The
boy on the train
The
moment
was
silent, but we
were
both thinking
the
very same things:
"Maybe,
this is love."
Victor aveva sempre odiato i mezzi pubblici. Aveva un autista,
perché mai avrebbe dovuto prendere una di quelle sudice
scatole di latta piene di persone sudate e appiccicaticce? Poteva
benissimo andare con l'autista o addirittura chiedere un passaggio a
qualcuno.
A quanto pare però il karma non era d'accordo con
questo suo pensiero. La macchina si era rotta e come se non bastasse
Andrej si era ammalato e tutta la famiglia si era ritrovata
improvvisamente senza autista per un periodo decisamente troppo lungo.
Non c'erano alternative: se voleva arrivare al teatro, doveva prendere
quel maledetto treno. Corse verso la stazione imprecando mentalmente,
ovviamente era in ritardo e la prima cosa che vide fu il mezzo passare
senza neanche fermarsi. Poteva andare peggio quella giornata? Si
sedette sulla panca sospirando e spostò una ciocca di
capelli che gli cadeva sugli occhi, sarebbe arrivato in ritardo. Ancora.
Borbottò un ‘finalmente' quando vide arrivare la
scatola di latta tanto odiata e salì velocemente, sedendosi
in fretta per non rischiare di cadere.
Nessuno capì cosa successe in quei venticinque minuti di
viaggio, nemmeno il suo tutore Yakov, suo cugino Yuri e addirittura il
suo migliore amico Christophe si spiegarono perché da quella
volta Victor rifiutò ogni tipo di passaggio e
continuò ad andare al teatro in treno.
Ormai aveva preso l'abitudine e prendere il mezzo non sembrava
così temendo, anzi era quasi piacevole. Terzo vagone, nel
secondo posto sulla destra. Lì era dove si sedeva il
bellissimo ragazzo dal taglio degli occhi orientale che stringeva
sempre a se la custodia di un violino. Dal suo posto a metà
vagone Victor si poteva permettere di osservarlo senza che l'altro se
ne accorgesse. Spesso il ragazzo era in compagnia di una ragazza che
sembrava poco più piccola di lui, altre volte invece era
solo. L'unica cosa che non cambiava era la custodia del violino che teneva un grembo, stringendolo, come
timoroso che qualcuno potesse prenderlo.
Per quattro volte Victor pensò a come attaccare
bottone, cosa poteva dirgli? Ogni volta che però si decideva
ad andare da lui e dirgli qualcosa – che ogni volta era
diversa – si accorgeva di essere arrivato alla sua fermata ed
era costretto a scendere.
Una volta, ormai totalmente convinto, si era avviato con passo deciso
ma una brusca frenata della vettura lo aveva fatto ritrovare con la
faccia sul pavimento e, troppo imbarazzato, non aveva avuto il coraggio
di avvicinarsi a lui per le due settimane successive.
Quando finalmente riuscì a parlargli, il russo si accorse
che la voce del ragazzo era ancora meglio di come se la fosse
immaginata.
Si avvicinò cautamente e prese posto accanto a lui
osservandolo in silenzio per qualche secondo, poi si decise a parlare.
“Ciao“ tentennò un attimo
abbozzando un sorriso.
Osservò l'espressione tranquilla dell'altro
trasformarsi in una sorpresa “Uhm, ciao” sorrise
leggermente girandosi verso di lui.
C'era qualcosa di particolare in quel ragazzo, ma ancora non
riusciva a capire cosa.
“Mi chiamo
Victor, prendo questo treno da un po' e ho notato che sei un tipo
abitudinario, sempre lo stesso posto.” Sorrise curioso
scrutando il suo viso delicato in ogni minimo dettaglio. I capelli neri
erano tirati all'indietro con un po' di gel e in mezzo al viso tondo
spuntavano due occhi marroni – che a Victor sembrarono un po'
vacui – dal taglio orientale. Victor suppose fosse
giapponese, era stato in Giappone e si era accorto di quanto i loro
occhi fossero particolari.
“Yuuri” sorrise impacciato l'alto, a
Victor sembrava quasi a disagio.
“Disturbo? Posso sedermi da qualche altra parte”
mormorò guardandolo speranzoso, ci aveva messo tanto per
riuscire a parlargli ed essere cacciato non era nei suoi piani.
“No, no” sorrise l'altro arrossendo leggermente
“Mi fa piacere parlare con qualcuno, resta.”
