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NEL CAPITOLO PRECEDENTE
Harlock sta parlando con Yattaran dopo che
questi lo aveva contattato per raggiungerlo e potergli chiedere il permesso di
far collegare Android al Computer Centrale, nell’estremo tentativo, da parte di
Emily, di riattivarlo. Il primo
ufficiale, non sa però, che il suo Capitano ha appena rinvenuto il cadavere
mutilato di Jesse Corso, un vecchio membro della Raza, creduto ormai morto da
tempo e per mano di Portia, che è riapparso dal nulla e in modo del tutto
misterioso a bordo dell’Arcadia, creando tra tutti enorme scompiglio, anche se
viene fatto subito prigioniero.
«Yattaran, raggiungimi subito, sono dal prigioniero, ma se
incontri qualcuno depistalo, è estremamente importante, per precauzione, che tu
non porti nessuno della Raza quaggiù».
«Sarà fatto come voi volete» si affrettò a rispondere molto in ansia il primo
ufficiale.
Lo sapevo che qualcosa non quadrava, pensò tra sé e sé il corpulento pirata
mentre lesto si apprestava ad andare nella stiva.
Come raggiunse Harlock, lo spettacolo che gli si parò davanti si rivelò
raccapricciante.
Tutto si sarebbe aspettato meno che un simile scenario.
Qualcuno aveva letteralmente decapitato Jess Corso. Infatti il suo corpo era
riverso in modo innaturale da una parte, mentre la testa era rotolata via
dall’altra e a terra, sul pavimento d’acciaio, c’era un’enorme pozza di sangue.
***
«Qualcuno sta cercando di confonderci » gli disse subito il
Capitano guardandolo con espressione assorta.
«Che intendete dire?» gli chiese Yattaran esitante.
«A bordo temo ci sia un altro clandestino,
oltre questo qui, e naturalmente, quello che è svanito nel nulla».
«Non vi seguo molto bene…» mugugnò
il corpulento pirata grattandosi la testa.
A volte Harlock era davvero un po’ troppo
criptico, anche per la sua ciurma che era senz’altro abituata a quel modo così
essenziale di esprimersi.
«Rifletti. Non ti pare tutto molto strano?» lo incalzò l’altro
corrugando la fronte, con lo sguardo assorbito da una serie di pensieri che gli
si ricorrevano veloci in testa.
«Certo è evidente che mozzare una testa, non è un modo convenzionale di dare la
morte a qualcuno» ammise il primo
ufficiale, non essendo però del tutto convinto di aver afferrato il nocciolo
della questione.
«Quella per me è solo la punta dell’icerberg. Mi pare che tutti gli accadimenti
delle ultime ore siano troppo insoliti, ma anche eccessivamente eclatanti»
commentò il pirata guercio.
Yattaran si grattò di nuovo la testa e poi anche il mento, borbottò un pochino
e alla fine schioccò le dita. Ecco, ma certo! Ora sì che aveva capito che
intendesse dire.
Da quando quel Corso era arrivato, i membri della Raza si erano fin troppo
agitati. Il loro comandante Portia aveva addirittura
perso la bussola, e per quanto concerneva loro… all’improvviso, senza motivo apparente,
proprio mentre faceva queste congetture, la mente, di sua iniziativa gli guizzò
altrove e con un lampo gli rammentò il perché fosse lì e si ricordò anche che
aveva lasciato le ragazze da sole.
«Capitano! Il Computer Centrale!» sbraitò preoccupato.
«Che c’è Yattaran?».
«Yuki ed Emily potrebbero essere in grave pericolo»
farfugliò ansioso.
«Kei non è una novellina e il Computer Centrale, purtroppo, è già
fuori uso. Non credo che corrano alcun rischio, non per il momento. Dobbiamo
invece capire chi è che ha ucciso Corso e perché. Se troviamo l’assassino avremo in mano il bandolo della
matassa» gli rispose pacato Harlock, ignorando le sue pene, mentre pensoso,
continuava ad osservare quel cadavere mutilato, quasi cercasse da esso delle
risposte.
