Cafuné
Cafuné:
n./ka.foo'.ne/. Portoghese Brasiliano.
L'atto
di passare le dita tra i capelli della persona amata.
-
Che cosa ci è successo? -
Hoseok
non è una persona stupida, per quanto il suo atteggiamento e
la personalità che dimostra in pubblico possano suggerire
diversamente. È perfettamente consapevole che la definizione
comune di “nostalgia” si riferisca ad un luogo, non una
persona – e a qualcosa di distante, lontano e perduto; ma per
quanto strano e confuso sia, la logica non gli impedisce di provare
una nostalgia tremenda per il ragazzo tra le sue braccia in quel
preciso momento. Yoongi posa una mano sulla sua spalla nuda quasi per
fermarlo e lo fissa negli occhi, le iridi scure appena visibili negli
occhi socchiusi che tremano, tentando di concentrarsi su un punto
preciso del suo viso.
È
in una seconda ondata di sconforto che Hoseok realizza di non avere
idea di cosa Yoongi veda quando lo guarda. Per questo motivo si
lascia cadere su di lui e preme la fronte contro il cuscino,
sottraendosi all’analisi penetrante del suo sguardo e
affondando nuovamente dentro di lui, contro di lui. Yoongi
trattiene il fiato per un istante: la sua presa si fa più
forte contro la sua spalla e la sua schiena – tanto forte che
Hoseok rimane fermo in quella posizione ad ascoltare i battiti del
cuore di Yoongi scandire il ritmo e dettarlo ai propri. Solleva un
braccio e circonda il suo capo, abbracciandolo nella maniera più
completa che conosce.
-
Hoseok-ah... -
Si
sente stordito e per un momento, immerso nel buio dietro le palpebre
dei suoi occhi chiusi, una voce sottile e perfida nella sua mente gli
suggerisce che la voce di Yoongi è l’unica cosa reale al
mondo: non esiste nient’altro. Neanche lui esiste veramente, e
continuerà ad essere così finché non aprirà
gli occhi e ricomincerà a vivere con quel peso nel petto che
lo trascina a terra – contro il corpo di Yoongi, contro il
materasso.
Ma
poi, in un sibilo, Yoongi sussurra: - Hoseok, mi...mi fa male. -, e
Hoseok non può fare a meno di riaprirli e riabituarsi in un
battito di ciglia alla luce fioca della lampada sul comodino, coperta
sbadatamente dalla sua maglia. Per qualche momento non sente più
neanche il dolore che tanto lo preoccupava fino ad un istante prima:
il pensiero di aver fatto del male a Yoongi lo spaventa molto di più,
tanto da spingerlo a voltare il viso per osservare come stia. Ci sono
lacrime agli angoli dei suoi occhi – una di esse scende sulla
sua guancia quando si volta a restituirgli quello sguardo
preoccupato, quel mai pronunciato “Stai bene?” –
e il suo labbro superiore è arricciato in una smorfia, ma non
gli è successo niente di grave. Allenta persino la presa sulla
sua schiena, anche se Hoseok sospetta che la mattina successiva si
sveglierà comunque con dei segni arrossati che ricordano
vagamente la forma delle sue unghie sulle scapole.
Se
lui non è sciocco e superficiale quanto sembra, Yoongi non è
né calmo né distaccato quanto vorrebbe apparire: è
un oceano in tumulto, e a testimoniarlo sono i respiri agitati che
gli scuotono il petto e hanno ben poco a che vedere con ciò
che stanno facendo o con l’errore che Hoseok ha commesso; il
suo è un turbamento molto più profondo e reale, e
vederlo risalire in superficie terrorizza Hoseok più di ogni
altra cosa al mondo.
-
Cosa c’è, Hoseok-ah? - sussurra.
Hoseok
lo guarda di nuovo, permettendogli almeno questa volta di fare
altrettanto senza scappare e rifugiarsi nell’oscurità
artificiale dei propri occhi chiusi o del viso premuto contro il
cuscino. È difficile, quando le sue gambe tremano e tutto ciò
che il suo corpo gli impone di fare è riprendere ad ubbidire a
quel movimento antico ed istintivo, quando tutto ciò che
sembra giusto e corretto è soffocare contro le labbra di
Yoongi e fare l’amore con lui fino a quando le forze non gli
verranno meno – ma deve resistere all’istinto, alla
stanchezza, al richiamo della sua pelle tanto delicata quanto calda
ed invitante. Posa comunque le labbra contro il suo viso, ma non gli
sfugge: è una misura temporanea mentre cerca le parole
necessarie a rispondere alla domanda di Yoongi, e lui lo sa.
