Ossitocina

di Xeimona
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Quella non era per niente la mia giornata, era iniziata in modo pessimo e finita in un modo ancora più disastroso. Torno a casa con il morale sotto i piedi con la sola volontà di fare una doccia bollente e morire lentamente sotto il piumone.
 
L’acqua calda mi scorre sulla pelle, i nervi mi si sciolgono e la mente si svuota: alcune persone pensano al senso della vita in questa occasione, io al buio assoluto. Musica familiare avvolge la stanza e sembra quasi di sentirmi meglio quando infilo la felpa rosa e vado ad affrontare la serata con i capelli umidi al sapore di melograno. Mi siedo per terra a studiare, a gambe incrociate parlo con Galileo e quasi mi sorprende quando li vedo entrare. Il primo non mi interessa, al secondo ci sono abituata, ma al terzo mi si ferma il cuore.
E’ da un po’ che va avanti questa storia, anni o mesi, ho perso il conto. Vivo in bilico tra due parti di me e lui ne rappresenta una. Forse ha i paraocchi ma è assurdo che non se ne sia reso conto.

 Non posso rovinarmi di nuovo la serata e torno alla mia bolla.


Son passate un po’ di ore, la casa si è svuotata e io sono ancora lì, sperando di far presto, non mi accorgo dell’ultima presenza che si avvicina a me. Alzo gli occhi solo quando come un riccio il suo profumo fa esplodere il mio mondo. Le iridi verdi mi entrano dentro ed il cuore sussulta in preda all’apnea. Mi sfiora le labbra e continua a guardarmi, i muscoli si contraggono al tocco.

“Chiudi gli occhi.” Obbedisco in trance e non mi ritraggo quando le sue labbra sfiorano le mie rilasciando nettare d’ambrosia. E’ un secondo che dura una vita.

“Ogni tanto bisogna fare ciò che vogliamo.”

Si alza e mi lascia così, sconvolta.
L’ossitocina in circolo.




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