«Non ci vuole un genio per comprendere chi possa essere stato»
dichiarò il primo ufficiale, questa volta sicuro.
«È ovvio, il primo nome che viene a mente è
proprio quello di quel Tetsuda, che tra l’altro viaggia armato di varie spade
affilatissime, infatti, posso dire quasi con certezza, che questa decapitazione
è stata effettuata da un colpo inferto con una ōdachi1».
Yattaran lo ascoltava attento, ma senza ancora capire dove volesse
andare a parare.
«Quindi è per forza lui…» considerò a voce alta, questa volta però, senza
troppa convinzione.
«Gli indizi, per altro macroscopici, ci porterebbero dritti a questa
conclusione» sentenziò Harlock.
«Ma?» lo incalzò curioso il primo ufficiale.
Il Capitano si girò e lo guardò acutamente,
quindi rispose laconico «È decisamente tutto troppo scontato e poi ci sono altre considerazioni, relative all’arma,i
che mi fanno dubitare».
Seguì un attimo di silenzio totale, che infine fu rotto da Yattaran
«Avete ragione» confermò, quindi fece un sorrisetto vispo e aggiunse «Ne sapete
una più del diavolo voi, è impossibile farvela. Ora
però bisogna capire chi cercare».
«Intuitivamente direi nessuno tra i nostri, ma quasi sicuramente, neanche
nessuno tra quelli della Raza, ma è meglio non abbassare la guardia ».
«Certo Capitano che se così fosse, si sarebbero intrufolati un po’ troppi
clandestini su questa nave. O c’è una falla grossa quanto buco nero nel sistema
di sicurezza dell’Arcadia, o si tratta di qualcuno che conosciamo ed è al
corrente dei nostri segreti».
A quella seconda affermazione Harlock accennò
una sorta di grave assenso e Yattaran, allora, strabuzzò letteralmente gli occhi
«Non mi dite che state pensando a chi penso io?».
Il Capitano si rabbuiò di colpo «Io non penso niente. Non ho
nessuna prova. Alla fine potrebbe davvero essere l’opera di quel Tetsuda. Ora
smettiamo di perdere tempo in congetture e diamoci da fare» disse girandosi su
se stesso, eseguendo un movimento armonico, caratterizzato da quella sua eleganza
imponente e fluida che lo contraddistingueva, rendendolo unico tra mille
Yattaran capì al volo che s’era scurito. Qualcosa lo arrovellava, ma sapeva
anche che non avrebbe aggiunto una sola parola, neanche se lo avesse
interrogato.
«Che volete che faccia?» gli chiese allora.
«Torna dalle ragazze» suggerì.
All'istante il primo ufficiale si rammentò
che non aveva ancora chiesto ad Harlock il permesso formale di far collegare
Android al Computer Centrale, nell’ultimo tentativo disperato di provare a
risolvere quella sorta di guasto, che pareva ormai permanente. Dopo un attimo
di silenzio il Capitano gli diede il suo consenso, a patto però che stesse
molto attento e che alla prima avvisaglia, fosse stata anche un’inezia,
intervenisse tempestivo, usando addirittura la forza, ove fosse stato
necessario.
Stabilito ciò si congedarono
e si divisero.
Harlock si diresse subito verso l’altra ala della nave. Doveva organizzare
l’espulsione di quel cadavere diviso in due parti, ma prima voleva che il Dr.
Zero gli desse una bella occhiata.
***
«Alla buon’ora eh?» sbottò Kei verso
Yattaran, quando lo vide sbucare dalla paratia d’acciaio.
«Ero con il Capitano» le rispose sbrigativamente. Appariva visibilmente
preoccupato.
«Quello lo sapevo già, ma come mai ci hai messo così tanto? Ci sono novità per
caso?» chiese la donna scrutandolo di sottecchi. Aveva mangiato la foglia.
«Ve ne parlerà lui a tempo debito» tagliò corto.
«Per quanto riguarda Android invece?» s’intromise Emily.
