Forse ho corso troppo,
ho impiegato meno di un’ora per una tratta che un uomo a
piedi percorrerebbe in quattro giorni…
Vabbè, tanto
sarebbe stato inutile pattugliare le strade.
Ora sono qui, in ogni
caso.
Aravan è
cresciuta dall’ultima volta che ci sono venuto.
Beh, è anche
vero che l’ultima volta che sono venuto l’ho
fondata, ha avuto un buon motivo per crescere in tutto questo tempo.
Da che parte arriveranno?
Sud, se fossero persone
normali.
Ma loro non lo sono.
Est o ovest sono al
secondo posto.
Per arrivare da nord
dovrebbero viaggiare sui sentieri dei cacciatori, non ci sono strade
che aggirano la città.
Un corvo chiuse un ampio cerchio sopra i tetti della città,
battendo le ali per portarsi più in alto.
Il minimo tempo
impiegabile è un giorno, raggiungibile se si galoppa su un
cavallo ben allenato.
Una normale carrozza o
un carro impiegherebbero almeno un giorno in più.
Andando a piedi ci si
impiega quattro giorni, se si è in buone condizioni fisiche.
Se sei me ci impieghi il
tempo che vuoi.
Sono sicuro che non
siano partiti a piedi.
Il mio draghicida
conosceva il marinaio che ha ammazzato sulla banchina, conosceva la
città e posso scommettere qualunque cosa sul fatto che
sapesse anche dove procurarsi un mezzo di trasporto.
Ponendo che non ho visto
cavalli allontanarsi da Largan al galoppo, sarebbero stati troppo
riconoscibili.
Che abbiano rubato un
carro o una carrozza?
Probabile, forse certo.
Ho un giorno di
vantaggio per studiare la città.
Io so che sono diretti
qui.
Lo so.
Devo solo convincermi di
aver letto bene le mosse dell’assassino.
Il sole sorse due volte da dietro il mare, illuminando fievolmente i
muri delle prime case della città.
I carri dei mercanti che avevano viaggiato durante la notte stavano
lentamente arrancando sulla strada, pronti ad attraversare la
città per spingersi verso le più grandi
città del nord per vendere i loro beni.
Poco più ad ovest di Aravan, qualcosa brillò nel
cielo come una gemma, talmente in alto da superare persino le fronde
della foresta che si allungavano verso le nubi chiare.
Ok.
Bene.
Adesso devi avere almeno
due paia di occhi…
Cioè, no. Un
paio bastano e avanzano.
L’ultima volta
che mi sono preso sul serio ho creato una rivolta popolare. Ancora mi
chiedo perché quel maledetto villaggio di pezzenti avesse
paura di una capra con quattro occhi.
Vabbè,
lasciamo nel medioevo ciò che è successo in
quegli anni.
Dovessero servirmi,
potrei provare a sfruttare anche quei due…
Giusto, voi non
l’avrete riconosciuto, probabilmente. Ma come darvi la colpa,
dopotutto la Trama fa quel che può nel descrivere
ciò che non fa parte dell’intreccio scritto dal
Fato.
Lo scintillio che
c’è stato, di là, è una
nostra conoscenza.
Vi do
un’aiutino. Divino, grosso, squamoso, alato, fatto di
cristallo o quel che è, legato a una tipa che lancia frecce
e uccide persone.
Avevo perso le loro
tracce, dopo la sconfitta di Follia…
Cioè, non
proprio tutte. Sapevo che Seila era ancora morta dove l’ho
lasciata e che Jasno non ha lasciato quella parte di continente.
Riguardo agli altri quattro, non mi sono impicciato molto.
Hile e Keria dovrebbero
essere in qualche villaggio bucolico in mezzo a questa foresta,
dopotutto dubito che qualcun altro possa permettersi un drago di
cristallo e non credo che siano andati a vivere in un posto rumoroso
come questa città.
Nirghe e Mea…
boh, credo siano ancora a Gerala o da quelle parti.
