La
maledizione
"E' impossibile, statisticamente impossibile." Shikamaru non faceva
altro che ripeterlo da ore, precisamente da undici ore e ventritre
minuti, da quando aveva visto il suo unico figlio camminare mano nella
mano con la secondogenita di casa Uzumaki. Himawari, la figlia
dell'Hokage. "Deve esserci qualche variabile che non ho calcolato." Non
aveva dormito bene e aveva un livido lì dove sua moglie gli
aveva tirato un calcio per fargli smettere la strana danza che aveva
iniziato a fare con le coperte. Il posacenere era pieno di cicche: lo
rovesciò nel cestino e lo rimise sulla pila di fogli da
spedire. Accese l'ennesima sigaretta della giornata e cercò
di fare il punto. Suo figlio, Shikadai Nara -sottolineò
più volte il cognome nella sua testa- aveva inndubbiamente
una relazione amorosa con Himawari, figlia dell'Hokage e il problema
non era tanto che la ragazza di suo figlio fosse figlia di Naruto, no.
Il problema era che... "Nara!" risuonò la voce della moglie
dal corridoio. ... ecco, era questo il problema. "Non si fuma qui!" Da
quando Temari era tornata ad amministrare la sezione diplomatica degli
uffici, Shikamaru non aveva più pace. Evidentemente
qualche addetto alle consegne aveva lasciato la porta del suo ufficio
aperta e la sua adorata moglie
l'aveva visto. Era entrata come la tempesta che era, le mani ai fianchi
e lo sguardo truce e blaterava su consegne e organizzazione e firme e
scartoffie. "... che poi oggi sei più pigro del solito, ti
pare il caso di fare una pausa per fuma- Shika? Che hai?" Il Nara
doveva concederle una qualità: sua moglie capiva
immediatamente che qualcosa non andava. Tirò una boccata di
fumo nero e spense la sigaretta a metà, alzandosi per
chiudere la porta. Temari era in mezzo alla stanza, non aveva
abbandonato la posizione, ma un velo di preoccupazione era sceso sul
suo sguardo: che fossero terminati i tempi di pace?
"Temari,
devo dirti una cosa" iniziò.
Sua
moglie odiava i preamboli troppo lunghi, doveva essere veloce. Via il
dente, via il dolore. "Shikadai..." e vide la moglie sbiancare, volando
con la mente a cosa potesse essere successo al suo bambino.
Shikamaru
prese fiato, doveva chiederglielo. "Dimmi la verità,
Shikadai non è mio figlio?"
Vide
con chiarezza l'espressione del viso della sua compagna di vita passare
dalla preoccupazione al divertimento.
"Nara,
che stai dicendo?" rispose lei con il sorriso sulle labbra, ma quando
si accorse che il marito sembrava veramente preoccupato,
sospirò. Shikamru vide con chiarezza la moglie stringere le
labbra e socchiudere gli occhi, mentre si teneva la base del naso. "Va
bene, Shikamaru. Ora ti chiederò come ti sia venuta in mente
questa colossale stupidaggine, dato che tuo figlio
è terribilmente, ostinatamente, noiosamente identico a
te e -aspetta!" Interruppe il compagno con la mano "Tu mi dovrai
rispondere con la migliore giustificazione che il tuo cervello possa
partorire, proprio come ho partorito io il tuo pargoletto di tre
chili e
duecentocinquanta grammi ormai
sedici anni fa".
Shikamaru
sentì il sudore colargli dietro la schiena, percependo
l'intenzione della moglie di farlo dormire sul divano fino a data da
destinarsi.
"Ieri
ho visto Shikadai con una ragazza." Iniziò.
Se
la moglie era colpita dalla rivelazione, non lo diede a vedere. Forse
già lo sapeva: come faceva ad essere il più
intelligente del villaggio e il più stupido in casa sua?
Temari gli fece cenno di continuare, ormai era curiosa di sapere cosa
avesse sconvolto l'uomo.
"Himawari"
continuò lui.
"La
figlia di Naruto?" Perchè sembrava che la prendesse in giro?
"No,
cioè sì, la figlia di Naruto"
farfugliò l'uomo.
"Oddio,
ti prego, Crybaby arriva al punto!" Colto sul vivo, Shikamaru
raddrizzò la schiena, dopotutto non era da sé
farsi prendere dal panico.