«Ha dato il suo consenso a procedere, ma sappi che se tenti di fregarmi, non mi
farò intenerire. Sono pronto ad usare anche le maniere forti, se sarò
costretto».
«Ti preoccupi inutilmente. Procediamo piuttosto, mi pare che abbiamo sprecato
fin troppo tempo» tagliò corto la giovane hacker che era molto pratica e
sbrigativa.
Kei non intervenne. Era preoccupata. Era chiaro che qualcosa non stesse andando
per il verso giusto. Questi dubbi accrebbero la sua ostilità verso i loro
ospiti. Non capiva perché Harlock li avesse accolti con tanta facilità sulla
loro nave, né perché si fidasse di loro, per la prima volta le venne il dubbio
che l’infallibile intuito del suo amato Capitano si fosse improvvisamente
appannato. Chissà, magari era colpa di quella donna procace e risoluta che lo
stava confondendo. Un fitta di timore le trafisse lo stomaco. Innegabilmente
Portia non le andava proprio a genio e non solo per una questione puramente
protettiva nei confronti di Harlock, c’era qualcosa in lei che le metteva i
brividi, non avrebbe saputo dire che cosa fosse, ma lo percepiva a pelle.
Adesso però era forse il caso di mantenere alta la concentrazione, per non
farsi ingannare da quella ragazzina dai capelli blu e l’aria finto angelica, che stava collegando
quell’androide saputella, niente meno che al Sancta Sanctorum dell’Arcadia.
Bisognava stesse molto attenta e restasse vigile, per essere pronta a troncare
sul nascere qualsiasi tentativo d’insubordinazione di quelle due.
Nonostante le capacità di Emily e la duttilità di Android,
il collegamento al Computer Centrare si rivelò molto più ostico del previsto.
Il sofisticato sistema antivirus di quella macchina speciale, funzionava alla
perfezione. L’imponente cervello elettronico, in cui riposava l’essenza di
Tochiro, sembrava essere irrimediabilmente (almeno
per il momento) in stand by, una sorta di perpetuo off line e ogni tentativo
d’acceso osticamente precluso. L’unico segno di vita restava quel piccolo baagliore
che lampeggiava flebile.
Alla fine però la connessione ci fu, e a sorpresa, dopo pochi minuti,
d’improvviso, l’imponete fascio di cavi elettrici sembrò come rianimarsi. Una
dopo l’altra, mille luci colorate e intermittenti si ravviarono e l’imponente computer,
riprese vita, emettendo anche una serie di bip
bip, il classico suono prodotto dell’accensione dei computers.
«Devo avvisare il Capitano!» disse soddisfatto e pieno di gioia Yattaran.
«Aspetta» lo fermò subito Yuki, raffreddando il suo entusiasmo.
«Che c’è?» gli chiese l’uomo quasi spazientito.
«Aspettiamo che finisca del tutto la procedura e che quell’androide si
scolleghi. Potrebbe essere una trappola».
Emily sospirò roteando gli occhi al cielo. S’era data davvero un gran da fare e
aveva speso molte energie perché quell’allacciamento desse i suoi frutti, era
decisamente indispettita dalla totale mancanza di fiducia della bionda pirata.
«Meriteresti davvero un tiro mancino per quanto sei malfidata» sbottò «Non so
più che fare per persuaderti della nostra buona fede!».
«Devi solo provarci ragazzina» la provocò la bionda, agguerrita.
Ma mentre battibeccavano furono interrotti da
un evento straordinario e del tutto inatteso che li colse come un fulmine a
ciel sereno.
Basta così!
Non dovreste perdere il vostro tempo a guardarvi in cagnesco. Il Nemico, quello
vero, ne trae un vantaggio enorme. Sappiatelo!
«Diamine! Ma chi sta parlando?» chiese Yattaran girandosi
su se stesso per controllare il perimetro della sala, aiutato da Kei che fece
la stessa cosa, ma nel senso opposto al suo.
Silenzo.
«Sarah?» chiese invece tra lo stupito e il fiducioso Emily.
