MxM3 7
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Italia.
"Io e te" è semplicemente complicato
.
.
Questo matrimonio (non) s'ha da fare
.
.
.
Post fata resurgo.
.
.
.
"Siete pazzi. Fuori di testa!"
"Marinella, basta. Sembri una suora."
"Oh, tu! Tu sei proprio l'ultima persona che può fare un commento del genere!"
Indico
Veronica gonfiando il petto come un volatile. Guardo con disprezzo la
sua mano che abbottona la camicia per nascondere il reggiseno
leopardato. Arretro, giusto per aggiungere dramma al tutto.
"Ok,
ok, calmiamoci." la voce che interviene è quella blasfema di
Carlo. Don Carlo. Carlo. Non lo so più ormai. "Per favore,
cerchiamo di non aggravare le cose."
"Non aggrav-? Calm-? Cos-?"
"Ci siamo rimessi i vestiti. Non ci ha visto nessuno. Stiamo tutti bene."
"Amen!" sbotto, fuori di me.
Carlo incassa con una smorfia: "È una situazione spiacevole, me ne rendo conto."
"Oh,
certo che è spiacevole! Non solo è spiacevole beccare due
che fanno rumorosamente sesso con la porta aperta, ma anche il fatto
che uno dei due sia un parroco è davvero, davvero spiacevole! Ci sono dei minorenni in casa, per l'amor del cielo! "
"Nelli!" a causa del volume troppo alto della mia voce, Vacca mi richiama.
Vacca. Mi richiama. Non ho parole.
"Senti,
ho tutto il diritto di urlare, dato che tu, peccatrice, e lui,
sedicente prete, avete appena copulato. No dico, copulato. Ma vi
rendete conto?"
"Sono venti minuti che ce lo ricordi. Lo so molto bene, grazie." la sfacciataggine con cui Vacca risponde mi sconvolge.
Cioè
solo una manciata di minuti fa l'ho vista nuda e in cima a un prete
altrettanto nudo. Ho iniziato a ripetere mentalmente l'Atto di Dolore non appena ho realizzato la forza distruttrice di tale immagine.
"Marinella,
per favore." ritenta Carlo, fastidiosamente calmo. "Ok, forse hai visto
qualcosa che non avresti dovuto vedere, ma tutto sommato non serve
agitarsi così."
"Non serve, padre?" rilancio, nervosa. "Mi hai fermato la crescita. Sei disgustoso."
"Addirittura?"
"Oh, sì. Addirittura. Con Vacca... io non..."
"Ti
prego, cerca di recuperare un po' di tranquillità." Carlo mi
posa una mano sulla spalla e io mi scanso malamente. L'ho persa la
tranquillità. L'ho persa per sempre. Esattamente come lui ha
perso la grazia di Dio.
"Dovete dirlo a Magno."
"Certo
che glielo dirò. Io..." Carlo si passa una mano tra i capelli
castani, animando tutti i tatuaggi che ha sul petto (sì,
è un prete a petto nudo. Abbi pietà di noi.). "Chiaramente quando sono venuto qui per lui, non avevo la minima intenzione di fare sesso con qualcuno, ma..."
Guarda Vacca. Lei guarda lui. Un porno.
"Datevi un contegno!" grido, coprendomi gli occhi.
"Marinella, sei troppo agitata." commenta Vacca, ripetendo quello che sembra essere diventato il mantra della situazione.
Si
avvicina a me, mi prende per il polso e mi fa sedere a una scrivania,
accanto a una finestra. La apre e sventola l'aria verso di me.
"Che brutta situazione." sospiro, tenendomi la fronte con una mano.
Carlo
tossicchia e si siede qualche metro più distante, sul letto.
È indubbiamente imbarazzato, ma calmo, mentre Vacca non riesce a
nascondere l'eccitazione e la contentezza. Credo che lei non abbia
avuto il minimo problema a passare oltre le circostanze.
Dio, per favore, accoglila nel tuo regno, nonostante i suoi peccati.
Carlo tossicchia di nuovo: "Comunque, ehm... mi- ci dispiace per quello che hai visto."
Flash di chiappe che si dimenano e mani tatuate sulle suddette chiappe. Voglio morire.
"Per
piacere." lo ammonisco, avanzando il palmo aperto. "Fingiamo che non
abbia visto proprio nulla. Ora il vero problema è pensare a come
dirlo a Magno."
"Potresti farlo tu?" mi domanda Vacca, a mo' di richiesta.
"Neanche morta. Non voglio vederlo incazzato."
"Incazzato." Carlo ride tra sé. "Sarà imbestialito, dato che non posso più sposarlo."
"Come non puoi sposarlo?" chiediamo io e Vacca, preoccupate.
Carlo scuote la testa: "Dopo una cosa del genere... il minimo che devo fare è ritirarmi dal sacerdozio seduta stante."
"Farlo dopo il matrimonio no?"
"Non
posso. Sarebbe un affronto indicibile, senza contare il peso che
avrebbe sulla mia coscienza. Io non mi sento prete, ragazze. Non mi ci
sento più da svariato tempo e ora che ho conosciuto Veronica..."
Altro porno.
"Basta! Piantatela! Ho capito." intervengo. "Niente celebrazione. Mi auguro che tu abbia almeno un sostituto pronto."
"Be'..."
"Un momento... qui c'è puzza di bruciato." osserva Vacca.
"No,
affatto." ribatte Carlo. "Purtroppo è semplicemente difficile
organizzare una celebrazione dall'oggi al domani. La maggior parte dei
parroci ha già impegni fino a Natale."
"No, c'è veramente puzza di bruciato."
Carlo
e io sospendiamo il dibattito e sniffiamo un po' l'aria per verificare
se Vacca ha ragione. Non serve impegnarsi molto: l'odore di fumo si
percepisce subito e a me viene istintivo voltarmi verso la finestra.
Non l'avessi mai fatto.
Quello che vedo è addirittura peggiore di Carlo e Vacca che fanno sesso.
È una catastrofe. È... è...
"GLORIA!"
grido, lasciando il posto agli altri due per vedere. "C'è un
incendio! GLORIA, IL TUO GIARDINO STA ANDANDO A FUOCO!!!"
Il
mio grido allarma tutti. Nel momento in cui arrivo al piano inferiore,
seguita da Carlo e Vacca, i miei compagni si sono già lanciati a
ridosso della finestra e hanno assunto uno sguardo inorridito.
Gloria
è la prima a precipitarsi all'esterno, lasciando la porta
principale spalancata. Nel suo pigiama a fiori, si blocca per un
secondo a metà del giardino e si porta entrambe le mani alla
bocca, trattenendo il respiro. Sulle sue iridi e sulle nostre si
riflette una luce arancione, quella delle fiamme che stanno ardendo un
lato del tendone bianco, montato dall'equipe del catering solo qualche
ora fa.
"Oh mio Dio..."
La voce di Gloria è quasi impercettibile. È il caos.
Ma
mentre lei muove qualche passo, incerta se agire o contemplare l'orrore
davanti a sé, Lorenzo è già arrivato a pochi metri
dal tendone con una corsa, pronto ad aiutare. Assieme a lui, infatti,
si sono appena radunati alcuni membri del catering, che alloggiano
nella dependance, e hanno già portato con loro dei secchi pieni
d'acqua.
Tra
coloro che tentano di soffocare le fiamme in tutti i modi possibili
scorgo anche mio fratello, che incrocia il mio sguardo con una pena
incredibile.
Guarda poi Gloria e la avverte di stare tranquilla, ché i vigili del fuoco stanno arrivando.
Chi li ha chiamati? Da quanto sta bruciando il tendone? Com'è successo?
"Andate a prendere dell'acqua!" ci ordina Lorenzo.
"Bottiglie,
secchi, tutto quello che potete." aggiunge un uomo sicuramente
dipendente di MatriMagni. "Signorina Ferrucci, c'è una gomma qui
intorno?"
"Uhm... io non... non saprei..." Gloria si guarda alle spalle con fare smarrito.
"Chiami uno dei giardinieri. Chieda a lui. Presto."
In
velocità ci dissolviamo tutti: chi a prendere dell'acqua, chi
assieme a Gloria, chi ad aiutare gli improvvisati pompieri. Alcuni di
noi si fiondano addirittura nel retro della villa, dove si trova la
piscina interrata, e tentano di trasportare l'acqua da lì, in
qualche modo. Ma il giardiniere non risponde, Magno nemmeno e le fiamme
si sono già appropriate di metà del tendone.
"Nelli,
dove sono i bambini?" Cristiana mi rivolge uno sguardo preoccupato, ma
non faccio nemmeno in tempo ad avere pure io un attacco d'ansia che
vengo distratta.
Il
cancello di Villa Magna si apre e l'Audi di Mattia fa il suo ingresso a
velocità piuttosto sostenuta, frenando bruscamente seguita dalla
BMW. La porta del passeggero di quest'ultima si apre lasciando uscire
un Alessandro Magno barcollante e ricoperto di... birra?
Gloria
gli corre incontro senza badare al suo aspetto, il cellulare stretto
tra le mani, lui fa lo stesso e, come lei, stringe il telefono con
espressione colpevole.
"Ti posso spiegare!" esclamano all'unisono.
Gloria acquisisce per un secondo uno sguardo perplesso: "Che cosa mi devi spiegare?"
Ma gli occhi di Magno sono già passati oltre la sua figura e si sono allargarti davanti alla ferocia delle fiamme.
"Oh mio Dio!" la reazione è la medesima.
"Cazzo..." biascica Diego, smontando a sua volta dall'auto. "Merda! Ma che cazzo, porca puttana!"
"Un signore." commenta Cris.
Lui la guarda con l'occhio lucido da ubriacatura: "Cris, stai bene? Dove sono i bambini?"
Cris non risponde e allora Marco si avventa su di me: "Dov'è Rachele?"
"Ma cosa è successo?" ovviamente la domanda più stupida è quella di Mattia.
"È
partito un idrante." anche in un momento così, non riesco a
frenare il sarcasmo e guadagno un'occhiataccia verde.
"Non
lo so." risponde Gloria, disperata. "Eravamo in salotto, stavamo
parlando... noi... non ho idea di cosa sia successo, amore, devi
credermi." si rivolge a Magno con tutta l'aria di chi è sicuro
di essere rovinato. "Nelli si è accorta dell'incendio solo pochi
minuti fa, ma i pompieri stanno arrivando."
Tutti gli occhi su di me. Ora nelle loro menti la piromane sono io. Sicuro al cento per cento.
"Non
c'entro nulla." mi discolpo prima che qualcuno se ne esca con ipotesi
strane. "Ero solamente di sopra con..." incrocio la figura a petto nudo
di Carlo e mi mordo la lingua. "Be', ero a... stavo..."
"Marinella,
dov'è Rachele?" Marco ripete la domanda, sfoderando un tono che
neanche mio padre quando omettevo di aver preso un'insufficienza.
"Beh, ecco, io stavo appunto cercando i bambini."
"Perché cercavate i bambini? Non erano con voi?"
Dopo
questa domanda, Diego si rende conto che forse è più
utile agire, quindi fa per correre verso il tendone, ma Cris lo afferra
prontamente per la maglietta.
"Dove pensi di andare?"
"A cercare Filippo e Vittoria. Se sono lì dentro..."
"Non vai da nessuna parte. Sei ubriaco."
"Allora li lasciamo bruciare?" ribatte, arrabbiato.
"Ha ragione." gli dà man forte Marco.
"Non fate gli eroi." sibila Cris.
"I bambini stanno bene. Stavano giocando in casa." intervengo.
"Lo sai per certo o stai parlando a caso?" mi domanda Marco.
"Fantastica babysitter, Marinella." Diego mi lancia uno sguardo adirato.
"Vi
potete calmare?" Mattia si frappone tra noi con aria seria e per un
attimo sembrano zittirsi tutti, persino le persone che cercano di
spegnere il fuoco alle nostre spalle. Poi lui guarda Diego e Marco in
modo contrariato: "Vi vorrei ricordare che mentre loro dovevano badare
ai bambini, voi vi ricoprivate a vicenda di birra in un pub. Ora
piantatela di accusarvi; i pompieri sono qui e lì ci sono i
bambini."
