Invictus

di Sesquiplebe
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Cantavano le aquile in quell'ultima giornata d'Aprile confondendosi con le urla rabbiose dei cannoni e degli uomini morenti ai piedi delle mura. Dei francesi, la cui fama di traditori conquistatori era nota ad ogni singolo italiano, si poteva osservare solo la codardia e la mediocrità di fronte ad un popolo temerario figlio di continui soprusi alla propria madre patria, figlio vendicatore.
Nonostante quegli animali fossero forti in un certo senso, nessun guerriero osò buttare a terra le proprie armi e abbandonare il campo di battaglia come prede in fuga.
L'italiana teneva le briglie del cavallo strette, ancora ferme, per respirare ancora quell'aria intrisa di una gloria mai morta. Chiuse gli occhi rallentando l'irrefrenabile tempo fuggitivo, ascoltando il canto vittorioso delle aquile che danzavano in mezzo a quegli eroi leggendari eredi di una storia mai finita. Ed ecco la calda brezza sfiorare come una carezza materna la sua pelle provocata dalle corse pesanti dei combattenti e lo scontrarsi violento delle armi.
Sollevò lentamente le palpebre mostrando uno sguardo ferino, iridi smeraldine ardenti affamate di vittoria e, chissà, pure vendetta. Catturò un profondo respiro irato trasformandolo, poi, in un grido furente udibile perfino dall'alto dei cieli. Strattonò le redine, estrasse la spada dalla cintura, e si buttò tra le fiamme.
L'animale nitriva ad ogni francese a terra, batteva gli zoccoli ad ogni francese ferito, avanzava ad ogni fila francese caduta.
Una macabra sinfonia vittoriosa echeggiava per tutta Roma, fuori e dentro, e un magnifico quadro di sangue si dipende sul terreno quasi a consacrarlo annunciando una nuova era. Il richiamo improvviso delle truppe avversarie, sulla sera, confermò l'esito già intuito dall'inizio del massacro: fuggirono a gambe levate, bestioline spaventate dal tuono del temporale. A quello spettacolo Lucia si lasciò scappare un piccolo sorrisino divertito e soddisfatto.
«Codardi eravate e codardi siete.»
Tornò dentro la città pregustandosi la festa che sarebbe stata creata tra vini pregiati, donne bellissime e discorsi di patria in onore di quella magnifica ultima giornata d'Aprile.





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