“Where
the hell where you been?”
“Having a trip in Neverland. Where do you think?”
Soffocò
uno sbadiglio, sfilando il casco dalla testa e
cercando le chiavi all’interno della tasca del giubbotto di
pelle.
Trasalì
quando la porta di casa venne spalancata e trovò ad
attenderlo sulla soglia sua madre e, leggermente in disparte ma
ugualmente
furiosa, Flame.
Aveva
fatto più tardi del solito al White Wyrm, ma non aveva
avvisato perché era piuttosto sicuro di trovare sua madre
già addormentata.
Come se ciò non bastasse il cellulare era morto poco
più di un’ora prima.
Insomma,
da come lo guardavano quelle due sembrava pronto ad
affrontare il plotone d’esecuzione.
-
Lo so che … -
-
Dove diavolo sei
stato? – lo bloccò all’istante
sua madre, le braccia incrociate al petto e
l’espressione di chi avrebbe voluto incenerirlo con la sola
forza del pensiero.
-
Stavo facendo una
gita sull’isola che non c’è. Dove pensi
che fossi? –
-
Jordan … ah, lascia perdere, entra in casa –
sospirò infine,
facendosi da parte e dirigendosi verso la sua camera.
Era
implicito quello che avrebbe voluto dirgli, ma si era
trattenuta.
Sei
tale
e quale a tuo padre.
Si
era sentito ripetere quelle semplici sette parole decine di
volte e le aveva sempre considerate un motivo di vanto, ma forse per
sua madre
non lo erano poi così tanto.
-
Tu che ci fai qui? –
Flame
si strinse nelle spalle, afferrando giubbotto e casco.
-
Mi ha chiamata tua madre per sapere dove fossi visto che non
riusciva a contattarti. Era molto preoccupata così sono
venuta qui a calmarla. –
Annuì,
passandosi una mano tra le scomposte ciocche corvine.
-
Non mi piace che giri da sola a quest’ora di notte
… resta a
dormire qui. –
Parve
soppesare la sua proposta per una manciata di secondi,
dopodichè accettò con un piccolo sorriso e lo
seguì verso la sua camera.
Avevano
dormito spesso insieme, ma mai su di un letto … per
qualche strana ragione la cosa rendeva il tutto molto più
intimo e decisamente
più strano.
La
vide calciare via gli anfibi e scegliere il lato del muro.
-
Se vuoi dormo in salone. –
Flame
scosse il capo, battendo sul materasso accanto a lei.
-
Non essere sciocco e vieni a letto, sto morendo di sonno. –
Obbedì,
scivolando sotto le coperte e sentendo all’istante il
corpo di Flame che si modellava addosso al suo.
-
Sei un cuscino molto comodo – bofonchiò la
ragazza,
poggiando il capo sul suo petto.
-
Uhm … grazie o almeno credo. –
E
adesso chi avrebbe più chiuso occhio.
[413 parole]
“Are
you two fuckin’ insane?”
Si
avvicinò al gruppo seduto al tavolo esterno, nel patio
della scuola, incuriosita dal loro borbottare a mezza bocca.
Fangs
sorrideva come un gatto che avesse appena mangiato un
canarino e qualcosa le diceva che di qualsiasi cosa si trattasse
l’idea era
partita da lui.
Fece
cenno al ragazzo più vicino di scalare lungo la panca e
farle spazio di fronte a Sweet Pea.
-
Di cosa parlate? –
Per
tutta risposta le porse i fogli che stavano esaminando con
attenzione.
Li
scorse con la fronte corrucciata.
Non
ne capiva molto di quelle cose, ma aveva tutta l’aria di
essere il progetto di costruzione di una qualche bomba artigianale.
-
È quello che penso che sia? –
Sweet
annuì. – Il cugino di Fangs può
mostrarci come
prepararla. –
Non
aveva alcun dubbio che Johnny l’avrebbe fatto, visto e
considerato che il soprannome “El loco” non era
certo nato per nulla, ma non
riusciva a capacitarsi di quello che i suoi amici stavano anche solo
considerando di fare.
-
E cosa vorreste farci? –
-
Chiudere il Register una volta per tutte. Hai visto cosa
hanno scritto, no? –
-
Un attacco dinamitardo al Register? Voi due
siete diventati fottutamente fuori di testa? –
sbottò,
gettando sul tavolo gli incartamenti.
-
Sono anni che ci danno la colpa di tutto. –
-
E avete pensato di incentivarli ancora di più facendo
saltare in aria posti a caso? Bel piano, complimenti. –
-
Mi pare di capire che non sei dei nostri –
considerò velatamente
Fangs.
Sentì
gli occhi di tutti puntati su di lei in attesa di una
risposta.
-
No, infatti. –
Si
alzò dalla panca, ignorando palesemente tutti i presenti, e
si allontanò a passi lunghi e decisi.
[279 parole]
“Sometimes
we fight, we cry and we don’t talk to
each other. But at the end we are still loving each other.”
Il
bussare incessante alla porta della sua camera sovrastò per
un brevissimo istante le note della musica che risuonava attorno a lei.
-
Entra – urlò per tutta risposta, rimanendo
saldamente
sdraiata sul suo letto a osservare il soffitto.
Da
quella discussione fuori scuola erano passati due giorni e
da allora aveva accuratamente evitato Sweet Pea e i ragazzi.
Non
sapeva se c’era stato un qualche risvolto in quella
storia, ma Toni le aveva raccontato con una punta d’orgoglio
malcelato che Jughead
aveva deciso di diventare uno di loro a tutti gli effetti e non solo
“a metà”
come ripetevano spesso i ragazzi.
