Caro papà

di Ciulla
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CARO PAPÀ

 

 

Caro papà,

 

son passati sette anni,

e non è la prima volta che ti scrivo.

La vita mia va avanti,

con la scuola, come sempre, me la cavo.

Ho lasciato il clarinetto,

e provato a strimpellare il pianoforte.

Ma se osservo i tuoi strumenti

portan tutti la minaccia della morte.

 

 

La musica più bella,

tu l'hai presa e ne hai fatto la tua vita;

se l’ascolto chiudo gli occhi,

in una folle illusione mai sparita.

Son passati sette anni,

ma mi manchi come fosse il primo giorno,

quando stavo tra il dolore

e la folle speranza d'un ritorno.

 

 

Ogni volta che fallisco

chiedo scusa a te, papà, con il pensiero.

Ogni volta che trionfo,

sogno te a fissarmi con lo sguardo fiero.

Con fantastici occhi azzurri

che ora uguali mi risplendono sul volto,

con quel luccichio di vita

che si è spento, quando tu mi fosti tolto.

 

 

Ho tante cose ora,

tante cose che mi rendono felice,

e mi piaccio come sono,

e d'ogni cosa, tu sei la radice.

Porto sempre il tuo ricordo

che ogni tanto si riversa nel mio pianto,

quando chiudo forte gli occhi,

volo indietro col pensiero e lenta canto.

 

 

Canto il ricordo

di ciò che mi cantavi da bambina,

mi cullavi con la voce,

mi svegliavi coi tuoi passi, la mattina.

 

 

Caro papà,

a non piangere, però, non son riuscita.

Per quanto bella

possa essere, adesso, la mia vita,

lo sento forte,

che le manca, nel profondo, quel qualcosa,

che possa renderla

più normale, più felice, più ogni cosa.

 

 

Caro papà.

Ci scommetto, molte volte ti ho deluso,

però ti amo,

e di tutto ciò che vuoi, ora, mi scuso.

Non son perfetta,

ma sono parte della tua famiglia.

Perciò mi hai sempre amato,
e di questo ti ringrazio. Ciao, papà. Tua figlia.

 





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