Natale a Baker Street

di kamy
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Ringrazio anche solo chi legge.

Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=IkwjD4wTdnM.

 

Cap.7 La differenza tra me e te

 

Watson posò il libro sul letto e alzò lo sguardo, osservando Holmes entrare nella sua cabina.
"Temevo che non l'avrei vista fino al nostro arrivo a Parigi" disse. Si sedette sul letto, facendo ondeggiare il bastone appoggiato sul bordo di esso.
"Holmes, davvero, sembra sconvolto. Dovrebbe sedersi" disse.
Indicò il letto davanti a sé socchiudendo gli occhi.
"Anche perché il tipo che ha affittato la cabina della nave accanto alla nostra, è un tipo losco. Ha due inquietanti occhi verdi" si lamentò.
“La differenza tra me e te, mio caro Watson, è che le cose chiare per lei diventano difficili” rispose Sherlock.

“Lei è l’unica persona difficile” ribatté John. Si alzò in piedi e si appoggiò sul proprio bastone, zoppicando. Raggiunse Holmes, gli appoggiò la mano sulla spalla e lo obbligò a sedersi. “Come suo medico, le chiedo di dormire ogni tanto” ordinò.

“Io non necessito di dormire, sono ore perse” borbottò Sherlock.

< Come posso dirle che ci sono due alieni convinti di essere due divinità nordiche che mi hanno rapito? Dovrei smettere di torturarmi > pensò.

“Lo faccia per me” ribatté John. Piegò le labbra in un sorriso, sotto i baffi.

< Dannazione. Non mi sorrida! Quel dannato sorrisetto stupendo è capace di spegnere le giuste domande della mia mente! > pensò Sherlock.

John si sedette accanto a lui.

“Lei dovrebbe dormire di meno e passare con me quel tempo. Potrei insegnarle un intero mondo, ad esempio con il pizzo…” disse Sherlock.

Waston strinse con forza il bastone fino a far sbiancare le nocche.

“La sua perversione continua a non avere limiti” esalò.

“Stiamo andando a Parigi. Lì ci si aspetta come minimo un atteggiamento così da una coppia in luna di miele” ribatté Holmes.

“Io dovrei essere in luna di miele con Mary e le ho detto mille volte di non considerarmi l’altra parte di una coppia con lei” brontolò Watson. Vide che Sherlock lo fissava ritto negli occhi e avvampò, facendo vibrare i baffi. “Leeeiii… mi farà impazzire”.

“Come medico dovrebbe riguardarsi da possibili attacchi di cuore dovuti a emozioni troppo forti” ribatté Sherlock. Gli accarezzò la guancia.

< Ho paura di distruggervi, facendovi mio > pensò.

“Io vi ammazzo” ringhiò Watson.

“Presumo di meritarmelo, ma perché volete uccidermi questa volta?” chiese Holmes.

“Perché non riesco a immaginare la mia vita senza di lei, dannazione” esalò John, poggiandogli la testa sulla spalla. “E sono consapevole che lei ne è perfettamente a conoscenza”. Aggiunse.

“Ovviamente, mio caro Watson. Non potrebbe essere altrimenti e non creda, non ho nessuna intenzione di uscire dalla sua vita” rispose Sherlock.

< Se non fosse stato per lei non sarei tornato a vivere dopo la guerra > pensò Watson, chiudendo gli occhi.

Sherlock appoggiò la testa su quella dell’altro e chiuse gli occhi a sua volta.

< Rimanga qui a spegnere i tormenti della mia esistenza.

Se mai mi lasciasse, le chiedo di mettere fine alla mia vita. Perché non potrei affrontarli senza di lei… non potrei affrontare me stesso > rifletté.

Da fuori l’oblò proveniva il rumore del mare.





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