Operazione vischio
Kara prese un profondo respiro, tese il suo super-udito, e si
concentrò sul passo deciso che si stava avvicinando. Il suo cuore accelerò,
mentre il ritmico rumore si dirigeva verso di lei.
Senza perdere la concentrazione lanciò uno sguardo attorno a
sé, poi usando la super-velocità scomparve e ricomparve.
C’era quasi, solo pochi passi… prese il plico di fogli e si
preparò a ruotare così da arrivare precisamente quando…
Kara non andò a sbattere contro nessuno. L’espressione di
stupito imbarazzo che aveva preparato apparve, ma non artefatta, mentre la
giovane reporter si guardava attorno spaesata.
Un tecnico dei computer le fece un sorriso, mentre puntava il
dito verso lo stipite della porta sotto al quale stava immobile, ancora
stordita dal fallimento del suo piano praticamente perfetto.
“Danvers, se rimani lì sotto ancora
a lungo, qualcuno potrebbe arrivare e rubarti un bacio!”
Kara arrossì, alzando lo sguardo verso il ramoscello di
vischio che aveva piazzato lei solo pochi istanti prima.
“Ehm… già…” Sorrise e si sistemò gli occhiali, facendo così
cadere il plico di fogli che stringeva. Il rumore fece alzare varie teste e
Kara arrossì ancora di più.
“Tutto bene?” Lena comparve da dietro un angolo. Kara alzò lo
sguardo, mentre il suo cuore accelerava di nuovo, ma la donna era lontana,
almeno una decina di metri e non sembrava intenzionata ad avvicinarsi.
Kara recuperò gli ultimi fogli e si alzò in fretta.
“Sì! Tutto bene, tutto ok, tutto a posto!” Esclamò, con
troppo entusiasmo, Lena la fissò per un istante, perplessa poi sorrise appena e
tornò alla sua precedente occupazione.
“Oh, per Rao!” Si lasciò sfuggire
tra i denti, mentre tornava alla sua scrivania. “Era un piano perfetto.”
“Quale piano?” James la osservò con aria interrogativa e Kara
si lasciò cadere sulla sedia, nascondendo il rossore delle sue guance dietro
allo schermo del computer.
“Nulla.” Negò e il ragazzo corrugò la fronte.
“Nulla?”
“Esattamente.” Confermò lei. James lasciò perdere e tornò
alla sua scrivania e Kara poté tirare un sospiro di sollievo.
Erano due settimane che si era accorta di un certo sguardo
negli occhi di James quando Lena gli parlava e da due settimane non riusciva a
pensare ad altro. Non che Lena sembrasse ricambiare, ma… quel cambiamento le
aveva fatto capire che era ora di smetterla di aspettare. Doveva dire a Lena
quello che provava e doveva farlo in fretta. Il Natale le era sembrato il
momento migliore e, nel vedere una famiglia ritornare a casa con un ciuffo di vischio,
aveva anche trovato l’idea perfetta.
Avrebbe lasciato che fossero i gesti a parlare, avrebbe
baciato Lena sotto al vischio e la donna avrebbe compreso ogni cosa.
Ma, come ogni volta che credeva di aver avuto un’idea
geniale, sembrava che l’intero universo si coalizzasse per farla fallire.
Tre volte aveva creato la situazione perfetta, preparato la
scena, teso la sua trappola e per ben tre volte, inspiegabilmente Lena aveva
evitato il vischio.
Forse doveva arrendersi…
“Kara, va tutto bene?” La ragazza sobbalzò nel ritrovarsi
davanti l’oggetto dei suoi pensieri.
“Lena!” Esclamò, arrossendo.
La giovane Luthor sorrise.
“Sì. È un bene che ti ricordi il mio nome.” Il rossore di Kara
aumentò ancora un poco, mentre lei si sistemava gli occhiali e sorrideva. Smise
quando si rese conto che stava sorridendo come un’idiota. Solo che gli occhi di
Lena erano così belli quando brillavano di divertimento…
“Sto bene, tutto bene.” Assicurò quando vide il suo sguardo
interrogativo.
“Sei sicura? Se c’è qualcosa che ti preoccupa puoi…” Si
interruppe in imbarazzo, probabilmente ricordando com’era finita l’ultima volta
che le aveva chiesto di confidarle come stesse.