Quei quattro hanno perso
di interesse nel momento stesso in cui hanno finito la loro missione.
Comunque, per quanto mi
dia fastidio ripensare al passato, quell’assassino mi sta
ancor più sui nervi.
Due giorni. Non dovrebbe
mancare molto al loro arrivo.
Devo solo riuscire a
riconoscerli.
Questa notte ho fatto
una rapida ricognizione lungo la strada meridionale, ma non ho
incontrato accampamenti di due persone.
Non ci posso mettere la
mano sul fuoco, ma dubito che gli uomini che sto cercando siano
più di due. Avrebbero lasciato molte più tracce
dietro di loro, se così non fosse.
E poi non ho una mano da
mettere sul fuoco, ora come ora.
Potrebbero aver preso
uno dei sentieri che costeggiano la costa, ma mi pare improbabile, sono
esposti e poco trafficati. Li avrei dovuti notare.
Ovest.
Mi rimane solamente
quella porzione di città lì da controllare.
Sono fiducioso di
riuscire a prevenire qualunque cosa abbiano in mente, devo solo
pattugliare quella porta e non lasciarmi scappare nulla.
Un corvo sorvolò più e più volte i
quartieri occidentali di Aravan, attirando su di sé gli
sguardi dei piccoli marmocchi che giocavano per le vie e le piazze
sottostanti, incuriositi da quell’uccello che si vedeva
così raramente sul Continente.
Ogni tanto, il suo gracchiare riempiva il cielo, quasi volesse battere
le ore della giornata che stavano passando.
Il sole continuò la sua ascesa, cercando di scaldare le
schiene degli uomini che si erano addentrati all’interno
della foresta vicina.
Ogni tanto, sporadicamente, un drago dalle lucenti squame compariva
dalla vegetazione, trascinando dietro di sé cataste di legna
che sarebbero diventate ciocchi da bruciare durante l’inverno.
Il corvo continuò a volare in larghi cerchi anche dopo che
l’astro che gli illuminava le piume iniziò la sua
discesa e che gli ultimi uomini ritornarono nelle loro case
portandosi dietro i piccoli avanzi di legno che gli erano rimasti sotto
le fronde.
L’oscurità cominciò a calare di pari
passo con l’accendersi dei lumi ai lati delle strade.
Il corvo gracchiò frustrato, portandosi sopra
l’ingresso occidentale alla città.
Non posso essermi
sbagliato.
Devono essere diretti
qui.
Che abbiano lasciato
passare un giorno, prima di partire?
Potrebbero quindi
arrivare domani.
La domanda principale,
ora, è come il mio assassino pensa di poter uccidere una
gran quantità di draghi qui.
Mattoni e pietra, solo i
tetti sono in legno. Sarebbe più facile far crollare questi
muri, piuttosto che darci fuoco.
Un guizzo rossastro illuminò per qualche secondo un vicolo
poco distante dal centro cittadino, seguito da una seconda luce calda.
No!
No! No! No! No! No! No!
No! No!
Ho sbagliato!
Dannazione! Ero troppo
sicuro di me.
Devo correre, non
c’è tempo da perdere.
Il corvo saettò nel cielo, confondendosi nel buio della
notte, in modo da portarsi sopra i tetti che delimitavano la zona da
cui erano arrivati i lampi.
Cinque corpi occupavano la strada, di cui due erano riversi a terra.
Ho sbagliato tutto.
Ma avrò tempo
dopo per darmi dell’idiota.
Devo fare in modo che la
situazione non peggiori ancora.
Devo rischiare un poco.
Spero che la mia arma
regga. Non ho tempo di trovarne una forgiata dai mortali.
Un uomo comparve dal nulla a mezz’aria, atterrando in mezzo
alla strada a denti stretti.
No! Non di nuovo!
La ferita mi si sta
riaprendo.
Dannazione.
Devo resistere, non me
li farò scappare di nuovo.
