Briciole di realtà

di Xeimona
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29/ 05/ 2017
 
“pensare è giudicare, ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio”

 
Kant mi annoia, la presenza di un casco da motociclista sul tavolo dove sto studiando incrementa la mia distrazione. Lo osservo a lungo, ma non capisco come si apra, sto per cedere quando sento dei passi per le scale, il proprietario. Arriva e mi guarda sorridendo. Gli basta un dito per aprire il copricapo misterioso; lo provo e la testa è talmente pesante che si inclina da sola: la muovo a scatti, mantide in corpo piccolo.

Mi sento un’ astronauta e guardo la mia luna.

Tolgo l’imbracatura, scendo dalla sedia e pretendo un abbraccio, primo passo di conquista, sprofondo tra le sue braccia.
I minuti passano, ma non voglio che finisca, lo stringo un po’ più forte e forse perde l’equilibrio perché ci ritroviamo appoggiati al muro. Non mi allontano, non voglio rompere il legame, è tutto così perfetto.
Sento le sue mani scorrermi sulla maglia, per poi percepire i suoi polpastrelli sulla pelle, un brivido mi percorre la schiena e muoio un po’ dentro sentendo il suo cuore attraverso la stoffa, batte fortissimo, o forse è il mio, non ne sono sicura.

Annaspo alla ricerca di aria, in apnea contro il suo collo con il desiderio di non lasciarlo più. Ho la pelle incandescente, questa volta sono sicura di non averlo sognato. Lo accompagno alla porta, ho il cuore in panne.

Il rombo del motore lo porta via da me.
 




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