“Lo so.” Assicurò Kara, sorridendo, lasciando comprendere
alla giovane che era sincera.
“Allora ci vediamo per le diciassette?”
“Sì!” Assicurò, con solo un istante di indecisione, un
istante che, però, Lena colse senza difficoltà.
“Non sei obbligata, sai, posso...”
“No.” Kara allungò la mano e la posò sul braccio della
giovane. “Sono molto felice che tu mi abbia chiesto di accompagnarti.”
Lena sorrise e Kara sentì il cuore battere con intensità. Era
doloroso e al contempo bello, non immaginava che essere innamorate significasse
quello, eppure, ogni volta che Lena sorrideva in quel modo dolce lei si
struggeva tra gioia e sofferenza.
Si guardarono per un lungo istante,
poi James spuntò sulla porta del suo ufficio e richiamò Lena.
“A dopo, allora.” Le sorrise la donna
e Kara annuì, lasciandola andare via.
Doveva trovare un modo di portarlo
sotto a del maledetto vischio!
“Perché non la baci e basta?”
“Cosa? Sei pazza?” Alex si strinse
nelle spalle, incapace di comprendere la sorella.
“Sei stata tu a dirmi: prenditi la
ragazza! Suggerimento che io ho accolto.” Kara agitò le mani, rossa in volto
alla sola idea.
“Non è la stessa cosa.” Assicurò.
“Lena ti piace, anzi, ne sei
decisamente innamorata. Baciala e dille quello che provi. Questa storia del
vischio è macchinosa e non sta funzionando.”
“Non posso!” Esclamò Kara.
“Perché?” Chiese allora Alex. Non era
esasperata con la sorella, sapeva quanto potesse essere difficile scoprire di
essere innamorati… e quando si trattava della propria migliore amica allora
tutto era ancora più delicato.
“E se non provasse quello che provo
io? Sotto il vischio potrebbe rimanere un gioco, uno scherzo, senza
conseguenze, ma se la baciassi in un altro momento e lei non ricambiasse
allora… l’avrò persa!” Kara si tormentava le mani, pallida adesso, gli occhi
leggermente sgranati.
“Va bene…” Alex guardò la sorella con
tenerezza. Lena era innamorata persa di lei, solo che Kara non lo sapeva
ancora, ma lei aveva osservato entrambe le giovani e non aveva dubbi che loro
lo sapessero oppure no. “Parlami di questa operazione vischio.”
Gli occhi di Kara brillarono, se
Alex, un genio della strategia militare, l’avesse aiutata, allora avrebbe
smesso di fallire.
“Questa mattina ho messo il vischio
sul lampione della luce davanti al mio appartamento contando sul fatto che l’autista
di Lena si ferma sempre nello stesso punto e lei scende sempre accanto a quel
lampione. Ho aspettato dietro l’angolo che la macchina arrivasse, l’avevo
invitata per fare colazione assieme, come facciamo spesso, ed ero pronta a
spuntare al momento opportuno.”
“E cosa non ha funzionato?” Chiese,
pazientemente, Alex.
“Per la prima volta da quando conosco
Lena ha fatto accostare l’autista dall’altro lato della strada!”
Il tono di Kara era lamentoso.
“Va bene… succede, il secondo
tentativo?” La spinse a continuare Alex.
“Siamo passate alla L-Corp, perché Lena doveva firmare qualche cosa. Ho usato la
super velocità e ho piazzato il vischio sopra la porta dell’ascensore. Si
sarebbe aperta con noi dentro e allora…” Kara fece una smorfia amara.
“Cos’è successo questa volta?”
“Sono salita con lei sull’ascensore,
era davvero tesa, ma anche pronta, ma, quando le porte si sono aperte, il
vischio non c’era più.”
Questa volta Alex corrugò la fronte.
“Come, non c’era più?”
“Qualcuno lo aveva tolto e fatto
sparire.” Confermò Kara.
“Strano, ma alla L-Corp sono così efficienti che non è così sorprendente, se
ci pensi…” Alex si strinse nelle spalle. “E la terza volta poco fa alla CatCo, giusto?”
“Sì! Questa volta era perfetto.
