So di aver fatto la
scelta giusta.
So chi sono, non mi
serve più seguirli.
Tra l’altro,
dal cielo, posso intuire che direzione abbiano preso. Le esplosioni si
stanno allargando verso nord, probabilmente raggiungeranno la zona
meridionale della città solo in un secondo momento.
Potrebbero star tornando
a Jidan, ora.
Non è molto
importante, comunque.
Più che altro
mi chiedo se questi draghi non siano un inutile perdita di tempo, ho
una tappa da fare, prima di tornare nelle Terre… Magari
dovrei poi anche passare da Loro a fare rapporto, non sarebbe una
brutta idea.
Vabbè, mi
sento buono, oggi.
Farò in modo
che la città non cada a pezzi, poi partirò verso
nord.
Un’altra esplosione rischiarò la notte di
arancione, portandosi dietro il rumore sordo di calcinacci che crollano
al suolo.
Un corvo dalla coda spezzata a metà da una piuma bianca
sorvolò l’aria, scrutando il terreno con i suoi
occhi scuri, in cerca di qualcosa di preciso tra le mura dei quartieri
non ancora colpiti da quell’onda di distruzione.
È inutile che
tenti di togliere il prossimo barile di esplosivo, arriverei comunque
troppo tardi.
Devo raggiungere quello
ancora successivo e interrompere la catena.
Un ruggito cristallino riempì l’aria, mentre
qualcosa di maestoso sorvolò il cielo al di sopra del corvo
dal manto scuro.
Possenti folate di vento spazzarono il terreno, facendo perdere diversi
metri di quota al volatile irritato.
Non ci vediamo da
vent’anni e mi saluti cercando di farmi schiantare a terra?
Rettile ingrato.
Io ti ho salvato le
squame, non dovresti dimenticarlo.
Strano, mi sono
sbagliato. Hanno deciso di abitare più vicino di quanto
immaginassi.
Questo però
mi fa venire in mente un’idea non malvagia.
Che io faccia pena nel
fabbricare armi è appurato, ma se ne prendessi una di buona
fattura in prestito… Dopotutto se c’è
lei, perché no?
Ho bisogno di lui.
Ma soprattutto ho
bisogno di ricordarmi che faccia avessi usato all’epoca. Mi
sembra fosse qualcosa di molto horror, con un po’ di fumo
attorno.
Oh, a chi interessano i
particolari. Tanto non se li ricorderanno nemmeno loro.
In ogni caso devo
raggiungerli, prima di poter dare il via alla scena.
Uno spesso sbuffo di fumo si levò dal piumaggio del corvo,
disperdendosi nell’aria intorno a lui.
Sto guarendo.
E lo sto facendo in
maniera tanto veloce da essere sospetta.
Si, decisamente
l’Oasi sarà la mia prossima tappa.
Il volatile dal manto scuro accelerò la sua andatura,
puntando il becco affilato verso la piazza e che, a poco più
di un centinaio di metri davanti a lui, cercava di ritagliarsi un posto
tra i muri delle case ancora integre.
Un paio di piedi neri, nudi, atterrarono sul lastricato.
Un paio di persone rimaste indietro cercarono di mettere a fuoco la
sagoma scura che era comparsa come dal nulla nella piazza, ma non
riuscirono a distinguerla dalla notte che la avvolgeva.
La creatura distese la schiena verso il cielo, portandosi in posizione
eretta, per poi aprire gli occhi, due fari dorati nel buio notturno.
Con uno sbuffo, quell’oscuro corpo antropomorfo venne avvolto
da uno spesso strato di fumo che gli turbinava addosso come un manto
vivente.
Uh, mi mancava potermi
disgregare, anche se solo in parte.
Follia me la
pagherà per lo scherzo che mi ha fatto, quando
sarà tutto finito.
Ora, però,
devo pensare all’esplosivo.
La creatura si guardò intorno con quei suoi occhi
risplendenti, in cerca di una forma particolare tra quelle della notte.
Una cassa, un contenitore, un vaso.
Un vaso come quello posizionato ai piedi di un muro intaccato
dall’umidità.
Lo spettro si lanciò in direzione del vaso, stringendolo con
forza e spostandolo dalla sua posizione, privandolo della miccia che,
rapidamente si stava consumando, spostando la fiamma che trasportava
verso il buco nella terracotta in cui era stata inserita.
