Oltre le convenzioni e le logiche

di paige95
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Perdonami il male che non ho fatto
 
 
L’ho commosso, scosso. Ma che gli ho fatto? Non lo so, noto solo che il suo viso si sta trasformando, la bestia sta diventando il principe che sarebbe sempre dovuto essere. Ogni suo sguardo devia a fatica i miei occhi e tutto questo accade così naturalmente che mi stupisco ogni volta maggiormente. In quei pochi istanti queste familiari pareti si colorano di un’atmosfera magica. Romantica? Sì, lo è, un romanticismo strano tra di noi, perché non vi era mai stato spazio per questo genere di attenzioni, solo una travolgente passione ci ha sempre coinvolto nei nostri momenti più intimi, anche se col tempo sempre più rari. Ora invece è totalmente diverso, leggo tanto sentimento, che lui ovviamente cerca di reprimere, ma a me non può nasconderlo. Solo il mio sguardo può andare oltre quei formalismi, totalmente inappropriati, che sfoggia a chiunque indistintamente. Non so un accidente dei sayan, eppure ho imparato di loro solo con l'esperienza forse l’aspetto più importante: amano esattamente come noi umani, loro amano e odiano allo stesso modo in cui lo fa ogni essere umano sulla faccia della Terra. È vero, Vegeta spesso e volentieri sembra un essere spietato e senza cuore, ma dopotutto ne è pieno il mondo di gente con queste caratteristiche e non vi sono forse stati assassini che si sono pentiti del male che hanno fatto? Sayan o no, i geni del sentimento li abbiamo tutti ed è lo stesso DNA che ha ereditato nostro figlio, a noi sta il compito di potenziare gli uni piuttosto che gli altri, un impegno che incombe su ogni madre e su ogni padre. O forse sono sola in questo dovere, senza alcuna collaborazione al mio fianco?
 
So che ormai la spietata bestia che è in lui non esiste più, credo finalmente di aver incrinato e oltrepassato quella corazza. Il mio principe, l’unico che mi abbia sempre fatto visita nei sogni - e negli incubi dettati da un’instabile assenza - da quando è entrato nella mia vita, lo sento accanto, vicino al cuore. Non si prende il disturbo di alcun dolce gesto, ma chi se ne importa, io desidero essere amata nel profondo, non me ne faccio niente di smielate dimostrazioni d’amore, voglio solo essere l’unica per lui, bramo ardentemente diventare la sola persona da cui tornerà sempre indipendente dal destino che ci attende, anche fosse la morte, sento che qualcosa di invisibile, ma immensamente potente, ci unisce. O forse una creatura che è talmente reale, talmente viva, così parte di me, che faccio ancora una certa fatica a realizzare di aver dato origine ad una nuova vita insieme a lui.
 
A dispetto del mistero che lo avvolge e della sua morale confusione, io so perfettamente cosa lui mi ha provocato, mi ha sconvolta, mi ha ribaltato l’anima, mi ha concesso di scoprire l’Amore più sincero, perché io non riesco più a disgiungere quel sentimento dalla sua persona. È e sarà sempre parte integrante del mio cuore, proprio come nostro figlio lo è di me in questi mesi.
 
Il motivo di tanto sconvolgimento non è affatto attribuibile agli ormoni, il nostro piccolo Trunks è solo la prova tangibile di questo indissolubile legame.
 
Eppure il mio cuore continua a rivolgersi silenziosamente a lui, macchiato dal peccato più antico del mondo. Ho colpa di amarti? Sono davvero colpevole di aver donato a mio figlio un padre così instabile e poco affidabile? No, Vegeta, perdonami, ma io non ho alcuna colpa. Scusami mio piccolo angelo che cresci ogni giorno di più dentro di me, ti è stata donata la vita da un amore più grande di me, di Vegeta, di tutto l’Universo, non me ne pento tesoro mio, desidero solo che tu sia felice ed è la mia unica missione nella vita, consentirti di avere accanto due genitori che ti amino più di loro stessi.
 
Ma, nonostante questa scossa ricevuta dal mio cuore, resto sempre io, la solita temeraria Bulma Brief che non si arrenderebbe nemmeno davanti alla più chiara evidenza, figuriamoci al cospetto di una flebile fiammella di speranza. Non mi vuole parlare, ma credo che almeno dovrà ascoltarmi, e se non guardandomi negli occhi troverò il modo di far valere le mie ragioni.
 
Voglio davvero che Vegeta abbia la possibilità di rivedere suo padre, di dare il colpo di grazia - un attacco più che salutare e positivo - al suo vecchio Io, che gli impedisce di essere pienamente felice e soddisfatto della sua attuale vita e nuova famiglia, perché ora siamo noi la sua famiglia e voglio che lui lo sappia. Forse deve solo fare pace con il suo passato ed è esattamente ciò che voglio rendere possibile.
 