Ascoltavo il suo passo, riconoscerei tra mille le sue louboutin
e il modo deciso e unico in cui cammina.” Alex dovette nascondere un sorriso
divertito nel vedere l’aria sicura con cui Kara parlava del suono del passo di
Lena. “L’ho fatta chiamare dal reparto marketing, Lena era nell’ufficio di
Robert, quindi avrebbe dovuto percorrere il corridoio, girare a destra, poi
oltrepassare la scrivania di Karol, l’avrebbe salutata facendole i complimenti
per il suo nuovo taglio, poi avrebbe sorriso nel vedere Michael che cercava gli
occhiali sulla scrivania quando li aveva appoggiati sulla testa e finalmente
avrebbe girato a sinistra, oltrepassando la porta dietro alla quale,
casualmente, si sarebbe scontrata con me.”
Un essere umano avrebbe dovuto
respirare durante una simile frase, ma Kara non ebbe la benché minima
difficoltà, e se Alex non avesse alzato la mano, probabilmente, avrebbe continuato
ancora.
“Sì… direi che il tuo piano era
piuttosto preciso.”
“Esatto!” Esclamò esasperata Kara,
agitando le mani. “Mentre si distraeva guardando Michael sono scattata e ho
piazzato il vischio. Pochi passi, pochissimi passi, appena cinque metri, e saremmo
state sotto la stessa porta, sotto al vischio, da sole, finalmente!”
“Invece?”
“Lena ha scelto di non girare a
sinistra, è andata avanti, oltre la scrivania di John. È tornata indietro solo quando mi è
caduto il faldone… ma non si è avvicinata.”
Kara si lasciò cadere sul divano,
sconsolata. “Era la strada più breve… Lena sceglie sempre la strada più breve,
è sempre così precisa ed efficiente…”
“E quindi sei venuta a svegliarmi,
dopo il mio turno di trentasei ore.” Concluse Alex, sorseggiando il caffè che
teneva stretto tra le mani.
“Sì.” Confermò Kara, troppo presa dal
suo problema per cogliere l’ironia di Alex.
La maggiore delle Danvers
sorrise.
“Ora dov’è Lena?”
“In riunione fino alle diciassette.”
Si lamentò Kara.
“Ma poi sarete insieme, giusto?” La
giovane kryptoniana annuì.
“Sì, ma non posso… voglio dire, non
credo che sia il caso farlo mentre…” Negli occhi di Kara sorse il dubbio e Alex
quasi si strozzò con il suo caffè.
“No, Kara, decisamente, non è il caso!”
Affermò e Kara annuì, convincendosi.
“Certo, no, non è il caso.”
Alex tirò un sospiro di sollievo.
Rimasero in silenzio, mentre la
maggiore sorseggiava il suo caffè e la più piccola si perdeva tra i pensieri.
“Questa sera verrà alla tua festa,
giusto?” Intervenne di nuovo Alex.
“Sì, ma ci sarete tutti voi, non
credo di portelo fare così…” Kara si agitò sul divano. “Poi c’è James…”
“James?” Domandò Alex alzando un
sopracciglio, perplessa.
“Sì… credo che, a lui, Lena piaccia…
e se la portasse sotto al vischio potrebbe…” Kara si mordicchiava il labbro, di
nuovo profondamente agitata.
“A Lena, non piace James.” Le disse
allora Alex con estrema calma, un sorriso sulle labbra.
“Non lo so… sorride molto quando sono
assieme.”
“James?”
“No! Lena!” Kara si alzò dal divano.
“Sorride, ride, una volta gli ha toccato il braccio.” Confessò.
Alex guardò la sorella con affetto,
come si poteva essere così ciechi?
“Sono sicura che troverai un modo per
dirle quello che provi.”
“Non ho più molto tempo, l’operazione
vischio può funzionare solo la vigilia e il giorno di Natale e dopo tre
tentativi falliti non sono sicura di poterla portare a buon fine…” Mormorò sconfortata
la supereroina e Alex aprì le braccia invitandola ad un abbraccio, poi la
strinse a sé.
“Andrà tutto bene.” La rassicurò.
“Non ti arrendere.” Aggiunse stringendola un po’ di più.
***
Lena lanciò uno sguardo alla giovane
seduta accanto a lei sulla macchina. Kara era strana, oh, era sempre un poco
strana, scompariva, ricompariva, a volte con delle scuse strane, altre volte
senza dire nulla, ma da quella mattina era decisamente più strana del solito.
