Il dramma di Sauro

di lyns
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Sauro odia la mensa. Sauro inizia a pensare al pranzo alle otto di mattina, quando la mamma lo lascia davanti a scuola.
Lui non va a piedi come gli altri, lui ha paura. La strada è pericolosa, i marciapiedi scivolosi, le piante frusciano quando passa, parlano di lui, lo osservano e ridono. Ridono perché Sauro ha paura delle piante che ridono. Sauro le teme, le piante. Sempre pronte a ridere.
La mamma lascia Sauro davanti a scuola, si ferma nel parcheggio dell’autobus, dove Sauro sa che prima o poi verrà schiacciata da un pullman. Perché i pullman non guardano dove vanno, loro sono grossi e tu ti devi spostare. Immagina ogni volta la piccola automobile schiacciata come una scatola di sardine. Sauro non si volta mai a guardare per paura della cena che in tal caso gli toccherebbe. Sardine. Già ci pensa la mensa a fare schifo.
Alle otto di mattina Sauro accompagna la portiera in modo delicato e si gira verso la scuola stringendo i manici del suo zainetto. Sauro conosce bene l’ansia che gli stringe lo stomaco a quella vista, ormai la conosce. E nonostante la conosca Sauro non la sa gestire, Sauro soccombe.
Girato l’angolo, ecco che Sauro può prendere fiato e dimenticare per un attimo la scuola. Sul lato est dell’edificio si apre il cortile, dove Sauro gioca a pallone con i suoi amici. No, non è vero, Sauro non gioca a pallone. E non ha amici.
Sauro prende fiato perché il cortile è vuoto, a quest’ora del mattino. Tutti entrano dall’ingresso principale, lui preferisce passare davanti alla mensa e entrare dall’ingresso posteriore. Così, iniziando la giornata dal fondo, più in basso non potrà cadere.
Passando accanto alla mensa, Sauro rabbrividisce. Il sudore gli si ghiaccia sotto le ascelle e lungo la schiena e lo fa puzzare. Sauro ha problemi di sudorazione. Sauro le ha provate tutte, la mamma gli fa mettere sempre il bicarbonato di sodio, ma non funziona. Sauro non sa a cosa serva il bicarbonato.
Il sudore gli ricorda l’odore della pasta al forno del giorno prima. Besciamella e ragù.
Sauro gira la testa angosciato e si avvicina all’ingresso posteriore. Nessuno ancora è arrivato, Sauro sa che deve arrivare prima degli altri se vuole passare inosservato.
Sauro fa tappa in bagno, deve togliere l’apparecchio per i denti. La mamma non vuole che lo tenga soltanto a dormire, Sauro non si deve vergognare, è una cosa normale e va tenuto il più possibile. Sauro si vergogna e lo toglie lo stesso. La mamma non se ne accorgerà. Lo ripone nella scatola gialla senza sciacquarlo. A Sauro non importa. Quella sera almeno avrà un sapore più deciso, sarà come assaggiare qualcosa di nuovo.
La lezione di matematica è interminabile. Sauro non capisce, non riesce a seguire, Sauro è indietro e non ce la fa. Sauro si chiude nel suo mondo di fantasia. Guarda, immagina, fantastica su scenari che si è creato. A casa se ne ricorderà, li farà propri e li dipingerà sui suoi disegni . Deve stare attento, ha finito i colori. Solo il blu, il nero e il verde gli rimangono. Non può immaginarsi cose troppo colorate.
Sauro ha un unico momento apparentemente felice nella sua giornata. È la merenda mattutina. Estrae dalla cartella la sua polpa di mela preconfezionata e la ingerisce piano con il cucchiaino. A lui piace la polpa di mela. Morbida e vellutata, facile da mangiare e pochi rischi. Sauro ricorda bene quel momento in cui si stava strozzando con il grasso del prosciutto del suo panino al crudo. Quei filini di grasso lo terrorizzano.
Sauro non è presente alla lezione di italiano. Il sangue che gli scende dal naso ha già sporcato tutto il quaderno. L’infermiera della scuola gli strizza l’occhio mentre gli infila i tamponi nel naso. Sauro si sente debole. Sauro vorrebbe andare a casa, ma la mamma lavora e non sarà a casa prima di cena. Sauro deve rimanere fino all’ultima campana.
Il tragitto verso la mensa è il cammino verso il patibolo. Sauro odia la mensa. I tamponi nel naso di certo non aiutano. Passare in mezzo ai suoi compagni è difficile, ma Sauro sa che basta guardare per terra e tutto scompare. Fissa indeciso i suoi sandali e cerca di sbrigarsi. Il suo posto è occupato. Sauro è spaesato, non capita di solito. Il suo posto è sempre libero. Sauro dondola un attimo sui suoi piedi. Stringe saldo il suo vassoio e si dirige verso la parete. Sauro si siede con la schiena al muro e rigira la minestra. Lui odia la minestra. Lui odia la mensa.
Sauro odia il liceo. 




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