Capitoli di efp
[DAISY, 1^ Persona]
Un lunedì, ottobre, pomeriggio
L’odore del tartan della pista, Granbì
quanto lo amo. E come potrei godermelo meglio, se non con la faccia
praticamente a due centimetri dal terreno? Davanti a me, una striscia
lunga e rossa, l’unica cosa di cui dovrò tenere di conto
per tutta la corsa. Ignoro gli altri atleti che passeggiano per il
campo, quelli che urlano e imprecano, i coach, le grida, il sole negli
occhi, il freddo, il vento, tutto. Ora c’è solo questa
benedetta pista, e al solo pensiero sorrido.
Altri due secondi, con le mani appena poggiate in terra, con la gamba tesa e l’altra piegata, in posizione di partenza.
Un altro secondo, per sentire i muscoli fremere, il respiro regolarsi, una folata di vento spazzarmi i capelli arruffati.
VIA!
Sì!
Sento la forza scorrermi nei muscoli, mentre scatto, mentre i miei
piedi lasciano lo starter; corro, con l’aria che mi fischia nelle
orecchie, corro lungo la pista, corro sentendo il volto che inizia a
sfriggiolare, ah!
Il
suono dei miei passi è tutto quello che sento adesso. I muscoli
caldi, le vene che ribollono, quest’aria fresca! Sì, cosa
desiderare di meglio?
Ho
quasi finito il primo giro, uff, inizio a sentirmi il volto ribollire,
di già? Il sudore, la fatica… come faccio a durare
così poco? Non è giusto! Scaccio ogni pensiero, ascolto
il rumore dei passi, do il massimo.
Il
terreno sfugge da sotto i miei piedi, mi sembra di volare, lo sfioro
appena mentre mi muovo, e inoltre…aspetta, quello è
Luigi? Ah!
Cielo,
terra, cielo, terra e di nuovo cielo. Ouch! Sento la mia schiena
sbattere violentemente contro il terreno della pista, che male, che
diamine! Cos’è successo? Sono caduta, ah, la gamba! Cerco
di tirarmi su, ma le forze mi hanno abbandonato. Mi sento incollata al
tartan! E la gamba continua a pulsare, più violentemente...!
Ahia, mi guardo intorno e vedo degli atleti venirmi incontro…
«Stai bene?» domanda uno guardandomi preoccupato. Sto da Nimbì, guarda.
«Sì
– rispondo, scostandogli la mano, posso farcela anche da sola
– sì, sono solo inciampata» non so neanche dove, in
realtà.
«Su,
non è niente di grave – sento una mano afferrarmi per la
spalla e alzarmi con forza fino a portarmi seduta – anche i
migliori finiscono per terra, a volte.»
Mi
ritrovo davanti il mio allenatore, che mi guarda con un sorriso
rassicurante, ma io volto lo sguardo per la vergogna. Come ho potuto
inciampare così, a caso? La pista era liscia, e io non inciampo
mai!
«Ti fa molto male la gamba?» mi domanda un Toad giallo in tuta da ginnastica.
«No, non troppo» mento.
Volley
si guarda negli occhi col fratello, mentre gli altri iniziano a
scemare. Esatto, andatevene, non ho bisogno di occhi curiosi che mi
guardano come se fossi uno Shroob.
«Mhh…
sembra che ti sia slogata la caviglia - l’allenatore mi tasta
l’inizio del piede, che mi fa male! - vediamo di portarti in
infermeria.»
Mentre cerco di obbiettare, si volta verso un ragazzone alto due metri e mezzo, lì al limitare della pista.
«Pugnazzo, potresti venire qui un secondo?»
Vedo
quel tipo - che di faccia sembra meno sveglio di un annaffiatoio -
annuire confuso e avvicinarmisi, spero che non stia per succedere
quello che temo.
«Dovresti scortare la nostra atleta in infermeria, lei non può camminare.»
No!