Bene, anche oggi la mia
buona azione l’ho fatta.
Posso andarmene con la
coscienza pulita.
È un peccato,
avrei voluto incontrarli. Vabbè, sarà per la
prossima volta.
Una nuova esplosione echeggiò per i muri della
città, provenendo da nord.
Oh, Fato!
Davvero?
Davvero dovevano aver
creato un secondo percorso proprio al vaso esplosivo precedente a
quello che ho disinnescato?
Vedi di mandarmela
buona, adesso.
Ora non mi conviene
nemmeno tornare in forma di corvo, a piedi farò certamente
prima.
Lo spettro cominciò a correre per le vie cittadine,
lasciandosi dietro una scia del denso fumo che lo avvolgeva, come
impronta del suo passaggio.
Una folata di vento diretta verso il suolo turbò per pochi
secondi il suo manto, ma scomparve rapidamente come era apparsa.
Un ululato risuonò da qualche parte tra le vie.
Alla faccia degli
assassini che agiscono nell’ombra.
Comunque dovrei essere
quasi arrivato a destinazione.
Lo spettro svoltò in una via alla sua destra, cercando di
non perdere di vista il punto dell’ultima esplosione.
Un piccolo spiazzo si aprì davanti a lui. Qui la strada che
aveva seguito si biforcava, continuando verso nord da una parte e
andando a morire sotto un arco in mattoni dall’altra. Sotto
quest’ultimo, con fare innocente, riposava un orcio.
Una fiammella timida comparve sulla strada da sopra un muro, scendendo
rapida mentre seguiva il tracciato che le disegnava davanti la sua
miccia.
Viandante due, tutti gli
altri zero.
Lo spettro prese tra le mani la miccia, sfilandola dal pertugio in cui
era stata inserita e gettandola a terra, in direzione opposta al vaso
che attendeva la fiammella.
Quando il fuoco raggiunse il capolinea della sua corsa
scoppiettò appena, entrando in contatto con i pochi residui
di polvere esplosiva che erano rimasti attaccati.
Un’altra
proficua giornata di lavoro.
Altre esplosioni che
vogliono rovinarmi i festeggiamenti?
…
No? Bene.
Qualcosa raggiunse il picco slargo di corsa.
Il grosso corpo era ricoperto per la sua interezza da una folta
pelliccia grigia, il muso canino vantava grosse zanne e la postura
sembrava indecisa tra il rimanere a quattro zampe o tornare eretta.
La creatura ferina si sfocò, si deformò,
lasciando il passo a due corpi distinti.
Un grosso lupo grigio si sdraiò sulla strada, alzando le
orecchie in direzione dello spettro che gli stava davanti.
Un uomo che doveva aver superato la quarantina si fece avanti,
socchiudendo le palpebre per cercare di vedere cosa gli stesse davanti,
sotto la poca luce della luna.
- Sei tu? Il servitore? –
Davvero? È
tutto quello che sai dirmi in questo momento?
Bah.
Stiamo al gioco, forza.
- Si, sono io. – gli rispose lo spettro – Sono qui
per conto degli dei, ma non preoccuparti, non richiedono un vostro
ritorno. –
L’uomo alzò un braccio verso il cielo, facendo
luccicare qualcosa alla luce delle stelle.
Magari fossi stato
mandato qui dagli dei.
Mi sarei divertito
sicuramente di più.
Tra l’altro
non mi interessa fare una rimpatriata, voglio solo uno dei suoi
maledetti coltelli incantati.
- Hile, ascoltami. – riprese il servitore con voce
più cupa – Ho bisogno che tu mi dia uno dei tuoi
coltelli da assassino. Quello incantato. Dovrebbe essercene rimasto uno, no?–
- L'ultimo coltello incantato è sul fondo dell'oceano. Ti va bene un'altra di quelle vecchie lame? Non le tocco da una vita, oramai.
–
Non mi interessa se non
le tocchi da una vita o le usi per tagliare il formaggio.
Io ne ho bisogno ora.
- Non importa, mi saprò accontentare. Ne ho bisogno… per il mio compito. –
Un corpo aggraziato atterrò sullo spiazzo, ammortizzando
sulle ginocchia la caduta da quelli che sembravano essere decisamente
tanti metri.