- Non vi lascerò scappare di nuovo. – disse
l’uomo dai ricci biondi a denti stretti, la sua mano destra,
intanto, stringeva saldamente un sottile stiletto.
- Finisci il tuo lavoro! – comandò un uomo con il
volto celato da una maschera grigia in direzione di quello che doveva
essere un suo sottoposto – Io posso tenergli testa.
–
Tu puoi tenermi testa?
Non ci sperare troppo,
lurido verme. Avresti fatto meglio a rintanarti in un piccolo buco e
non uscire mai più di là.
Ora sei mio.
…
Ho una strana
sensazione, addosso e no, non è colpa della ferita, stavolta.
C’è
qualcosa di familiare in quell’omuncolo.
Vabbè,
avrò modo di pensarci quando sarà morto.
L’uomo dai corti capelli neri accelerò il passo,
riempiendo la via con il suono frusciante prodotto dal cadavere che
stava trascinando in una stradina laterale. Sul petto del morto, ancora
lungi dall’essere flebile, ardeva una fiammella che sembrava
uscire dalla ferita che si apriva sul suo petto.
L’assassino si gettò in direzione del nuovo
arrivato con il coltello in mano, pronto ad affondare la sua lama in
quell’ospite fastidioso.
Affondò una volta, in avanti, per poi flettersi sul piede
d’appoggio per tentare un colpo verso l’alto,
seguito da un fendente.
L’uomo biondo schivò tutti i colpi con
facilità, senza scomporsi o dover ricorrere alla propria
arma per difendersi.
La percepisci la
differenza di potere che c’è tra di noi?
Non hai
possibilità di sopravvivere. Prima tu, poi il tuo amico.
La maschera si rimise in posizione eretta, stringendo le dita
sull’impugnatura della sua arma.
Le sue gambe si mossero veloci, ancora una volta in direzione del suo
rivale.
La via si illuminò a giorno di una luce azzurra,
abbagliante, tanto intensa da cancellare ogni forma o ombra alla vista
di chiunque.
Dannazione!
Quindi eri tu quello con
il potere della luce.
Non vedo il
colpo… non sarebbe stato un problema se la Trama non avesse
cominciato a farmi il muso.
Dovrò
ricorrere ai buoni vecchi sensi materiali, mal che vada mi
farà un buchetto da qualche parte, nulla che non possa
guarire.
Il coltello dell’assassino scattò in avanti,
letale, invisibile.
Ci fu un rumore di ferro contro ferro, poi un suono secco, seguito dal
tintinnio prodotto da qualcosa di metallico che cadeva a terra.
Il buio tornò ad essere padrone della notte, lasciando il
compito alle lanterne appese sui muri di illuminare il campo di
battaglia.
I duellanti erano immobili, come congelati da un incantesimo.
L’assassino era proteso in avanti, con la lama a svariati
centimetri di distanza dal petto dell’uomo che gli stava di
fronte.
L’ispettore aveva una mano di fronte a sé, nella
quale stringeva una parte dello stiletto di cui era armato. Il moncone
sperso della lama era a terra, rottosi nella collisione con
l’altra arma.
Evidentemente non sono
bastati i miei millenni di vita a rendermi un buon armaiolo. Continuo a
fare schifo con queste cose.
In ogni caso non ho
perso il mio tocco.
Ed ora…
La porzione rimanente della lama divenne per un secondo evanescente,
per poi andare a crescere pe riformare ciò che le era stato
portato via.
Con un rapido e secco colpo di polso l’ispettore fece volare
lontano l’arma avversaria, tanto in alto da farla atterrare
su uno dei tetti circostanti.
Gran finale.
La suola dell’uomo dal volto tatuato si posò sul
petto del suo nemico con violenza, gettandolo a terra e non
rialzandosi, per non permettergli di scappare da lì.
Finalmente l’ispettore poté guardare il volto
cinereo che gli stava davanti con calma, facendo pesare il suo sguardo
come un macigno.