Mi vedo in braccio a quel gorilla, che mi scarrozza in giro come se
fossi un sacco di patate, proprio no! Non so come, ma sono saltata in
piedi, e saltellando mi sto allontanando.
«Non importa, davvero!»
E come una paralitica cerco di scappare su un piede solo per tutta la pista.
«Hey, che ti è successo?» vedo Luigi venirmi incontro.
Sono
sdraiata su questo lettino neanche fossi una malata terminale. Sono
solo inciampata tre volte mentre cercavo di evitare che mi
ricoverassero perchè ero inciampata.
Una vera barzelletta.
«Mi prendo una pausa dallo studio» scherzo, ma lui mi guarda seriamente preoccupato.
«Hey, tranquillo, mi sono solo slogata una caviglia!»
«Come hai fatto?» continua a guardarmi preoccupato.
«Sono inciampata» taglio corto.
Mentre mi voltavo per vedere se eri tu quello sulla pista, ma te lo risparmio.
«Be’ in effetti ho visto un po’ di confusione lì al campo, mentre passavo» dichiara, sgamato!
«Ho visto anche l’allenatore Mush!»
«Eh
- sospiro - è il nostro supervisore. E si stava accertando che
non mi fossi rotta l’osso del collo.»
Luigi
osserva con circospezione l’armamentario che mi circonda, tutti
quegli aggeggi da infermeria che stanno intorno al mio lettino.
«Lo
so, sembra di stare in terapia intensiva. Sembra quasi un ospedale
serio» buffo pensare che due anni fa non avessero neanche
l’acqua ossigenata.
«Sono pronti a tutto, eh?»
«Yess,
a prova di tutti i casini che potrei combinare» ridacchio come
una scema. Com’è che Luigi mi fa quest’effetto gas
esilarante?
«Be’, ora sono più tranquillo» constata dopo aver guardato il mio piede fasciato.
«E quando ti dimettono?»
«Pft! Io potrei, anzi dovrei andarmene già adesso. Mi sto solo approfittando dei materassi, sono morbidi.»
«Ma come stai?»
«Be’ se non muovo il piede, mi fa solo male la gamba, ci sono praticamente caduta sopra.»
Luigi
non sembra ancora sicuro di lasciarmi qui da sola, fortuna che arriva
l’infermiera e lo scaccia via. Ora mi dice qualcosa a proposito
di come devo comportarmi con il piede in questi giorni, ma sinceramente
non sto ascoltando. Questo posto è tutto bianco, accidenti.
Tende bianche, muri bianchi, letti bianchi, infermieri bianchi, neanche
l’Apple Store. Annuisco come una scema alla povera Toad che
credeva la stessi ascoltando, ora che me la sono tolta dai piedi posso
riposare. Ahh, che bella la scusa della caviglia per dormire.
Neanche
stanotte ho dormito molto. Tutte queste seghe mentali che mi sto
facendo in questi giorni non mi aiutano di certo. E di nuovo quella
dannata angoscia che mi prende allo stomaco. Che palle!
No niente, non posso dormire. Mi sa che mi alzerò tra poco, però questi materassi sono davvero morbidi.
Sento imprecare alla mia sinistra, mi giro e intravedo oltre la tendina il tipo più tedioso del campus.
«Toh, Inkulak. Da chi ti sei fatto picchiare stavolta?»
Vedo
l’odio ribollire nei suoi occhiacci gialli quando si gira verso
di me. Farebbe quasi paura se non fosse per quei ridicoli occhiali a
culo di bottiglia.
«Non sei simpatica, come sempre d’altronde.»
«Parla il pagliaccio!» mi sento esageratamente acida in questo momento, sarà per la caviglia.
«Ba’ - sbuffa - almeno io non mi sono azzoppato!»
«Mi
sembra un tantino difficile azzopparsi quando non hai i piedi -
rispondo, possibile che sia così stupido? - e cosa ti sei fatto
allora?» non sembra ferito, nè pestato, perchè sta
occupando un letto?