Mattia
indica un punto un po' lontano, da cui stanno arrivando, di corsa,
Rachele, Filippo e Vittoria. Sospiro di sollievo, ma mi basta qualche
altro secondo per capire che non portano affatto buone novelle.
Rachele
sta indossando il vestito da sposa di Gloria. Il problemi sono due: le
è evidentemente grande ed è di colore viola.
"Oh mio Dio!" esclamano Gloria e Magno al vederlo.
Sì, esatto. Oh mio Dio. Stasera Dio ci deve molte spiegazioni.
"C-c-ci di-dispiace, z-zia Gloria!" piagnucola Vittoria con gli occhioni pieni di lacrime.
"Scusa, papà..." biascica Rachele incollando gli occhi al suolo.
"È
colpa sua!" se ne esce Filippo, anch'esso sommariamente violaceo.
Indica Vittoria e lei piange di più, nascondendosi dietro a
Cris. "Stavamo giocando, quando ha visto l'incendio e ha voluto a tutti
i costi andare a spegnerlo. Ha preso delle bottiglie che ha trovato da
qualche parte, ma erano più pesanti di lei, quindi le ha fatte
cadere e ci ha sporcati tutti!"
"Le bottiglie di vino..." pigolo in un soffio inorridito. Mattia e io ci guardiamo; solo lui può capire.
"E perché stavate indossando il mio vestito?" chiede Gloria, sull'orlo della crisi più nera.
"Rachele l'ha trova-"
"Parlo
io!" s'intromette la piccola demone. "Stavamo giocando a nascondino; mi
sono nascosta nell'armadio di Gloria e ho trovato questo. Mi piaceva
troppo, lo stavo solo provando, ma poi è arrivata
quell'imbranata!"
Vittoria piange di più. Anche Gloria piange. Magno sta per avere un mancamento.
"Scusa, papà." ripete Rachele.
"Sei
in punizione." decreta lui, e successivamente guarda me. "Quoto
ciò che ha detto Diego poco fa, comunque. Dovevi solo
controllarli."
La
mia mortificazione si esprime sonoramente nella sirena dei pompieri,
che fanno il loro ingresso nel giardino a bordo del veicolo rosso.
"Marco,
dacci un taglio, ok?" mentre tutti si distraggono per raggiungere i
soccorritori, solo io rimango a testimoniare la scena. Mattia mi sta
difendendo, di nuovo, e ha pure posato una mano sulla spalla di Marco,
alla maschio alfa: "Ti ha solo fatto un favore."
Oh mio Dio.
Oh-mio-Dio.
Se non lo odiassi, lo amerei.
Perché non lo amo più? Ah sì, perché è uno stronzo suicida.
Ma in realtà lo amo ancora. Solo che è uno stronzo suicida. Quindi lo odio.
Vorrei
fermarlo un momento per ringraziarlo, ma non riesco nemmeno a
sorridergli, dato che la frenesia dell'attimo coglie tutti quanti e ci
vediamo costretti a seguire i movimenti dei soccorsi, frementi di poter
dare anche il più piccolo degli aiuti.
I
pompieri si posizionano subito lungo il perimetro del tendone,
eseguendo le loro manovre in modo rapido e coordinato: spettacolo a cui
non possiamo assistere, dato che un'ennesima macchina fa capolino oltre
il cancello di villa Magna.
E ora sono cazzi. E pure amari. Che tempismo.
La
BMW bianco perlato parcheggia scioltamente accanto alla BMW grigia,
quella di Alessandro, e fa scendere la coppia più tirata della
terra. Lei: alta, magra, apparentemente più giovane della sua
età e fastidiosamente elegante, il Dior che la precede ancor
prima che posi il piedino fatato a terra. Lui: abbinato maniacalmente
all'outfit di lei, capello grigio leccato all'indietro e quel naso,
quel naso nobile che ogni singolo Magno di razza possiede.
"Mamma. Papà." le quattro sillabe più dolorose che Alessandro abbia mai pronunciato.
Il
sandalino modesto della signora Magno sbrilluccica a ogni falcata e,
quando giunge nei pressi del nostro sfigato gruppetto di delinquenti,
tuona sul ghiaino preannunciando morte certa. Poi segue il mocassino
del signor Magno, e Gloria è più pallida di un lenzuolo.
"Che diavolo succede qui, Alessandro?" il padre inaugura quello che sarà il peggior dialogo della storia.
"Papà. Ti posso spiegare."
Frase ricorrente, mi dicono. Un po' come il "Marinella, stai calma" che non passa mai di moda.
"Ci hanno chiamato tutti quanti, Alessandro. Che cosa hai combinato?"
"Non
sappiamo come sia successo." lui deglutisce, guardando sua madre con
ancora più fifa di quella che riserva al padre. "Io ero fuori
con amici, Gloria era in salotto. Se ne sono accorti quando già
le fiamme erano alte."
"Perché
eri fuori?" ringhia la signora Magno, sniffando l'odore di birra e vino
che ormai impregna l'aria, assieme al fumo, e passando poi in rassegna,
con sommo disprezzo, i nostri volti.
Ma
la risposta di Alessandro nemmeno lambisce le sue orecchie,
perché i suoi occhi glaciali hanno appena catturato un'immagine
per lei sconvolgente: Rachele, con indosso l'abito da sposa più
costoso del centro Italia, le balze strascicanti a terra per via della
sua bassa statura, e il petto tutto macchiato di viola.
"Oddio, Gregorio." la donna si ancora saldamente al marito portandosi una mano davanti al viso. "Che cos'è quell'orrore?"
Attimi
di panico. Tommaso Fiore ne approfitta per defilarsi e correre ad
aiutare i pompieri. Vorrei avere la sua furbizia e prontezza di
riflessi.
"Quello è il mio vestito!" continua lei, allibita.
"Quello
che hai macchiato con lo sperma?" la domanda di Diego, rivolta a Magno,
è davvero fuori luogo e la perfetta ciliegina sulla torta.
Ottimo. Fenomenale.
Mamma
Magno, al culmine dell'indignazione, gira il volto con uno scatto e
fulmina la povera Gloria da capo a piedi: "Come hai potuto?"
"Io-"
"Gloria, questo è davvero inaccettabile!"
La
mia amica prende a tremare e a stento trattiene il pianto: "Signora
Magno, io... sono sinceramente mortificata per... per tutto quanto. Mi
dispiace, questo vestito..."
"Questo vestito era il mio vestito!
Hai la minima idea del valore che ha? L'ho dato a te perché mi
fidavo e tu... tu l'hai rovinato! L'hai trattato senza un briciolo di
rispetto!"
"Mamma."
"Lasciami
finire, Alessandro!" gracchia la donna. "Sei davvero una delusione,
Gloria, era l'ultima cosa che mi sarei aspettata da te. Senza contare
che-"
"Adesso basta, signora."
La
voce fuori campo appartiene a quello dei nostri compagni che
solitamente non si preoccupa di essere fuori luogo e non avere il
minimo tatto. Quello che dice esattamente ciò che pensa. Quello
che non ha nessuna, piccolissima, microscopica accortezza o freno
inibitore per qual si voglia situazione.
"Sta facendo una tragedia per un vestito del cazzo."
Ebbene sì; oggi Diego ha tanta voglia di prendersele.
La donna è fuori di sé: "Un cosa?"
"Un
vestito - del - cazzo." Vallicroce incrocia le braccia affrontandola
direttamente. "È un vestito del cazzo che non starebbe bene
nemmeno addosso a una modella con due bocce così ... con
rispetto parlando, signor Gregorio. E comunque, si da il caso che
Gloria non c'entri assolutamente nulla. È stata Vittoria a
rovinarle il vestito, mia figlia. Se può farla stare più
tranquilla glielo ripagherò, ma alla nanetta che ha spaventato
con le sue grida isteriche non rivolgerò un singolo rimprovero,
perché non l'ha fatto con cattiveria. Nemmeno Gloria ha mai
fatto di proposito nulla che potesse darle fastidio; né per
quanto riguarda il vestito, né tanto meno a quel cazzo di
capannone. Si ripigli, signora, ché gli unici che hanno il
diritto ad essere sconvolti sono questi due ragazzi che si stanno
facendo il culo per voi, invece di trombare felicemente prima del
matrimonio, come natura vorrebbe!"
Eeeee.... sipario.
Scroscio
di applausi in quasi tutti i nostri flussi di coscienza. Inchini
fantasma di Diego. Lancio di rose immaginarie e urla di fan.
Chapeau.
Potrei addirittura giurare di aver visto negli occhi della signora una scintilla da milf repressa.
Tuttavia,
nello strano e imbarazzato silenzio che segue, Gregorio Magno prende
una saggia decisione. Afferra la moglie per le spalle e gentilmente la
conduce innanzitutto lontano da Diego, e poi lontano da noi.
"Andiamo,
cara." le sussurra concitato, e taglia la corda. Ma prima, però,
provvede a passare davanti ad Alessandro annunciando un gelido e grave:
"Con te facciamo i conti domani."
Quindi la dipartita dei signori Magno lascia tutto il nostro gruppo in un'atmosfera d'angoscia.
"Che cosa vuol dire trombare?"
Perfetto. La domanda di Vittoria è ancora più appropriata di quella di suo padre, poco fa.
Ma
per fortuna le circostanze non ci danno il tempo di trovare una
risposta convincente. Uno dei vigili del fuoco si avvicina al nostro
gruppetto e si abbassa la mascherina per parlare.
"Abbiamo
trovato questa." dice, mostrando nella mano un mozzicone di sigaretta.
"Probabilmente è stata la causa dell'incendio. Qualcuno l'ha
gettata troppo vicino al tendone, mentre non era del tutto spenta. Ha
preso addosso al tulle e questo ha fatto da miccia al resto."
Pierpaolo
afferra l'oggetto studiandolo da vicino e poi decreta: "È una
Camel. Io fumo una volta ogni tanto, ma solo Merit. Di chi è?"
Francesco alza entrambe le mani: "Ho smesso, ma comunque Marlboro tutta la vita. Vacca, non sei tu che fumi Camel?"
"Sì, ma io..." Vacca si tasta le tasche. "Non le ho nemmeno con me, le avevo lasciate in camera."
"Ne sei sicura?"
"Sì, non ho nemmeno fumato nelle ultime due ore!"
"Ma se nessun altro fuma le Camel, quali alternative abbiamo?" fa notare Alessandra.
Eva annuisce: "Più che altro, nessun altro di chi era alla villa fuma, quindi..."
"Mi stai dando la colpa?" si anima Veronica.
"Sto solo dicendo che tu non eri con noi."
"Ma non sono stata io!"
"Nessuno può dirlo con certezza."
Prima
che Veronica sbotti con qualche offesa nei confronti di Eva, mi sento
di intervenire: "Non è stata lei. È vero."
Tutti mi guardano di nuovo. Ecco, adesso passa il messaggio che la piromane bugiarda fumatrice sono io. Quanto odio queste cose.
"Ero
con lei quando ci siamo accorti dell'incendio, tutto qui." mi difendo
nuovamente. "Sicuramente non può averlo causato, dato che almeno
per la mezz'ora precedente era occupata."
Eva assottiglia gli occhi. Non mi crede.
"Occupata a fare cosa, precisamente? È sparita per ore." interviene Ilenia.
Penso
alle migliori parole da usare, ma non so più come coprire Vacca.
Sta diventando piuttosto difficile, dato che abbiamo degli amici
testardi: "A fare altro, ok? Di certo non a fumare."
"E tu come lo sai, dato che eri al piano di sotto con noi?"
Sto
per sbottare ad Eva che la deve piantare di fare Sherlock se non vuol
essere spinta casualmente tra le fiamme dietro di noi, ma qualcosa mi
trattiene. Cioè, qualcuno.
È Carlo, che ha tossicchiato e fatto un passo in avanti.
Lo guardo inorridita: No, ti prego, non fare cose stupide.
No, Carlo, non adesso. Non dirlo adesso.
Non qui davanti a tutti.
Non dopo che hanno saputo di essere senza tendone, senza vestito e probabilmente anche senza catering.
"Carlo, nooooo!"
"A fare l'amore con me."