Sono
un’idiota. Certo che mi è famigliare.
L’ho creato
io, questo.
Cioè, non ho
creato io l’assassino, ma la maschera è
decisamente una delle mie. Anzi, è la mia.
Maschera della Commedia
teatrale, leggermente rivisitata dal sottoscritto.
Questo vuol dire che
sono un completo idiota! Il mio errore di previsione
sull’ingresso che avrebbero usato, a questo punto, non vale
più nulla, è completamente dimenticabile.
Ci avrei dovuto pensare
prima.
La luce blu, di quella
maledetta luce blu ne avevo già sentito parlare, prima.
E i Muraglia! I draghi!
Tutto ha senso!
Ha una mezza ragione
valida per odiare i draghi!
Viandante, sei
un’idiota!
Ma, quindi
l’altro chi sarebbe…
L’altro!
Dov’è
finito l’altro?
La spalla del secondo uomo impattò contro il petto
dell’ispettore, cogliendolo alla sprovvista e costringendolo
ad indietreggiare, facendogli così lasciare la presa che
aveva sull’assassino.
Un’esplosione fragorosa riempì la notte, mentre
una colonna di fuoco si stagliava verso il cielo.
Cosa hanno fatto?
Per l’amor del
Fato, cosa hanno fatto?
Un muro si sgretolò facendo cadere una gran
quantità di calcinacci sulla strada.
L’uomo biondo si voltò verso il suo nuovo rivale,
affondando con velocità inumana il suo stiletto in direzione
della testa nemica.
La punta dell’arma si spezzò non appena
impattò contro una dura superficie nera, comparsa
improvvisamente a protezione del corpo sottostante.
Ora basta.
Questa faccenda sta
diventando ridicola.
Basta.
La piastra formatasi sulla fronte dell’uomo dai capelli neri
tremolò, per poi scattare in avanti e impalare il cranio
coperto dai ricci biondi.
Un secondo dopo, la lancia di melassa scura si era già
ritirata senza lasciare tracce del suo passaggio al di fuori del corpo
dal cranio traforato che giaceva a terra.
Noir fece alcuni rapidi passi verso il suo compagno di viaggio,
aiutandolo ad alzarsi.
Un’altra esplosione riempì l’aria,
portandosi dietro altra distruzione, accompagnata da urla di terrore.
L’ispettore si rialzò in piedi mentre il buco che
gli si apriva in mezzo agli occhi rapidamente andava risaldandosi.
Una terza esplosione fece la sua comparsa, creando ancora
più rumore.
L’uomo dal volto tatuato parve indeciso sul da farsi, i suoi
occhi saettavano tra i due uomini in fuga e la nuova colonna di fuoco
che si alzava verso il cielo.
Maledizione.
Non posso lasciare che
quel pazzo faccia una strage di questa portata.
Devo interrompere la
reazione a catena.
Non importa.
Non importa che riescano
a scappare, che riescano a lasciare questo continente o facciano
qualche casino sul loro percorso.
So chi sei, maledetto
verme e so qual è la tua meta.
Non ho bisogno della
Trama per conoscerti adesso.
Assassino, Draghicida,
Marinaio in servizio sull’Ala di Albatros. Il tuo
stramaledetto nome è Razer Donier e tanto è vero
che quella maschera è mia, verrò a riprendermela.
Riguardo al tuo
compagno, ho paura di sapere chi possa essere.
Quel Buco della Trama
è la dimostrazione vivente che il passato è fatto
apposta perché possa tornare per complicarmi la vita.
Ora devo trovare il
prossimo anello della reazione a catena prima che questa
città diventi un ammasso di calcinacci ardenti.
L’ispettore scomparve in un turbinio di piume, il corvo che
comparve al suo posto si levò rapidamente in volo,
dirigendosi troppo velocemente per un esemplare della sua razza nella
direzione dalla quale arrivavano i bagliori dei falò
lasciati dalle esplosioni. |