L'amore non basta
Ed eccoci con il quarto capitolo! Vi confesso che questo capitolo mi
piace abbastanza, nonostante finisca con una nota non propriamente
piacevole. Finalmente ho indietro il mio pc quindi non devo più
aggiornare da cellulare o tablet, quindi posso prendermi il tempo di
dirvi che ci vediamo alla fine del capitolo per una piccola nota, che
non voglio mettere qui per evitare di spoilerarvi qualcosa.
Detto questo, ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le
seguite e le preferite e i tesori che hanno recensito lo scorso
capitolo! A dopo!
Capitolo 4
Ranma sbuffò. Quella non era decisamente la sua giornata.
Dopo essere entrato in classe in
ritardo aveva dovuto restare fuori con i secchi d'acqua per un'ora,
cosa che non gli accadeva da un po', visto che ultimamente usciva di
casa addirittura prima della fidanzata, e che non era toccata ai suoi
amici, per i quali la professoressa Hinako aveva fatto un'eccezione, visto
che solitamente loro erano puntuali.
Durante tutta la giornata aveva
cercato di incrociare lo sguardo di Akane, ma lei sembrava decisa a
ignorarlo completamente. Del resto quelle erano solo le conseguenze del
suo brillantissimo piano, di cui ora iniziava a dubitare.
Certo, le
minacce alla vita di Akane erano drasticamente diminuite e negli scorsi
due mesi nessuno dei due era stato rapito. E mancava così poco!
Cologne sarebbe tornata a giorni, forse era addirittura tornata mentre
lui era a scuola.
Qualcuno avrebbe potuto
dire che l'aspetto particolarmente bello di Akane lo avesse colpito
troppo per continuare ad ignorarla, quello o la gelosia che aveva
provocato, ma la verità era un'altra.
Ranma Saotome - tra sé e
sé poteva ammetterlo - era sì completamente innamorato di
Akane Tendo, ma anche così abituato, così emotivamente
dipendente da lei che... semplicemente gli mancava.
Sentiva davvero il bisogno fisico
di toccarla, per sentire il suo calore; di vederla, per essere certo
che fosse sana e salva; di parlarle, per sentire cosa pensava della
situazione che lui stava creando; ma soprattutto gli mancava la sua
compagnia, quella presenza gentile e silenziosa sempre pronta a
perdonarlo e a sostenerlo.
Aveva appuntamento con Shampoo
nel tardo pomeriggio, quindi sapeva che lei non sarebbe andata a
cercarlo, poteva sfruttare la cosa per passare un po' di tempo con
Akane, tornando a casa con lei. Le avrebbe detto che non aveva idea che
quei pazzi dei loro compagni avessero ricominciato a sfidarla e
avrebbero riso insieme sul pettegolezzo sulla rottura del loro
fidanzamento.
Aveva deciso: si poteva concedere
dieci minuti con Akane. Sarebbe rimasto a distanza, sulla ringhiera,
non troppo vicino, per evitare tentazioni e per non dover poi
rimpiangere la sua assenza, non più del solito.
Il problema era che ormai lei non
lo aspettava più prima di tornare a casa: avrebbe dovuto
avvertirla. Ma in cortile, durante la pausa pranzo, era stata
accerchiata dalle loro compagne di classe e quando, prima che
tornassero alle lezioni, era rimasta di nuovo sola, Nabiki lo aveva
distratto per dirgli del pettegolezzo. Lui l'aveva a stento ascoltata,
ma quando si era girato di nuovo a guardare la fidanzata non l'aveva
più trovata perché era tornata in classe.
Aveva allora pensato di
precederla e aspettarla al cancello d'entrata. Ma era stato trattenuto:
era vero che negli ultimi tempi non aveva più fatto ritardo,
tranne quella mattina, ma i suoi professori erano preoccupati per il
suo rendimento scolastico, i suoi voti infatti erano calati
drasticamente, ovviamente, anche se gli insegnanti non lo sapevano,
perché non stava più studiando con Akane.
Per questa
chiacchierata i professori lo avevano tenuto a scuola per altri venti
minuti. Così aveva perso l'ennesima possibilità di stare
un po' solo con la sua fidanzata.
Anche se tutto sembrava contro di
lui, decise mentre correva verso casa, sarebbe riuscito a passare
almeno una manciata di minuti con Akane. L'avrebbe raggiunta nella
palestra e si sarebbe anche allenato un po' con lei.