«Ho
sbattuto contro una finestra - borbotta ferito nell’orgoglio - un
idiota me l’ha chiusa in faccia mentre stavo entrando.»
«Ti sei rotto il naso invisible?»
«Ah ah ah no, un’ala.»
«Un’ala invisiblile?» osservo per farlo irritare.
«Sgrunt!
Faresti bene ad abbassare la cresta con me, Umana, se non vuoi che ti
venga a trovare in un incubo, uno di questi giorni!»
«Prima devi farti guarire quella tua ala invisibile!»
Inizia
a sputarmi offese a raffica, ma sinceramente non m’importa e
allungo la mano verso il cellulare sul comodino. Meglio dire a Peach
che sono in infermeria prima che lo scopra da sola e si infuri.
Allora, entriamo nella chat…
[Peach] Hey Daisy che ti è successo?
[Peach] Daisy rispondi!
[Peach] Mi stai facendo preoccupare!
Ah, stupendo. Ora mi mangia viva.
Proviamo con un “hey”.
[Daisy] Hey
Boh… ultimo accesso, 10 minuti fa. Speriamo risponda.
Cos’è questo silenzio? Ah, Inkubak si è chetato, finalmente.
[Peach] Hey!
[Peach] Brutta scema!!
Ahia.
[Peach] Pensavo fossi morta! Mi hanno detto che eri in infermeria!
[Daisy] Yep, ed ora sono resuscitata.
Sta scrivendo… rabbrividisco ma sorrido allo stesso tempo. Che masochista che sono!
[Peach] Perché non mi hai scritto prima??
Me ne sono proprio dimenticata.
[Daisy] Ti saresti agitata
[Peach] Perché così ero tranquilla!
Andiamo Peachy! Sento un brontolio angoscioso allo stomaco. D’improvvviso mi sento cattiva.
[Daisy] Se eri così preoccupata potevi anche venire
Visualizza… … non risponde.
Alzo
lo sguardo dal cellulare e vedo l’infermiera-scagnozzo del dottor
Toadly* chiudere le tende e far cadere questo posto già triste
nella penombra.
Controllo di nuovo, ma non risponde. Si è offesa?
Sento dei passi nervosi avvicinarsi. E toh, eccola che mi spunta davanti!
«Daisy! Razza di screanzata!»
Grazie, eh.
«Shhh, non vedi che sto soffrendo?» le indico il piede ma lei mi ignora.
«Pensavo ti fossi, che so, rotta quella zucca dura!»
«Peachy che parla come una popolana - rido - questa è da incorniciare in un fumetto.»
Lei sbuffa. Si siede ai piedi del letto, continuando a guardarmi male.
«Che hai combinato?» chiede finalmente.
«Sono inciampata. Male. - sbuffo, mi da davvero fastidio questa cosa - Tutto qui»
«Certo, non inciampi mai, ma quando lo fai, lo fai con stile» mi sorride addolcendo un po’ lo sguardo.
«Mi hai rubato la battuta, ti giuro! Stavo per dirlo io.»
«Ormai ti conosco troppo bene, ricorda che siamo pur sempre cugine.»
Ba’, “cugine”, di quarto grado?
Rimango in silenzio. Peach mi si avvicina con un’espressione mista tra rimprovero e apprensione.
«Mi dispiace per la tua caviglia - mi dice guardandomela - per un po’ adesso non potrai più correre.»
Un pugno gelido allo stomaco. Per un attimo sento il mio corpo coperto da sudore freddo.
«Caz*o! - mi sfugge - Hai ragione!»
*Toadly è il Dottor Doat nella versione inglese, un dottore di “Mario e Luigi: Viaggio al Centro di Bowser”.
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Commento d'autore
L'avvento
di Mario Odyssey mi ha rubato - e continua a farlo - tempo prezioso per
postare, ma a Mario Odyssey non si può che dare la
priorità.
Vi prego di lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate
della storia e se avete personaggi di vari spin-off da proporre. Alla
prossima! :)
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