Fu sul punto di chiederle se stesse
bene, ma sarebbe stata l’ennesima volta quel giorno e non voleva rischiare di
infastidirla.
“Va tutto bene?” La domanda la
riportò alla realtà. Sbatté le palpebre, sorpresa per un istante di sentirsi
fare la domanda che stava pensando di porre.
“Sì.” Assicurò, ma la sua mente tornò
al motivo di quel viaggio e non poté fare a meno di sentire una fitta al cuore.
Sapeva che sarebbe stato difficile e per quello aveva voluto che Kara fosse lì
con lei. Tese la mano sul sedile, avvicinandola a quella di Kara, poi chiuse il
pugno e la ritirò, impedendosi di cercare e trovare un contatto troppo intimo,
per quanto lo desiderasse. Kara non sembrò accorgersene, perché non reagì in
alcun modo, gli occhi fissi oltre il finestrino, concentrati su qualcosa di
lontano.
Lena sospirò, a volte Kara era così
ovvia nei suoi sentimenti e altre volte così… criptica.
La macchina si fermò e l’autista le
aprì la porta, Lena scese, osservando il paesaggio che si apriva davanti a lei.
“È un bellissimo posto.” Mormorò Kara e
lei annuì.
“A lui sarebbe piaciuto.” Spiegò,
voltandosi e osservando il buco che era stato fatto nella terra. “Ma non è
stato facile ottenere i permessi.” Kara annuì, sapeva benissimo quando le fosse
stato difficile ottenere il permesso di far eseguire quell’intervento all’interno
del parco. “Il perfetto connubio tra natura e tecnologia.” Mormorò, osservando
la città che si srotolava sotto la collina che avevano risalito, le scogliere
sulle quali si infrangeva il mare alla loro destra e, lontano, il deserto.
“È tutto pronto, miss Luthor.” L’avvisò il suo autista per poi allontanarsi
quando lei annuì.
Pochi istanti dopo lei e Kara si
avvicinarono al piccolo buco nella terra e, insieme, piantarono nella terra un
piccolo albero del drago.
Quando ebbero finito, Lena si
sedette, osservando il piccolo tronco e le fronde verdi.
“Non mi hai mai detto perché hai
scelto questo albero… e devi avere un motivo molto forte visto quanto hai
dovuto lottare per importarlo e far accettare al municipio l’idea di piantarlo
sul suolo di National City.”
“È un albero magico.” Mormorò lei, con
un sorriso, ricordando lui che gliene parlava. “Mi ha portato fino a Socotra per vederla, ne era affascinato… credeva di trovare
in esso un principio attivo che avrebbe curato l’umanità da ogni male… alla
fine ha accetta la verità e si è arreso, ma l’ha sempre amato, forse solo
perché ha sempre avuto un debole per i draghi.”
Si voltò e si scontrò con gli occhi
di Kara, che la guardava in quel modo speciale, che le faceva sempre accelerare
il cuore e le faceva sperare che non fosse solo lei a provare un sentimento più
forte dell’amicizia.
“Jack era un uomo fortunato.” Mormorò
la ragazza, inclinando la testa, quasi come se stesse cercando in lei qualcosa,
qualcosa che non sembrava trovare nelle linee del suo viso.
Lena rabbrividì sotto quello sguardo
e Kara si riscosse.
“Torniamo a casa, non voglio che ti
ammali.” Le tese la mano e lei la strinse, era calda, come sempre, come se il
freddo dell’inverno toccassi tutti, ma non Kara.
“Grazie di avermi accompagnata.” Le
mormorò trattenendo qualche istante più del necessario la sua mano.
Kara sorrise, ma non disse nulla,
dopo un istante tornarono alla macchina e si lasciarono ricondurre in città.
***
Kara lanciò un’occhiata preoccupata
verso Lena che stava chiacchierando con James.
“Perché non la trascini sotto il
vischio e la baci?” Sussultò a quelle parole voltandosi con gli occhi sgranati
verso Sam che rise divertita. “Oh, andiamo! Si vede da un chilometro che sei
cotta di lei.”
“Io? No… no, ma cosa dici…” Arrossì e
balbettò talmente che Sam rise di nuovo, attirando lo sguardo di Lena. “Non
glielo dire!” Sibilò allora Kara afferrando il braccio di Sam e trascinandola
fino in cucina.