"Il
problema non è che è la figlia dell'Hokage,
piuttosto... è la figlia di Hinata" terminò.
Dirlo ad alta voce aveva aumentato il martellare sulle tempie, eppure
Temari sembrava non aver capito."La maledizione dei Nara."
sussurrò a lei, come se bastasse a spiegare tutto.
"Va
bene, Shikamaru, tu stanotte dormi sul divano" la moglie gli
girò le spalle, ma la fermò prima che uscisse.
"Ascolta,
Tem, io non posso sapere tutto: so molto, ma non tutto. Non so se
esiste uno scopo superiore della nostra esistenza, se un giorno" e si
rabbuiò, "incontrerò di nuovo il maestro Asuma e
mio padre, continuo a dimenticare il nostro anniversario e non so mai
cosa regalare per i compleanni", già le notti sul
divano erano salite a tre, "ma in una cosa credo fermamente: la
maledizione dei Nara. Tutti, e con tutti intendo davvero tutti, gli
uomini di casa Nara si innamorano e sposano donne dispotiche e
prepotenti. Mia madre era una seccatura, tu sei una seccatura, persino
mia nonna lo era! E ci scommetterei i kunai, anche la mia bisnonna!
Potrà cambiare il mondo, il destino di un Nara non
cambierà mai. Ma Himawari... Himawari è la figlia
di Hinata! Hinata è dolce, porta tutte le mattine il pranzo
al marito e non è mai, nemmeno una volta bruciato. Capisci
perchè Shikadai non può essere un Nara?"
Silenzio.
Aveva finalmente buttato tutto fuori.
Temari
lo guardava sbigottita: "Spero ti piaccia il divano, ci dormirai per il
prossimo mese!" e uscì sbattendo la porta.
Shikamaru
rimase in mezzo alla stanza, immobile, per niente scosso
dall'affermazione della moglie: ormai dormiva sul divano più
spesso di quanto dormisse nel talamo nuziale.
"Vedi?
Un'ulteriore dimostrazione della maledizione" sussurrò. Si
grattò il pizzetto, perchè se c'era una cosa che
Shikamaru odiava era non venire a capo di un problema.
Si
era buttato sul lavoro meccanicamente, correggendo scartoffie e
archiviando pratiche, mentre le sue poche certezze crollavano come
castelli di carte. Nella sua testa, l'incessante sensazione di aver
sbagliato i calcoli. "Forse
non stanno veramente insieme"
pensò. Impossibile, li aveva visti con i suoi occhi. "Magari
non in quel senso", ma gli
ritornò in mente la candida mano della corvina stretta in
quella di Shikadai e il loro sguardo luminoso, velato di leggero
imbarazzo. No! Doveva distrarsi.
Ne
approfittò per portare al quarto Hokage una serie di
proposte per il rinnovamento dell'Accademia.
L'hokage
era stravaccato sulla sedia con davanti una pergamena aperta, leggendo
con interesse qualcosa. Nell'aria, un profumo di carne stufata e un
vago sentore di spezie si mischiavano all'odore della carta e
dell'inchiostro. "Entra, Shikamaru, non preoccuparti" Naruto
alzò il naso dalla scrivania, "Non mi abituerò
mai alla sedentarietà" e sorrise, scompigliandosi i capelli.
"Sei già andato in pausa pranzo? Hinata mi ha portato da
poco il pranzo, fa sempre delle porzioni abbondantissime, se vuoi..."
Shikamaru
fece segno di no, mentre poggiava le schede sul un angolo libero della
scrivania. "Penso andrò con Temari più tardi a
mangiare qualcosa" disse, "e
come al solito farà pagare me e io farò finta di
lamentarmi mentre lei mangia per quattro"
pensò. Un piccolo gioco che si portavano avanti da anni, pur
se sposati. Nonostante la vita con sua moglie fosse difficile, Shikamau
era felice. Certo, non era un caratterino facile, ma quando gli
rivolgeva quel sorriso, quello che onorava solo pochi eletti, si
sentiva l'uomo più ricco del mondo. Dopotutto, l'aveva
scelta per quello, la sua seccatura. Il pensierò
andò a Shikadai e alla ragazza con gli occhi color del
cielo. Proprio come quelli che lo fissavano in questo momento.
"Con
il vostro permesso Hokage, io vado..." si stava congedando quando
entrò quello che era il suo cruccio da quattordici ore e
cinquantasei minuti.