Faccio uno stacco, distogliendo per un momento l’attenzione dai miei progetti di realizzazione di una macchina del tempo per viaggiare nel passato e su un pianeta a noi lontano ed attualmente estinto. Prendo l’asta del microfono che mi collega direttamente alla Gravity Room - non sono così sicura che sappia leggere una lettera scritta di mio pugno - se svia i miei occhi, la mia voce non la ignorerà. Tengo il dispositivo elettronico un momento tra le mani leggermente tremanti e rifletto, ma stavolta dovrò mettere da parte la mia folle mania di controllo su ogni minima cosa, non mi preparerò alcun discorso, mi farò guidare dall’istinto e dal cuore.
 
Premo il pulsante di accensione e attendo un momento, giusto il tempo di deglutire e trovare la giusta dose di coraggio per spaccarmi il petto in due e trovare le parole dal profondo della mia anima. Spero che Trunks mi aiuti, mi guidi e suggerisca il modo migliore per tentare di non perdere quell’uomo così importante per entrambi.
 
 Vegeta. So che sei lì e mi stai ascoltando, quindi smetti ciò che stai facendo e prestami attenzione 
 
Prendo un respiro, non è davvero una buona idea riempire questo mio tentativo di cercare un dialogo di lacrime amare.
 
 Perdonami, non ci sono riuscita. Non sono stata in grado di resistere ad un amore così devastante, quando invece avrei semplicemente dovuto ignorarlo e proseguire la mia vita come se niente fosse, come se alcun alieno fosse passato tra queste mura a sconvolgermi l’esistenza 
 
I miei propositi di resistere a dar sfogo alle mie frustrazioni vengono presto disattesi. Fisso lo schermo spento davanti ai miei occhi, osservo il mio riflesso, vedo scorrere scie salmastre lungo le mie guance, chiudo gli occhi e abbasso leggermente lo sguardo, discostandomi di qualche centimetro dall’audiocomunicatore. Non è davanti a me, ma mi percepisco comunque vulnerabile, nonostante non abbia il suo sguardo giudicante e irriverente puntato addosso. Posso immaginare cosa stia pensando, anche se dalla sua bocca non scappa nemmeno un accenno né di assenso né di dissenso.
 
Rialzo il volto su quello schermo, riavvicinandomi al microfono.
 
 Perdonami, Vegeta, pensavo di essere più forte, ma a quanto pare nessuno può vincere sull’Amore, nemmeno tu - per quanto ti sforzi di nasconderlo - sei riuscito a non peccare, a non creare uno squarcio nel tuo orgoglio, a non mostrare le tue più intime debolezze. Chiedo perdono a te, ma ancora di più al nostro piccolo Trunks, lui non ha chiesto di venire al mondo, sono stata io con il mio egoismo, con la mia folle debolezza, a consentire che gli concedessimo la vita. Sono davvero certa che sarebbe più sereno con altri genitori, in un'altra famiglia. Ma, Vegeta, se non fossi tu il padre, nostro figlio non sarebbe ciò che è, il mio, il nostro piccolo mezzosayan scalcia dentro di me con tanta energia e immagino che sia forte, o lo diventerà, almeno tanto quanto te. Mi infonde speranza in un futuro migliore. In un futuro con te.
Vi chiedo perdono, anche se so che amare non è una colpa, ma solo un’imprevista via che ti apre il Destino e non puoi per alcuna ragione rifiutarti di imboccarla. Ciò che mi avrebbe riservato quello stesso Fato non lo avrei mai immaginato, ma, Vegeta, se non fosse stato così, io non avrei mai provato nulla di simile in tutta la mia vita. Non ti rendi nemmeno conto del regalo che mi hai fatto con la tua presenza, di ciò che hai acceso in me 

 
Piango come una stupida, in solitudine, in questa stanza illuminata da una fioca lampada puntata sulle mie mani, dove reggo l’asta, l’unico appiglio alla mia anima, che sta cedendo, proprio come il cuore. Ho la strana impressione di un interrogatorio, non gli sto mentendo, ho davvero l’insolita sensazione di essere la carnefice che ha creato tutto questo. Cerco di camuffare i singhiozzi del pianto, ma credo che a lui non stiano sfuggendo.
 
Non ha ancora distrutto l’altoparlante e percepisco anche che non si stia allenando. Sta davvero seguendo il mio discorso? Sento solo un flebile respiro dall’altra parte, quindi significa che non se ne è nemmeno andato per non essere costretto ad udire le mie parole.
 
