Postilla
- 1:
è assolutamente vietato
prendere seriamente questa cosa. È puramente demenziale. Un
tot di parole
buttate alla buona per strappare un sorriso (?) e nulla di
più.
- 2:
nato da un mio sclero e dalla
combinazione letale di un pensiero presente nel gruppo che frequento:
perché il
periodo mestruale è sempre censurato nelle storie?
- 3:
ripeto che è una cavolata,
scrivere storie umoristiche non è nelle mie corde ergo siete
stati avvertiti, abbiate
pietà e state lontani per il vostro bene.
- 4:
Mentre la scrivevo, sono
entrata anch'io in quel periodo del mese. E qui capisci quanto la vita
sia
"Poker Face".
- 5:
*apre ombrello per ripararsi
dagli sputi* @AlenGarou,
sappi che è
nata per colpa tua. Te la dedico e me la svigno!
- Disponibile
anche Qui
So
Dangerous
(Save
me!)
- La luce della luna,
seppur incantevole, filtrava appena dalle tende della finestra. Steven
si guardò
intorno ma era troppo buio per vedere qualcosa piazzato dov'era. Per
sfuggire a
quell'essere diabolico, era corso lungo le scale, ficcandosi nella
prima stanza
che aveva trovato ed infine…
- Sotto al letto,
pensò sgomento. Solo in quel momento aveva
realizzato dov'era. Fra tutte le opzioni possibili… ogni
vittima non sceglieva
forse quel posto? Neanche fosse un carro
armato o una torre magica anti mostro, pensò con
astio. E lui che lo
sapeva, aveva seguito la massa. Già li vedeva i suoi amici
sbellicarsi dalle
risate rotolando a più non posso.
- Sbuffando, ragionò sul
fatto che lui era alto, snello. E bianco com'era, dalla testa ai piedi,
che
altro poteva fare? Nell'armadio? Un classico. E non vi erano altre
scelte
ragionevoli. Rimanervi però era ridicolo. Forse poteva fare
un bel salto dalla
finestra? Era anche muscoloso e flessibile, si vantò fra
sé. Rimuginando,
Steven annuì ma poi si udì nell'aria un
sibilò ed il pelo gli si rizzò
completamente, spingendolo a rimanere dov'era. Una lacrima gli
scivolò lungo la
guancia. Si sentiva così afflitto. Il peggior Halloween di
sempre. Annuì
convinto. Lui, lontano cugino di IT. Nipote di primo grado del Conte
Dracula,
amico intimo di Frankenstein, parente lontano dei più
antichi fantasmi
scozzesi… figlio di Kusai la mummia vampiro e di Canias la
donna lupo del Nord,
grazie al quale tutti lo scambiavano per Anubis in persona, ridotto così. Sotto a un letto
sconosciuto,
le mani sul capo. Gli avrebbero riso tutti dietro.
- Fra tutte le case…
proprio quella doveva scegliere? Tutto era successo così in
fretta… Aveva
cercato a lungo, con cura, per poi imbattersi in quella deliziosa
casetta in
legno a due piani completamente isolata e, dalle finestre, aveva
intravisto una
giovane fanciulla dai lunghi capelli scuri che emanava un profumino
delizioso. Ghignando
spavaldo, aveva bussato alla porta.
- Rabbrividì al solo
pensiero. Non l'avesse mai fatto! Desiderava tornare indietro nel tempo
per
darsi un pugno da solo.
- La creatura che gli
aveva aperto lo aveva fissato dall'alto della sua piccola altezza. Lui,
quasi
due metri. Lei, una nanetta che a stento gli arrivava allo stomaco.
Capelli
ricciuti a più non posso. Pelle cadaverica. Occhiaie
sinistre e occhi iniettati
di sangue. Indossava un maglioncino blu e i pantaloni del pigiama con
cuoricini
verdi stampati con una scritta sopra: mai
una gioia.
- Semplici abiti che
mettevano in risalto una figuretta minuta. Aveva quasi sbuffato,
pensando che
avrebbe fatto bene a trovarsi un dessert. Lei certo non gli sarebbe
bastata a
saziarsi l'appetito.