Ottimo. Ottima cosa.
È un deficiente.
Ma poi, cioè, neanche su Il Segreto. Si sono voltati tutti. Tutti. Pure quelli di MatriMagni.
Io
mi sbatto una mano sulla fronte, invece Eva inizia a fargli foto da
diverse angolature, mentre si registra dire: "Prete cecinese rompe il
voto e si concede a una ragazza di facili costumi."
"Ehi!" protesta Vacca. "Non sono di facili costumi!"
"Che cosa hai fatto?" la domanda sconvolta è da parte di Alessandro e già riesco ad annusare l'aggettivo imbestialito che Carlo ha usato poco fa.
"Mi
dispiace, Ale. Davvero." Carlo si sta metaforicamente disegnando un
mirino in pieno volto. "Mi rendo conto che è proprio il momento
peggiore, ma... mi sono accorto di non avere più la vocazione di
un tempo. Veronica, lei..."
Non fatemelo ripetere. Aprite direttamente YouPorn per capire.
"Scusami,
sul serio. Temo che non potrò più definirmi un parroco e,
di conseguenza, non ho più la facoltà di unirvi in
matrimonio."
Le gambe di Gloria cedono e si aggrappa ad Alessandro tenendosi una mano sul cuore. Povera anima.
"Spero che tu stia scherzando." quello di Alessandro non è un commento. È un ringhio. Un ringhio bavoso.
"Sono davvero addolorato, cugino. Devi credermi."
"Addolorato?
IO TI AMMAZZO!" come previsto, Alessandro si avventa su di lui, ma
grazie al Cielo ha degli amici un po' meno ubriachi che lo trattengono.
Primo fra tutti, strano a dirsi, Pierpaolo.
"Fermo, amico, non è quello che vuoi. Te l'assicuro."
"Amore,
ti prego..." finalmente Gloria si fa sentire. "Ci mancherebbe solo una
rissa, adesso. Siamo senza vestito, senza tendone per il catering,
senza prete. E c'è... c'è tutto il giardino bruciato.
Probabilmente MatriMagni vorrà un rimborso e non ci
fornirà più il servizio. Io tuoi ci odiano, io..."
"Oh, e non è finita qui." si lascia scappare Pier, mentre Gloria inizia ad annaspare.
"In che senso." balbetta.
"Non hai ancora sentito la chicca. Magno..." Pierpaolo si porta le mani ai fianchi e incoraggia l'amico a parlare.
Lui
perde subito l'attitudine da valoroso guerriero, dimenticando
completamente di Carlo e dell'accenno di rissa che stava per causare.
Quindi si fa piccolo piccolo, mostrando un sorrisino tirato e inarcando
le sopracciglia in un'espressione colpevolmente angelica.
Gloria è letteralmente in punto di morte: "Cosa? Che altro c'è ancora?"
"Domani, ragazzi. Non ti preoccupare, Glo." sdrammatizza lui.
"No, oggi." lo corregge Mattia dandogli uno scapellotto.
"Oh, sì, ora o mai più." concorda Diego. "Tanto peggio di così..."
"Cosa, ragazzi? Che cosa è successo?"
Magno
deglutisce e si gratta un orecchio, teso: "Beh, c'entra con quello che
ti ho detto prima, Che... potevo spiegare, ricordi?"
"Fatemi sedere." rantola Gloria.
Qualcuno
le allunga uno sgabello e, non appena si posa, Magno pronuncia tutto
d'un fiato: "Ero ubriaco, mi hanno costretto a fare degli scherzi
telefonici, ho chiamato Paola la fioraia e le ho detto che è una
bella topa."
"Che cosa le hai detto?!"
"Che è una bella topa."
"Oddio..."
Cristiana
si porta le mani ai capelli e prende a camminare nervosamente. Eva
registra come se non ci fosse un domani. Shy, Patrizia e Amerigo sono
così imbarazzati che quasi si nascondono dietro a un albero.
Vittoria chiede che cosa significhi 'bella topa'.
"Sei uno stupido, Alessandro."
"Di
sicuro è colpa loro!" Cris si lancia in un moto di isterismo e
indica tutti i partecipanti all'addio al celibato con astio. Si
sofferma su Diego: "Anzi, colpa sua. L'avrà indotto a bere e poi
a fare questa cazzata."
"La solidarietà." commenta lui, sarcastico.
"Beh,
è vero." fa Silvia Trepalme, con una semplice alzata di spalle.
Chissà in quale fantastico luogo ha dimorato il suo mini
cervello durante tutto questo casino.
"Visto?" si dà ragione Cris.
Mattia
come al solito tenta di fare il diplomatico: "Ok, erano un po'
ubriachi, ma sembrava una cosa abbastanza innocente. Tutto sommato, era
sembrato divertente anche a me e Marco, anche se non avevamo preso
nulla da bere."
"Evidentemente
ha avuto sfiga." spiega Marco. "Nella sua rubrica non c'erano molti
nomi femminili. La maggior parte erano contatti della classe o parenti
varie, poi Natale ha letto di questa Paola..."
"...Tommaso ha detto che gli ispirava..."
"...Lionel ha passato un altro drink a Magno..."
"...e Diego ha premuto la cornetta verde, costringendo Magno a sedurla, pena smutandata davanti a tutti."
Shy si tiene il mento fra le dita: "L'abisso tra l'uomo e la donna."
"Siete tutti coglioni!" si lamenta Cris senza togliere le mani dai capelli.
"Mi
dispiace, Glo." sussurra Magno. "Paola mi ha riconosciuto e ha detto
che non vuole più... insomma che non ci farà..."
Gloria scuote la testa, con una faccia che nemmeno Bambi dopo che gli hanno ucciso la madre: "Lascia stare, ho capito."
"Scusa, amore. Scusami."
Come
perfetta ciliegina sulla torta, Eva, che, in effetti, ha smesso da un
po' di filmare la catastrofe dà un leggero colpetto di tosse e
attira a sé tutti gli sguardi, eccetto quelli persi e sconfitti
di Gloria e Magno.
"Ehm,
non per fare la guastafeste, ma, dato che ci siamo..." prorompe, con
voce alquanto insicura. "Ecco, volevo comunicarvi che non avete
più nemmeno il fotografo. Io e Luca abbiamo litigato, ieri. Non
è più disposto a farvi il servizio."
Gloria
non ha nemmeno la forza di spostare le iridi. Si alza in piedi imitando
un automa e, senza fare nemmeno un soffio, si dirige come uno zombie
verso la villa.
"Sei sicura che non verrà?" le chiede Magno, con la gola annodata.
Eva abbassa lo sguardo, per non farsi scrutare da nessuno: "Mi dispiace, Magno."
"Tranquilla."
è il suo commento e sa così tanto di delusione, per ogni
singolo evento negli ultimi dieci minuti, che le parole del vigile del
fuoco non fanno quasi nemmeno più effetto in confronto a quel
semplice 'tranquilla'.
L'uomo
ci si avvicina per la seconda volta: comunica che il loro lavoro
è finito qui, che il tendone del catering è bruciato per
tre quarti e che abbiamo perso tutte le decorazioni. Anche il giardino
è rovinato: in quel punto l'erba farà fatica a ricrescere
per un po'.
Infatti,
osservo lo scenario con un nodo alla gola. Tutto ciò che
è rimasto del lavoro di MatriMagni è uno scheletro
carbonizzato. Solo a guardare il profilo della struttura, a cui si
aggrappano mozziconi di tulle e nastri mangiati dal fuoco, si sente la
stessa vaga angoscia che si sentiva quando si andava a fare dolcetto o
scherzetto per le strade del quartiere ad Halloween. Sembrava di
scorgere fantasmi ovunque, che ora sono impersonati dal tessuto
svolazzante tutto intorno. E c'era freddo e buio e uno strano presagio
che ti faceva desiderare che fosse presto mattino.
Mentre
familiarizzo con le chiazze di erba bruciata che hanno macchiato il
verde brillante del giardino di Magno, incontro per un attimo
l'espressione rassegnata di Lorenzo. Segue con dispiacere ciò
che ci stiamo dicendo, ma rimane in disparte come ha fatto per tutto
questo tempo, prima con la scusa di aiutare e adesso in una solitaria
valutazione del danno.
Mi
chiedo cosa stia realmente valutando e perché non sembri
più lo stesso. Lasciando perdere Mattia, Lorenzo è la
persona con cui mi sono maggiormente scontrata negli ultimi anni, ma ho
sempre trovato in lui una sorta di coerenza. È vero; è
strano definire coerente uno che ha una crisi identitaria dopo l'altra,
eppure anche nelle crisi era coerente. Insomma, lo sapete anche voi.
Lorenzo Castelli è Lorenzo Castelli, punto. Frizzantino,
puntiglioso, provocatorio, confuso, tragico, individualista ed emotivo.
Sapreste esattamente quali comportamenti attribuire a Lorenzo, persino
la sua cocciutaggine nel difendere un mentecatto (riferimenti puramente
casuali) a discapito della sua migliore amica.
Ma
da quando è arrivato qui alla villa ho sentito qualcosa di
diverso. Qualcosa... d'altro. Per me in Lorenzo c'è un
inquietudine, ma non un'inquietudine che appartiene al lui. Niente
solite crisi, niente amori dalla sessualità confusa, niente
ripicche sceme o cambiamenti importanti. Si tratta davvero di un pezzo
mancante, di un tassello che mi sono persa tra una paranoia e l'altra
della mia recente esistenza. O della sua.
Voi non avete avuto la stessa impressione?
Per
farvi capire, persino Diego mi sembra il solito Diego, anche se adesso
mi odia e mi ritiene una babysitter omicida. Federica la solita
Federica, Marco il solito Marco, lo stesso Mattia il solito Mattia. Ok,
sono tutti cresciuti e maturati (eccetto Mattia), ma sono tutti i
soliti tutti.
Lorenzo
invece non lo è. O meglio, lo è stato per questi anni,
persino nei litigi e nel detestarsi, ma ultimamente no. C'è
qualcosa che non mi convince, c'è... qualcosa che non va. Non
sembra anche a voi? Forse è il suo essere così distaccato
da me, forse la sua attitudine passivo-aggressiva che ha dimostrato sin
dal primo giorno alla villa, forse solo questa stupida rassegnazione
che leggo sulla sua faccia.
Sono
tutti tratti che non avrei mai usato per descrivere Lorenzo, nemmeno
nei momenti peggiori del nostro rapporto. Ma adesso...?
Dite
che sono pazza o che semplicemente ho respirato troppo carbonio e sto
avendo allucinazioni accompagnate da trip mentali su basi inesistenti?
Lo
schiocco di dita davanti alla mia faccia mi fa propendere per la
seconda opzione. Federica mi ha riportata con l'attenzione su quello
che sta succedendo a un passo da me, ossia la conclusione di questa
tragica serata.
Quando
ormai i pompieri sono pronti per ripartire, il direttore del catering
chiede di poter discutere qualche minuto con Magno per decidere sul da
farsi. Ma Magno ha già capito che non c'è più
molto da salvare e, in ogni caso, le spese per recuperare il tempo e il
materiale perso sarebbero troppo ingenti. Quindi gli risponde che,
cortesemente, preferirebbe incontrarlo il giorno successivo e, senza
salutare nessuno, se ne va anche lui.
Resta solo silenzio tra di noi, e un mozzicone di sigaretta.
"Comunque questa non può essersi accesa da sola." commenta Alessandra dopo un po'.
Ed è forse con questa frase che dimentico i viaggioni su Lorenzo e, purtroppo, capisco chi ha causato il disastro.
***
PRIMO BREAK
Primo
di due break, nonostante sia davvero un capitolo lungo XD Quindi
riposatevi e tentate di capire anche voi chi ha causato il disastro
senza però barare e leggere oltre. Nel frattempo, beh... meet the Magnos XD (disegno gentilmente fornito da Angelica)
*
Un paio di "simpatici" social... si respira carbonio e tensione, ragazzi. Carbonio e tensione.
*
***
Mentre
mi dirigo come un panzer all'interno della villa, non riesco proprio ad
allontanare i flash che appaiono nella mia mente. È come quando
Dr. House capisce la malattia del paziente: le sinapsi si collegano e
inviano un'intuizione dopo l'altra.