 V-vegeta 
 
Sussurro il suo nome quasi con poca convinzione, a fatica, con voce rotta dalla commozione e dalla fatica di proferire tutte le mie colpe e ammissioni. Lo richiamo. Invoco il suo aiuto, è l’unico che possa salvarmi dall’oblio in cui sono caduta, solo il suo sincero amore potrebbe farlo.
 
 Vegeta, io ti amo e lo farò per sempre. Volevo solo che tu lo sapessi 
 
Stacco la comunicazione, facendo scivolare lentamente il dito dall'interruttore, quando sento dei passi alle mie spalle. Un leggero scricchiolio sul lucido pavimento del mio laboratorio. Resto immobile. Lo vedo nel riflesso dello schermo, Vegeta si sta avvicinando a me. La sua nera ombra, creata dalla luce della lampada, si fa sempre più grande sulla parete bianca difronte a me, fino a bloccarsi all'improvviso. Posa le mani sulla mia sedia, sfiorandomi la schiena, già ricca di mille brividi, e la fa girare fino a che i nostri occhi non sono in piena connessione. Mi fissa come se mi vedesse per la prima volta, il suo viso è illuminato, rendendo quella molto simile ad una visione angelica. Si avvicina, appoggiando le mani sui braccioli e precludendomi così ogni via di fuga. Ma tanto chi se ne va?
 
In un attimo le sue labbra si posano sulle mie. D’impulso allungo una mano e la faccio scivolare sul suo collo, attirandolo maggiormente a me. Quella instancabile brama di tenerlo per sempre al mio fianco passa dalle parole ai fatti, cercando una sua disperata concretizzazione.
 
Ci scambiamo un sobrio bacio, maggiormente inumidito dalle mie lacrime, che ora una commossa gioia spinge fuori dai miei occhi. Un contatto carico di aspettative e desideri da entrambe le parti.
 
Sento che all’improvviso fa pressione sulla mia mano per sollevarsi e interrompere il nostro bacio. Si sta allontanando e ritirando dal quel raro e dolce contatto, lasciandomi una nuova e disperata fitta in pieno cuore. Oppongo qualche resistenza e…
 
 
…e mi sveglio.
 
No, un momento, non posso aver sognato, sento il suo dolce sapore sulle labbra ed è reale. Persino le mie guance sono immerse in una valle di lacrime.
 
Sollevo il capo e mi accorgo di essermi appisolata su quei progetti, che a differenza di poco fa, ora sono inumiditi da una sostanza naturalmente salmastra.
 
Tutto è come nel mio sogno: la luce, lo schermo, il microfono. Ma lui non c’è. Scruto ogni angolo del laboratorio, ma lui non c’è.
 
Un terribile panico che percepisci solo dopo aver fatto un incubo mi assale. Tremo per quella forte emozione causata dal quel fittizio romantico scenario. Prendo velocemente l’asta tra le mani, sperando che il contatto con il metallo possa placare quell’ansia, in memoria del sogno. Avvio l’altoparlante.
 
 Vegeta! 
 
Attendo la sua risposta, ma non arriva.
 
 Vegeta!! 
 
E solo nel mentre di quel disperato richiamo lo sguardo mi cade sull’orologio da muro, appeso appena sopra la mia scrivania. Sono le tre di notte, ecco perché non mi risponde dalla stanza gravitazionale.
 
Mi lascio cadere delusa contro lo schienale della mia sedia, in balia dei miei più intimi desideri, che in questa gelida notte sono stati proiettati vigliaccamente dalla mia mente. Sto diventando inesorabilmente la nemica di me stessa.
 
Un nuovo brivido mi fa sussultare quando la mia schiena riconosce sensorialmente il punto in cui Vegeta mi ha sfiorata per voltarmi con desiderio verso di lui. Chiudo gli occhi riassaporando quegli irreali momenti e con un sorriso penso che tutto ciò che gli ho comunicato nel sogno era solo la sacrosanta verità.
 
 
Continua…

 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Un immenso ritardo, tutt’altro che illusorio come il sogno di Bulma XD
 
Sono riuscita a sorprendervi, quando vi ho annunciato che era un sogno? Spero di sì, ma mi auguro di non avervi deluso e di essere riuscita a comunicarvi le emozioni desiderate :)
 
Questo capitolo mi è stato ispirato da una delle mie tante lezioni universitarie di stampo umanistico, non riesco davvero a non farmi influenzare dai miei studi, che spesso e volentieri diventano lezioni di vita.
 
Come sempre un immenso GRAZIE di cuore a tutti coloro che mi seguono, siete sempre di più *.* <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale




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