Sì sono proprio io Em. Sono felice che tu
mi abbia riconosciuta.
«E questa chi sarebbe, ma soprattutto dove si
sta nascondendo? Da dove ci stai parlando, eh? Esci fuori, subito!» minacciò
Yuki mettendo prontamente mano alla sua arma automatica. Non capiva che stesse
accadendo, era un timbro di voce strana
e pareva venire, assurdamente, da una sorta di altrove.
Emily la guardò con aria di sufficienza «Poi anche rinfoderarla, tanto non puoi
farle alcun male ».
«Questo lo dici tu» disse la Kei continuando ad ispezionare la
sala con la mitraglietta spianata pronta a sparare.
«Santo cielo falla finita! Sarah è già morta! E poi sarei io la saputella eh?»
gli spiattellò in cagnesco.
«Santi numi dei cieli!» esclamò a quel punto Yattaran basito.
Vi prego, datemi ascolto. Devo conferire subito con il vostro Capitano.
«Hai sentito?» disse Emily rivolgendosi direttamente a Yattran che
era rimasto a bocca aperta come una carpa.
«Chi mi dice che non sia un trucchetto del tuo maledetto androide?» chiese Kei,
puntando a quel punto l’arma contro la ragazza, per intimidirla. Ma non fu
Emily a risponderle.
Capisco perfettamente la tua diffidenza
ma al momento, purtroppo, nessuno è in grado di darti le certezze che vai
cercando. Dovresti andare oltre perché siete in grave pericolo. Sappi che il
vostro comune nemico si avvantaggia proprio di questo. La vostra disunione vi
rende vulnerabili. Il suo punto di forza è avervi colpito nelle vostre
debolezze e aver creato una gran confusione nella quale vi vuole mettere l’uno
contro l’altro! Ma vedrai che quando avrò parlato con Harlock, ogni tuo dubbio
si dissiperà. Stare qui a pontificare non serve a nessuno di noi. Rifletti.
Yuki
si guardò intorno con molta diffidenza. «Beh se credi
che porterò Harlock dritto dentro questa, che ha tutta l’aria di essere una
trappola, dovrai fare molto di più per convincermi, che rifilarmi un bel
discorsetto» disse risoluta rivolta a Sarah.
Mi sembra che è stato appena riacceso il
Computer Centrale no? E se realmente fossi una trappola non credi che avrei
scelto un mezzo meno scenografico e meno sensazionale per abbindolarvi?Piuttosto,
dammi ascolto, siete in pericolo. Devo conferire con Harlock!
«Parlate tanto di fiducia voialtri e poi ve ne venite fuori sempre con
qualche nuovo scherzetto» disse la
pirata, questa volta diretta alla ragazza «Chi sarebbe poi questa fantomatica
Sarah?» chiese come se non credesse all’esistenza reale dell’identità vocale
che stava comunicando con loro.
«Era la moglie di Boone» le replicò Emily abbassando lo sguardo.
«Cosa? Questo sì che un passo falso. Quel buffone avrebbe avuto una moglie?
Esiste davvero una donna che è in grado di sopportare le sue pessime battute?»
sbottò Yuki «Ecco, ora sì, che vi siete giocati ogni credibilità».
Emily, questa volta, s’infuriò sul serio, stava per risponderle veramente male,
ma Sarah la precedette.
Marcus, tu non sai chi sia. Lo giudichi solo da quel poco che hai conosciuto, o
meglio, da quel poco che ha voluto farti conoscere lui. In realtà si nasconde
agli altri, ma non è sempre stato così. È un uomo che ha saputo amarmi
moltissimo. Profondo e anche molto dolce, mi ha resa davvero molto felice.La
nostra è stata una grande storia d’amore, ma per causa mia ha sofferto
moltissimo. La sua vita non è stata facile, come per quasi tutti noi, così come
anche per voi suppongo, del resto la vita nell’iperspazio è davvero dura per
chiunque. Quella del buffone cinico e sfacciato, è una maschera che porta per
nascondere, ma anche soffocare, la sofferenza che si porta dietro. Mi ha persa
due volte ed è quasi impazzito dal dolore. Ora ha trovato questo suo modo di esorcizzare
il suo tormento, ma come ti ho detto, questa è solo una facciata.
