Il bicchiere della staffa

di Francine
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Superman® Jerry Siegel e Joel Shuester , 1928.
Batman® Bob Kane e Bill Finger, 1939.
Aquaman® Mort Weisinger e Paul Norris, 1941.
Green Arrow® Mort Weisinger e George Papp, 1951.
Green Lantern/Hal Jordan® John Broome e Gil Kane, 1959.

 
Tutti i personaggi nominati in questa storia appartengono alla DC Comics - Time Warner – e a chiunque ne detenga i diritti legali. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale; non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Francine) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
 
 
1.
La cioccolata della staffa


Casella: #1 /Prompt: Neve, fluff, cioccolata/ Luogo: il Satellite della Justice League
 


Polvere sei e polvere tornerai, ma tra una polvere
e l’altra un buon bicchiere non fa mai male.

(Proverbio Yiddish)
 


 

«Mio padre adorava lo scotch. Torbato

Il potere dell’alcol è quello di sciogliere lingue e cuori, e il bicchiere della staffa è l’incantesimo più potente a sua disposizione. Specialmente quando hai appena salvato il mondo, Natale è dietro l’angolo e la neve fiocca senza pietà. Un cocktail micidiale, pensi, sorseggiando il tuo cognac. Si respira nell’aria la voglia di fare squadra, di conoscere meglio chi abbiamo accanto. O almeno provarci.
Cameratismo, lo definirebbe Alfred; vecchio, sano cameratismo d’una volta. Le farebbe bene provare, Padron Bruce.  
Sì, come no?, pensi. Eppure sei rimasto, perché quello del cicchetto – come lo definisce Jordan – è un rito piacevole. Un goccio di liquore riscalda e rinfranca permettendoti di arrivare a casa incolume e di crollare esausto sul letto.

«Gli ricordava mia madre.» Arthur assapora il retrogusto affumicato - d’alga, lo ha definito una volta Jordan, e tu non hai potuto che concordare. Dentro di te, s’intende – del proprio bicchiere, schioccando la lingua contro il palato, soddisfatto. «Mi ci faceva correggere il latte per Babbo Natale», ridacchia, prima di versarsene un altro.
«Il mio preferiva del bourbon del Kentucky», e ti ci saresti giocato la testa che il caro, vecchio Pa’ Kent aveva dei gusti semplici, modesti; di quel calore rustico che Clark trasmette coi suoi gesti da bravo ragazzo americano, libri sotto al braccio e una torta di mele sul davanzale della cucina.
«Il mio andava matto per del whiskey irlandese di certi suoi parenti», commenta Jordan, un sorriso a mezza bocca. «Era atroce, ma lo rifilava a tutti.»
«Pure a Babbo Natale?», chiede Ollie.
«Pure a Babbo Natale.» Hal ride. «Mi diceva di mettergliene due dita nella cioccolata. In verticale.»
«Cioccolata?»

È straniante constatare quante cose tu e Jordan abbiate in comune. Anche per te Babbo Natale avrebbe gradito una robusta cioccolata calda, magari rinforzata da un goccio di liquore – cognac per tuo padre; sherry per Alfred – piuttosto che del latte e biscotti.
«Oh, sì», risponde Jordan, rigirandosi il bicchiere tra le dita. «La preparavamo insieme, e poi leccavamo pentole e cucchiaio.» Pausa. «Anche tu, Bruce?»
«Lassù fa freddo», dici, tornando col pensiero a quelle vigilie passate a spignattare in cucina sotto lo sguardo vigile di Alfred. «Il latte caldo non è abbastanza.»
«Ai nostri paparini», propone Ollie, alzando il bicchiere. «E comunque anch’io preparavo la cioccolata per Babbo Natale.»
«Liscia o corretta?», domanda Arthur.
«Corretta», ribatte Oliver. «Con tre dita di Courvoisier L’Esprit del 1977.»
«Cou…che?»
«È un cognac, Jordan», spieghi, mostrando il liquido ambrato nel tuo bicchiere.
«Ma non mi dire, Wayne…»
Arthur ridacchia, e non sai se è già sbronzo o se trova divertentissima la situazione.
«Ho un’idea», dice, anche se le sue parole assomigliano ad un gorgoglio basso. E pericoloso. «Cioccolata della staffa. Ce n’è un po’ in dispensa?»
«Sì», s’intromette Jordan. «E tutto l’occorrente per rinforzarla.»
«Non dovremmo», provi a ribattere, ma Clark ti interrompe: «Andiamo, Bruce. Fuori nevica. Hai di meglio da fare?».
Traditore, pensi; ma cedi. «E va bene», sospiri. «Ma ai fornelli mi ci metto io.»
 
 




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