Da
una parte è una sensazione piacevole, ti fa sentire un po' il
commissario Derrick della situazione, dall'altra però dipende
molto da che cosa scopri e realizzare che forse mio fratello è
la causa dell'infelicità collettiva non mi sembra una bella
scoperta.
Mentre
tutti stanno pian piano lasciando il luogo del crimine - Gloria e Magno
ritirati già da un po' nelle loro stanze - io salgo le scale per
raggiungere il piano superiore e percorro la strada che porta alle
camere da letto maschili.
Mio
fratello non condivide la propria con nessuno, quindi non dovrei
incontrare ostacoli che mi impediscano di mettergli le mani al collo.
Tuttavia,
il primo sentimento che mi colpisce quando mi affaccio alla porta
aperta non è rabbia, bensì un misto tra delusione e
tradimento. Davide non è nemmeno al suo interno, si starà
nascondendo da qualche parte nella speranza che nessuno faccia due
più due. Potrebbe addirittura essersi inabissato nella piscina
del retro, se lo conosco bene.
Ma
come può aspettarsi che almeno io non ci arrivi? Prima la nostra
litigata, poi lui che entra in camera mia e si prende le chewing-gum e
infine la sua presenza nel luogo dell'incendio prima degli altri.
Con
un minimo di immaginazione, posso ricostruire ogni dettaglio: il mio
divieto di uscire con i ragazzi deve aver scatenato il classico istinto
di ripicca, per fare un dispetto e sentirsi ancora forte Davide deve
aver deciso che avrebbe fatto un gesto ribelle, come fumare. È
così da lui! Deve essere entrato nella stanza di Veronica mentre
lei era occupata altrove per rubarle le sigarette e poi dev'essersi
reso conto che le gomme da masticare l'avrebbero aiutato a nascondere
la puzza, qualora l'avessi incontrato per i corridoi, prima che
ritornasse nella sua stanza. Dev'essere uscito per fumare la sigaretta,
ma magari qualche rumore deve averlo spaventato, spingendolo a gettare
a terra il mozzicone non terminato. Ignorando di averlo lanciato troppo
vicino ai nastri di tulle, deve aver cercato di tagliare la corda, ma
l'odore di fumo deve averlo allarmato e, così, senza poter
contattare nessun altro, deve aver chiamato i vigili del fuoco.
Ci
scommetterei il mio nuovo contratto di lavoro, ma ci sono almeno un
paio di cose che posso fare per esserne davvero certa al cento per
cento. Domandare ai pompieri da quale numero hanno ricevuto la chiamata
o, ancora meglio, frugare nella stanza di Davide.
Mi
aspetto che con l'arrivo dei vigili del fuoco si sia defilato in casa
per rimettere al loro posto le prove, ma non so quanto si sia
arrischiato a riportare le sigarette in camera di Vacca, considerato
che qualcuno, nel caos di gente che entrava e usciva per aiutare a
risolvere l'emergenza, avrebbe potuto vederlo.
Difatti,
la conferma alle mie ipotesi si lascia scovare quasi subito. Per
fortuna noi Argenti pensiamo in modo uguale, così il primo posto
dove vado a cercare è il cassetto della biancheria e, dentro un
paio di boxer, trovo un pacchetto mezzo vuoto di Camel.
Non
solo, c'è anche un accendino decorato dal logo D&G
tempestato di zirconi. Difficile intuire dove Davide l'abbia preso, eh?
Sono
sicura che se rimango ad aspettarlo, sarà questione di minuti
prima che torni qui. Vorrà accertarsi che le sigarette e
l'accendino siano ben nascosti o magari tentare di farle sparire del
tutto. Ho tutti i motivi di questo mondo per fargli una sfuriata epica
e, sinceramente, non vedo l'ora.
Ma
il senso di delusione, ancor più forte della rabbia, non mi
lascia pace. Ben presto realizzo quanto tutta questa situazione dipenda
ancora una volta da me, quanto cavolo di casino abbiamo fatto stasera,
e il grado di serietà con cui tutto ciò ha rovinato
l'umore e probabilmente le nozze di Magno e Gloria.
Il
tradimento di mio fratello pesa così tanto che la stanza inizia
a starmi stretta e prendo a camminare nervosamente in tondo,
scavalcando mucchi di vestiti qua e là. E quando vedo
l'impalcatura del tendone ridotta in cenere, fuori dalla finestra, mi
sale al petto un senso di frustrazione incredibile, che mi inumidisce
gli occhi e mi impedisce di respirare bene. Non so più gestire
situazioni così; sento quell'impulso che in questi anni ha
risolto per me tutti i problemi. Devo scappare.
Così
esco dalla stanza di Davide, sperando di trovare un posto dove
recuperare la calma o sfogare il malessere, prima di prendere per i
capelli mio fratello. Tuttavia, al primo passo fuori dalla porta,
sbatto addosso a qualcuno.
Chi
mai potrebbe essere, se non Mattia Zingaretti, il microcefalo ubiquo
progettato da Dio per non farmi mai dimenticare quanto sono disadattata?
Appena
incrocio il suo sguardo, mi accorgo di aver commesso un grave errore:
non avrebbe dovuto vedermi qui. Non sulla soglia della camera di mio
fratello, non con in mano un pacchetto di sigarette e un accendino.
Difatti provvedo immediatamente a farli sparire dietro la schiena, ma Mattia in un'occhiata ha capito che:
a - mio fratello ha incendiato il giardino di Magno e Gloria;
b
- io sto tentando di coprirlo nell'indecisione di cosa fare, ma
comunque lo detesto a morte e mi incazzerò come una belva con
lui;
c - sto vivendo un momento di crisi e ho un profondo bisogno di piangere.
Come
faccia a capirmi così velocemente non lo so proprio, ma il fatto
che dica: "Adesso non fare gesti inconsulti." mi conferma che è
ancora più perspicace di mia madre.
Io deglutisco e rimango immobile, per una volta decidendo di ascoltarlo.
Mattia
non mi si avvicina e mi affronta in genere come si fa con i pitbull o
con gli orsi, mettendo le mani avanti: "So perfettamente perché
stai nascondendo quegli oggetti, per cui non c'è ragione di
scagliarmeli contro o gettarsi in fuga. Giusto?"
"Giusto."
"Ok. Bene, Argenti." Mattia abbassa le mani. "Davide ha fatto un'enorme cazzata. Immagino tu sia molto arrabbiata, vero?"
"Moltissimo."
"Ma stai anche male, mi sembra di capire."
Annuisco.
"Possiamo parlarne. Vuoi parlarne?"
Scuoto la testa.
"Ok, ok, allora non parliamo. Vuoi piangere?"
Annuisco
e automaticamente mi si riempiono gli occhi di lacrime. Sapete, come al
vostro cuginetto quando fingete di avergli impiccato il peluche.
"Ehi... non è successo nulla di così grave."
"No?" dico, facendo tremare la voce. "Guarda cos'ha combinato! E sta anche cercando di farci tutti fessi, me compresa!"
"Nelli, sai che non è colpa tua?"
"Sì
che lo è!" sbotto. "Io ho portato Davide qui, io non gli ho
permesso di venire con voi istigandolo a fare peggio, io non l'ho
controllato mentre era in casa! Per non parlare di quei bambini, che a
causa mia hanno aggravato ancora di più la situazione.
Conclusione? Io ho rovinato il matrimonio di Magno e Gloria!"
"Quando si dice 'saltare alle conclusioni'."
"Ah, lascia perdere. Vado ad ammazzare quello stronzo di mio fratello!"
Mi lancio verso il corridoio, ma Mattia mi ferma in una sorta di placcaggio: "No. Nelli, stai buona."
"Stai buona un cavolo! Lasciami andare!"
"Marinella,
rifletti un secondo." si allontana, ma mi tiene comunque le spalle,
sapendo di fronteggiare un pericolo non indifferente. "Urlargli contro
e arrabbiarsi non serve a niente. Provocherai solo una reazione
peggiore."
"Che ne sai?"
"Te
lo suggerirebbe anche un idiota." Mattia corruga le sopracciglia. "E
ora non fare la battuta che io sono idiota. Davvero, lascia perdere."
"Be', me ne frego di quello che mi suggerisce la gente. Davide si merita solo di essere evirato!"
"Vuoi
che sfugga completamente al tuo controllo? Ancora di più di
così? Andiamo, sai che lo farà. L'hai appena testato."
"Non importa quello che farà, tanto finirebbe comunque in un altro dramma! Come sempre!"
"Perché
è un circolo vizioso!" Mattia si è leggermente abbassato
e i suoi occhi sono quasi alla mia altezza. Si sono ancorati ai miei e
hanno preso il controllo della situazione. Devo ammettere che
scrutandoli mi infondono una certa... disciplina. Ho appena avuto un
brivido o sbaglio?
"Spezza quel circolo, Marinella." questa frase, a differenza delle altre, è pronunciata con una certa fermezza.
Signor sì, signore! verrebbe quasi da rispondere, ma poi mi rendo conto di essere una disagiata.
Non
sapendo bene come reagire a questo consiglio barra ordine barra
rimprovero, mi concedo qualche attimo di nulla. L'unica azione che
compio è continuare a fissare gli occhi di Mattia da vicino,
forse troppo vicino, e rievocare il ricordo di qualche giorno fa,
quando l'ho baciato senza pudore.
Ok,
sto male. Non è ammissibile che debba combattere contro
l'istinto di stuprarlo ogni volta che mi sta davanti, o che mi ricordi
di me e lui in situazioni intime! Va bene, per me sono istanze
dolorosamente dolci, ma Nelli! Datti una calmata!
Sembra
molto più grave di una semplice astinenza; sembra essere tornato
tale e quale ad anni fa, il mio momento di perversione per questo
idiota. Insomma, stavo sempre lì a reprimere l'eccitazione da
brava diciannovenne depravata e adesso sembra non essere cambiato
nulla. L'essere diventata adulta non influisce nemmeno di una virgola
sul mio traviamento per lui. Almeno una cosa positiva della distanza
c'era: avevo dimenticato quanto fosse inevitabile sentirsi ninfomani
con la sua sola presenza.
Ma,
per lo meno, un lato positivo della situazione sta emergendo.
Innanzitutto, il subbuglio ormonale offusca i miei veri sentimenti nei
suoi confronti (amore/odio profondo, disperazione, preoccupazione) e
poi tutto ciò mi distrae dalla tragedia madre. Anzi, mi rendo
conto, dopo qualche secondo di fantasie pornografiche, di stare
addirittura leggermente meglio.
Allora
ne approfitto ancora un po' di queste due iridi che, a quanto pare,
funzionano esattamente come la bamba, e le studio più in
dettaglio. Ah, come se già non le conoscessi a memoria!
Ma
facevo appunto un discorso, qualche tempo fa, su come gli occhi di
questo microcefalo abbiano la particolarità di trasformarsi a
seconda delle situazioni. In realtà, sono un po' come un
camaleonte: fondamentalmente verdi, ma occasionalmente qualsiasi cosa.
Ed è simpatico interpretarle ogni volta... ora sembrano del
colore della divisa di un generale. Forse è per questo motivo
che mi faccio comandare e che lo odio ancora di più.
Affrontando
la sua stupidità con il pensiero laterale, riesco finalmente a
calmarmi un po' e forse tra una pagliuzza verde e l'altra ritorna in me
un barlume di buon senso.
"E come dovrei fare a rompere il circolo vizioso?"
"Lascia
che passi un po' di tempo. Fagli capire che sai, ma che aspetti sia lui
a parlartene e magari scusarsi. Intanto puoi dirlo a Magno e Gloria,
vedrai che capiranno."
"No,
non posso dirlo a Magno e Gloria." scuoto la testa. "Lo odierebbero
troppo. Certo, lo perdonerebbero, ma in cuor loro non lo guarderebbero
più allo stesso modo. Sono consapevole di quanto grave sia il
danno che ha causato."
Mattia studia per un attimo il mio viso, poi sorride.
"Cosa?" chiedo, non trovando un nesso con la sua espressione.