Il russo sorrise, decisamente più tranquillo e si
appoggiò alle ginocchia guardandolo. “Dove ti
porta questo treno, Yuuri?”
L’altro prese a giocare distrattamente con l'orlo della
giacca e sorrise “A casa, avevo le prove. Le.. uhm.. le
faccio nel teatro vicino lo stadio oggi” alzò
leggermente il violino per giustificare le sue parole.
“Io suono il pianoforte, sai?” Sorrise il
più grande guardando la custodia del violino scolorita,
doveva avere un bel po' di anni. “Al Beaux-Arts
thèâtre, però.”
“Wow! Wow. Devi essere davvero bravo, quel teatro
è il mio sogno fin da bambino. Ho provato a entrarci
più volte” sospirò “Ma
evidentemente non sono abbastanza bravo.”
“Oh non dire così!” Ribatté
Victor aggrottando le sopracciglia “Sono sicuro del contrario
invece, ma mi farebbe davvero piacere poter testare la mia
teoria.” Azzardò lanciandogli un occhiata. Il moro
si era fatto tutto rosso e aveva abbassato la testa “Okay,
vedremo.” Mormorò dopo un po' facendo esultare il
russo.
“Quanti anni hai?” Chiese l'albino non trattenendo
la curiosità.
L'altro sorrise lievemente “23 appena compiuti, tu?”
“27, sono più vecchio”
ridacchiò sfilando dalla tasca un pacchetto di caramelle
alla menta e mettendone una in bocca per poi porgere il resto a Yuuri
“Vuoi?”
L'altro girò la testa verso di lui, un’espressione
sorpresa sul viso. Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma poi
cambiò idea “No, no grazie.”
Victor sorrise pensieroso per il suo strano comportamento e
annuì, guardò fuori dal finestrino a
notò che era quasi arrivata la sua fermata. “Tra
poco devo scendere, Yuuri. Ci vediamo domani? Stessa ora?”
Yuuri sorrise dolcemente e annuì “Okay, ti
aspetto.”
Il russo gli fece un cenno con la mano e scese, incamminandosi verso il
teatro. Inutile dire che per tutto il giorno pensò allo
strano comportamento dell'altro e solo la sera, sotterrato nelle
coperte fin sopra la testa, finalmente capì i comportamenti
dell'altro e alcune sue espressioni. Yuuri era cieco.
“Quindi ci hai provato con un ragazzo in treno e lui
è il motivo della tua improvvisa voglia di prendere quella
‘scatola mortale', dico bene?” Victor aveva fatto
quello che faceva ogni volta che si ritrovava nelle situazioni
più disperate, si era rivolto a Chris.
Il più grande sospirò annuendo e
affondò la testa tra le mani “Si”
“E solo dopo averci parlato per venti minuti, avergli offerto
delle caramelle porgendogliele, avergli detto ‘ci vediamo
domani' e essere tornato a casa ti sei accorto che è un non
vedente” continuò elencando le cose con le dita.
Scoppiò a ridere fino a farsi venire le lacrime
“Jésus, Vitya! Credo che tu abbia superato il
record delle figure di merda che si possono fare in un
giorno!”
Victor piagnucolò qualcosa tra le dita e Chris rise
più forte. “Con che coraggio gli
parlerò di nuovo, Chris?” Mugugnò
disperato alzando la testa “Mi sono comportato come un
idiota.”
“Beh hai detto che ti ha risposto tranquillamente e basta,
no?”
L’altro annuì.
“Allora non è arrabbiato, puoi rimediare. Parlaci
e si risolverà tutto” Chris gli batté
una mano sulla spalla buttando giù tutto d'un sorso il
bicchiere con la vodka. Victor sorrise guardandolo “Grazie
Chris, sei un buon amico.”
“Oh lo so, adesso smettila di pensare al ragazzo del treno e
bevi con me, andiamo.”
“Lo chiamerai sempre così?” lo
guardò divertito “Il suo nome è
Yuuri.”
“Oh si carino, esotico. Ma per me è il ragazzo del
treno.” Rispose Christophe con una mossa della mano.
Victor sorrise bevendo un sorso di vodka e lo guardò, cosa
avrebbe fatto senza il suo migliore amico?
Pensò tutta la notte alla figuraccia che aveva
fatto, come poteva rimediare?