Vabbè, a
questo punto tanto vale che faccia un po’ di luce…
Gli occhi dello spettro iniziarono a risplendere sempre più
vividamente della loro luce dorata, fino ad illuminare tutte le pareti
delle case che gli stavano attorno.
L’uomo cominciava a mostrare diverse ciocche di capelli
bianchi, la cicatrice che gli solcava lo zigomo si poteva quasi
confondere con le prime rughe sottili che gli adornavano il viso.
Con la donna il tempo sembrava essere stato più clemente,
lasciando quasi intatto il suo volto solcato da una lunga cicatrice
obliqua.
Anche quella opera del
caro Follia.
Voleva proprio essere
ricordato, quel demone.
- Allora? – incitò il servitore, incrociando le
braccia all’altezza del petto.
Hile infilò goffamente la mano destra in una tasca, estraendone un coltello che fece vorticare attorno al proprio palmo.
Le dita dell’uomo si chiusero sulla lama, fermandone la cosa.
Dai polpastrelli cominciò a colare un leggero rigolo di
sangue.
- Sono decisamente fuori allenamento… - borbottò
il Lupo, porgendo l’arma allo spettro che gli stava davanti.
Questi la prese, facendola scomparire tra le volute di fumo che lo
avvolgevano. – Forse è meglio così.
Dopo quello che avete fatto, non dovreste più toccare armi
per tutto il tempo che vi rimane da vivere. –
Lo spettro scomparve e, con lui, la luce che produceva.
Da qualche parte, nell’oscurità, si udì
il fruscio di un paio d’ali piumate che sbattevano con forza.
E anche l’arma
me la sono procurata.
È stato molto
più facile di quanto avessi immaginato.
Ora rotta verso nord est.
Ho un tizio
d’acqua a cui rovinare la giornata.
Il sole sorse sopra le vette lontane dei Monti Muraglia, gettando i
suoi raggi rossi sulla superficie burrascosa dell’occhio del
Gorgo del Leviatano.
Poco più ad ovest si potevano vedere i vulcani
più alti dell’isola patria dei draghi.
Il corvo sorvolò un’ultima volta il gorgo,
studiandolo con i suoi occhi scuri.
Che pessima idea hanno
avuto i Budnear e le fate con loro.
Perché
diavolo andare a nascondersi qua sotto? È proprio un modo
per dire che vuoi solo isolarti dal mondo civilizzato.
Devo trovare un modo
divertente per tirare fuori di lì quel vecchio sadico di
Proteo.
È da un bel
po’ che non uso il quak quak.
Bene, votazione finita.
Si apra il sipario.
Il corvo scomparve, le sue piume si fecero più chiare, il
suo becco si allargò, tingendosi di arancione, le sue zampe
si fecero palmate.
Una papera cadde pesantemente in mezzo al vortice del Gorgo del
Leviatano, nuotando tranquilla in mezzo alle correnti inferocite.
- Quak quak. –
Forza, vecchio sadico,
fatti vedere.
Non ho tutto il giorno.
Cioè, ce
l’ho, ma non voglio sprecarlo qui.
- Quak quak. Quak quak. –
Dai, abbocca al mio amo,
pesciolino.
Forza, su…
Non farti pregare.
- Quak quak. Quak quak! –
Dai, so che ci sei.
So anche che mi stai
guardando.
Quando ti
ricapiterà di poter avere tra le mani una bella papera come
me?
Forza, vieni a giocare
con questa paperella.
Il moto dei flutti si fece meno violento, creando una zona di calma
esattamente là dove le zampe arancioni della papera
affondavano nell’acqua marina.
- Quak quak. –
Dai non farti pregare.
Vieni qui, pesciolino,
vieni da questa bella paperella.
Una sagoma quasi antropomorfa cominciò a formarsi al di
sotto del pelò dell’acqua. Nello stesso istante
una mente antica cercò di far breccia all’interno
di quella della papera che continuava a galleggiare placida,
scoprendola più profonda e contorta di quanto non si fosse
aspettato.
L’ala destra del volatile mutò, divenendo un
braccio piumato, che affondò nel mare per poi riemergere
tenendo saldo nella sua stretta il collo di un essere interamente
composto d’acqua.
