Mezzanotte

di Alex Ally
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Il silenzio più profondo era l'unica cosa che riempiva la villa. Nemmeno il più piccolo suono; in molti sarebbero impazziti a causa di quel silenzio che regnava in quella casa da cinque lunghi anni.
Erano le undici e cinquantacinque.
Il silenzio fu spezzato dal rumore dei cardini della porta che si aprirono cigolando e succesivamente dal rumore dei passi. Chiunque fosse entranto non si era presso al briga di togliersi le scarpe come da tradizione giapponese, ma infondo che senso avrebbe avuto farlo considerando quello che era venuto a fare?
Il bambino con la treccia bionda e gli occhi dorati inizio a percorere il corridorio che dava verso il balcone con il cuore che gli martelava nel petto, terrorizato dal suono dei suoi stessi passi. O forse aveva paura di quello che stava per fare?
No! scosse la testa con fermezza; quello che stava per fare era la scelta migliore. Aveva fatto troppo male a troppe persone per meritare il perdono... in special modo il loro perdono. Come aveva fatto ad essere cosi cieco? Come aveva potutto essere stato cosi crudele con i suoi stessi figli?
E per cosa poi? Per la vendetta... una vendetta che comunque non sarebbe servita a niente e lo sapeva, dannazione se l'ho sapeva eppure aveva continuato dritto per la sua strada senza guardare in faccia nessuno, diventando l'essere più sprecievole che potesse immaginare. Un'essere che lui stesso avrebbe odiato e disprezzato in passato e anche adesso.
Forse a questo serviva la maschera. Non a nascondere la sua faccia dafformata, ma per non doversi vedere allo specchio senza odiarsi nel profondo. Gli sfuggi una risata a quel pensiero mentre delle lacrime silenziose iniziavano a scendergli dagli occhi. La risata continuo fino a diventare isterica. Il bambino che di bambino aveva solo l'aspetto si accascio a terra piangendo e ridendo all'unisolo poi con un gesto deciso si tolse la maschera di ferro e la getto lontano.
Tanto ormai non gli serviva più.
Facce dei lunghi respiri cercando di calmarsi e quando ci fu riuscito si alzo in piedi e finalmente raggiunsse la sua destinazione la terrazza. Una volta fuori respiro a pieni polmoni l'aria fresca della sera e si sporge sul bordo dando una sguardo al panorama: da li si vedeva tutta la città.
“Figli miei... vi prego, vi sgungiro perdonatemi, non solo per quello che vi ho fatto passare, ma anche per questo. Per essere troppo codardo per affrontare le mie colpe.” disse guardando il cielo stellato per poi puntare gli occhi sul prorio orologio. Le undici e cinquantanove.
“Chissà cosa si prova ad essere un'uccelo?” fu il suo ultimo pensiero primo di gettarsi nel vuoto.
Mezzanotte in punto.
Angolo dell'autrice: ok, è la prima storia su questo fandom è l'ho voluta dedicare al personaggio che più mi affascina di tutta la seria nonché cattivo preferito e l'unico la qui redensione a mio avisso abbia un senso compiutto.
Questa storia mi è venuta in mente oggi a scuola durante l'ora di matematica in qui ogni scusa è buona per ignorare il prof.
Spero che vi sia piaciuta e che recensirete.




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