Rompi il tuo silenzio per me
Quando Pucca aveva
dieci anni non si sarebbe mai aspettata che un giorno si sarebbe
ritrovata a piangere così per un ragazzo.
Certo, forse avrebbe
dovuto immaginarselo: amare a dieci anni non poteva essere la stessa
cosa che amare a sedici anni. E malgrado fosse sempre stata una ragazza
estremamente forte e allegra, quella volta aveva sentito il bisogno di
piangere, seppure in silenzio e lontana da occhi indiscreti.
Non aveva voluto
disturbare Ching. Se infatti alzava il capo, poteva vedere la ragazza
dalle lunghe trecce, stretta ad Abyo in un abbraccio quasi esasperato,
ma caldo e rassicurante.
Pucca probabilmente li
invidiava un po’. Perché avevano avuto tutto il tempo del mondo per
stare insieme, ed anche se adesso si sarebbero separati, il legame che
li univa non si sarebbe mai reciso.
Per lei… le cose erano
diverse.
Lei non ce l’aveva per
Garu per aver deciso di lasciare Sooga.
Non avrebbe potuto
avercela con lui, perché bene lo conosceva. Quel villaggio era sempre
stata una casa troppo piccola per un ninja del suo calibro, che aveva
il bisogno di trovare la sua strada, il suo equilibrio, aveva bisogno
di diventare più forte, di crescere ancora, ma doveva farlo da un’altra
parte. Abyo, suo migliore amico storico, ovviamente si era offerto
subito volontario per accompagnarlo in quell’avventura senza certezze.
La cosa non aveva fatto
piacere a Ching, che dopo avergli stampato uno schiaffo in viso e dopo
un pianto isterico, aveva riflettuto e aveva capito che non poteva
trattenere il suo fidanzato lì a Sooga solo per puro egoismo. Lui
l’avrebbe lasciata andare, se fosse stato al contrario.
L’amore poteva essere
una cosa meravigliosa, una grande forza, soprattutto se ricambiato. Ma
per Pucca, l’amore non era mai stata una cosa facile!
Aveva sempre amato lo
stesso ragazzo, da ben sei anni, ed anche adesso non aveva smesso di
amarlo. Di amarlo veramente. Era questo che contraddistingueva il suo
sentimento rispetto a quello di quand’era bambina.
Prima era tutto più
simile ad un gioco, Garu scappava, lei lo inseguiva.
Adesso non era più
così, perché l’innocenza aveva lasciato posto alla consapevolezza che
la vita non è un gioco, né tanto meno una favola.
Pucca si asciugò gli
occhi. Non amava mostrarsi triste, non sarebbe stato da lei.
Davanti a lei, Garu
attendeva pazientemente che Abyo finisse di salutare Ching, dopodiché
avrebbero intrapreso il loro viaggio, senza data di ritorno, verso
terre inesplorate.
Lei lo osservò, più che
certa che dovesse esserne accorto. Non poteva fare a meno di pensare
quanto fosse cambiato: ormai non era più il dodicenne che tanto si
divertiva a tormentare. No, era un uomo ormai, un combattente capace e
dedito all’onore.
Forse questo non era
mai cambiato…
Si avvicinò
timidamente, le mani dietro la schiena.
Anche Ching in
quell’istante capì che forse era arrivato il momento di smettere di
piangere. Si asciugò gli occhi, voltandosi poi a guardare l’amica.
“Pucca?”
Lei ovviamente sorrise
radiosa come era solita a fare, nel tentativo di nascondere l’alone di
tristezza che aveva intorno.
“Dai Ching, non
piangere, non è mica un addio!”
Qualcosa però nel suo
tono incrinato l’aveva tradita.
“Certo che non è un
addio! - esclamò Abyo, abbassando poi la voce – tranquilla, a Garu ci
penso io, farò in modo che nessuna ragazza gli giri intorno!”
“Smettila di insinuare
certe cose! - Ching lo colpì subito ad una spalla, rivolgendosi poi
l’amica – forse… forse dovresti salutarlo...”
Pucca distolse lo
sguardo, posandolo sulla figura del ninja.
Perché adesso doveva
essere tutto più difficile?
Se fosse stata la
bambina di una volta gli sarebbe corsa dietro senza problemi.
Prese un respiro
profondo, avvicinandosi lentamente verso Garu, che la osservava con i
suoi occhi. La sua espressione era costantemente seria.
Gli arrivò vicino,
sforzando il sorriso migliore che poteva.
“E così alla fine il
momento è giunto – disse lei – vai via. Stai molto attento a non
combinare guai, perché sai bene che ti troverei in ogni caso”
Dopodiché si lasciò
andare ad una risatina sommessa che andò poi a scemare.
Abbassò lo sguardo. Non
era neanche più brava a fingere. Di questo doveva essersene accorto
anche lui, che la guardava, la osservava, senza però dire nulla.
Sulle sue labbra
gravava un peso, parole che avrebbe voluto dire.
