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Must Go On
Terribile.
Quel Torneo era
terribile, lo scopo ultimo per cui era stato
organizzato era terribile, lo stesso Re Zeno era terribile per la
totale
innocenza e il sorriso da bambino col quale cancellava
dall’esistenza
innumerevoli vite.
Più
terribile di tutto questo, tuttavia, era realizzare cosa
significasse davvero
perdere il
proprio fratello.
Per quanto la
cancellazione di tre universi non lo avesse lasciato
indifferente -al contrario!- fino a quel momento Beerus non era
riuscito a capire
veramente ciò a cui lui e Champa stavano andando incontro, e
forse neppure
Champa lo aveva fatto: non avevano forse incitato i loro guerrieri a
eliminare
quelli dei rispettivi universi?
Era come se fossero
stati illusi e intimamente convinti che quella situazione
non fosse troppo diversa da quella delle loro solite sfide.
Erano stati stupidi.
Lui era stato
stupido.
Non ci sarebbero
state più sfide.
Non avrebbe
più potuto divertirsi a punzecchiare Champa sulla sua
forma fisica o sul fatto che non riuscisse mai a vincere contro di lui,
non si
sarebbero più salutati consapevoli che ben presto si
sarebbero rivisti per dare
luogo a un qualche altro duello più o meno assurdo.
Non avrebbero
più lottato tra loro, nel totale disappunto dei loro
angeli, né suo fratello l’avrebbe più
fatto innervosire con le sue sciocchezze.
Non le avrebbe
sentite mai più, quelle sciocchezze, perché a
breve
non avrebbe avuto più un fratello.
Per centinaia di
milioni di anni aveva definito Champa in migliaia
di modi poco gentili: “idiota”,
“bastardo”,
“stupido”…
Poteva, un idiota
bastardo stupido, lasciare un simile vuoto?
«Ehi!
Fratello!»
Non voleva farlo,
non voleva voltarsi a guardarlo, tant’è che fino
a quel momento aveva fissato un punto indistinto davanti a
sé, ma a quel punto
non poté più esimersi.
Anche se non
riusciva a dire nulla, né a trovare le parole, doveva
al suo gemello almeno un ultimo sguardo.
Il bagliore che
precedeva la cancellazione da parte di Zeno stava
avvolgendo Champa, l’ultimo rimasto del proprio Universo.
Beerus non era in
grado di comprendere se lo stessero veramente
lasciando in vita per più tempo rispetto agli altri o fosse
solo una sua
impressione, il dilatarsi di istanti che sembravano diventare infiniti
ma che, in
realtà, erano sempre troppo dannatamente brevi.
Beerus vide il suo
gemello prendere fiato, e per un attimo ebbe
paura che stesse per dire qualcosa, un’ultima parola, un
ultimo addio al quale
temeva di non essere in grado di rispondere.
Non era capace di
esprimere a parole quel che stava provando, quel
“vuoto”
confuso e doloroso, e tantomeno sarebbe stato in grado di farlo in
tempi così
ridotti.
Non dovette farlo:
l’ultimo gesto di Champa fu la sua tipica smorfia,
la sua classica linguaccia, quella che gli rivolgeva spesso e
volentieri quando
lo prendeva in giro.
Un gesto che era
parte integrante di un rapporto, del loro rapporto fraterno
conflittuale e
bizzarro, che non sarebbe più esistito.
Champa scomparve.
Beerus chiuse gli
occhi, sperando di scacciare quell’ultima
immagine di suo fratello, ma non ottenne il risultato sperato: in quei
pochi
attimi la sua mente non fece che riproporgli continuamente quella
linguaccia,
quell’addio.
«Di’
qualcosa…»
Non sapeva neppure
lui a chi si stesse rivolgendo.
A se stesso, in un
incitamento tardivo a dare a Champa qualcosa più
di uno sguardo?
A Champa, che ormai
non c’era più, perché pur di ascoltare
ancora
la sua voce avrebbe voluto sentirsi dare del “mucchio
d’ossa” un’ultima volta?
Alla sorte, crudele
burattinaia che aveva messo gli Universi nelle
mani di due bimbetti annoiati?
Quanto avrebbe
voluto fermare tutto, quanto avrebbe voluto essere
da tutt’altra parte per poter restare solo con la parte di
sé che non era
ancora stata cancellata.
Peccato che non gli
fosse concesso.
A nessuno poteva
importare del suo dolore: lo spettacolo doveva
continuare.
Immaginavo che
Champa non avrebbe fatto una bella fine, ma oggi mi
si è spezzato il cuore insieme a quello di Beerus, sul
serio. Non credo di
essere riuscita a mettere su carta, pardon, su schermo, le parole
giuste per
rendere l’idea, ma ci ho provato!
…datemi
dell’idiota, ma mi auguro di rivedere in vita il povero
Champa, un giorno.
Alla prossima,
_Dracarys_
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