"Niente."
abbassa gli occhi. "Se ritieni giusto proteggerlo, fai bene. Solo...
non rovinare le cose tra te e lui. È un consiglio."
"Non richiesto." ribatto, sorridendo pure io.
Mattia
mi molla finalmente le spalle e si allontana da me, sembrando molto
più rilassato di quando mi aveva davanti in versione pitbull:
"Non hai più voglia di piangere, adesso?"
"Mi sono calmata un po'." rispondo, notando che, effettivamente, il suo metodo ha funzionato.
"Bene."
Questo
maledetto uomo mi prende sempre in contropiede. Mi rendo conto che ho
passato una vita ad aspettarmi cose diverse da lui; ogni volta che
interagiamo prevedo che dica o faccia qualcosa di immaturo, stupido o
sbagliato, ma alla fine quella che ricopre questo ruolo sono io. Lui,
tutto sommato, è sempre quello ponderato, quello diplomatico,
quello stabile.
Io non sono per nulla stabile. Mai stata. E tutti ormai lo danno come dato certo.
Un
po' mi dispiace, devo dire, ma un po' mi fa riflettere. Senza di lui
tendo a seguire un sacco di idee sbagliate. È vero, ci sono
Fede, Lori, Marco,... ma lui... solo lui riesce a giocare con me in
questo modo. Solo lui riesce a bilanciarmi, pur non essendoci alcun
equilibrio tra di noi.
Infatti sono molto meno Pollon, quando lui è con me.
Rigiro
gli oggetti che tengo fra le mani, ponderante: "Penso che questi li
riporterò io stessa a Vacca, li appoggerò semplicemente
sul suo letto senza essere vista."
"Vuoi che ti accompagni?"
"No, grazie."
"Va bene. Allora vado a dormire."
"Mattia..."
Lo
fermo proprio mentre sta per aprire la porta della sua stanza e lo
guardo, stringendo più forte l'accendino: "Non abbiamo
più parlato dopo l'altra sera, dato che mi eri sembrato davvero
arrabbiato, però... ti ringrazio per avermi difeso, prima, con
Marco. Non ne capisco il motivo, visto che a quanto pare mi odi
abbastanza..."
Mentre
io mi riguardo bene dall'alzare lo sguardo, Mattia si concede qualche
attimo per pensare, e poi parla a tono basso e pacato: "Sì, ti
odio abbastanza. Ma mi succede la stessa cosa che succede a te con
Davide. Per quanti casini faccia, per quanto vorresti ucciderlo... non
puoi evitare di preoccuparti per lui."
Queste
parole prendono a calci il mio cuore e così si mette a battere
forte, mentre ora gli occhi non vincono la voglia di alzarsi e
incrociare i suoi. È il motivo per cui Mattia mi fa così
male: perché mi fa anche così bene. E d'istinto vorrei
fargli mille domande, chiedergli anch'io il perché,
perché continua a perseverare in una carriera così
stupida, perché si mette così a rischio, perché
non può pensare a una vita diversa.
Perché mi fa letteralmente impazzire. In tutti i sensi.
Ma
poi mi rendo conto che non ne ho il diritto: me lo sono giocato tutte
le volte in cui è venuto a cercarmi per darmi spiegazioni. E ora
che le vorrei, è troppo comodo chiedere.
Lui scuote la testa: "Sarebbe bello riuscire ad odiarti del tutto e non solo abbastanza."
A quel punto faccio una smorfia: "Vale anche per me."
"Bene." Mattia sorride di nuovo. "Buonanotte, allora."
"Buonanotte." gli sorrido e non spezzo la catena di sguardi fin quando non si chiude la porta alle spalle.
Sono
sicura che il piano dei nostri compagni sia la trovata più
azzeccata del secolo. Nessuno avrebbe mai dubitato che Mattia e io ci
saremmo riavvicinati, nemmeno io. Ma è proprio questo il
problema.
Che ora Mattia e io ci stiamo riavvicinando.
E
loro non hanno la minima idea di quanti effetti collaterali questo
possa portare. Per me, per lui, per tutti. Spero solo che i miei amici
abbiano pensato a una soluzione anche per quelli, oppure qualcuno non
uscirà vivo da questo matrimonio.
***
SECONDO BREAK
Vediamo
se questo incontro/scontro ha aperto uno spiraglio di speranza... (voi
intanto bevete, mangiate e riposate gli occhi dallo schermo per
scongiurare attacchi di epilessia). Manca ancora l'ultima parte U.U
***
"Ecco!
Eccomi, scusate il ritardo." Federica si siede sull'unico posto
rimasto, facendo strisciare i piedi della sedia con un rumore
sgradevole.
Ancora
una volta porta con se una folata di puzza. Il fetore degli escrementi
di cavallo si fondono con il tipico odore di stalla e di animale. Wow.
Così sì che troverà ben presto un fidanzato.
Ma ho l'impressione che a Fede non interessi trovare un fidanzato,
sennò ne avrebbe già avuti a decine. Anche stamane
è partita per la passeggiata a cavallo alle sei del mattino.
Anche stamane Pierpaolo faceva la sua corsetta nel bosco alle sei del
mattino.
Coincidenze?
Motivo in più per pensare che non lo siano affatto è il
seguente: Alessandra si lamenta dicendo che Federica odora di lercio,
lei alza gli occhi incrociando quelli di Pierpaolo e si sorridono.
SI SORRIDONO.
Madre di tutti di flirt, fammi capire se questi due hanno qualche ritardo o se sono consenzientemente così ebeti!
"Bene,
allora possiamo cominciare." Alessandro cammina nervosamente in tondo.
Si trova al centro di una specie di cerchio che abbiamo fatto spostando
sedie e divani. Gloria è seduta su di un pouf, gli occhi gonfi e
iniettati di sangue e un fazzolettino di carta tra le mani. Alessandro
invece non è smagliante come al suo solito: certo sempre un gran
gnocco, ma con un accenno di barba (inusuale per uno con le guance
solitamente più morbide di quelle di un neonato) e le occhiaie
segnate.
Attorno
ai due ci siamo proprio tutti: la coppia ha richiesto che ci riunissimo
questa mattina alle dieci per discutere di faccende importanti.
Purtroppo, le conseguenze dell'incendio di ieri sera incombono sulle
nostre teste con i peggiori presagi.
Infatti, dal modo in cui Alessandro parla e cammina non si può immaginare altro che brutte notizie in arrivo.
"Chiaramente siamo qui per parlare di ieri sera."
Ecco. Prepariamoci alla svolta drammatica della storia.
Sfidando
il buonsenso, lascio che i miei occhi si alzino in direzione di Davide.
Se ne sta seduto sull'angolo del caminetto, sopra il marmo, leggermente
in disparte rispetto al resto del gruppo. Sono sicura che stia morendo
internamente, ma non poteva rifiutarsi di essere presente. Per non
destare sospetti, ovviamente, e poi anche perché
fondamentalmente si sente una schifezza umana.
"Non
si capisce bene che cosa sia successo e a causa di chi." annuncia Magno
e, prima che prosegua, Davide ha già capito che io invece l'ho
capito.
Alessandro
spiega e riassume ciò che è successo ieri, nel caso
qualche presente si fosse perso i dieci metri di fiamme visibili fino
al Friuli-Venezia Giulia. Quando racconta la storiella della sigaretta
misteriosa sento dentro di me una rabbia che monta. Il comportamento di
Davide non aiuta di certo: si limita a guardarmi e restare in silenzio,
il pomo d'Adamo che sale e scende vistosamente.
Ma
che mi aspettavo? Che avrebbe confessato? Che, una volta visto che io
ero a conoscenza del suo segreto, si sarebbe costituito di fronte a
tutti?
Forse sì. Forse lo speravo davvero.
Ma...
dopotutto, io e Davide siamo uguali. Davvero uguali. Facciamo un casino
dopo l'altro e, quando arriviamo ad un punto di non ritorno, non siamo
capaci di prenderci le nostre responsabilità. Piuttosto
scappiamo.
È quello che sta facendo lui. È quello che io continuo a fare da cinque anni.
Qualcuno
tossicchia e attira la mia attenzione. Mentre io stavo fissando Davide,
Mattia fissava me, e ora mi sta ricordando quale linea di pensiero
è meglio mantenere. Tranquillo, microcefalo, non lo infangherei
mai, anche se, devo dire, la solidarietà maschile non manca
proprio in nessun caso.
"Nessuno
ha idea di che cosa possa essere successo? Dai, ragazzi, una sigaretta
non ha vita propria, qualcuno l'ha fumata e gettata." fa notare Eva.
"Vacca?"
"Vi
ho già detto che io non c'entro. Ieri notte mi sono ritrovata il
pacchetto e l'accendino sul letto. Non li ho tirati fuori io...
qualcuno deve averli posati lì."
Allora
Davide sussulta. Ha intuito di chi fossero le mani invisibili che hanno
trasportato le prove del caso lontano da lui. Nel suo sguardo si legge
un misto tra sorpresa, gratitudine e somma colpevolezza.
"In
ogni caso-" sospira Magno. "Il servizio catering MatriMagni si è
rifiutato di ri-allestire i tendoni e ha rinunciato a essere presente
il giorno del matrimonio. Vogliono solo il rimborso e poi se ne vanno.
Anzi, se ne sono andati un'ora fa, per essere precisi."
"Quei cazzoni!" se ne esce Diego, e Cris lo guarda male, segnalando la presenza dei bambini nell'angolo giochi.
Francesco pare molto contrariato: "E queste persone sarebbero tuoi parenti? Io darei il via ad una faida. Subito."
"Avete
provato a insistere, proponendo magari di ricreare una struttura
più basilare? O addirittura niente tendone, ma solo servizio?"
s'informa Mattia.
Magno
annuisce mestamente: "Dicono che vogliono stare dentro i soldi del
preventivo, quindi o si fa in grande oppure nulla. Ma a), non
c'è più tempo per costruire le loro fottute Ziqqurat di
tulle e b) non ho intenzione di dar loro un miliardo di euro, tra
rimborso e nuovi fondi. Non ho più alcuni fondi, quindi si
fottono."
"Magno sboccato. Mi piace." commenta Vacca. "Mi ti farei."
Alessandro
si volta verso di lei con una particolare scintilla blu negli occhi e
le punta addosso l'indice: "Tu non ti fai proprio nessuno. Anzi, tu vai
e spieghi a mio padre e mio zio perché Carlo ha sfanculato dieci
anni di riabilitazione e seminario presbiteriale!"
"Forse
perché è più sveglio di te?" ribatte, indicandosi
nel complesso, come a sottolineare l'ovvietà della sua bella
presenza. Del tutto opinabile, s'intende.
"Vacca, quanto sei-"
"Alessandro."
il tono piatto, ma intenso di Gloria riporta immediatamente l'ordine e
anche Vacca si zittisce, senza però rinunciare a uno sbotto di
superiorità.
"Beh,
come avrete capito, Carlo non ci sposa più e il comune non ha
nessun altro disponibile fino al 25. Di giugno." precisa Magno, ancora
innervosito e con infinita amarezza nella voce. "Dobbiamo chiedere nei
comuni limitrofi, ma il tempo è poco. E ci sono giusto altri due
piccoli particolari di cui vorrete venire a conoscenza."
"Tua madre mi denuncia. Dimmelo subito e senza remore, Magno." ipotizza Diego.
"No, ma ti odia."
"È
un po' l'effetto che faccio alle donne in generale." osserva, con
un'alzata di spalle. "O mi amano subito o mio odiano subito. Vero,
Cris?"
"Confermo."
"Vero,
pa-papà. Ma i-io ti-ti amo." interviene Vittoria, da un angolino
in disparte, distraendosi per un secondo dal gioco con le bambole di
Rachele.
"Anch'io ti amo, amore. Se quando hai diciotto anni sono ancora vivo, ci sposiamo."
"Non credo che sarai ancora vivo, perché mio padre, lui sì, vorrebbe seriamente pestarti." rivela Magno.
"In effetti ho un problema anche con i genitori delle persone a cui tengo."
