo e piango
perchè sento delle fitte che definire dolorose è
poco. Vomito, non mi reggo in piedi dal dolore e mia sorella
guardandomi mi dice in modo contrariato:" Basta, ti porto al pronto
soccorso Irene, andiamo!". Mia sorella mi porta in ospedale che
fortunatamente mi dista pochissima strada da casa mia e appena
arriviamo mia sorella dice ai medici che sto male e che ho forti dolori
addominali, purtroppo ci sono persone più gravi di me
davanti e mi devo mettere a sedere e aspettare il mio turno, il triage
ci un codice giallo nonostante tutto ma un codice rosso ovviamente
passa prima e non c'è sintomo che tenga. Molte persone
arrivano anche con l'ambulanza mentre io sto sempre più
male, le budella sembra che mi stiano andando a fuoco, ho un male
assurdo e vorrei che questo dolore finisse il prima possibile, mi tengo
le mani sulla pancia e cerco di resistere a questo tremendo dolore che
sto provando.
Finalmente una infermiera si interessa a me e mi dice:" Seguimi tesoro,
stai tranquilla che andrà tutto bene!". Mi rilasso e adesso
ho meno paura rispetto a prima ed entro in una sala dove ci sono dei
medici e mi fanno stendere su un lettino, uno dei medici mi inizia a
toccare la pancia facendo alcune manovre e mi dice:" Dimmi se ti faccio
male Irene, è importante che tu ci dica se senti male oppure
no!". Il medico compie alcune manovre decise e mi preme sulla pancia
per poi rilasciare con forza e urlo dal dolore in modo molto intenso e
il medico decide di farmi fare un ecografia all'addome, inizio ad avere
paura e il responso dell'ecografia è tremendo... Ho
l'appendicite.
Vengo subito portata in sala operatoria e preparata per l'intervento,
mi sembra di essere in una scena di "ER" e vedo i medici che mi portano
in sala operatoria, sto piangendo intensamente, ho tanta paura e vorrei
essere ovunuque adesso ma certamente non in questo maledetto ospedale.
I medici mi rassicurano dicendomi che andrà tutto bene e
vengo portata in sala operatoria. Le mie lacrime cadono copiose dai
miei occhi e vorrei tanto essere forte, vorrei tanto non piangere ma
non ci riesco, la paura mi sta molto lentamente logorando e io vorrei
che questo inferno possa finire il prima possibile, ho un dolore
tremendo in tutta la pancia ma sono sicura che i medici sapranno fare
il loro dovere.
Arrivata in sala operatoria vengo subito tranquilizzata dai medici e
vedo che in sala operatoria è tutto pronto per l'operazione
e sono più tranquilla, conosco l'anestesista che
è un ragazzo iraniano, un gran figo.... Irene sei fidanzata
datti un contegno ma era veramente bello. L'anestesista mi dice che
andrà tutto bene, mi accarezza il viso e i capelli e mi fa
sentire come una bambina praticamente, il chirurgo mi dice che ha una
figlia della mia età e mi promette che andrà
tutto bene, in pochi istanti l'anestesista mi dice in modo deciso:"
Irene adesso mi dovresti dare il braccio, ti facciamo dormire un
pò!". Sono più tranquilla e così do il
braccio all'anestesista e prima lo disinfetta con molta attenzione e
poi con lo stesso ago che di solito si usa per l'esame del
sangue e mi infila l'ago nel braccio, sento un leggero dolore che
assomiglia ad un pizzicotto e il chirurgo mi dice sorridendo:" E
così sei una ginnasta? Anche mia figlia fa ginnastica
artistica, forse la conosci anche... Si chiama Noemi!". Inizio a
sentire gli occhi pensanti, cerco di ricordare se conosco qualche Noemi
che fa ginnastica artistica ma ora non mi viene in mente niente.
l'anestesista mi dice di iniziare a contare fino a 10, " Uno, due,
tr....!". Non riesco a finire la parola tre che vedo tutto buioi, da
qui in poi non ricordo più nulla.