Dirgli ‘Oh Yuuri ciao scusa non mi eri accorto fossi
cieco!’ non gli sembrava assolutamente il caso.
Sospirò salendo sua carrozza quando si fermò
davanti a lui e si guardò intorno, Yuuri era seduto al
solito posto e sorrideva stringendo il solito violino appoggiato sulle
gambe tra le mani. Prese un grosso respiro accomodandosi accanto a lui
“Ciao Yuuri.”
L'altro sorrise automaticamente e girò la testa verso di lui
“Ciao Victor, tutto bene?”
Annuì, dandosi immediatamente dello stupido. “Si,
si. Volevo.. io.. volevo scusarmi per il mio comportamento di
ieri.”
L’altro aggrottò le sopracciglia, sembrava
sinceramente confuso “Che cosa in-oh.” Si
interruppe sorridendo dolcemente.
Gli appoggiò una mano sulla spalla, titubante, e la
fece scivolare fino alla sua appoggiandocela sopra.
L'albino credette che il suo cuore sarebbe uscito dal petto.
“Oh Victor non devi scusarti, in realtà mi ha
fatto piacere essere trattato normalmente per una volta.”
Stavolta fu il suo turno di essere confuso “Ma tu
sei normale, Yuuri. Non hai niente di sbagliato.” La mano
dell'altro gli trasmetteva un calore così piacevole che lo
portò ad arrossire.
“Beh tutti mi trattano con riguardo di
solito” Abbozzò un sorriso il giapponese levando
la mano da sopra la sua “Tu sembravi così
spontaneo, così genuino. Non volevo rovinare
tutto.”
“Non rovini niente, Yuuri” Victor sentì
quasi freddo quando la sua mano restò scoperta
“Questo dettaglio non ti rende meno interessante ai miei
occhi.” Confessò con un leggero sorriso
“Mi piacerebbe conoscerti.”
Il più piccolo arrossì abbassando lo sguardo e
non rispose, strinse solo a se la custodia del violino.
“Io adesso devo scendere, ma promettimi che ci penserai,
okay?” Si alzò di fretta stringendosi nella giacca
“Ci conto.”
Scese così velocemente che non sentì il
‘lo farò’ sussurrato di Yuuri.
Il giorno dopo Yuuri non era da solo, la ragazza minuta era
difronte a lui in modo da lasciare il posto al suo fianco libero,
Victor sorrise pensando che forse le aveva detto qualcosa.
Si avvicinò lentamente e sorrise sedendosi
“Ciao Yuuri”
Il sorriso dell'altro sembrò allargarsi “Ciao
Victor, questa è Yuko, una mia amica d'infanzia. Yuko lui
è-“
“Victor Nikiforov” sussurrò la ragazza
totalmente bianca in viso, con gli occhi lucidi.
“Ma cosa dici?” Ridacchiò Yuuri
“Lui è Victor..” sembrava convinto di
quello che stava dicendo, ma poi sembrò accorgersi che i due
non si erano mai detti i cognomi.
“Yuuri” iniziò calma la ragazza
“Il ragazzo del treno di cui mi parli sempre è
Victor Nikiforov.”
Victor guardava la scena divertito e un po' in ansia, porse la mano a
Yuuko per rompere quel silenzio imbarazzante
“Piacere.”
“Oh il piacere è tutto mio, signor Nikiforov. La
ammiro davvero tanto.”
La ragazza sembrava sull’orlo delle lacrime e il
russo sorrise quando le strinse la mano “Chiamami
Victor.”
Yuuri era ancora in religioso silenzio e Victor iniziava a preoccuparsi
“Yuuri ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Il giapponese scosse lievemente la testa “Non.. non sapevo il
tuo cognome” Arrossì iniziando a torturarsi le
mani “Sei.. il mio musicista preferito, Victor. Ho una
profonda stima nei tuoi confronti. Non avevo idea fossi tu”
Confessò con un lieve sorriso imbarazzato.
“Oh Yuuri!” sorrise Victor appoggiandogli
una mano sulla spalla “È un piacere sentirmi dire
queste cose, soprattutto da un altro musicista come me. Hai pensato a
quello che ti ho chiesto? Mi permetterai di ascoltarti?”
Yuuri sospirò leggermente “Si, ci ho pensato.
Yuko?”