"Grazie
per aver difeso Gloria." Magno ammansisce i toni e si rivolge al mio
compagno con imbarazzo e gratitudine. "Davvero, Diego. Non avrei detto
certe cose a mia madre, ma sarei intervenuto io, se non l'avessi fatto
tu. Il problema è che ora mi hanno tagliato i fondi. Beh... ci hanno tagliato i fondi. Rivogliono tutti i soldi che ci avevano prestato per le varie spese del matrimonio."
"Eeeh, quanti saranno mai?" sbuffa Alessandra.
"Decine
di migliaia, diciamo così." taglia corto lui. "In più
mamma è incazzatissima per il vestito. Ma proprio tanto."
"Senti,
è inutile girarci attorno." si lamenta Gloria. "Mi odia. Mi odia
e basta." un singhiozzo rattristisce ancora di più la scena,
come se il fazzolettino che asciuga una lacrima non fosse abbastanza.
"Te l'ho detto, amore, le passerà."
"Sì, fra quanto? Fra una vita? Quando i nostri figli si sposeranno e forse rimedieranno al casino che abbiamo fatto noi?"
"Non
è colpa vostra." mi sento di intervenire, facendo salire queste
parole direttamente dal cuore e sentendomici particolarmente
affezionata.
Alessandro
fa spallucce: "In realtà sì, in un modo o nell'altro lo
è. La fioraia lo è senza ombra di dubbio: come se la
figuraccia di ieri non bastasse, è anche venuta a sapere
dell'incendio. Ora non vuole aiutarci nemmeno con il triplo dei soldi."
Paola. Paola, non deludermi così.
"Ma sei sicuro...?"
"Nelli, tu non l'hai sentita al telefono. Era così offesa e delusa..."
"Oh, e dille dell'enologo." pigola Gloria.
"Benigni?"
Alessandro scuote la testa, cercando di trattenere quella che sembra
un'immensa voglia di piangere. "Benigni non può rifare l'ordine
entro il 25. Ha altro vino, ok, ma dovremmo comunque pagarcelo e la
verità è che non ho più un centesimo."
Ilenia entra in empatia con la situazione e tira un sospiro tristissimo: "Oh, Magno..."
"Tra
quelli che devo ridare ai miei e quelli che devo ridare ai vari danni
fatti... penso che potrebbe salvarmi solo la prostituzione."
"Be', io ti farei da cliente in tal caso." commenta Vacca, poi alza subito le mani. "Solo per dire."
"In
effetti anch'io." concorda Lorenzo. "Ma, ehi, Magno, non è che
sia andato tutto così a rotoli... avete ancora la torta,
l'orchestra, le fedi,..."
"La
torta servirà a ben poco senza altro da mettere in pancia.
L'orchestra non è nemmeno da nominare..." scuote la testa.
"Appena hanno saputo le buone nuove dai miei, hanno rinunciato che
manco Pietro prima che cantasse il gallo. E per finire le fedi, che ci
hanno modificato e che dovevamo andare a ritirare stamattina, ma..."
"Beh, ma non è detto che magari-"
"Ragazzi."
Magno si ferma in mezzo al cerchio con espressione terribilemtne
dispiaciuta, ma dura. Ci guarda tutti velocemente e poi prende un
sonoro respiro: "Non ha senso. Non ha più senso fare niente,
adesso. Il matrimonio è annullato."
Io non sono una fan sfegatata di Star Wars,
ma ricordo molto bene il momento in cui Dart Fenner rivela a Luke si
essere suo padre. Un 'noooo' straziato esce dalla bocca del giovane che
persino i pianeti vicini indicono una giornata di lutto.
Ed
è più o meno così che reagiamo anche noi. Solo che
non siamo un solo Luke, ma una ventina di Luke sconvolti e indisposti
nei confronti della realtà dei fatti.
"Siete pazzi?" sbotta Fede alzandosi in piedi e spargendo un po' di cavallitudine.
"No, Fede, magari fosse solo una pazzia."
"Sì che lo è. Lo è, dopo tutta la fatica che abbiamo- che avete fatto per organizzare questo matrimonio!"
"Ha
ragione." interviene Diego. "È una decisione del cazzo. Non
l'hai presa tu Gloria, vero? È stato Magno. È stato
sicuramente quel coglione di Magno."
"Ragazzi, siamo stati entrambi. Non abbiamo altra scelta."
Mattia alza gli occhi su Magno: "Dai, per favore, non così..."
"E come allora?" sbotta lui. "Come dovremmo fare?"
"Magno,
mi sembra una decisione un po' troppo drastica." interviene Pierpaolo e
poi si appella alla consorte, notoriamente più ragionevole.
"Gloria..."
"Ragazzi,
non vedete come stanno le cose?" la biondina si alza in piedi,
frustrata. "Non ne caviamo un ragno dal buco. Siamo al capolinea."
"Ma non è vero." Lorenzo si accoda alla protesta. "C'è ancora qualcosa che vi rimane, no?"
"Che cosa?" rilancia Magno, sardonico.
"Beh... la villa... siete in una villa, il posto per organizzare cose l'avete ancora."
"E cosa organizziamo? Una pesca di beneficenza?"
"Amore
dai, basta." Gloria si accorge dell'alterazione di Alessandro e arriva
a mediare, spiegando pacatamente al resto del gruppo. "Avere solo la
villa è come avere una scatola vuota. Se non hai nulla da
mettere dentro rimane vuota."
"E
io non ho nulla." afferma Magno. "I fondi che io e Glo avevamo messo
per il matrimonio sono già tutti esauriti. Il mio conto è
in negativo, non posso permettermi più niente."
In
effetti è difficile ribattere a una considerazione del genere.
Qui non manca una macchina o una patente, qui manca il carburante.
Osservo
le facce dei presenti con un macigno enorme sul cuore. È
straziante vederci così, non è da noi. Magno e Gloria
sono il ritratto della sconfitta, del sogno infranto, del male che
vince sul bene. Una favola al rovescio, insomma.
Gli
altri non sono da meno, dato che hanno un'espressione mortificata.
Mattia sembra addirittura pallido, come se si sentisse in colpa, e,
sinceramente, non lo biasimo. Io sono la prima a capirlo, ma credo che
tutti qui si sentano responsabili. Chi più e chi meno, ognuno di
noi ha concorso in qualche modo allo svolgimento degli eventi fino a
questa conclusione. Fede, Lori, Diego, Cris, persino i bambini, che
hanno smesso di giocare e se ne stanno in silenzio nell'angolo.
Ma io non posso sopportare questa situazione.
Ok,
stavolta non ho direttamente fatto alcun danno, ma indirettamente
è da ben cinque anni che faccio soffrire queste persone. Da
cinque anni che vedo quegli sguardi sulle loro facce. Da cinque anni
che li faccio aspettare un risvolto positivo e un risvolto positivo non
arriva mai.
Sempre ostacoli, sempre passi indietro.
Basta. Stavolta hanno bisogno di Nelli. Hanno bisogno di me.
"Questo matrimonio si farà!"
Il
fatto che l'abbia detto con quest'enfasi ottocentesca, alzandomi in
piedi e sbandierando l'indice come quando tua madre ti rimprovera,
attira un sacco di sguardi perplessi su di me. Poi realizzano che sono
stata io a dirlo e la perplessità muta in scetticismo.
In effetti pure io sono scettica su me stessa. Che problemi ho?
Con
la coda dell'occhio vedo Magno prendere fiato per spegnere l'ennesima
fiammella d'entusiasmo, così lo precedo e gli impedisco di
scoraggiarmi.
"Si
farà, punto. Magno, guardaci." Magno rimane a bocca aperta e, in
effetti, ci guarda. Ora aspetta che io faccia qualche rivelazione di
qualche tipo. Ok, Nelli, è il tuo momento.
"Siamo
un gruppo di venti persone. Venti persone grandi ed intelligenti che
possono trovare rimedio a un incidente. Francesco!" appena esclamo
questo nome, apparentemente in preda a un deragliamento mentale, il
rosso sgrana gli occhi e si mette sull'attenti. "Francesco è un
asso in queste cose. E non dimentichiamoci che è un quasi
architetto."
"Beh,
in effetti una laurea breve ce l'ho." osserva, tirandosi il colletto,
poi sorride. "Se è per montare un tendone e qualche tavolo per
poveri, direi che quella basta e avanza."
"Esatto.
Esattamente." lo ringrazio, annuendo vigorosamente. "E poi abbiamo
Lorenzo, che è un esperto di moda. Ok, non un sarto e non la
fata Turchina, ma comunque un esperto di moda."
"Fata Turchina non gli starebbe male come soprannome." è il commento di Diego.
Fisso
Diego con superiorità: "Fata Turchina era in riferimento al suo
intervento sul vestito rovinato della signora Magno." Diego sostiene il
mio sguardo, ma si zittisce, intuendo che il mio tono è in
risposta al suo di ieri sera. "Non potrà di certo migliorarlo in
un colpo di bacchetta, ma con una rattoppata qua e là forse
riesce a salvare qualche orlo, no, Lori?"
Il
mio amico è seduto a gambe accavallate e braccia conserte, oggi
sfoggiando un papillon color lavagna che contrasta la camicia azzurra.
Un richiamo al suo nuovo piercing e uno ai suoi occhi: se non ha stile
lui, allora chi? Almeno questo è un aspetto che non si
potrà mai e dico mai, in saecula saeculorum, mettere in dubbio.
Lori
alza le sopracciglia e sposta le iridi nel nulla per un secondo,
approvando con un leggero annuire: "In effetti, sì. In effetti
potrei."
"Il
modesto." ridacchia Mattia, guardandolo affettuosamente. "Lui e mia
sorella Laura hanno cucito un vestito da sera per Giulia, partendo
dalla stoffa nuda e cruda. Ed era anche figo. E sexy."
Pier lo indica con due dita: "E detto da te suona molto incestuoso."
Mattia fa spallucce: "Siamo belli in famiglia."
Roteo
gli occhi e glisso sull'argomento per non dover rivangare ricordi su me
commossa davanti alle foto degli Zingaretti: "Proseguendo, parliamo di
cibo vero e proprio."
Che poi. Le sorelle di Mattia sono belle. Mattia è solo normale.
Mattia è normale.
Ok, Nelli?
Mattia è normale.
"In quanto al cibo, appunto... beh, il cibo..."
Mattia è normale, ma non per me.
Forse
dovrei fare come gli uomini quando hanno un'erezione e pensano alla
nonnetta nuda per farsela passare. Quindi scelgo di pensare a Mattia
nei primi anni delle superiori e... ah, sollievo.
Brufoli, ciccia, davvero un sollievo.
Anche se mi piaceva già al tempo, quindi...
"Il cibo?" la domanda scocciata di Pier mi fa finalmente rinsavire da questo turbamento psichico.
"Per
il cibo, dicevo, c'è Marco." mi do un tono, accennando al mio
amico. "Marco è bravissimo a cucinare, ma non solo. Ha fatto dei
corsi, quindi sa come gestire le cose in grande. Dico bene?"
Marco si gratta la testa: "Nel, l'ho fatto anni fa quel corso..."
"Beh,
ma hai noi!" esclamo, ovvia. "Non staremo mica tutti venti a fare cose
diverse. Un gruppo si occuperà di cucinare e servire per gli
ospiti come un vero e proprio servizio catering."
"Ma voi dovreste essere invitati." è il primo intervento di Magno, dopo la mia proposta.
"Se tu annullassi queste nozze, non lo saremmo comunque." gli faccio notare e lui si predispone nuovamente al silenzio.
"Ora, ammesso che riuscissimo a ricostruire delle tavolate decenti con un tendone carino e del tulle eccettera-"
"Nelli,
su quello puoi contarci." dice Francesco. "Con un po' di ricerca di
materiali economici e una mano dagli altri posso farlo entro il 25. Ce
la faccio di sicuro."
"Bene.
Dunque ammesso questo e ammesso che abbiamo chi serve e chi cucina,
possiamo scegliere dei piatti buoni, ma non costosi. Minimo sforzo,
massima resa. Che idee avete per dare l'impressione che quello che
mangeranno sarà meglio del caviale che c'era in programma?"
Tommaso sbuffa, poco fiducioso: "Gente, non è che potete servire pizza a un matrimonio."
Silenzio.
Lungo silenzio.
Nessuno lo dice, ma tutti lo pensano.