Queste erano le sue intenzioni,
prima che varcasse la porta d'ingresso di casa Tendo. Ad attenderlo
infatti c'era il padre con un'espressione seria.
- Vieni con me Ranma, dobbiamo parlare.-
- Senti papà, ho voglia di andare a fare un po' di movimento nel dojo, parleremo poi.-
- No, Ranma! È ora che tu
affronti le conseguenze delle tue azioni. Tua madre, Soun e la piccola
Akane ci stanno aspettando di là.-
Ranma non sapeva cosa aspettarsi,
ma del resto era sua intenzione passar del tempo in compagnia di Akane,
no? Sarebbero stati seduti vicini e avrebbero riso alle sciocchezze dei
loro padri.
Annuì e seguì Genma.
La prima cosa che notò
arrivato in sala da pranzo fu che il posto per lui era stato sistemato
tra suo padre e sua madre, di fronte a Soun e Akane. Già questo
andava contro tutto quello che voleva.
La sua attenzione fu poi
ovviamente attirata da Akane: aveva uno sguardo serio e, forse, un
po’ malinconico, ma non solo. C’era qualcosa di strano nel
volto della fidanzata, ma lei lo nascondeva tenendolo basso. Cosa stava
accadendo?
- Akane, va tutto bene?-
Non avrebbe voluto, anzi avrebbe
voluto, ma non avrebbe dovuto parlarle direttamente e sicuramente non
con quel tono preoccupato da cucciolo innamorato.
La vide sgranare leggermente gli
occhi prima di alzare lo sguardo ad incontrare il suo, arrossire e
riabbassarlo. Aveva quasi le lacrime agli occhi.
- Si può sapere cosa sta
succedendo?-, chiese arrabbiato, poi si girò verso il padre che
si era seduto, - Allora papà?-
- Non capisco come diavolo…-, Genma fu interrotto dalla mano della moglie che si posò sul suo avambraccio.
- Ranma, tesoro, perché non ti siedi con noi? Abbiamo delle cose da discutere.-
- Vi prego, non mi dite che state
organizzando l’ennesimo matrimonio!- sbuffò vedendo Soun
Tendo mordersi leggermente il labbro inferiore, come un bambino trovato
con le mani nella marmellata. Poi si rivolse direttamente alla sua promessa sposa.
- Non ti preoccupare, non possono davvero costringerci!-
Akane voltò il capo di
lato, senza rispondergli. Poteva vedere che avrebbe voluto piangere. La
fidanzata non era una persona che piangeva facilmente, ma lui ormai la
conosceva perfettamente e sapeva leggere quel volto altrettanto
perfettamente e per lui era come se stesse già singhiozzando.
La madre intanto lo guardava incuriosita.
- Perché non ti siedi con
noi, tesoro?- gli chiese e lui ubbidì. Appena si fu seduto Nodoka gli porse una lettera.
- Questa è arrivata
stamane per te.-, lui la prese e la guardò, poi, dopo aver
riconosciuto la scrittura della fidanzata alzò lo sguardo a
cercare quello di lei. Non trovandolo decise di aprire la busta.
Dopo aver letto le poche parole
vergate nella calligrafia ordinata di Akane, tornò a guardarla
mentre accartocciava la lettera.
- Che significa?-, chiese arrabbiato.
- Ranma...-
- Non ti intromettere, mamma. Parlo con la mia futura sposa.- sibilò con tono cattivo.
Akane a quelle parole si
sentì spiazzata. Ranma non l'aveva mai chiamata così, non
lontano da una sfida o un pericolo. E sembrava davvero arrabbiato...
Per un attimo tutta la sua
risolutezza vacillò, mentre alzava gli occhi nei suoi: erano
diventati di un blu così scuro da sembrare neri. Distolse lo
sguardo, mentre rispondeva, con il tono di voce più triste che
suo padre le avesse mai sentito: - Hai letto.-
- E così vuoi davvero cancellare il fidanzamento!- sussurrò il ragazzo, lei non ebbe il coraggio di guardarlo.
Ed eccoci. Non mi linciate. Non prima che vi spieghi la scelta di non
far usare a Ranma la frase "Parlo con la mia fidanzata". Trovo che in
italiano la parola fidanzata perda il significato importante che ha
l'originale iinazuke e l'inglese fiancée, entrambi hanno il
significato specifico di promesso/a o futuro/a sposo/a. Per
questo ho deciso di usare il significato originale, più forte,
in un momento così delicato e significativo.
Detto questo ci leggiamo tra una decina di giorni con un capitolone! Lo prometto! :*
|