Cavaliere o abate

di AndreaBrivio17
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Il dottore lo vide e sorrise: “Perfetto. Taliata la tezta, il corpo more. Zcommetto 50 cent che lo atterriamo con uno zolo colpo”. Wolverton tirò un pugno in faccia a Dolatrabus che indietreggiò di qualche centimetro, ma rispose subito con un colpo di proboscide che mandò al tappeto il nemico. “Mi tevi cinqvanta centezimi”. Disse Pfalz al copilota ridendo. Paul, però, non era mai stato così serio e spaventato.

Il re degli Atila si alzò e tirò un altro pugno, stavolta al fianco dell’elefante che rispose con un altro colpo di proboscide. Questo combattimento andò avanti così per 3 minuti e 27 secondi finche un grosso martello non colpì il fianco destro di Dolatrabus, ammaccandolo notevolmente. I due si voltarono e videro un altro uomo in armatura robotica che si dirigeva verso di loro al grido di “Serenità nell’assassinio”. Questi, con un calcio in elevazione, colpì di nuovo il proboscidato provocandogli ingenti danni.

Dentro il robot, si accesero tutte le spie di allarme presenti. “Mein Gott! Zta per ezplotere. Fuori, antiamocene!” Paul si tolse subito le cinture di sicurezza e fece per uscire quando si accorse che il dottore rimase seduto.

“Pfalz, vieni, forza!” Lo incitò, tenendo il portellone aperto, aspettandosi che lo seguisse.

“Tu fai! Io mi lancerò zu Wolferton che ezploterà con me. Zono orcolioso di qvesto robot: ha fatto il zuo dofere. Ricorda: taliata la tezta, il corpo more”. Detto questo, chiuse la botola in faccia a Paul che scivolò giù dall’orecchio dell’elefante e cadde a terra.

Quando si rialzò, vide Dolatrabus caricare in direzione del re nemico ed esplodere insieme con lui. Paul rimase lì, inerme, a guardare l’esplosione e, con essa, la morte di un suo amico. L’aveva conosciuto solo il giorno prima, è vero, ma era pur sempre un suo amico. Cominciò a piangere e a tirare calci alla timelea davanti a sé ma, tra la pioggia e la guerra, nessuno ci fece caso.

La battaglia imperversava, le chiese cadevano e il mondo andava avanti. Il distretto stava per soccombere ma, improvvisamente, tutto si fermò. Gli Atila si erano finalmente accorti che il loro re, il grande ed imbattibile Hugo Wolverton, era stato sconfitto. Rimasti senza nessuno in grado di impartire loro degli ordini, molti batterono in ritirata e i pochi rimasti si buttarono in assalti disperati, perdendo la vita sotto gli spari in terra straniera.

Paul era ancora a terra, in ginocchio, a piangere. A lui si avvicinò AJ che gli mise una mano sulla spalla per confortarlo: “Tagliata la testa il corpo muore. Il sacrificio del dottore non è stato invano, anzi, è stato decisivo. Questa terra ha attraversato molte guerre, a cominciare dalla leggenda della Ribellione Anti-Sauri, che ha portato alla sua fondazione. In questo combattimento, 173 nostri compaesani hanno perso la vita, ma nessuna di queste perdite è stata inutile. Sono sicuro che da qualche parte il nostro amico tedesco starà gioendo per questa vittoria”.

Così era finita anche questa battaglia. Il cadavere del dottore non fu mai ritrovato. A fianco del monumento ai caduti fu erta una statua in suo onore. Questa portava una targhetta che recitava:

“A Marek Pfalz.
Dottore, scienziato e amico.
Che ha rinunciato alla sua vita per salvare le nostre.

Per gentile concessione dell’abate Paul Kelvin”.




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