- Lo aveva guardato con
occhi stralunati. La bocca socchiusa in stato di shock.
- Al grido di: «Nutrimi
con il tuo sangue, donna!»
aveva messo in mostra i canini che per l'occasione aveva lucidato ben
bene. Oh, come si
era gustato quel
momento! Annuì convinto, versando qualche lacrimuccia. Si
era aspettato che
ridesse, un classico che lui adorava perché poteva dare un
bel morso
dimostrativo degno del suo rango. Tanto bastava per vederli sbiancare e
sentire
il loro sangue pompar più veloce nelle vene. Non vi era
altra musica più
deliziosa, davvero.
- Aveva visto la sua
bocca spalancarsi e quanto aveva goduto al suo grido! Si sarebbe messo
a
ballare. E mezza piroetta l'aveva fatta. E poi il dramma.
- «Tu…»
aveva biasciato l'umana con voce tenebrosa e cavernicola. «Ti sei vestito da Tampax
gigante.»
- Eh? Era stato il suo
turno di guardarla sgomento. Una luce sinistra era comparsa nello
sguardo della
ragazza.
- «Come osi!» Aveva
letteralmente ringhiato, afferrando le sue pantofole di peluche.
Così morbide a
vedersi e così... letali! Chi lo avrebbe mai detto
che potevano fare così
male? Steven guaì piano.
- Con un feroce ruggito, la
creatura umana lo aveva trascinato dentro con una mossa degna del
più grande Wrestling
Man della terra mai esistito. Gli era sempre piaciuto ficcanasare nelle
cose umane. Era un modo per
studiare la
preda e le sue abitudini e il Wrestling era fra i suoi programmi
favoriti, ma
mai si sarebbe aspettato di viverlo in prima persona. Torsioni, morsi,
pugni,
calci… aveva preso a sbatacchiarlo qua e là come
se fosse stato una pallina.
- Tutto al ritmo di:
- «Come osi
offendere una povera donna indifesa.»
- «Come osi
ricordarmi che sono nel mio periodo mensile.»
- «Come osi
prendertela con un fiore così
delicato e fragile nel suo periodo più oscuro?»
- Si era ritrovato a
chiederle se fosse figlia lontana di qualche mostro, una tal forza
bruta non si
spiegava. Aveva ragionato sul fatto che quella creatura mostruosa
probabilmente
aveva mangiato un'umana e lo aveva indotto a pensare che quel dolce
aroma che
Steven aveva fiutato provenisse da lei. Errori che succedono.
- Era una creatura oscura
bene educata e cortese lui, pronto a porgerle le sue scuse. Attaccava
solo gli
umani. Un altro imperdonabile errore.
- Lo aveva letteralmente
assordato con un urlo così acuto che le sue orecchie avevano
minacciato di
rompersi. «Come osi ferire
così i miei
sentimenti! Sono solo una povera donna indifesa!»
aveva latrato. «Me
la
pagherai, Tampax Man!»
- Tampax man,
pensò sbigottito in quel momento. Non si sarebbe mai
ripreso. In tutta la sua carriera non aveva mai ricevuto una simile
offesa.
- «Prima la mia
famiglia mi abbandona qui! Me, la loro unica bambina,
Eloise!» aveva proseguito lei in tono teatrale.
«Dicendo che sono insopportabile
e che torneranno a prendermi fra una settimana, quando mi
sarà passato il mio
periodo! Ma un po' di sensibilità per le mie condizioni?
Abbandonarmi così!»
aveva sbuffato, digrignando i denti emettendo un rumore infernale.
«E poi arriva il mio dolce
fidanzatino a sfottermi.»
gli aveva lanciato
un'occhiata omicida. «E
così io sarei una
bestiolina che farebbe prima a vestirsi di tamponi, per quanto sangue
perde, eh
Steven? Dolce amore della mia vita!»
- O dell'Oltretomba, per
come lo aveva guardato.
- «Cos-?»
aveva balbettato d'istinto. Invero, aveva ripreso sicurezza.
Il suo malcapitato fidanzato si chiamava come lui. Lei lo aveva
scambiato per
un altro.