Ero restia palesarmi, proprio perché non voglio ferirlo e martoriarlo ancora.
Ogni volta che ci mettiamo in contatto per lui è una gioia immensa, seguita da un
dispiacere sempre più acuto e profondo, che lo logora, facendogli a brandelli
l’anima.
Quella
voce di donna parlava e vibrava intensa nell’aria, l’angoscia che ella stessa
stava patendo nel riportare questi fatti così drammatici, si percepiva in modo
davvero diamantino.
Yattaran
volle crederle. «Il Capitano non è uno stolto e di certo non si farà fregare.
Andrò io ad avvertirlo, perché le credo, l’avverto sincera» affermò deciso. Fu
subito investito da uno sguardo carico di gratitudine da parte della ragazzina
dai capelli blu.
«Io invece resto scettica, ma forse è
davvero il caso di avvertire Harlock. Nel
dubbio però terrò per noi una via di uscita assicurata » replicò secca Kei
afferrando Emily e stringendola a sé, tenendola sotto tiro con la mitraglietta
puntata alla sua tempia.
Il primo ufficiale stava per
protestare con irruenza, ma la giovane hacker lo prevenne. «Va
bene così, non è un problema per me. E
ora va, muoviti, come dice Sarah non perdiamo altro tempo! ».
***
Nel frattempo, dall’altra parte della nave, il Dr Zero
stava dando ad Harlock le risposte che aspettava.
«Sì, ci avete visto giusto. L’arma deve essere quasi sicuramente una ōdachi1. E chi l’ha usata, non può che essere
un uomo molto possente e alto, visto che è stato capace di decapitare qualcuno
in posizione eretta».
Harlock stava riflettendo, la sua grande esperienza in fatto di armi gli
suggeriva, come poi confermato Zero, che il filo della lama di quella
particolare Katana, posto in direzione longitudinale, e la pressione che doveva
essere stata imposta sul taglio dato al colpo, parlasse chiaramente del fatto
che l’assassino dovesse essere, senza ombra di dubbio, un uomo, ma anche con
doti fisiche fuori dal comune. Ci voleva una forza disumana per tagliare di
netto una testa così, in piedi, e frontalmente. Il Capitano era infatti molto pratico
di armi antiche. Per questo motivo conosceva tutta la sapienza e la tecnica di
taglio che serviva per trovare e poi applicare, il miglior rapporto fra
pressione e strisciata del colpo,
rispetto al piano della superficie da
tagliare, che, combinati insieme alla velocità con cui veniva inferto il taglio
mortale2, potevano dare molte indicazioni
su chi avesse usato l’arma.
A quel punto aveva avuto conferma di quello che sospettava, ma ancora gli mancava
un tassello, che non riusciva proprio ad incastrare nel puzzle del quadro generale
che si era fatto; poi, d’un tratto, un lampo gli attraversò l’iride color miele
facendola brillare. Forse aveva trovato un punto di partenza da cui poter
svelare l’arcano.
«Preparalo per l’espulsione, ma non farne parola con nessuno. Ti dirò io
personalmente quando catapultarlo fuori. Fino ad allora conservalo nella cella
apposita» disse serio al Dottore.
Fu in quel preciso momento che Yattaran li interruppe facendosi vivo tramite la
ricetrasmittente. Molto concitato richiamò subito l’attenzione del suo Capitano
per dirgli che c’erano importantissime novità, e per questo, avrebbe dovuto
raggiungere immediatamente la sala del Computer Centrale, ma repentinamente la
sua voce fu coperta dall’inaspettato strillare dell’allarme, che investì loro e
tutta la nave con il suo stridio acuto. Era chiaro che fosse messaggero di
grave pericolo a bordo. Qualcuno stava cercando di manomettere qualcosa e
Harlock, intuendo cosa, si lanciò di corsa attraverso la porta dell’infermeria
e in pochi secondi sparì, inghiottito dal buio freddo e umido, che
caratterizzava i corridoi lunghi e tortuosi dell’Arcadia.
