Alla mia linfa vitale

di Annalisa Accardi
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Mi ritrovo qui seduto su questo jet che mi riporta a Los Angeles a guardare tue foto, tue più che nostre, perché il nostro non esiste, il nostro sono istanti, minuti, giorni che avevo giurato non sarebbero più tornati, invece sono tornati più forti e prepotenti di prima, come un uragano che spazza via tutto: tu ti prepari ma ogni volta non sai, finché non ti colpisce in pieno e non lo vivi in prima persona, cosa significa affrontarlo. Per mesi la lontananza c’è stata d'aiuto, la rabbia iniziale ci ha portato a non sentirci, tutta la situazione mediatica che si era venuta a creare era stata complice, ma è bastato poco sola saperti in città che tutto è ricominciato, anzi tutto non era mai finito, perché non può finire un qualcosa come la nostra. Ora sono qui a guardare queste foto che non saranno perfette, non sarò bravo a mettere a fuoco l'immagine a calibrare la luce o catturare l'angolo perfetto come lo è lui, ma so prendere il suo sorriso sincero, l'espressione più buffa, il suo volto sereno, io non so che rapporto abbiamo: io non chiedo, tu non chiedi, viviamo di attimi, una vacanza in Indonesia, una settimana in Canada, 2 giorni in Europa… Per molti saranno solo attimi rubati alla vita reale, ma chissà in fondo qual è la vita reale. Per me è linfa vitale perdermi nel tuo sguardo nei tuoi abbracci, nei tuoi baci. Sono attimi rubati? Forse sì, ma cosa importa? Meglio vivere dei nostri attimi rubati che dei rimpianti di non averti mai.




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