Alla
fine, dopo dieci o cento o mille baci, le uniche parole che sfuggono
alle sue labbra arrossate sono: - Mi manchi. -, e poi tutto tace.
Yoongi è fermo, le braccia sotto le sue e le mani unite sulla
sua nuca, gli occhi intenti a scrutare il soffitto come se il
lampadario nascondesse la verità dietro a quella stupida
dichiarazione. Hoseok sente di aver appena fatto esplodere l’enorme
bugia passiva che stavano vivendo, e non è sicuro che gli
dispiaccia. Non del tutto. Non quando sente il peso sul suo petto
farsi appena più leggero.
Ma
poi, inaspettatamente, Yoongi apre la bocca – e la richiude,
salvo aprirla un istante dopo – per sussurrare: - Mi manchi
anche tu. -, e Hoseok sgrana gli occhi, scrutandolo alla ricerca di
una traccia di compassione e sostegno. Non ne trova, neppure quando
Yoongi chiude le palpebre e le riapre con le iridi ferme sul suo
viso, il pomo d'Adamo che si muove appena mentre deglutisce. Quando
parla, la voce è bassa e tremula.
-
So perfettamente come ti senti, va bene? -
Le
dita di Yoongi affondano nei suoi capelli, carezzano piano la sua
testa in lenti, ipnotici movimenti circolari che cauterizzano appena
la cicatrice sul cuore di Hoseok. È un movimento che lo
riporta ad un tempo che lo rende, se possibile, ancora più
nostalgico e triste – quando le loro carezze erano timide ed
impacciate, quando ogni momento passato assieme diventava un segreto
prezioso. Hoseok si concede di chiudere gli occhi e per un momento è
di nuovo un ragazzino spaventato dal peso della responsabilità
e della fatica della cui paura Yoongi ha deciso di farsi carico, e le
sue dita sono l’unico conforto che conosca.
-
È… - Yoongi annaspa, schiocca le labbra in un
inconsapevole tic che Hoseok adora. Se non fosse schiacciato sotto il
suo corpo, le braccia intente a circondarlo, Yoongi starebbe
gesticolando nervosamente. - È tutta questa situazione. È
la fatica. È lo stress. Non l’abbiamo mai sopportata
bene. -
-
No, infatti. - Annuisce; il semplice gesto di rispondere lo sfianca,
e Hoseok non può fare a meno di posare la guancia contro il
petto di Yoongi e lasciare che lui continui a carezzarlo. - Ma non
voglio che sia tu ad andarci di mezzo. Io… -
Le
carezze di Yoongi rallentano, come stesse attendendo che Hoseok
finisca di parlare prima di concedersi nuovamente – ma di
nuovo, Hoseok sente una nuvola scura e cupa annebbiargli la mente e
impedirgli di pensare logicamente e dire ciò che dovrebbe
dire. Conosce benissimo quella sensazione: è un’amica di
vecchia data, la compagna di mille ansie più o meno
giustificate. È solo un’altra forma del peso sul suo
petto, dell’abitudine di chiudere gli occhi per negare a se
stesso la responsabilità di affrontare qualunque problema lo
stia tormentando – ed è il nodo alla gola che gli fa
emettere un unico, patetico singulto quando finalmente apre le labbra
per terminare la propria frase.
-
...io credo che preferirei morire che perderti. - Annaspa – e
poi scoppia a ridere, perché l’abitudine gli ha
insegnato che forse, se ride abbastanza a lungo, gli altri
inizieranno a pensare che è felice davvero. Ha sempre
funzionato, persino con se stesso; c’è solo una persona
arguta abbastanza da non cascarci e, sfortunatamente per Hoseok, è
la stessa persona che in quel momento sta premendo i palmi delle mani
contro il suo viso e glielo sta sollevando verso sé.
-
Hoseok. Hoseok. Apri gli occhi. -
Hoseok
obbedisce, sforzandosi di non pensare a che disastro sia il suo viso
in quel momento. Non ha un bell’aspetto, quando piange, ma
Yoongi lo sta guardando con uno sguardo che conosce – lo stesso
che gli ha rivolto la prima volta che si sono baciati, e mille altre
volte ancora: Yoongi lo sta guardando come fosse qualcosa di piccolo
e fragile che si è autoimposto di proteggere.