Il ragazzo tese la mano e lei prontamente ci
appoggiò sopra un volantino. “Ci sarà
una serata” Gli spiegò il moro porgendoglielo
“Domenica sera, farò un concerto al teatro, da
solista” Farfugliò, tutto rosso in viso.
“Io non sono molto bravo, Victor. Non devi venire per forza
e-“
“Smettila di dire sciocchezze, Yuuri. Vengo ad ascoltarti
molto volentieri.”
“Inoltre è davvero bravo” intervenne
Yuko sorridendo “Il miglior violinista che io abbia mai
sentito.”
“Dai Yuko smettila” Commentò imbarazzato
l'altro “Non è vero.”
“Beh questo lo giudicherò io, no?”
Intervenne allegro il russo dandogli una pacca sulla spalla.
“Ci vediamo domani, Yuuri. È quasi arrivata la mia
fermata. Yuko, è stato un piacere.”
Ricambiò il sorriso della ragazza e scese dal
treno, avviandosi verso il teatro con la testa piena di pensieri ma con
il cuore decisamente più leggero.
Victor era davvero emozionato, non vedeva l'ora di sentire
Yuuri suonare. Per la prima volta in vita sua era in anticipo
– neanche ai suoi spettacoli riusciva ad essere puntuale
– e alle otto e quarantacinque si trovava già
all'interno del teatro. Non era grande e maestoso come il Beaux-Arts
thèâtre, certo, ma aveva il suo fascino.
Vedendolo passare molte persone si girarono a guardarlo e sussurrare e
molto presto la voce si estese a tutto il teatro. Il grande Victor
Nikiforov era presente all'esibizione dell'artista emergente Yuuri
Katsuki.
Il russo si accomodò sulla poltroncina rossa in prima fila
che Yuuri gli aveva riservato e il suo sguardo cadde sulla signora
accanto a lui, assomigliava tremendamente a Yuuri.
“Lei è la madre di Yuuri?” le sorrise,
sperando di non fare una gaffe. La signora sorrise e annuì
“Mi chiamo Hiroko. Tu chi sei, caro?”
“Mi chiamo Victor” sorrise stringendole la mano
“Sono un amico di Yuuri.”
“È stato molto bello da parte tua venire ad
ascoltarlo, Vicchan” sorrise Hiroko “Era molto
nervoso per la tua presenza.”
Victor sorrise ancora di più al soprannome “Sono
sicuro che andrà davvero bene.”
Si girò a guardare il palco, un uomo alto con dei
lunghi capelli marroni lo stava indicando nervosamente mentre parlava
con un ragazzo moro, con la pelle scura.
Il brusio di voci si calmò non appena un elegante Yuuri in
smoking fece il suo ingresso con in mano il violino, accompagnato dal
ragazzo di prima.
Yuuri sembrò chiedergli qualcosa sotto voce e
l'altro gli rispose sistemandolo al centro del palco, subito dopo Yuuri
girò la testa verso di lui e sorrise. Si preparò
e appoggiò l'archetto sulle corde, la sala era totalmente in
silenzio e Victor si sentiva divorato dall'attesa.
Tutti finì non appena Yuuri iniziò a
suonare una dolce melodia.
Victor la conosceva, era sicuro di conoscerla ma al momento
non riusciva a pensate. Le dolci note gli entravano dalle orecchie e
venivano trasportate fino al cuore, facendolo battere
all’impazzata.
Ad ogni canzone che passava Victor si sentiva sempre
più travolto dalla passione di Yuuri e senza neanche
accorgersene, una lacrima gli scivolò sulla guancia.
Una dolce mano paffuta la asciugò e quando
girò la testa, Victor si trovò davanti il dolce
sorriso di Hiroko “La prima volta fa questo effetto a
tutti.”
Yuuri fece un'unica pausa, Victor pensava che il concerto fosse finito
e invece no; fece il suo ingresso l'uomo di prima e si
avvicinò al microfono “Prima di darvi la
buonanotte, Yuuri ci teneva a suonare un altro brano, qualcosa di
speciale. Abbiamo un ospite importante stasera e Yuuri ha deciso di
rendergli omaggio, buon ascolto.”
Uscì con la stessa velocità con il quale
era entrato e lasciò uno Yuuri imbarazzato e rosso in viso
in mezzo al palco.
Victor immaginò che non lo fosse solo per la fatica.
Appena l’archetto si mosse sulle corde Victor
spalancò gli occhi, conosceva quella canzone.