Ha beccato la paperella
sbagliata, questa volta.
- Proteo, ho bisogno di accedere agli archivi dell’Oasi. A
tutti gli archivi. –
L’essere gorgogliò qualcosa di incomprensibile,
mentre le sue mani cercavano disperatamente di far allentare la presa
che gli stringeva la gola.
Non è un
essere così incredibile, se conosci il trucco.
Per potersi liquefare ha
bisogno di concentrarci, cosa complicata se una papera con un braccio
antropomorfo sta cercando di soffocarti.
- Ho detto, fammi raggiungere gli archivi dell’Oasi.
–
- Tu… tu non sai chi sono io. Ho conosciuto il primo
Farionim, ho aperto le porte del mio cancello ai sei eroi…
ho… - gorgogliò Proteo.
- Sentimi, pesce troppo evoluto. Io conosco gli dei, sono stato
forgiato durante la creazione, ho visto imperi sorgere e cadere, ho
visto l’esilio di Follia dalla mia tribuna d’onore,
ho visto il Cambiamento sia dalla Volta degli Dei che da quello che
divenne Zadrow, la linea temporale all’epoca
risentì di quell’evento, ho conosciuto Farionim,
Drake, Nestra e Reis, ho guidato i sei Eroi, ho salvato i sei Araldi e
sto per porre fine alla tua inutile esistenza, se non mi darai quello
che ti ho chiesto. –
Proteo ammutolì.
I flutti del gorgo si aprirono, rivelando una voragine che precipitava
nell’oscurità per diverse centinaia di metri.
Bravo il mio pesciolino.
Ora però tu
vieni con me.
La papera si lasciò cadere nella voragine, trascinando con
sé l’essere d’acqua.
I loro corpi bucarono una manciata di secondi dopo la superficie
traslucida di una bolla, ricadendo pesantemente su un terreno che
pareva essere quello della superficie.
Un uomo dai ricci biondi si rialzò da terra.
La mano destra stringeva ancora saldamente la gola del suo ostaggio, la
sinistra passò sul tatuaggio romboidale che gli solcava la
guancia, ripulendolo dalla polvere che la caduta aveva sollevato.
Bene, vediamo…
Era estate, mi pare,
quando finì la Guerra degli Elementi.
Estate… forse
Luglio o Agosto.
Ma a chi interessano i
mesi? Sono passati cent’anni da allora, posso permettermi un
poco di imprecisione.
Facendo due rapidi
conti…
Marzo, circa.
Conoscendo Farionim
sarà tutto ben schedato. Quanto mi stanno simpatici i
burocrati.
…
Non credo passino in
questa sezione degli archivi da decenni.
Perché
dovrebbero, dopotutto?
…
Certo che farei prima,
se non dovessi trascinarmi dietro Proteo. Purtroppo è il mio
biglietto d’uscita, quindi non posso lasciarmelo scappare.
…
Trovato. Marzo.
Ora devo solo trovare il
documento giusto.
…
Bene.
“23 Marzo.
Anno primo dalla caduta di Reis. È infine nato.
Ciò che temevamo è successo, Reis e il demone che
lo guidava sono riusciti a generare una prole da Nestra. Lei non
sarà più in grado di avere figli dopo il parto.
Come da accordi si è provato a sopprimere il figlio del
demone, ma una sostanza senziente contenuta nel suo sangue lo ha
protetto da ogni nostro intento. Il Consiglio ha discusso sul da farsi.
Cresceremo Javer come nostro figlio tenendo tutti all’oscuro
della sua natura, lui per primo. Pare inoltre che per via della
sostanza nel suo sangue non supererà i
quarant’anni, nel migliore dei casi. Farionim.”
…
Dunque Reis si
è dato da fare, quando aveva Nestra nella sua reggia. Ottimo.
Ma non mi basta, devo
essere sicuro.
Devo andare avanti nel
tempo. Sarà una lunga mattinata.
Tra l’altro
odio questa nuova gestione degli anni. Anno X dal Cambiamento, anno Y
dalla caduta di Reis, anno Z dall’istaurazione del nuovo
Governo.
Dovrebbero sceglierne
uno e continuare a usare quello.
…
“11 Ottobre.