“Ehi, non ti preoccupare, certo che
non glielo dico!”
Kara la lasciò andare e si afflosciò
contro gli armadi.
“Non so cosa fare.” Ammise. Sam la
guardò con un sorriso compassionevole, questa volta.
“Diglielo.” Le disse con semplicità.
“Stesso consiglio.” Affermò Alex,
passando e prendendo un piattino dall’armadio. Kara arrossì, mentre le due
donne si guardavano ridendo.
A questo punto Lena lasciò la
conversazione con James e le raggiunse chiedendo loro la ragione di tanta
ilarità, Kara tirò fuori una scusa inverosimile, poi cercò di scomparire e fu
con enorme sollievo che accolse la richiesta di Winn
di cambiare musica.
A parte gli sguardi che le lanciava
Lena e quelli che James lanciava alla Luthor la
serata passò senza altre difficoltà, fino a quando, Kara non salutò i suoi
ospiti e si lasciò cadere sul divano. La mezzanotte era passata, era Natale e
lei non era riuscita a baciare Lena. James si era offerto di riaccompagnarla a
casa e probabilmente, in quel preciso momento, la stava baciando davanti alla
porta…
Il suono del campanello la fece
sobbalzare. Qualcuno doveva aver dimenticato una sciarpa, un guanto o un cappello,
aprì e si ritrovò davanti Lena.
“Ciao.” La salutò la donna, sulle
labbra un sorriso esitante.
“Lena, ciao!” Gli occhi di Kara ci
misero qualche istante a registrare che la giovane teneva qualcosa tra le mani,
e lo notarono solo perché il suo naso avvertì un profumo famigliare.
Lena sollevò i due contenitori e si
strinse nelle spalle.
“È una tradizione dei Luthor… fa strano dirlo, ma a Natale, dopo mezzanotte,
facevamo la cioccolata calda. Quando sono uscita mi sono ricordata di questa
cosa e ho pensato, che, magari, avremmo potuto berla assieme. Se non sei troppo
stanca.”
“Mi piacerebbe moltissimo.” Riuscì a
dire, passato lo stupore, indicandole di entrare.
Lena si liberò della giacca e, a
differenza di prima, tolse anche le scarpe con il tacco. Kara sorrise nel
notare il gesto, perché sapeva che era qualcosa che faceva solo quando si
sentiva rilassata e a suo agio.
Si sistemarono sul divano, ognuna con
una delle bollenti cioccolate stretta tra le mani, entrambe in silenzio.
“Sai cosa manca?” Chiese dopo un
istante Lena e sorrise nel vedere lo sguardo interrogativo di Kara. “Della
panna.” Ammise.
“Inizierò a pensare che sei umana!
Non solo cedi alle ciambelle, ma ora anche alla cioccolata con la panna?”
“Colpevole!” Ammise Lena ridendo e
Kara la imitò, sentendo la tensione della giornata svanire.
Recuperata in cucina la panna Kara se
ne servì con generosità, mentre Lena usava più parsimonia e di nuovo si
sedettero sul divano.
“Kara…” Chiese, dopo un poco Lena.
Lei alzò lo sguardo e sorrise, divertita. “Cosa c’è?” Domandò, sorpresa, la
giovane CEO.
“Hai…” Kara rise nel vedere la
perfetta, sempre elegante e sofisticata Lena con uno baffo di panna sul labbro.
“Della panna…” Si tese in avanti e passò la mano sul suo labbro, recuperando la
panna e portandosela alla bocca, senza nemmeno riflettere.
Gli occhi di Lena, però, seguirono il
suo gesto e si fissarono su di lei, lentamente la giovane si morse il labbro e
Kara sentì il cuore accelerare. Quello sguardo era elettrizzante e terrificante
allo stesso tempo. Passò un secondo e poi Kara non riuscì più a contenere
quelle emozioni, così si mosse, sfogando la paura ed eseguendo il gesto che
sognava, immaginava e pianificava da ormai due settimane.
Incontrò le labbra di Lena e poi
scattò indietro, terrorizzata.