Era la sua canzone, Stammi Vicino.
L'aveva composta quasi cinque anni prima ed era stata il suo
più grande successo. Aveva sempre pensato che con altri
strumenti la melodia si sarebbe rovinata, ma dovette ammettere che si
sbagliava di grosso. Yuuri la suonava con maestria e accortezza, come
se fosse stata sua. Non poté fare a meno di trovarlo
bellissimo. Bellissimo e decisamente bravo.
Una volta finito il concerto Victor si era fermato a parlare con la
madre di Yuuri e aveva conosciuto anche il padre, Toshiya e la sorella,
Mari. Gli avevano presentato anche il ragazzo che lo aveva accompagnato
sul palco, Pichit, che a quanto pare era il suo migliore amico.
Non appena Yuuri uscì dal retro del palco la
sorella si avvicinò e lo aiutò a raggiungere il
gruppo, elencandogli anche nel frattempo chi ne facesse parte.
“Sei
stato bravissimo, tesoro. Come sempre” Sorrise Hiroko
stringendolo in un dolce abbraccio.
“È sempre un piacere ascoltarti,
figliolo.” Continuò il padre dandogli una pacca
sulla spalla.
“Grazie” sorrise imbarazzato il più
piccolo lasciando la custodia del violino alla sorella per infilarsi la
giacca. “Victor?”
“Sono qui” Scattò il più
grande dandogli una mano a infilarsi la giacca “Sei stato
sublime, Yuuri. Sono d'accordo con Yuko quando ha detto di non aver
sentito un violinista migliore. Sei un talento unico!”
Il giapponese arrossì, travolto da quella valanga di
complimenti e abbassò leggermente la testa “Gomen,
Victor. Non volevo rovinare la tua canzone. Celestino ti ha visto nel
pubblico e voleva attirare la tua attenzione, non volevo..”
“Smettila di dire sciocchezze, Yuuri! Sei stato
bravissimo” L'albino gli aggiustò dolcemente il
colletto del cappotto “Non hai rovinato proprio niente. Anzi,
sono lusingato che tu abbia suonato un mio pezzo”
Confessò con un mezzo sorriso.
Apprezzò il fatto che i suoi genitori si erano
allontanati leggermente per lasciargli un po' di privacy.
“Volevo chiederti una cosa, oltre a farti i
complimenti.” Continuò con un leggero sorriso e
alla smorfia curiosa dell'altro riprese il discorso “Domani,
dopo le prove al teatro, vieni con le al Beaux-Arts
thèâtre? Mi piacerebbe farti sentire un pezzo e
beh, a suonare con te Stammi Vicino.”
Victor lo vide trattenere il fiato per qualche secondo, per poi
buttarlo fuori spezzato. “I-Io.. Non vorrei disturbare,
Victor..”
“Non disturbi affatto!” Sorrise il russo
“Dopotutto ti ho invitato io, è solo un piacere
per me.”
“Okay allora, okay” Arrossì
mordicchiandosi il labbro. “Verrò.”
“Allora a domani, Yuuri. Ci conto.”
Sussurrò sporgendosi in avanti e sfiorando la sua guancia
con le labbra prima di uscire. Victor non aveva mai creduto alle
stronzate sull'amore, ma quella volta ne fu sicuro. Quelle erano delle
dannate farfalle.
Victor aveva visto Yuuri così insicuro che per un
po' aveva avuto paura che non sarebbe venuto, ma appena salì
e lo vide, tutti i suoi pensieri si acquetarono e un grosso sorriso si
aprì sul suo volto.
Percorse i due metri che li separavano e si sedette al suo
fianco. “Ciao Yuuri.”
L'altro sorrise girando la testa “Ciao
Victor.”
“Probabilmente il teatro sarà vuoto, oggi doveva
rimanere chiuso ma non salto mai un giorno di prove” Disse
l'albino girandosi verso di lui “Spero non sia un
problema.”
“No, no” Il giapponese scosse la testa
“Meglio così, sono troppo in imbarazzo. Davanti a
qualcuno avrei di sicuro fatto la figura
dell’idiota.”
Victor ridacchiò e il resto del viaggiò trascorse
in un piacevole silenzio.
Appena fu il momento di scendere il russo appoggiò
dolcemente una mano di Yuuri “È la nostra
fermata.” Mormorò dandogli una mano ad alzarsi.