Note
1ōdachi (大太刀significa "grande grossa
spada", era un tipo di spada lunga giapponese. Per essere definita come
ōdachi, la spada doveva avere una lama lunga oltre 3 shaku (di poco sotto un
metro di lunghezza). Indipendentemente dalle dimensioni, molte ōdachi rinvenute
hanno iscrizioni religiose sul tang. Tuttavia, come molti termini nell'arte
delle spade giapponesi, non esiste una definizione esatta delle dimensioni di
una ōdachi. (fonte wikipedia)
2INFORMAZIONI
reperite su cultura.orientale.giappone.narkive.com,
sulle modalità di uso katane per
mutilare arti e parti del corpo, dove si specifica tra l’altro, che l’acciaio
affilato può tagliare carne ed ossa. Pratica che è possibile attuare non solo
con le katane, ma anche con le spade dei cavalieri medievali che sembra fossero
in grado di farlo.
Qui sotto, di
seguito, trovate due foto raffiguranti una vera ōdachi e un grafico relativo ai nomi originali e alle varie
grandezze di alcune katane (fonte www.vanillamagazine.it)
La ōdachi a cui mi riferisco in questo capitolo è la penultima contando dall’alto.
Bibliografia
(Via via verranno aggiunte varie
informazioni all’equipaggio della Raza e questo promemoria sarà d’ora in poi
sempre alla fine di ogni capitolo, pronto per esser consultato e fare chiarezza
per chi ne avesse bisogno)
Jess Corso nome in codice “A”
Portia Lin nome in codice “B”
Marcus Boone, nome in codice “C”
Ryo Tetsuda, nome in codice “D”
Emily Kolburn nome in codice
“E”
Griffin Jones nome in codice “F”
Android nessun nome in codice
Sarah nessun nome in codice
Spiegoni
domande e risposte
¤
Sono viva sì, sì sì!!!
Dunque finalmente ECCHIME!!!! Non par vero ma sono riuscita a concludere questo
capitolo. Forse non si capisce leggendolo, magari vi parrà pure una chiavica,
ma ci ho lavorato molto su.
Veniamo subito a noi tutto quello che avete letto riguardo Sarah è assolutamente
canon e vero nella serie Dark Matter. È l’ennesimo punto d’incontro con Capitan
Harlock che mi ha stimolato a confezionare questa storia. Anche lei come
Tochiro è uan sorta di entità spirituale, che nonostante sia oggettivamente morta,
vive nella Raza, in una sorta di altrove
(scusate ma non so proprio come descriverlo a parole, perché è un po’ di più
che una sorta di intercapedine spazio-temporale) e sì, avete letto bene, è
stata ed è tutt’ora l’unico vero grande amore di Marcus Boone, che con lei è un
uomo davvero innamorato e splendido. E mi fermo, per ora qui!
PS: Spero abbiate gradito il riassuntivo all’inizio che spero vi abbia subito
ricollegati mentalmente con il capitolo precedente ;)
¤
Ringraziamenti Sparsi
GRAZIE un MILIARDO di volte a chi ancora ha voglia e tempo di seguire questa mia
storia che arranca per motivi di assoluta mancanza di tempo che mi obbligano a
scrivere a spizzichi e bocconi, una volta ogni morte di papa! Sappiate che
avete tutta la mia gratitudine, voi tutti che leggete (e che con grande
sorpresa nonostante i lunghi stalli, aumentate pure), ma soprattutto voi che mi
lasciate il segno affettuoso e tangibile della vostra presenza, se non mollo è
PER VOI, sapeva telo!
♥
Infine grazie anche a tutti quelli che continuano a mettere la storia tra le
seguite/ricordate/preferite :)
♥
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti
di Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi
creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa
inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)
All pics are from google search.
Fan art by Jerome Alquie.
Graphic by me!
¤
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