Nephew
Avete
mai sentito parlare di adorazione?
Io
si e la vivo, giorno per giorno.
La
mia adorazione è per lei, l'essere più
affascinante della Terra e
dell'Universo, una creatura metà umana e metà
leggendaria, una
creatura che nemmeno noi, che da secoli viviamo questa vita, potevamo
immaginare potesse esistere.
Eppure
così capitò, non era voluto ma non era nemmeno
respinto, perciò
tennero la loro pargola e per me iniziò una lunga vita di
dolore e
agonia.
Amavo
mia moglie, senza alcun dubbio, e prima della nascita della mia
adorata ero più che sicuro che l'eternità con la
mia irriverente
mogliettina sarebbe stata la cosa più bella, ma ad un tratto
le mie
certezze caddero, come un castello di carte con un soffio.
I
suoi boccoli bronzei che ondeggiavano ritmicamente assieme i suoi
fianchi mi facevano ribollire il sangue che non avevo, il suo profumo
mi pareva quello di una Dea e mi mandava su di giri, i suoi occhi
profondi mi guardavano con assoluta innocenza e io sparivo
completamente di fronte a lei.
Quando
mi chiamava “zio” il mio stomaco, per
così dire, mi faceva
strani rumori, come se un esercito di api volesse uscire dalla mia
pancia, e io rimanevo lì a fissarla come un ebete,
chiedendomi
perché tutto questo doveva capitare proprio a me.
Edward,
ciò che io chiamo fratello, mi parlò dicendomi
che non dovevo avere
certi pensieri su sua figlia perché era mia nipote e io come
una
furia incontrollata mi avventai su di lui dicendogli chiaramente che
non c'era nessun tipo di parentela tra di noi.
Così
iniziò una battaglia, tra morsi e arti staccati; lui mi
disse che se
avessi sfiorato anche solo con l'unghia sua figlia, mi avrebbe
smontato in così tanti pezzi che nemmeno il miglior
giocatore di
puzzle avrebbe potuto rimettermi a posto.
Ma
purtroppo non mi spaventò nemmeno un po', magari poteva
essere anche
più veloce di me, ma ero sicuro che probabilmente avrei
vinto io.
“Sciocco.
Cosa ti fa pensare che le tue parole mi spaventino?” gli
dissi io,
stringendo gli occhi a due fessure.
La
battaglia continuò, finché qualcuno non ci venne
a riprendere,
dicendoci di smetterla.
Quella
battaglia, quel giorno, terminò, ma di certo la guerra
rimaneva
aperta a vita, a meno che non avessi trovato un diversivo adatto.
E
così, i giorni e i mesi successivi, pensai in continuazione
a come
avrei potuto arrivare al cuore della mia adorata nipotina, ma il
tempo a mia disposizione era solo quello in cui Edward scompariva.
Ogni
volta che me la trovavo davanti faticavo a non pensare a tutto
ciò
che le avrei fatto, ad esempio perdermi completamente nei suoi
boccoli, oppure stare ore ed ore ad accarezzarle la pelle candida,
mentre lei dormiva beatamente.
Ci
pensavo, forse un po' troppo, però cercavo di contenermi. In
ogni
caso, però, non pensavo a lei come una compagna a livello
sessuale.
Per me lei era come una bambola, una bambola da accudire, amare e
sopportare.
Ero
disposto a tutto, ma mia moglie se ne accorgeva giorno dopo giorno,
così come gli altri membri della famiglia, ma proprio non
sapevo
cosa fare.
Non
potevo fare finta di niente e continuare la mia vita di
vampiro-marito quasi perfetto, semplicemente perché non
riuscivo a
resisterle. No, davvero!
Tormentato,
passavo intere giornate cercando di evitarla, cercando qualcosa da
fare, ma alla fine lei veniva da me per chiedermi qualsiasi cosa e
tutto si sgretolava.
Notavo
che Edward cercava di intercettare le mosse di Renesmee evitandole di
venire da me, come, ad esempio, rispondere ai quesiti che lei voleva
porgermi.
Ogni
volta che me ne accorgevo lo insultavo e minacciavo, ma lui
semplicemente mi sorrideva soddisfatto.
Capii
anche che Bella non sospettava nulla, meglio così
perché di lei un
po' di timore ce l'avevo, così come di mia moglie.
Le
sue occhiate divennero, giorno per giorno, sempre più
sospettose e
accusatrici, sapevo che mi teneva sotto controllo e piano piano
iniziava a capire.
Temevo
la sua reazione, perciò lei sapeva che mai e poi mai avrei
confessato, anche se avrebbe potuto avvalersi di Edward, lui voleva
proteggere sua figlia e tenere all'oscuro Bella, quindi non per forza
avrebbe confessato lui.