Scesero dal treno e Yuuri sfilò dalla tasca il
bastone per non vedenti, aprendolo con la mano destra mentre con
l’altra si teneva al suo braccio. Presero a camminare con un
ritmo lento e piacevole.
“Non è molto lontano” Sorrise il
più grande e l'altro in risposta annuì stringendo
leggermente il suo braccio.
Non mentiva, dopo nemmeno un minuto si trovavano davanti all'imponente
portone del teatro.
Lo spinse ed aiutò Yuuri ad entrare e a fare le
scale per salire sul palco.
Victor sorrise accarezzando il grande pianoforte a coda nero
in mezzo al palco. Si levarono le giacche e le sistemarono su una sedia
laterale, poi Yuuri tirò fuori il violino dalla custodia e
Victor si sedette al piano.
Fece un paio di volte la scala per scaldare le dita e si
girò verso Yuuri: il ragazzo lo stava guardando con le
labbra aperte in un sorriso luminoso.
“Vuoi che ti suoni qualcosa, prima?”
Propose dolcemente Victor notando la sua emozione, capì che
dopotutto Yuuri era un suo fan oltre che un amico e il minimo che
poteva fare era suonare per lui.
“Il viso del ragazzo si illuminò “Si ti
prego!” Esclamò emozionato appoggiandosi al piano.
Victor ridacchiò per la sua espressione e
guardò i tasti, le dita si mossero quasi da sole e la
melodia dell'Hammerklavier la sonata n°29 di Beethoven si
diffuse nell'aria. Quando suonava, Victor si estraniava dal mondo;
c’erano solo lui e il pianoforte, ma non quella volta.
Sapeva che Yuuri era li, lo sapeva molto bene e stava suonando
solo per lui. Non appena premette l'ultimo tasto e l’ultima
nota so perse nella stanza,
Victor alzò lo sguardo su Yuuri: il ragazzo aveva
le lacrime agli angoli degli occhi si mordeva il labbro come per
trattenersi dallo scoppiare a piangere.
Il più grande lo guardò dolcemente e si
alzò “Tutto okay?” sorrise asciugandogli
dolcemente le lacrime con i pollici.
L’altro annuì convinto “Si,
grazie. Grazie per avermi permesso di ascoltarti, Victor. È
stata un esperienza indescrivibile.”
Victor si risedette sorridendo e sfiorò i tasti con
le dita. “È da qualche giorno che lavoro a questo
pezzo, volevo un tuo parere.”
Non aspettò una sua risposta e iniziò a
suonare le poche note che era riuscito a mettere insieme.
“Che te ne pare come inizio?”
Yuuri lo guardava sorridendo. “È molto bello,
Victor. È uno stile nuovo e credo ti si addica davvero
tanto.”
“Tu sai sempre cosa dirmi, Yuuri.”
Ridacchiò appoggiandosi al piano e osservandolo.
“Suoniamo insieme?”
Yuuri annuì leggermente e il russo sorrise sistemandosi
sullo sgabello. “Tu inizia, io ti seguo.”
L’altro annuì ancora e sistemò
il violino, iniziò a suonare quasi subito chiudendo gli
occhi e Victor lo seguì senza esitare. Funzionava, l'armonia
dei due strumenti funzionava, loro due funzionavano. Erano qualcosa di
incredibile, nuovo e indescrivibile. Qualcosa di unico. La melodia era
dolce, nessuno dei due strumenti sovrastava l'altro e i due ragazzi
sembravano avere una sintonia incredibile.
Appena finirono di suonare, con le fronti imperlate di sudore, entrambi
sorrisero.
“Non avevo mai pensato di renderla un duetto, ma diamine se
funziona!” Victor si alzò eccitato appoggiando una
mano sulla spalla di Yuuri “Non ho mai suonato in coppia, non
pensavo fosse così divertente! Dobbiamo farlo
ancora.”
Il giapponese sorrise dolcemente e annuì
“Volentieri, è stato divertente. Sono davvero
contento di averti conosciuto.”
‘Oh non dirlo a me' pensò l'altro con un leggero
sorriso mentre tentava invano di calmare i battiti del suo cuore.