- Ignara di tutto, Eloise
gli aveva rivolto un sorriso maligno. «Si,
me lo ricordo bene.» aveva confermato. «A
quanto pare la lezioncina non ti è bastata, vero Steven?
Solo tu potevi osare
tanto!»
- «Io non sono
il tuo ragazzo!» aveva replicato indignato,
ergendosi
fieramente in tutta la sua altezza.
- «Sono un
nobile mostro di prima categoria! E
compiango quel povero umano!»
- Si era aspettato che
finalmente mostrasse un po' di comprensibile timore. Persino
pentimento…
- Gli aveva graffiato la
faccia con due rapide mosse degne di un felino, mettendolo all'angolo.
- «Lurido
bugiardo!»
- «Ste-ven!» sentì
la sua
voce cantilenare proprio in quel momento. «Steven! Mio
piccolo Tampax Man
adorato, dove sei?»
- Rabbrividì. Mai fidarsi
di qualcuno che pronuncia il tuo nome in quel modo, prolungandolo
all'infinito.
Ha in mente solo turpi torture.
- Supplicante, immune di
fronte alla sua brutale forza disumana, Steven si era ritrovato a
pronunciare
una solenne promessa: «Io, Steven,
chiedo
umilmente perdono e giuro che non lo rifarò più!
Risparmia la mia vita!»
- Non era bastato. Gli
aveva urlato con voce velenosa che era troppo tardi. Avrebbe giurato
che la sua
lingua era spuntata fuori, biforcuta e malevola mentre ribadiva:
«ti farò gustare il mio
sangue. Non è questo
quello che volevi?»
- I suoi occhi avevano scintillato.
Alla scuola di mostri
sarebbe stata la prima della classe, con laurea ad honorem.
- Steven aveva scosso il
capo, muovendolo ad una tale velocità che per poco non gli
si era staccata
dalle spalle. Qualsiasi cosa significasse… non voleva
scoprirlo. Era scappato a
gambe levate, distruggendo la parete alle sue spalle. Eloise non lo
aveva preso
per un soffio. Aveva sentito distintamente le sue unghie affondargli
nella
schiena. E bruciava ancora. Gli sfuggì un altro piccolo
guaito. Aveva bisogno
di gelato, coccole e cure mediche.
- «Esci fuori! Non ti
faccio niente, promesso!»
- La sua voce era
innaturalmente zuccherosa. Steven abbassò le orecchie. Era
così che facevano le
femmine degli insetti prima di staccare la testa del compagno. Non
doveva trovarlo,
pensò, assolutamente no! Era un essere orribile, sul serio.
- Tutto a un tratto gli
si parò davanti un volto distorto dall'ira. Urlò
in preda al panico, schizzò
verso l’alto e la sua povera testa sbatté contro
le doghe di legno e giù contro
il pavimento!
- Con una mossa fulminea
lei scaraventò via il letto, le labbra curvate in un sorriso
sinistro.
- Gli afferrò un
orecchio, tirandolo forte per poi fissarlo stupefatta.
- «Non viene via.»
commentò.
- «Non sono il tuo
Steven! Te lo avevo detto di non esserlo!» si
lagnò. Ma ormai non gli importava
più. Approfittando del suo momento di sorpresa, compiendo un
elegante balzo che
gli fece riacquistare un po' di orgoglio perduto, oltrepassò
la finestra,
ricadendo perfettamente sul prato.
- «Mi hai rotto la
finestra!» ruggì Eloise.
- Steven alzò il capo
d'istinto, trovandola affacciata, i capelli spioventi in avanti in
stile
piovra.
- «T'inseguirò fino ai
confini del mondo!»
- La vide saltare e Steven
non aveva alcun dubbio che sarebbe sopravvissuta né che
avrebbe messo in atto
le sue minacce. Per questo scappò a zampe levate!
- Avrebbe scritto un
manuale, se fosse sopravvissuto.
- Prima regola dei
mostri: Nessuno era più spaventoso di una donna in periodo
mestruale. Nessuno…
- Steven ululò alla luna.
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