Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=THYkGwayfew.
“Questa
storia partecipa al Calendario dell’Avvento
(Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook Il Giardino di
Efp”.
Prompt:
4 dicembre: - obbligo: scrivi una storia
femslash. “Il Natale è una tortura”.
Intimità
natalizia
Gabrielle
appoggiò il libro sugli altri nella
scaffalatura e si massaggiò la spalla, si voltò
guardando Xena entrare.
L’altra
donna si sfilò la sciarpa e l’appese
sull’appendiabiti,
insieme al pesante cappotto. La neve le era rimasta impigliata nei
lunghi
capelli mori. Se li scrollò e dimenò la testa,
borbottando.
Gabrielle
le sorrise dolcemente, mentre vedeva la
compagna appoggiare delle buste sul tavolo.
“Non
saresti dovuta uscire con questo tempo. È
pericoloso girare con la macchina in questo periodo” disse.
La
raggiunse e l’abbraccio.
Xena
sbuffò sonoramente.
“Il
problema non è quello. Sopravvivo alle tormente,
è
la gente che corre come impazzita che mi dà problemi. Una
guerra sarebbe più
facile da affrontare” si lamentò.
“Cerca
di capire. Le persone stanno cercando di
comprare gli ultimi regali” disse Gabriella.
Xena
le appoggiò una mano sulla testa, mentre con
l’altra
le sistemava una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
“Tu
non capisci. Il Natale è una tortura” si
lamentò.
Gabrielle
le prese il viso tra le mani, si sporse in
avanti e le posò un delicato bacio sulle labbra.
“So
io come rilassarti. Ora ti sdrai sul divano, io ti
tolgo le scarpe e ti faccio un bel massaggio. Dopo ti preparo qualcosa
di caldo
e ci vediamo la televisione insieme” sussurrò.
“Mi
dispiace, ma prima devo sistemare la spesa. Sono
uscita proprio per recuperare le cibarie” ribatté
Xena.
Gabrielle
ridacchiò.
“Sì,
mia donna delle caverne. Grazie per averci
procacciato il cibo” la prese in giro. Le
ticchettò sul naso con l’indice
sottile.
Xena
le prese la mano nella propria e le baciò la
punta del dito.
“Potresti
leggermi il tuo nuovo libro, mentre sistemo
la spesa”.
Gabrielle
arrossì, incassò il capo tra le spalle e
piegò il capo in avanti, le ciocche bionde le finirono
davanti al viso.
“Il
mio penultimo non ti era piaciuto tanto” sussurrò.
Xena
la sollevò per i fianchi e l’adagiò sul
divano,
si sporse e le baciò la fronte.
“Non
era brutto, ma i tuoi gialli sono troppo
prevedibili. Era ovvio che l’assassino fosse il fotografo, lo
è sempre”
ribatté. Raggiunse il tavolo e aprì la busta.
“Invece questo parla di qualcosa
di completamente diverso, se ho capito bene”. Si
fermò, teneva un cotechino in
una mano.
“Non
parli del Natale, vero? Ti prego. Non di quelle
galline senza testa che corrono strillando, accaparrandosi brutti
maglioni,
cravatte oscene, palline tutte uguali e lucette che si
fulmineranno” gemette.
“No.
Ho trattato il mito di una principessa guerriera
che s’innamora di una contadinella. Volevo dare vita a un
amore eterno come
quelli che descriveva l’epica greca” rispose
Gabrielle. Si sfilò le pantofole e
appoggiò i piedi sul divano, stringendo le gambe con le
braccia.
Xena
le sorrise.
“Il
tipo d’amore che ho tutta l’intenzione di farti
vivere, mia stella splendente” disse.
Gabrielle
le sorrise, appoggiò il mento sulle
ginocchia e la guardò raggiungere la cucina.
“Sì,
magari ti potrei leggere qualcosa, ma dopo ti
massaggerò i piedi. Ora fatti aiutare a sistemare le cose in
frigo” disse,
rialzandosi in piedi.
|