-
Sono qui. - Sussurra, e per la prima volta da quando ha sputato fuori
le parole che hanno dato inizio a quello stupido confronto Hoseok
crolla realmente: ogni suo muscolo cede, sopraffatto da una
spossatezza tanto fisica quanto emotiva. Bacia Yoongi a labbra
aperte, gli occhi socchiusi per non perdersi nemmeno un istante di
lui, senza mai lasciargli il tempo di pronunciare le uniche tre
parole che sembra essere rimasto in grado di pronunciare –
“Hoseok”, “Sono”, “Qui” –
per intero.
-
Ti amo. - Piange, prendendo nuovamente a muoversi dentro di lui. Le
loro mani sono ovunque sul corpo dell’altro: afferrano la
pelle, cercano dita e appigli e tremano sperando forse di riuscire ad
affondare dentro le prigioni che sono i loro corpi. Hoseok si muove
contro Yoongi e Yoongi si muove assieme a lui, scontrandosi anziché
assecondarlo, inclinando il capo all’indietro senza che Hoseok
protesti quando si trova a baciare il suo collo anziché le sue
labbra. - Ti amo, ti amo. -, ripete, e poi: - Mi dispiace. -
Quasi
muore sul serio quando sente Yoongi ridere e la gola trema sotto le
sue labbra. - Sei un idiota. - Mugola, ma le sue parole non hanno
alcun intento crudele – e vengono immediatamente sostituite da
gemiti discontinui, sempre più forti e frequenti. Le dita di
Yoongi trovano un rifugio definitivo sul suo fondoschiena: sono
ancora lì quando Hoseok sente il calore dell’orgasmo
montargli dentro, premono e lo implorano di spingere ancora di più
e ancora più a fondo. Non è la prima volta che Yoongi
sussurra tramite i propri gesti quanto gli piaccia sentirsi
completamente distrutto dal corpo di Hoseok quando fanno sesso, forse
non sarà l’ultima – ma per quanto grezzi e
scoordinati possano apparire i loro corpi in quel momento, Hoseok
sente di non essere mai stato tanto in sintonia con lui. Lascia
scivolare una mano tra di loro, tenendolo sollevato dal materasso con
un solo braccio, e afferra la sua erezione – massaggiandola con
una lentezza che gli fa guadagnare un paio di insulti frustrati nella
voce arrochita di Yoongi. Sorride; ha il volto ancora arrossato e
gonfio per il pianto, e nel farlo lo scopre quasi indolenzito: come
non avesse mai sorriso in quel modo prima d’ora. Come non
avesse mai sorriso veramente.
Yoongi
trema in un brivido che coinvolge anche Hoseok: perde la propria
presa e la ritrova stringendo contro la sua schiena, affondando il
viso nell’incavo della sua spalla – le labbra dischiuse
mentre ansima a voce alta, un po’ più forte ogni volta
che Hoseok sfrega il suo sesso sporcandosi del suo orgasmo. - Cazzo.
Cazzo. - Annaspa. Si stringe, in tensione, e Hoseok non riesce a
trattenersi ulteriormente: lo segue immediatamente, le braccia che
cedono deboli e li fanno cadere entrambi contro il materasso in un
confuso ammasso di baci e carezze e folle ricerca. Ogni tocco di uno
sembra voler ricordare all’altro della propria presenza ed
esistenza, ogni bacio è una promessa che li ancora entrambi a
quella realtà – e quando la tempesta si placa e anche
loro si ritrovano fermi, immobili e spaventati da quanto appena
successo, Hoseok sente di non essere mai stato tanto vivo e tanto
reale quanto in quel momento.
-
Non me l’avevi mai detto prima. - Sussurra Yoongi, sbirciando
attraverso il velo di silenzio scivolato tra loro. Hoseok sbatte le
palpebre.
-
Che cosa? -
-
Che mi ami. - Risponde, e un piccolo sorriso sghembo gli scopre i
denti. Hoseok realizza solo in quel momento – e quello
successivo perde completamente la capacità di parlare.
-
Io...io… - Balbetta, optando per un silenzio di tomba quando
Yoongi prende a ridere quella sua risata perfida e acuta, tirandolo a
sé perché si abbandoni contro il suo petto. È
contro il cuore di Yoongi che Hoseok pensa che se proprio deve morire
d’imbarazzo tanto vale farlo ora, mentre è ancora
aggrappato a quell’ondata di felicità che non vuole
saperne di lasciarlo andare.