Mi risveglio qualche ora dopo in rianimazione, sento un medico che mi
tira affettuosamente dei ceffoni sulle guance e mi dice:" Irene
svegliati, è andato tutto bene tesoro, svegliati!". Apro gli
occhi molto lentamente, sono debolissima e vedo tutto opaco davanti a
me, riconosco il viso del medico e gli dico in modo confuso:" Vedo
tutto opaco, mi gira la testa dottore, ho sete, vorrei dell'acqua!". Il
medico sorride e dice che mi andrà a procurarmi dell'acqua.
Mi guardo la pancia e piango sapendo che avrò una cicatrice
deturpante nel bacino e invece ci sono solo due piccoli buchini che
praticamente non si vedono, sorrido perchè capisco che non
avrò una orrenda cicatrice tipo trucco per halloween e sono
stupita da questa cosa ma adesso vorrei solo bere un pò
d'acqua. Nello stesso giorno ricevo una visita di Amin, l'anestesista
iraniano e figo e mi regala un mazzo di fiori, il mio fidanzato
ovviamente non l'ha presa bene inizialmente ma alla fine mi ha detto
che è stato gentile. Il mio ragazzo in questa esperienza mi
è stato vicino come non mai prima d'ora e mi ha fatto
sentire unica, una vera princicpessa. Ogni giorno mi portava dei regali
e mi ha regalato anche il peluche di Flounder, il pesce amico
di Ariel nel film Disney "La Sirenetta", quei regali mi facevano molto
piacere ma per me la cosa straordinaria era stare insieme al mio
fidanzato e lui tutti i giorni mi diceva con il suo grande sorriso:"
Sei bellissima anche se sei in ospedale!". Oddio..... E' troppo dolce
quando mi dice queste cose perchè so che le dice in modo
sincero e riesce a mettere a nudo il suo cuore con me.
I giorni dopo la mia appendicectomia procedono bene ma molto lenti e
monotoni, il primo giorno sono andata in bagno diverse volte per
smaltire l'anestesia generale, non ho mangiato e sono stata alimentata
solo tramite flebo mentre i giorni successivi ho ricominciato a
mangiare, prima solo pappine liquide e di discutibile gusto, si sa sono
in ospedale e non in un ristorante ma cavolo quelle pastine erano
davvero insipide, piano piano ho ricomiciato a mangiare solido e a
tornare regolarmente in bagno e dopo 6 giorni di degenza ospedaliera
sono stata dimessa, poco prima di dimettermi il medico mi ha spiegato
che la mia operazione è stata fatta in laparoscopia, una
tecnica mini invasiva che mi avrebbe lasciato migliori risultati
estetici sulla pelle, infatti non ho la solita cicatrice orrenda sulla
pancia e questa cosa devo dire che mi ha fatto molto piacere, ci siamo
salutati con una stretta di mano, esco dall'ospedale maggiore di
Bologna con un pò di intestino in meno ma con la
consapevolezza che sono stata aiutata da persone straordinarie che mi
hanno fatta sentire speciale, ringrazio i medici uno ad uno e gli
abbraccio, purtroppo mi hanno detto che non potrò fare
ginnastica artistica per circa un mese ma sono sicura che
passerà veloce questo dannato mese di esonero
dall'attività sportiva. Prima di uscire dall'ospedale Amin
decide di offrire a me e al mio ragazzo un caffè e una
brioche al bar, ridiamo e scherziamo e io mi sento totalmente a mio
agio, Amin mi dice che la mia appendice era quasi andata in peritonite
e che ho rischiato davvero grosso e che se non fossero intervenuti
probabilmente sarebbe scoppiata e avrei rischiato morire di setticemia,
fortunatamente questo non è accaduto e ora posso affermare
mangiandomi un cornetto al cioccolato e bevendo un cappuccino che
l'appendicite è solo un lontano brutto ricordo.
PS: Un mese dopo ho ricominciato a fare ginnastica artistica
e ho vinto anche una gara molto importante a cui tenevo molto ma questa
è un altra storia.
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