Aveva paura di mostrare
la paura… sì, quell’età era decisamente terribile, troppi dubbi, troppe
paure, troppi pensieri.
“Forse non ti serve che
io dica ciò che è già ovvio – disse poi, senza guardarlo negli occhi –
ma non vorrei che te ne andassi. Siamo sempre stati insieme. Tu scappi
e io ti vado dietro, ricordi? E’ una quotidianità che a me piace.
Pensavo sarei riuscita a conquistarti prima che te ne andassi ma… mi sa
che non ci sono riuscita”
A quel punto sorrise di
nuovo, un sorriso amaro. Sperava di strappare una parola al silenzioso
ninja, il quale aveva però le labbra serrate.
Non ricordava neanche
più l’ultima volta che lo aveva sentito parlare.
Ching la osservava a
qualche metro di distanza, certa che di lì a poco sarebbe esplosa.
Pucca strinse i pugni.
Non aveva mai avvertito il bisogno di sentirlo, ma in quel momento, più
che mai, doveva sentirlo.
“Potresti almeno
rispondere!” - esclamò nervosa, fremendo. Garu sollevò le sopracciglia
in segno di sorpresa.
La ragazza fremette
ancora, e a quel punto, presa dalla rabbia, lo afferrò per le spalle.
“Lo so che hai fatto il
voto del silenzio, ma almeno per una volta, solo una, rompi il tuo
silenzio per me! Ho bisogno di sentirti dire che tornerai! Me lo devi,
non pensi?!”
Senza accorgersene
aveva preso a piangere. Non le importava di essere vista, né di
apparire debole. Le importava soltanto del suo dolore e dei suoi
sentimenti, ora maturati, ora più veri.
Cosa
ti succede?
Sono
finiti tempi degli inseguimenti folli, dei fugaci baci rubati, dei
divertimenti. Perché siete grandi ormai e tutto sarà più difficile.
Adesso che aveva preso
a piangere sapeva di non potersi più fermare.
Ma che importava…
Garu la osservò,
apparentemente senza alcuna emozione negli occhi.
Incredibile pensare che
quella ragazza, sempre su di giri e pronto a rincorrerlo per tutto il
villaggio, si stesse adesso disperando così per lui.
Per anni se n’era
rimasto in silenzio a subire, anzi, a godere, delle sue attenzioni, ma
adesso si ritrovava dinnanzi una scelta.
Una cosa però la doveva
ammettere… aveva sempre odiato vederla piangere.
Così allungò una mano,
poggiandola sulla sua testa. Fu in quel momento che Pucca smise di
piangere, sollevando lo sguardo. Sgranò gli occhi quando si rese conto
che le labbra del ninja erano curvate in un lieve sorriso.
Lui non sorrideva mai.
Quella volta lo stava facendo… per lei?
Lo vide avvicinarsi, e
a quel punto non ebbe il coraggio di muoversi.
Con una delicatezza che
non avrebbe mai pensato potesse possedere, Garu posò le labbra sulle
sue e finalmente le concesse un vero e proprio bacio, dal sapore di
lacrime.
Pucca rimase immobile,
sentendo il cuore perdere un battito. Quando lui si staccò, si rese
conto di stare andando completamente a fuoco.
Che
cosa buffa, si era sempre immaginata in maniera un po’ diversa il loro
primo vero bacio. Ma andava bene così.
Infine accadde una cosa
ancora più inaspettata. Garu mosse le labbra e parlò.
“Tornerò. Non devi
preoccuparti” - le disse.
Lei lo ascoltò,
sconvolta. Lo aveva davvero fatto, aveva rotto un silenzio durato sei
anni, solo per lei, solo per rassicurarla.
E se l’aveva fatto,
forse poteva ben sperare che anche il loro legame, per quanto strano
fosse, non si recidesse solo a causa della distanza.
A quel punto, con le
lacrime ancora in bilico sulla ciglia, Pucca sorrise radiosa.
“Farò del mio meglio” -
rispose.
Garu allora scostò la
mano dai suoi capelli. Probabilmente, quando sarebbe tornato, lei
sarebbe stata lì ad aspettarlo.
E il solo pensiero,
incredibile a dirsi, o forse non tanto, gli faceva piacere.
Così Abyo e Garu
lasciarono Sooga, mentre Ching e Pucca li osservarono finché le loro
figure non scomparvero.
Quest’ultima adesso non
si sentiva più triste. Perché aveva la certezza: la certezza che
quell’amore, convinta non potesse mai essere ricambiato, in realtà era
sempre esistito. E avrebbe resistito.
Lei lo avrebbe
aspettato, e quando sarebbe tornato, perché lei si sarebbe fidata della
parola data.
E sarebbero stati
felici, come quando erano stati niente più che due bambini.
NDA
Da un po' di giorni mi frullava l'idea di scrivere qualcosa in questo fandom, e devo ringraziare Il giardino di EFP per l'opportunità.
Mi sono immaginata una Pucca più matura e in difficoltà, e un Garu che finalmente le concede una gioia :D
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