Stavo
giocando con il fuoco e rischiavo di scottarmi, in più ci si
metteva
di mezzo quel cane, che andava in giro con la convinzione di avere
dei diritti in più su Nessie, solamente per una vecchia
leggenda di
alcuni indiani-lupi.
Mi
mandava in bestia come la guardava, come la toccava,
come la baciava.
Lui
mi mandava in bestia per qualsiasi cosa. Soprattutto se di mezzo
c'era lei, la mia dolce nipotina innocente in tutto e per tutto.
Almeno speravo per il lupo che lei fosse ancora innocente.
Se così non fosse stato, non so come avrei reagito.
“Lei
è sua. È ora che lo capisci pure tu” mi
disse Edward, un giorno
durante la caccia.
“Non
dire cazzate, fratellino”
gli dissi io pulendomi la bocca dal sangue del grizzly che avevo
appena ucciso.
“Sei
solo un illuso. Ricordati che lei non sarà mai tua,
perché ci sarà
qualcuno che lo impedirà. Per sempre” mi disse
Edward, serio.
Non
avevo voglia di ascoltare le sue patetiche insinuazioni e le sue
convinzioni che non stavano né in cielo, né in
terra.
Ma
poi, un giorno, casualmente rimanemmo soli.
Non
so come, né so perché, so solamente che quella
sarebbe stata la mia
occasione per scoprire se poteva diventare la mia bambola personale.
Sì,
quel giorno lo avrei scoperto.
“Zio?”
mi chiese lei scendendo dalle scale di casa mia.
“Dimmi
piccola” le dissi alzando lo sguardo verso di lei.
Lei
si avvicinò a me e si sedette sulle mie gambe.
“Zio,
perché papà ce l'ha con te? L'ho capito, sai?
Veramente lo hanno
capito tutti, ma nessuno vuole entrare in argomento. So solo che mi
allontana da te ogni volta che può e io non voglio. Ti
voglio bene,
zio” mi disse lei guardandomi negli occhi.
E
lì iniziò la mia fine.
Tutto
accadde velocemente
La
strinsi a me e inspirai il suo profumo. Lo amavo. Come amavo lei.
“Edward
mi allontana da te, beh...Perché ultimamente ho capito di
non
considerarti solo più una...Ecco...Nipote”
confessai io.
Lei
inorridì. Il suo viso si contrasse in una smorfia di paura e
terrore.
Cosa
avevo detto di male? Mi stava rifiutando? Ma perché con quel
viso?
“Pi-piccola,
cosa succede?” chiesi io.
All'improvviso
capii.
La
mia voce, incrinata, era quella di un mostro.
Mi
voltai verso lo specchio e guardai il mio riflesso: quello di un
vampiro.
Niente
era più umano in me, la bocca spalancata mostrava i miei
denti
bianchi e i miei occhi erano neri.
Non
avevo mai accettato nessun tipo di fallimento o perdita, a quanto
pare la mia natura non aveva intenzione di accettare nemmeno questa.
Cercai
inutilmente di tenere a freno i miei istinti, ma proprio non ci
riuscivo. Da neonato spesso avevo perso il senno e la ragione, ma
sempre in momenti opportuni, se così si potevano chiamare.
Ma
quel momento non era quello adatto. Non doveva essere una mia
vittima.
Ma
come qualunque vampiro che si rispetti, il profumo del suo sangue mi
inebriava i sensi e metteva a tacere la mia coscienza, facendo
vincere gli istinti e la mia sete.
Un
balzo, e fui sopra di lei.
Poi
il mondo mi cadde addosso.
No.
Un lupo gigante mi cadde addosso, lanciandomi chissà dove.
Iniziò
una lunga battaglia, cercai di morderlo più volte, ma alla
fine fu
lui a vincere.
Il
mio braccio volò via, poi un urlo. Quello di mia moglie.
Si
avventò contro il lupo che scaraventò via anche
lei.
Riuscii
a divincolarmi dalla sua morsa, perdendo un pezzo di fianco, quello
in cui una volta abitava un rene.
Lo
guardai e capii.
“Sarà
per sempre tua” constatai, amaramente.
Lui
ringhiò e si avventò su di me.
Smisi
di combattere, avevo perso.
Ma
questa volta era per sempre.
Uuuuuh! Una nuova One Shot!
Questa volta su Nessie e suo zio. Secondo voi di quale zio di tratta?
Ci sono dei particolari che lo fanno capire, sisi. ^^
Come sempre scrivo, ultimamente, spero di non aver fatto un bel buco
nell'acqua, perciò ditemi seriamente cosa ne pensate!!!^^
Tranquilli, la mia long fic originale l'aggiornerò, ma ho
sentito la voglia di scrivere questa *______* uhauhauhauha! P.S. del 05/08/2010: lo zio era Emmett!
Erika <3
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