Anno trentacinquesimo dal Cambiamento. Una serva ha partorito, morendo
nell’atto. Javer, la cui salute è sempre
più cagionevole sostiene di non aver avuto nessun rapporto
con lei, ma il neonato presenta il suo stesso potere, seppur in maniera
minore. Abbiamo notato infatti che la sostanza senziente presente nel
suo sangue non è in quantità sufficiente per
rivestire tutto il suo corpo come fa con il padre. Cautamente potrei
avanzare l’idea che, con le generazioni, questa traccia del
potere di Reis scomparirà. Come lasciato dal grande Farionim
nessun, se non i miei successori, verranno messi al corrente della
verità. Terzo Gran Visir dell’Oasi,
Tarquan.”
…
È possibile
che il suo potere sia come un parassita che fa di tutto per preservare
la genealogia?
Sia maledetto questo
Tarquan. Non mi ha lasciato il nome del bambino nato dalla
serva…
…
“Pratica di
affido per bambina di razza umana, Careen senza parenti vicini, orfana
di padre, madre morta di parto. La bambina presenta un insolito potere,
non ancora catalogato negli Indici per la Manifestazione Spontanea
della Magia negli Individui. Si presenta come un guscio gelatinoso in
grado di avvolgere in gran parte il corpo della bambina. Si inviano i
moduli per l’aggiunta all’indice del suddetto
potere. Ufficio affidi dell’Oasi. Anno cinquantasettesimo
dalla caduta di Reis.”
…
Hanno fatto proprio un
bel lavoro per nascondere le loro origini.
Per fortuna che
c’è questa traccia del potere.
…
“I genitori
affidatari, il marito e gli amici più stretti voglio dare un
ultimo saluto a Careen Sarhan in Drakar, morta di parto. 22 Novembre
anno settantaquattresimo dalla caduta di Reis.”
…
Famiglia fortunata. Se
sono loro.
Non ho trovato nessun
riferimento al potere del demone, qui.
…
“Rapporto sui
dispersi durante la marcia di esodo dal lato orientale delle Terre.
Anno primo dalla rifondazione dell’Oasi.
Si contano duecentoventi
dispersi e morti durante l’attraversamento dei
Muraglia.”
Sarà una
lunga lettura, questo rapporto.
Almeno ho
un’idea di che cognome sto cercando.
…
…
…
…
…
Non sono nemmeno in
ordine alfabetico!
E poi che diavolo di
conteggio degli anni è uno che parte dalla rifondazione di
una città?
…
…
…
“Drakar Noir,
di anni otto. In possesso di una magia innata pericolosa.
L’ufficio del Giudice Maggiore verrà informato
della sua scomparsa.”
…
Quindi quegli
scarabocchi appesi qua e là per le Terre non erano dei
semplici spauracchi.
A mia discolpa posso
dire che il ritratto sopra alla dicitura “uomo nelle cui vene
scorre il sangue di Reis. Ricercato per sovversione, omicidio e
istigazione alla rivolta” non è proprio quello del
tizio che mi ha trapassato la testa.
Dannazione, potevo
immaginare che Reis avesse avuto una discendenza, probabilmente prima
di diventare amicone con Follia, ma non per queste i suoi pronipoti
sono da perseguitare. Certo che se questi pronipoti sono imparentati
anche con Follia, la melodia cambia decisamente.
Quanto è
pericoloso questo suo potere?
E quanto la
volontà di Follia è forte in lui?
In ogni caso, il suo
sangue spiega perché le particelle che quel simpatico demone
mi ha ficcato in corpo diventano matte quando mi si sono avvicinato a
lui sulla strada… e nel vicolo cieco… e, a questo
punto, nella stiva della nave… e il tempio che sorgeva in
quella che era la Piana Umana.
Dannazione, continuo a
ritrovarmelo tra i piedi.
Il fatto che sia il
frutto della volontà di sopravvivere di Follia, è
anche la spiegazione al fatto che sia un Buco nella Trama. Se solo quel
demone se ne fosse stato al suo posto, lui non sarebbe mai nato, come
il Fato ha progettato in quel suo libraccio.
L’uomo dai ricci biondi fece calare il suo sguardo sulla
creatura d’acqua che tentava disperatamente di fuggire dalla
sua presa.
- Pesciolino, io qui ho finito. Torniamo su? – |