"Hokage,
papà." Shikadai entrò con la solita flemma, senza
bussare. In mano, il resoconto di qualche missione.
"Finalmente,
mancava solo il tuo" Naruto tese la mano e il ragazzo glielo
allungò. Se era in imbarazzo per essere al cospetto del
padre della propria ragazza, non lo dimostrava
"Seriamente,
Shikamaru, è incredibile quando Shikadai ti somigli" rise
Naruto.
L'uomo
non aveva bisogno di sentirselo dire, ma buttò comunque un
occhio sulla vetrata: lui e il ragazzo erano nella stessa posizione, le
gambe leggermente divaricate. le mani in tasca, lo sguardo annoiato. Li
distinguevano solo il pizzetto, gli occhi e una marea di rughe intorno
ad essi. Avrebbe dovuto scartare la variabile del tradimento di Temari.
Un
bussare educato interruppe i suoi pensieri. "Avanti!" Lo studio si
stava facendo estremamente affollato, sarebbe dovuto uscire. Invece
rimase e vide entrare l'altro suo cruccio, da quattordici ore e
cinquantotto minuti. Himawari somigliava tanto alla madre, era molto
graziosa e delicata. La ragazza sentì lo sguardo di
Shikamaru addosso e una volta notata la situazione, un velo purpureo le
scese sulle guance. Tenne lo sguardo basso. "Mi hanno detto che mi
cercava, Hokage."
Ed
era anche ben educata! Ora, bastava solo cercare il modo più
consono per congedarsi e ricominciare a rimuginare.
"Himawari,
per quanto riguarda la missione... ho ritardato il giorno della
spedizione, si partirà tra due giorni, non domani" Naruto
sembrava divertito, mentre Himawari era allarmata.
"Ma
come Hokage? C'è stato qualche problema?" chiese.
"No,
nessun problema, solo ..." e stavolta non trattenne un sorriso di
scherno "un uccellino mi ha detto che domani eri impegnata..."
Per
Shikamaru fu semplice collegare lo sguardo annoiato di suo figlio, che
continuava a guardare da un altro lato, al volto arrossato di Himawari.
Fece quasi per avvicinarsi per sorreggerla, pensando potesse svenire da
un momento all'altro -Hinata sveniva in continuazione- ma
incredibilmente, Himawari restò in piedi.
Shikamaru
aveva sbagliato: il rossore che si era esteso sul volto della ragazzina
non era vergogna, ma rabbia. Pura e semplice rabbia. Tempo due secondi
e sulla stanza era sceso il gelo: Himawari chiuse gli occhi e
respirò profondamente, per cercare di calmarsi. Quando li
riaprì, il Nara padre pensò che avesse attivato
il Byakugan tanto che erano gelidi.
E
guardavano suo figlio.
"Di
grazia, Nara, come ti sei permesso di parlare con mio
padre?"
Shikamaru tremò impercettibilmente al sentire il suo cognome.
Shikadai
sbuffò. "Che seccatura, ti ho fatto un favor-"
Non
finì nemmeno di parlare, che la piccola Uzumaki si
avvicinò: "Spero per te che tu sappia come farti perdonare,
Shikadai, perchè se così non fosse ti pentirai di
essere nato."
Poi,
come se non fosse successo niente si congedò inchinandosi.
"La ringrazio Hokage, buona giornata. Buona giornata anche a lei,
signor Nara", uscendo dalla stanza a passo militare, seguita da uno
sbuffante Shikadai che aveva dimenticato le buone maniere.
"Seccatura, non pensare che ti porti a cena stasera! Mangi per quattro!
Poi sei tu la nipote di Hiashi Hyuga, potresti offrire un po' tu..." la
voce di Shikadai spariva lungo il corridoio.
"E'
venuto a parlarmi ieri tuo figlio", spiegò Naruto a un
attonito , "domani dovrebbe essere il loro ...anniversario. Mi aveva
chiesto di non dirlo a lei, ma non potevo fargliela passare liscia.
Dopotutto, tuo figlio bacia la mia
bambina. Non
c'è vendetta migliore della rabbia di Himawari... "
ridacchiò l'Hokage. Tuttavia, proprio non si spiegava
l'incredibile sorriso che si era aperto sul volto di Shikamaru.
"...E
comunque, Shikamaru, se le spezza il cuore, lo do in pasto a Kurama"
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