In realtà sì.
Potremmo fare la pizza. Sarebbe super originale.
"No, non pensateci neanche." prova Magno, ma in quattro e quattr'otto è sovrastato da un'esplosione di patriottismo.
Tutti
concordano che con qualche dettaglio d'alta classe, mettere una
meraviglia rotonda davanti agli occhi di nobili cecinesi farebbe
sicuramente colpo. Che a essere sinceri, è anche modo per dar
prestigio a un'iniziativa che non ne ha, ma dopotutto dobbiamo fare
così, perché non abbiamo soldi per fare diversamente.
E poi dai, è un'idea simpatica! Nessuno a un matrimonio ha mai mangiato la pizza!
Marco
ci assicura che con qualche tutorial su YouTube potrebbe venire un bel
lavoro e dunque si accantona ufficialmente il problema catering.
"Ammesso anche che il problema del vestito lo risolve Lori. Che cosa rimane fuori?" esordisco, pensosa.
"Il vino." risponde Shy.
"Ok, risolvibile. Ci posso pensare io; ho un contratto in quell'azienda, ho Benigni in pugno."
Mattia non trattiene una risata e io gli lancio addosso un pacchetto di fazzoletti che Gloria ha posato sul tavolo.
"Il
vino è il minore dei problemi." se ne esce Gloria. "Anche
sorvolando sulle strane proposte fatte finora, ci manca comunque un
prete! E l'orchestra, i fiori..."
"L'orchestra?
Vi serve davvero un'orchestra?" interviene Cristiana. "L'avevate scelta
voi, oppure i genitori di Magno, l'orchestra?"
Gloria e Alessandro si scambiano un'occhiata ed è subito oppressione.
"Sentite,
chissene dell'orchestra, ok?" faccio, posando una mano amichevole sulla
spalla di Gloria. "Ci saranno anche Ai e Sanjay alla cerimonia, no?
Ecco, Sanjay se ne intende di tecnologia, vi può sistemare una
cassa qua e là e si mette della musica di sottofondo."
"Classica." propone Gloria, come se stesse partecipando ad un'asta, preoccupata che qualcuno avanzi altre proposte.
"Anche
latina non è male." Lionel si lancia in questa follia con
espressione temeraria e, sorprendentemente, Glo non gli urla contro.
Anzi, attende e pondera per qualche istante: "Beh, anche latina non è male, in effetti."
Gloria. Povera Gloria.
Con
questo matrimonio sta reprimendo tutti i suoi gusti e lo capisco
proprio dall'ultima uscita. Mi ricorda quei lavoretti inquietanti che
si facevano alle elementari, dove creavi un bel disegno con le cere su
un cartoncino e poi dovevi ricoprirlo interamente di cera nera. Se poi
andavi a scavare il superstrato, spuntava, da sotto, il tuo disegno
originale, ma altrimenti rimaneva solo un'inquietante e anonima chiazza
scura. Gloria è così: più scavi più scopri
quanto stia ricoprendo i suoi gusti con quelli dei Magno, per paura di
non piacere loro.
Così
la guardo intenerita e mentre gli altri discutono di pizze e di musica,
le sussurro una cosa: "Se lasci fare a noi, sarà il matrimonio
che hai sempre sognato."
Mi
guarda e i suoi occhi brillano. Forse con questa frase l'ho
conquistata. E se ho conquistato lei, ho già tra le mani anche
Alessandro.
E
invece sarà un po' più difficile del previsto, data
l'uscita di quest'ultimo: "Non facciamo niente. Non c'è neanche
un prete. Vi rendete conto che state costruendo sui mattoni?"
Tutti lo fissiamo.
"Beh,
intendevo un concetto simile, ma con più parole. Tipo che posate
dei mattoni sopra un muro senza fondamenta. Tipo. O c'entrava il
cemento?"
"Vi facciamo sposare da Carlo illegalmente." dice Vacca. "Tanto chi lo sa che abbiamo fatto-?"
Un colpo di tosse collettivo le impedisce di continuare.
"Carlo
se n'è già andato." spiega Magno. "Non può, ma
soprattutto non vuole. E nemmeno io vorrei! Voglio che mi sposi una
persona che ne ha le piene facoltà, una persona di Fede, ma
soprattutto di principi."
Ed è proprio quest'ultima parola di Magno, principi,
a scatenare una reazione chimica a livello neuronale nella mia
corteccia cerebrale. Forse l'ennesima tragedia preannunciata, o forse
un'idea che gli altri accoglieranno perché sono, in fondo,
esattamente malati come me.
"Ai Zu!" esclamo, a tutti polmoni. "Vi sposerà Ai Zu!"
"Certo, e io avrò la benedizione di Buddha sopra il mio matrimonio!" replica Alessandro, contrariato.
"Perché no? Cioè, voglio dire... Dio, Buddha, Allah... che vi importa?"
"Che ci importa??" Alessandro è fuori di se. "Glo, diglielo tu che ci importa!"
"Amore, io sono atea. Effettivamente non mi importa."
"Sì,
ma se i miei genitori parteciperanno a un matrimonio buddista,
né Dio, né Allah e né lo stesso Buddha mi
salveranno dalla morte certa!" Magno è a qualche millimetro dal
mio viso, rosso e con l'indice puntato al mio mento. "Non incasinare le
religioni, Nelli, non davanti agli occhi dei miei genitori. Quelli sono
tradizionalisti fino al midollo e se scoprono che oltre ad avere un
nipote spretato, hanno pure un figlio che rinnega la religione con cui
l'hanno cresciuto, mi ammazzano sul serio. Sono un uomo finito. Morto."
"In grazia di Buddha, però."
Alessandro
mi fissa allucinato, poi sospira inebriandomi di alito divino. Non mi
dispiace se mi rimane appiccicato alla faccia. Mi dispiace per Gloria,
quello sì, ma ai miei ormoni fotte nulla.
"È un'idea assurda."
"In
realtà, è un'idea bellissima Nelli, complimenti."
Shymée si alza dal suo posto sul divano e mi guarda davvero con
ammirazione. "Magno, potremmo dare a un sacco di persone un
insegnamento vero, tangibile. Che l'amore vince sulla religione. Che
per lei" - e accenna a Gloria - "tu vai oltre. Oltre Dio e, ancora
più in là, oltre la tua stessa famiglia."
Anche la vostra pomiciata di ieri sera andava oltre, ma dettagli,
penso nella mia testa. Non è il momento opportuno per fare le
ninfomani, anche se in effetti devo chiedere a Eva quel filmino. In
ogni caso, mi fa davvero piacere che una persona seria e autorevole
come Shy apprezzi la mia uscita.
"Ma come sai che Ai può fare una cosa del genere? E poi che valenza ha a livello legale?" mi domanda Gloria.
Io
faccio subito saettare i miei occhi su Cris, che tra un pargolo e
l'altro, si è recentemente laureata in Giurisprudenza:
"Avvocato?"
"La
celebrazione religiosa non c'entra con l'unione civile." spiega lei,
prontamente, dando addito con le movenze e l'espressione alla mia
iniziativa. "Per essere coniugi vi serve solo la firma su un documento
in comune. Dopo di questo, potete convolare a nozze davanti a qualsiasi
sacerdote, che sia esso buddista, cristiano o musulmano, con un rito
simbolico."
"Ma Ai non è un sacerdote!" dissente Magno.
"Non si sa mai." metto le mani avanti.
"In
realtà, non importa." riprende Cris. "Se volete, potete anche
rivolgervi al comune e chiedere che sia una persona da voi scelta a
farvi da officiante del matrimonio. Se il sindaco vi dà il nulla
osta, non ci sono problemi e, generalmente, il sindaco dà sempre
il nulla osta per queste cose. Meno lavoro per lui."
Magno si siede e si mette le mani nei capelli: "Non capisco niente."
"Quello
che dice Cris è che potenzialmente chiunque di voi, se se la
sentisse, potrebbe sposarci." parafrasa Gloria. "Sarebbe un'unione
civile e non religiosa, però. Giusto?"
"Sì."
conferma la ricciolina. "Tuttavia, se chiedeste ad Ai Zu, sono sicura
che saprebbe creare il giusto connubio tra rito civile e rito
religioso. Ok, non avreste la cerimonia tradizionale e cristiana che i
tuoi si aspettavano, ma sarebbe comunque del tutto legale. Lui sarebbe
l'officiante civile, assieme ad un funzionario del comune, ma creerebbe
la giusta atmosfera religiosa, con le sue perle di saggezza e tutto
l'incenso del caso. Credo che Nelli abbia avuto un'ottima idea,
ragazzi."
Mentre
io gonfio il petto come un gallo cedrone, Magno e Gloria si guardano a
lungo negli occhi. Sono dubbiosi, ma io vedo l'essere dubbiosi come
qualcosa di positivo. Non è un 'no' categorico. C'è
speranza. C'è ancora speranza.
Così
tento di gettare più peso sul mio piatto della bilancia: "Dovete
chiamare Ai e poi correre in comune e farvi dare questo nulla osta. Se
sprecate tempo a decidere, vi lasciate sfuggire le nozze dalle mani. E
io credo che i Magno accetterebbero una cerimonia un po' pittoresca,
pur di vedervi rialzare in piedi. Credo che, in fin dei conti,
apprezzerebbero una dimostrazione del fatto che voi due avete le palle.
Che sapete gestire ogni situazione. E che volete stare insieme, succeda
quel che succeda, contro ogni imprevisto."
Magno scuote la testa: "Potrebbero prenderla come una sfida contro di loro."
"Sarà
così!" lo ragguaglio. "Ma immagina il sapore della vittoria una
volta vinta la sfida. Sulle tue labbra, Magno, ma in particolare sulle
loro. Riconquisterai la loro fiducia e il loro rispetto. E sarai il re
di villa Magna."
Dopo
il mio discorso alla Rafiki, la sala piomba in un mutismo generale, al
quale mi aggiungo per riascoltare mentalmente ciò che ho detto.
...perché, diavolo, ha ispirato pure me! Sono una cazzo di motivatrice!
Se
fossi stata così convincente anche con me stessa in tutti questi
anni, mi sarei evitata molte pene e molti scivoloni. E li avrei evitati
pure ad altri. Ma non so che cosa mi abbia privato di questa scintilla.
L'ho
sempre avuta, è sempre stata dentro di me, eppure... si era
assopita fino a questo momento. L'ho riassaporata solo ora; è
tornata nel mio petto come un flusso improvviso che coniuga palle,
affetto e una grandissima ars oratoria.
Io
in piedi e Magno e Gloria seduti, ripercorro i fili dorati dei loro
capelli, mentre ipotizzo che possano essermi mancati proprio loro.
Proprio la mia classe, che, unita, a modo suo, mi ha sempre dato il
coraggio di essere me stessa e di realizzarmi al meglio delle
possibilità.
Poi
dai miei due amici, sposto lo sguardo un po' oltre e incrocio quello di
Mattia fisso su di me. Sul suo viso c'è un'espressione, ma non
una decifrabile, come spesso accade. Tuttavia questo contatto di color
speranza, mi fa ipotizzare che forse, invece, la mia chiave di volta
è lui.
Forse
la Nelli migliore non può esistere se a istigarla, con ansie e
scleri perenni, non c'è Mattia Zingaretti, re degli idioti.
Bella seccatura, eh?
"Ok."
Alessandro unisce le mani con uno schiocco che mi fa sussultare e
riportare immediatamente l'attenzione su di lui. "Metti che io, Glo e
Cris partiamo ora. Andiamo in comune, ci facciamo dare questa delega o
come si chiama e ricattiamo Ai Zu perché ci tiri fuori dalla
merda ancora una volta."
"Ah-ha?"
"Chi
va a prendere le fedi? Sono dall'altra parte della città e ci
aspettavano per provarle e ritirarle un'ora fa." dice, guardando
l'orologio preoccupato. "E si dovrebbe parlare con Benigni, prima o
dopo aver trovato un nuovo fioraio che accetti di preparare un
matrimonio entro dieci giorni."
"Ci
penso io, faccio tutto io." li rassicuro, ondeggiando le mani con finto
controllo della situazione. "Prendo le fedi, passo da Benigni e poi
tento il tutto per tutto con Paola, tanto mi ricordo dov'è il
suo negozio e, non per vantarmi, ma mi adora."