“Il vischio!” Esclamò, anche se non
aveva senso. “C’è del vischio…” Tentò di dire, ma Lena non appariva ostile o
dispiaciuta… anzi, sorrideva, sorrideva con infinita gioia e dolcezza e…
Kara la baciò di nuovo e questa volta
si soffermò ad assaporare la morbidezza di quelle labbra rosse e piene.
Si separarono dopo alcuni lunghi
minuti, gli occhi che brillavano. Lena passò le dita, esitanti, lungo il suo
viso, come se si stese assicurando che era davvero lì, tra le sue braccia, che
fosse tutto vero. Il gesto così pieno di meraviglia la fece sorridere e
arrossire di gioia: il suo sentimento era condiviso!
“E io che volevo baciarti sotto il
vischio.” Mormorò, per poi avvicinarsi di nuovo a quelle meravigliose labbra
che aveva appena conosciuto e che già sapeva di non voler lasciare mai più.
Lena si tirò, però, bruscamente
indietro.
“Eri tu!” Esclamò, sorpresa.
Kara la guardò preoccupata.
“Ehm… ero io?” Chiese, rilassandosi
solo quando vide il viso di Lena passare dallo stupore al riso. “Cosa…?” Kara
fissò la donna sempre più sorpresa.
“È tutto il giorno che mi ritrovo il
vischio davanti, Jess era furiosa perché aveva trovato del vischio alla L-Corp, malgrado la sua circolare al personale lo vietasse
categoricamente.” Lena rise ancora. “Dovrai spiegarmi come hai fatto a farlo
entrare e posare lì, senza che Jess lo vedesse.”
“Ehm…” Kara era sempre più senza
parole, Lena sorrise nel vedere la sua confusione.
“Sono allergica al vischio. Da
piccola sono andata in shock anafilattico quando una bacca è entrata a contatto
con la mia pelle, per fortuna avevamo una domestica allergica al veleno delle
vespe che aveva con sé un auto-iniettore di epinefrina e che non ha esitato a
somministrarmela.”
Kara fissava la donna a bocca
spalancata.
“Vuoi dire che ho cercato di
ucciderti per tutto il giorno?”
A quella frase Lena sorrise
divertita.
“Se vuoi metterla in questo modo… sì,
direi che possiamo dire così.” Lena si morse il labbro e i suoi occhi si fecero
di nuovo più intensi. “Ma avevi delle ottime motivazioni… sono sicura che il
giudice ne avrebbe tenuto conto.”
Kara non trovava la cosa divertente.
“Volevo solo baciarti prima che lo
facesse James.” Disse, troppo sconvolta dalla notizia per fare attenzione a
quello che diceva.
“Ah sì?” Ora Lena aveva incrociato le
braccia e la fissava con un sopracciglio accigliato.
Kara arrossì immediatamente.
“No, no! Cioè sì, ma no!”
“Eloquente.” Commentò Lena.
“Mi piaci tanto e tu sorridevi a
James e… mi mancava l’aria, avevo paura di perderti come amica, ma così tanta
voglia di essere di più per te che… oh, scusami, sono sicura che James saprebbe
dire le cose meglio e… anche Jack, lui era così elegante, seducente, misterioso
e pieno di fascino…”
Lena le posò un dito sulle labbra,
fermando quel fiume in piena.
“Kara.” Disse. E lo disse in un modo
che la fece rabbrividire, come se, Lena, avesse trovato l’essenza stessa del
suo nome e, nel pronunciarlo, sfiorasse la sua stessa anima. “Io voglio te.”
La baciò e solo il mattino dopo
quando fecero la colazione a letto, bevvero la cioccolata, ormai diventata
fredda.
Note: Spero
che questa storia mi faccia perdonare per la precedente… questa volta tutto va
nel modo migliore, in maniera semplice e ricca di fluff! Perché, questa era la
mia storia di Natale!
Ne approfitto
per farvi gli auguri, sperando che la storia vi abbia sciolto un pochetto il cuore
e vi abbia fatto sorridere.
Questa ff, come avrete letto nell’introduzione, è stata scritta
sfruttando l’iniziativa “Santa is coming
to femslash tonight”
indetta dal gruppo LongLiveToTheFemslash, il prompt che ho scelto, dopo grandi tentennamenti perché
erano tutti molto intriganti, è forse uno dei più semplici e malleabili, il n.
3: Panna, cioccolata calda, baffo, sorriso, vischio.
Alla prossima
storia, ciao ciao.