C’era
stato qualcosa nello sguardo della ragazza che non le
era piaciuto quando aveva detto quella frase. Era quasi come se lei non
avesse
aspettato altro da quando Jug aveva messo piede per la prima volta alla
Southside High.
Sua
madre fece capolino sull’uscio.
Non
avevano parlato di ciò che era successo ma dal suo sguardo
le era perfettamente chiaro che sapesse cosa c’era sotto.
-
Hai visite. –
-
Chi è? –
-
Jordan. –
Si
sollevò su di un gomito, sospirando profondamente.
Era
pronta allo scontro.
-
Fallo entrare. –
La
vide affacciarsi in corridoio e bofonchiare qualcosa a
Jordan prima di permettergli di entrare nella sua stanza e richiudere
la porta
dietro di sé.
-
Dice di rimanere chiusi qui se proprio dobbiamo litigare …
almeno non rompiamo nulla a cui è sentimentalmente legata
– disse in risposta
alla sua muta domanda.
Sentì
le labbra incresparsi appena, divertite.
Sua
madre sembrava leggerle nella mente certe volte perché
sentiva
un improvviso desiderio di lanciare oggetti e disintegrarli sul
pavimento.
-
Sei sparita in questi giorni, non hai neppure pranzato con
noi. –
-
Credo che il motivo sia evidente. –
-
Non l’abbiamo fatto -, la informò, - Jughead ha
persino
accettato di sottoporsi all’iniziazione pur di fermarci. Devo
ammettere che
forse non è poi così debole come pensavo.
–
Inarcò
un sopracciglio. – Ovvio che non è debole.
È il figlio
di FP, è mio cugino … discende da una lunga linea
di gente dura a morire. –
-
Non sembri molto sorpresa dall’iniziazione –
considerò.
-
Me l’aveva già detto Toni. –
Il
profilo deciso della sua mascella si serrò a quelle parole.
– Quindi con lei hai parlato. –
C’era
un’implicita accusa nelle sue parole, ma decise di non
mostrarsi troppo turbata dalla cosa.
-
Toni non mi ha fatta incazzare. –
-
Era solo un modo per vendicarci di quello a cui siamo stati
sottoposti per anni da quelli del North side. –
-
Era un’idea stupida e pericolosa. Non riesco nemmeno a
immaginare come tu possa aver seriamente pensato che fosse una buona
mossa –
replicò, mettendosi finalmente seduta e serrando le mani sui
fianchi con
espressione di sfida.
-
Sono stanco di essere trattato come feccia, come se tutto
quello che succede a Riverdale fosse in un modo o nell’altro
colpa mia. –
-
Anche io lo sono, ma non progetto attentati dinamitardi. –
-
Beh, allora evidentemente tu sei meglio di tutti noi –,
sbottò con una punta di esasperazione mescolata a gelida
rabbia, - Quindi mi
domando perché ti abbassi a frequentarci. –
Accusò
il colpo con una fitta al cuore.
Sentiva
le lacrime lottare contro di lei per sgorgare, ma non
avrebbe mai permesso che accadesse.
Serrò
i pugni, imponendosi di mantenere la calma.
-
Sai, me lo domando anche io. –
Lo
vide trasalire, colpito a sua volta nel profondo da quelle
parole.
-
Bene, allora immagino che sia meglio che me ne vada. –
-
Bene. –
-
Benissimo. –
Rimasero
in silenzio, continuando a fissarsi negli occhi.
Flame
inarcò un sopracciglio, imponendosi di suonare il
più
glaciale possibile.
Non
avrebbe mai permesso a nessuno di vederla piangere.
-
Sei ancora qui? –
Sweet
Pea fece per voltarsi ed uscire, ma quando aveva ancora
la mano sulla maniglia si voltò nuovamente.
Sotto
l’espressione cupa le iridi castano scure erano contornate
da una sospetta ombreggiatura rosa.
-
Non intendevo dire quelle cose. Lo so che non pensi davvero
di essere migliore di noi – mormorò.
-
Non lo penso … e non voglio nemmeno che te ne vada
– ammise sottovoce,
fissando il pavimento, imbarazzata.
Fino
a quel momento non si era mai resa conto di quanto
effettivamente tenesse a Jordan.
Sedette
accanto a lei, prendendole una mano tra le sue.
-
Non voglio andarmene neanche io. –
-
Sai … una volta mia madre mi ha detto una cosa su di lei e
mio padre. Non ci avevo mai pensato prima, ma credo che per noi due sia
la
stessa cosa. –
-
Cosa? –
-
Alcune volte
litighiamo, piangiamo, non ci parliamo. Però alla fine di
tutto ci amiamo ancora
–, ripetè, - Ecco io credo che per noi sia lo
stesso. Indipendentemente da
quello che succede tra di noi non possiamo fare a meno di volerci bene.
Fa
parte di noi. –
Rimase
in silenzio quando sentì Jordan spostarsi per
fronteggiarla e avvicinarlesi.
Sembrava
quasi volesse darle modo di fermarlo tanto si muoveva
con lentezza esasperante. Però lei non voleva fermarlo, anzi
tutt’altro.
Passò
le mani attorno al suo collo, attirandolo a sé con
decisione, e finalmente le loro labbra s’incontrarono.
[847 parole]
Spazio
autrice:
Salve!
Per
questa sesta parte ho deciso d’inserire solo tre prompt line,
perché l’ultima è
decisamente più lunga del solito.
Finalmente
c’è il primo bacio tra questi due capoccioni.
Spero
che
vi sia piaciuta.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
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