-
Sei davvero un idiota. - Borbotta Yoongi – un po’
esasperato, ma di nuovo senza crudeltà. Hoseok sospira,
sorridendo appena nel sentire le dita che hanno ripreso a giocare coi
suoi capelli. Quel gesto, realizza, è il modo più
intimo che Yoongi conosce per far sì che Hoseok sia
consapevole della sua presenza: è una vecchia abitudine
sviluppata negli anni in cui erano praticamente da soli contro un
mondo troppo più grande di loro. Ha vinto contro gli anni,
contro il muro che si è innalzato tra di loro – fatto di
notti di prove senza fine, di aspettative sempre più alte e
dello stress che li ha condotti in quella stanza d’albergo a
bruciare un rapporto deteriorato dall’abitudine. Ha vinto
contro le loro paure.
-
Dovrei lavarmi. - Borbotta. Il petto di Yoongi si alza e si abbassa
regolarmente, un dondolio che culla la sua mente esausta.
-
Fa freddo. Non alzarti. -
Il
sorriso timido di Hoseok diventa un vero e proprio ghigno. - Come
faccio ad abbracciarti e accarezzarti tutta la notte se sono sudato e
sporco, Yoongi-yah? -
Comprende
di aver fatto centro quando Yoongi lo getta di lato emettendo un
verso disgustato – a cui risponde con una risata. Sorride
ancora quando lui gli posa un dito contro le labbra per intimargli di
stare zitto. - Dimmi cento volte che mi ami e sta pur certo che ci
sarò sempre, Hoseok, ma azzardati a ripetere certe frasi e ti
butto a calci in culo fuori da questa stanza senza neanche ridarti i
tuoi vestiti. -
La
risata di Hoseok muore piano, intervallando momenti in cui trova
l’intera situazione assurda e delirante e momenti in cui ciò
che Yoongi ha appena detto prende il totale controllo dei suoi
pensieri. Apre la bocca non appena scosta il dito dalle sue labbra. -
Davvero posso ripeterti che ti amo? -, mormora. Yoongi alza gli occhi
al cielo e gli da le spalle, rotolando dall’altra parte del
letto senza degnarlo di una risposta. Hoseok ha l’impressione
che la sua reazione dovrebbe offenderlo, ma non è così:
al contrario, lo fa sentire in pace con se stesso. Yoongi non è
stupido quanto lui; non ha bisogno di sentirsi sopraffatto dalla
paura per dirgli o dimostrargli quanto sia innamorato di lui. Lo farà
a tempo debito – in un certo senso l’ha già fatto,
solo con parole diverse dalle sue.
Hoseok
si volta sul fianco opposto, allungandosi verso il comodino per
recuperare dall’astuccio del trucco un paio di salviettine con
cui asciugarsi le mani – dovrà farsele bastare, a meno
che non voglia mettere alla prova la mira di Yoongi con una ciabatta
mentre scappa in bagno. Spegne la lampada e solo dopo rotola verso di
lui, facendo scivolare casualmente un braccio oltre il suo fianco e
sorridendo quando la mano di Yoongi afferra e stringe la sua.
-
Yoongi-yah. - Sussurra al suo orecchio. Yoongi si irrigidisce, pronto
a ripetere la scenata di poco prima nel caso Hoseok tentasse di
provocarlo nuovamente. Hoseok solleva la mano libera a carezzargli i
capelli e lo sente rilassarsi sotto le proprie dita. - Mi sei
mancato. -
Il
peso sul suo petto è solo un ricordo lontano quando dieci
minuti dopo, nel più totale e confortante dei silenzi, Yoongi
risponde: - Anche tu. -
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
((Nota:
ho fatto usare il banmal ad entrambi perché ho letto che
Hoseok e Yoongi parlano in maniera informale tra di loro ma mi scuso
in anticipo se quest'informazione dovesse rivelarsi errata;;;))
Ieri
mi sono svegliata con l'intenzione di scrivere roba fluff e invece
prima di rendermene conto stavo scrivendo di Hobi in crisi
esistenziale a causa del suo rapporto con Yoongi. Voglio proprio bene
a questi ragazzi.
L'idea
di un rapporto deteriorato dall'abitudine e dallo stress di uno stile
di vita decisamente difficile mi ha assalito e non ne ha voluto
sapere di andarsene, tanto che a un certo punto mi sono chiesta come
sarebbe venuta questa storia se ad affrontare l'argomento fosse stata
una coppia diversa e forse proverò a scrivere qualcosa a
riguardo coi NamJin, tanto per mettermi alla prova!
Spero
di aver reso bene l'IC di entrambi e che sia stata una lettura
piacevole. Alla prossima!
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Joice
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