Lettera di un soldato italiano alla famiglia

di Violetta_Keehl_2002
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                                  3 gennaio 1943
Amore mio,

Come stai? Mi trovo in Russia, è orribile, peggio di quanto avessi immaginato:Ogni giorno rischio di morire e vedo i miei compagni cadere giù. 
Appena sono arrivato ho subito capito che mi sarei trovato molto male, anche perché, come già sai, odio il freddo e faccio fatica a sopportarlo.
Non si può neanche dormire sonni tranquilli ed ecco che arrivano gli spari.
Come stai, Grazia? Spero bene! Quando mi hai scritto che nostra figlia Elisa ha compiuto tre anni, mi sono sentito felice, ma, allo stesso tempo, anche triste, non avendo potuto esserci.
Fucili, grida, ordini, ormai non ce la faccio più. Qui il freddo è tremendo e molto spesso si può vedere qualcuno cadere e morire congelato. I vestiti non aiutano per niente e le suole degli scarponi sembrano fatte col cartone, tanto neve entra sempre negli scarponi e mi bagna i piedi, pensa che c'è chi addirittura le ha buttate!
Dimmi, Grazia, com'è Asiago in questo periodo? State bene? Mi mancate, tu ed Elisa!
Camminiamo in continuazione, giorno e notte, ed è impossibile anche solo respirare, tanto che dobbiamo metterci una coperta in faccia, se vogliamo farlo e abbiamo sempre paura di morire, soprattutto per i frequenti scontri a fuoco.
Hai presente tuo fratello Marco? Ecco, non so come dirtelo, ma è morto:Un giorno, al calar della sera, mentre camminavamo, è stato colpito alla gola da una pallottola. Io mi sono salvato buttandomi nella neve, anche se si è bucato lo zaino con le mie poche, anzi pochissime provviste, ovvero due scatolette di carne e un pezzo di pane di segale nero, che dividevo con Marco.
L'unico lato positivo è che sono riuscito a farmi qualche amico:Ad esempio ho conosciuto Mario, ha ventuno anni e anche lui viene da Asiago. È un sergente maggiore, nonché un ottimo amico.

Spero tanto di rivervi, a presto,
Massimo




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