Come in gabbia

di Amnesi
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Sola. Ancora una volta.
Eppure circondata da persone.
Persone incapaci ormai di vedere dentro un amico ma solo attraverso uno schermo luminoso.
La vista brucia, le dita si piegano,  il cuore si ferma e il cervello di spegne.
Soli come siamo nati, così sembra vogliamo continuare a vivere.
I fidanzati non si tengono più per mano, ma mantengono il telefono con la foto della loro dolce metà, senza forze per alzare lo sguardo e guardarla in faccia.
I genitori filmano eventi dei figli che probabilmente non rivedranno mai, invece di godersi l’attimo e mostrare i bambini la luce del proprio sorriso, non della fotocamera.
Gli amici si scambiano like e foto, fingono di ridere e restano seduti al buio invece di uscire e sentire davvero le risate per le proprie battute.
Abbiamo uno schermo davanti agli occhi, troppo spesso per vedere i sorrisi, quelli veri. Sentire le risate, quelle reali. Asciugare le lacrime, quelle che cadono sullo schermo freddo e scivolano via. Via dalla vita di  tutti, troppo piccole per essere notate da qualcuno.
Il mondo, quello con i suoi colori e la sua vitalità, non è dentro lo schermo che continuiamo a fissare.
E’ oltre.




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