"Sono tutti luoghi lontani dal centro di Cecina, non ti ci possiamo accompagnare noi."
"La
accompagno io." se ne esce Mattia, sereno, ma anche un po' divertito
dalla situazione. "Ho posto per tutto in macchina, anche per il suo
culo che fa provincia."
Oh, le battutine sul culo, mi mancavano.
No. Per niente.
"Ma-ma-mamma
ci po-posso a-andare anche io a co-comprare gli anelli?" Vittoria corre
ad abbracciare le gambe di Cris e le stritola ripetendo un balbettante
"Per favore!". Per non essere da meno rispetto alla sorella, anche
Filippo si erge sopra la montagna di giocattoli e grida: "Anch'io!"
"Papà, anch'io vorrei andare con loro." Rachele chiude la scena da copione e Marco e Diego guardano subito me.
Marco
dopo poco mi sorride e pronuncia un semplice 'ok' che le mie orecchie
sentono come uno 'scusa'. Diego invece mi soppesa e tace, mentre i suoi
figli iniziano a cantare cori da stadio. Ma la loro insistenza non lo
turba, Diego ha davvero dei problemi a fidarsi di me.
A
essere sincera, non credo che c'entrino con ieri sera. Diego non si
è mai veramente arrabbiato perché ho perso di vista i
bambini (l'ha fatto pure Cris e l'avrebbe fatto anche lui, nella stessa
situazione). Tuttavia, il discorsetto che mi ha propinato al suo arrivo
qui spiega tutto molto bene. Diego ha perso fiducia nell'amica Nelli.
La zia Nelli è sufficiente a colmare i vuoti lasciati negli anni
con i suoi figli, ma l'amica Nelli, quella riservata agli adulti,
finora ha solo fallito. E lui non sa se darle un'altra occasione, non
sa se metterla alla prova la farebbe solamente sentire a disagio o se
produrrebbe qualche effetto positivo.
Non è un problema tra me e i piccoli, ma tra me e Diego.
"Diego."
alle mie spalle, Mattia l'ha richiamato e gli ha rivolto uno sguardo
che serve come assicurazione sul mio conto. Intuisco che sta
assicurando a Diego che andrà tutto bene e che sì,
un'altra occasione a zia Nelli la può dare. E una all'amica
Nelli pure.
Tra
maschi si capiscono, così Diego alza un pollice insù e
senza guardare me, si rivolge subito a suo figlio: "Tu non fare lo
stronzetto con Rachele e tua sorella, mentre io non ci sono, ok?"
Fil
imita il padre e rivolge il pollice verso l'alto, recitando la seguente
ammonizione sicuramente impartitagli da tempo: "A meno che non
attacchino la bellezza di mamma e la prestanza di papà."
"Bravo, Vallicroce." approva paternamente, ma con la stessa espressione complice di due colleghi davanti a una bionda.
... una birra, bionda.
"Allora...
andiamo." riassumo, parlando per me, ma in realtà anche un po'
per tutti. "Ognuno sa quel che deve fare. Chi ha bisogno di
organizzarsi lo faccia alla svelta, e per il resto... 'fanculo i bravi
e Don Abbondio!"
La
mia battuta fa sorridere un po' tutti e poi, in fretta, eseguono
davvero quanto concordato. Con casino, disordine e un po' d'urla
selvagge, certo, questo è normale, ma almeno lo fanno. Rimango a
fissare la marmaglia agitata con uno stupore quasi infantile e un
benessere inaspettato: mi hanno ascoltato. Mi hanno accettato di nuovo
nel gruppo. Avevo dimenticato quanto fosse stimolante e rasserenante
avere un peso, avere un ruolo attivo, tutto tuo e tutto incastonato ad
altri venti. Avevo dimenticato quanto facesse sentire vivi e...
importanti.
"Brava." una mano stringe il mio braccio e io devo alzare gli occhi di parecchi centimetri per incontrare il suo possessore.
"Grazie."
sorrido arrossendo leggermente per l'afflusso di emozioni positive e
per il mio classico disagio nell'affrontare un complimento. "A dire il
vero non ho fatto assolutamente nulla di eclatante..."
"Hai incastrato tutti i pezzi nel modo giusto. È un po' il tuo ruolo di sempre qui dentro, no?"
"Non lo so. Credo di sì... vi era mancato?" la domanda mi esce spontanea, ma poi mi accorgo di aver usato quel verbo, mancare, che mi era stato rimproverato proprio da lui.
Fortunatamente non se la prende e risponde senza troppi giri di parole: "Sì."
Annuisco, appagata da tutto, mentre anche lui rimane in silenzio, indugiando entrambi negli occhi dell'altro.
"Meglio
se ci prepariamo." dice, infine, Mattia. "Io non so la strada e credo
che avere appresso tre eredi del disagio non velocizzerà di
certo la nostra missione."
"No, per nulla." concordo. "La strada te la spiego dopo: ho in mente un piano-"
"Un piano?" ora Mattia è preoccupato e, in mezzo secondo, fa svanire tutta l'ammirazione di poco fa.
Ma io sorrido, fiduciosa in me stessa, per una volta, grazie a quanto appena accaduto: "Fidati di me."
"Non ho ancora perso certe brutte abitudini, purtroppo."
"Come
vedi, nemmeno io." ribatto accennando a noi due che prepariamo assieme
una missione, ma in generale a noi due che facciamo cose. "E comunque
grazie. Quando sbaglio con te trovo sempre la soluzione."
Mattia ci pensa un po': "Dov'è la virgola in questa frase?"
"Dove vuoi."
***
Un classico, quando si
parla di "Io e te", è il disastro epocale. Troverete sempre un
capitolo in cui vari filoni si intrecciano e generano collisioni
atomiche che finiscono in distruzione e disperazione. Se in "Io e te 1"
questo poteva coincidere con la festa alla Tana e l'arresto di Federica
e Pierpaolo, nel 2 è capitato verso la fine, con conseguente
svenimento di Cris. Questa volta, invece, siamo solo al capitolo 7 (6
se escludiamo il prologo) e già Gloria e Magno hanno rischiato
di lasciarci le penne per l'ansia.
Ma dopotutto che Io e te sarebbe se i ragazzi della 10^A non mettessero
se stessi nella costruzione di un casino con i fiocchi? Beh, in questo
caso senza fiocchi. Si sono bruciati.
Haha. Ilare.
Per carità, magari Nelli avrà avuto davvero una bella
idea, magari rimetteranno in sesto questo matrimonio, ma... sarà
davvero l'unico mega casino della storia? Oppure la zia Daffy ha in
serbo per voi altre rotture di palle?
La lunghezza di questo capitolo è il nuovo record. Non mi
ricordo quant'era l'ultimo capitolo di Io e te 2, ma penso che questo
ci vada vicino, con le quasi 13 mila parole. Il prossimo non
sarà da meno, ma sarà anche (spero) di vostro gradimento,
dato che per una rara volta sarà protagonizzato quasi solamente
da Marinella e Mattia. Potete iniziare ad avere paura. Approfitto per
lanciare una papabile data: facciamo 20 novembre? Il capitolo è
già pronto e betato (grazie Ellie e il tuo magico cellulare) e
spererei di portare a termine anche quello successivo, per avere un po'
di vantaggio. Se avrò cambiamenti di data, vi farò
sapere, ma per ora manteniamo il 20 :)
Prima di concludere con le solite domande, vorrei condividere con voi
cose di cui non ve ne frega un cavolo (il Diego che è in me
avrebbe voluto dire cazzo). Il viaggio di cui vi parlavo in Austria e
Germania è andato molto bene, mi è davvero piaciuto, e
mentre ero via ho atteso con ansia una notizia fantastica: mi sono
laureata!!! Per carità, a voi la cosa non cambia la vita, ma
può essere comunque un bello spunto di riflessione (mi drogo):
ho iniziato a scrivere e pubblicare "Io e te" nel 2011, ovvero durante
la seconda superiore. Ho continuato a farlo poi per sei anni, quindi ho
fatto la terza, quarta e quinta superiore accompagnata da voi. Ho
gioito con voi per il diploma dopo la maturità e ho iniziato
assieme a voi altre 2 avventure: l'università e "Io e te 2". Ora
anche parte del cammino universitario è concluso, ho una laurea
in mano e sto scrivendo "Io e te 3". Ma la cosa più bella
è che ve lo sto dicendo; sto ancora condividendo con voi certi
traguardi... dopo tutto questo tempo (plagio alla Rowling - denuncia).
Scherzi a parte, sappiate che per me è davvero bello e che ogni
volta che mi capitano queste gioie, è bello sapere di potervele
comunicare, come foste uno dei vari amici da aggiornare ^^
E dopo tutto questo affetto... via con le domande!
1) L'ipotesi
corretta era anche quella più malata. Potevate aspettarvi altro
da me? Ma ora ditemi, in qualche modo li perdonate Carlo e Vacca? No??
Solo Vacca... ?
2) This girl is on fiiiiiiireee!!!
Qualche capitolo fa, qualcuno di voi aveva annusato nell'aria un certo
odore di bruciato. Direi che nell'evoluzione della classe ci sta che in
decima superiore siano addirittura arrivati a rovinare un matrimonio,
no? Ma chi ha fatto la cazzata più grande? Di chi o di che cosa
è realmente la colpa?
3) Il matrimonio è veramente rovinato o i ragazzi sapranno realizzare il progetto guidato da Nelli?
4) Davide si
è comportato da stupido, è vero. Nelli si è
sentita tradita, è vero. Ma adesso cosa dovrebbero fare l'uno e
l'altra? Il consiglio di Mattia è adatto, oppure non conosce
così bene i fratelli Argenti?
5) Nelli ha una strana
sensazione nei confronti di Lorenzo Castelli (no, non quella strana
sensazione!!!). E voi? La sentite anche voi? Siete d'accordo con lei?
6) Che succede? Sembra che Mattia e Marinella stiano davvero avendo delle interazioni semi-adulte! O mi sbaglio?
7) Dai, su. So che non vedete l'ora di rispondere a questa domanda: dov'è la virgola nella frase di Nelli?
Avrei voluto farvi altre domande, parlare di Diego e i suoi istinti
suicidi, di Eva e la litigata con il fidanzato/amico/fotografo/Luca,
delle premure di Mattia versione maschio alfa, di Federica e Pierpaolo,
del fatto che rivedremo Ai, ma... per ora, mi fermo qui e se ne vorrete
parlare, ci sentiamo nelle recensioni e nei commenti :)
Vi ringrazio tanto per aver letto e per continuare a seguire la storia.
Vi lascio con i miei contatti, con i ringraziamenti a beta e grafiche
e... ma sì, dai. Con un minuscolo spoiler di una conversazione
tra Nelli e Mattia nel prossimo capitolo!
***
Lui non
smette di scrutarmi e parla a mezza voce: "È strano pensare che
una come te voglia rimanere con i piedi per terra. Però sei
veramente cresciuta, Marinella."
"Anche tu." gli concedo, continuando a squadrarlo e a passare mille
volte su tutti i lineamenti del suo volto, così familiari e
così belli per me. "Ma non avevi detto che ero una bambina?"
***
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P.S. Di solito non lo
faccio, ma, questa volta, vorrei spendere giusto poche righe per la
citazione di inizio capitolo. Non so se sappiate il significato o siate
familiari con l'espressione; si tratta di una frase latina che in
italiano è tradotta come: Dopo la morte mi rialzo. Cito direttamente
Wikipedia per spiegare la scelta di questa citazione: "È il motto
della Fenice e si trova riprodotto nello stemma dei comuni di Torre del
Greco, di Castellammare di Stabia, Formia, Alezio, Zocca e Suzzara.
Nello stile familiare lo fa proprio, nello scrivere lettere, chi ha
conservato a lungo il silenzio con la persona cui corrisponde:
esordisce Post fata resurgo chi vuol dire 'Finalmente mi faccio vivo!'.
La si trova anche sul rovescio di una medaglia commemorativa della
ricostruzione del Campanile di San Marco."
Spero che sappiate cogliere i vari significati annessi <3
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