Avevano suonato insieme così tante volte che Victor
aveva perso il conto. Ogni volta che si trovavano in treno –
quindi praticamente tutti i giorni – Yuuri accorciava la sua
corsa e scendeva al teatro con lui. Ormai tutti li dentro si erano
abituati alla presenza di Yuuri e ogni volta che iniziavano a suonare
un piccolo pubblico si radunava sotto il palco ad ascoltare. Erano
impeccabili insieme, così bravi che Yakov – tutore
e proprietario del teatro – gli aveva detto che aveva
intenzione di dare un posto da solista a Yuuri, a patto che
acconsentisse a suonare con Victor in alcuni concerti. Yuuri non ne era
ancora a conoscenza e Yakov gli aveva fatti promettere di non
anticipargli niente. Era frustrante dover mantenete i segreti.
Quel giorno, dopo le prove avevano deciso di fermarsi al bar a
bere qualcosa insieme e si erano sistemati uno davanti all'altro con un
leggero imbarazzo.
“Mi dispiace che tu debba occuparti di me
così” mormorò Yuuri dopo pochi minuti
di silenzio. “Sono un peso e basta.”
“Non è per niente vero, Yuuri” Victor lo
guardò dolcemente appoggiando la mano sulla sua
“Non dire così, non è vero. Mi occupo
di te perché voglio farlo, non perché qualcosa mi
obbliga o altro. Voglio farlo.”
Yuuri sorrise timidamente stringendo la sua mano “Okay,
scusa.”
“Vuoi raccontarmi come è successo?”
Mormorò piano Victor con voce gentile.
L'altro sospirò leggermente e sorrise appena
“Infezione del nervo ottico, a entrambi gli occhi. Ce ne
siamo accorti tardi però, ormai non si poteva fare
più niente. Avevo diciannove anni.”
“Santo cielo Yuuri..” Victor lo guardò
sinceramente dispiaciuto “Eri così
giovane..”
“Però ho avuto l’occasione di vedere il
mondo. Di vedere il viso dei miei genitori, di mia sorella.. il tuo.
Anche se poi ne sono stato privato.” Continuò il
moro con un leggero sorriso.
“Ti ricordi il mio viso?” Sussurrò il
russo sinceramente commosso, strinse dolcemente la sua mano posandoci
sopra un bacio.
“Poco” mormorò arrossendo in risposta.
“Ormai sono passati quattro anni.”
“Beh rimediamo, no?” Prima che Yuuri potesse
rispondere gli prese le mani con delicatezza e se le portò
al viso.
L'altro capì immediatamente cosa intendeva e,
arrossendo, partì dalle tempie iniziando a studiarsi
delicatamente il suo viso con la punta delle dita. Restarono in
silenzio per minuti interi, Yuuri troppo concentrato su quello che
stava facendo e Victor troppo concentrato a osservarlo.
“Questo vuol dire tanto per me, Victor. Grazie.”
Sussurrò il più piccolo accarezzandogli
dolcemente le guance, si accorse che gli tremava la voce.
Il russo sorrise dolcemente e si allungò
appoggiando le labbra sulle sue in un piccolo e dolce bacio, era stato
appena uno sfioramento ma era bastato a fagli battere il cuore
all'impazzata. Tornò al suo posto mordendosi il labbro e
guardò Yuuri. Le guance del ragazzo erano di un rosso acceso
e un timido sorriso gli increspava le labbra.
“Domani passo a prenderti io per andare in teatro,
okay?” L’albino si accorse che le loro mani erano
ancora unite e sorrise automaticamente.
Yuuri annuì “Va bene, ricordami di darti
l’indirizzo.”
“Oh non ne ho bisogno.”
“Non ne hai bisogno?” Il moro aggrottò
le sopracciglia confuso.
“So già dove abiti.” Rispose ovvio Il
russo.
“Come fai a saperlo?”
“Poi ne parliamo.”
“Victor!”
Victor ridacchiò avvicinandosi di nuovo alle sue labbra.
“Poi ne parliamo, ragazzo del treno.”
Hey!
I'm back.
Dopo Unconditional love ho
avuto un momento di vuoto, non riuscivo a scrivere ma hey, ecco il
lampo di genio.
È la seconda
seconda volta che pubblico qualcosa in questo fandom e sono emozionata
come se fosse la prima!
Spero che vi sia piaciuta, ci
ho messo il cuore.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Volevo ringraziare Ylpeys per
il meraviglioso banner, grazie tesoro. Ma soprattutto essere
così paziente con me è per essere una amica e
compagna di scrittura, grazie!
A presto,
Arey.
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