Un Magico Natale
Un
magico Natale
Vigilia
di Natale 1788
Oscar
era seduta nel suo ufficio nella caserma dei soldati della guardia
stanziata a Parigi.
Quella
sera era impegnata con le scartoffie burocratiche, le licenze dei
soldati, i salari da pagare. Un brivido le percorse la schiena,
l'ufficio oltre che essere male illuminato era freddo e spoglio.
Si
massaggiò la mano destra intirizzita, guardò la
tazza di tea ormai
diventata fredda, bevendone un ultimo sorso ghiacciato. Tirò
su con
il naso ormai ghiacciato, toccandoselo con la punta delle dita
ghiacciate.
Guardò
l'orologio da taschino, quasi le novee mezza di sera.
Si era
attardata, il tempo le era volato come sempre quando si trovava in
caserma.
Decise
che sarebbe ritornata a casa lo stesso. Guardò fuori dalla
finestra
e guardò scendere lentamente la neve, lenta, bianca,
silenziosa,
inesorabile.
Sentì
bussare la porta.
Alain e
Andrè erano comparsi sulla soglia, il naso e le guance
arrossati dal
freddo, avevano appena finito la ronda per quella sera, erano venuti
per ritirare le paghe e i permessi per loro e i loro compagni.
Oscar
gli consegnò i documenti. Sorrise alla gioia e baldanza di
Alain era
contento di avere paga e giorni di riposo, non se lo aspettava, diede
i documenti ad Andrè poi lo vide uscire dall'ufficio
festante.
Oscar
guardava Andrè, erano mesi che si vedevano di sfuggita, e
non si
parlavano.
"Andrè,
tu cosa farai, pensi di tornare a palazzo per Natale?"
L'uomo
tirò su con il naso toccandoselo, "Penso di rimanere in
caserma, Oscar."
Oscar lo
guardò "Tua nonna avrebbe voluto vederti almeno per Natale."
Lui
sospirò:"Anche a me manca molto mia nonna, ma se venissi
comincerebbe a morbarmi sulla vita che ho scelto di fare, sul
perchè
non mi sono ancora sposato. Meglio starmene qui, tranquillo."
Abbassò gli occhi aggiungendo: "Poi ha nevicato davvero
tanto,
il viaggio di ritorno potrebbe essere disagevole per tutta le neve
che è venuta, meglio stare in caserma."
Oscar lo
guardò fisso, gli occhi verdi un po' lucidi, le spalle
larghe nascoste dal mantello di lana. Pensò che forse
sarebbe stato bello
trascorrere le feste insieme davanti al camino, una buona tazza di
cioccolata o di latte e cognac e miele per riscaldarsi, sarebbe stato
bello poterlo avere a casa con se. Oscar abbassò lo sguardo
sul
tavolo, triste. "Come vuoi Andrè, è una tua
scelta. Io
comunque ti ho dato tre giorni di licenza. Buon Natale,
Andrè"
L'uomo
abbassò le lunghe ciglia, guardò il foglio di
paga e la licenza.
"Buon Natale, Oscar"
Uscì
dall'ufficio.
Oscar si
mise in cammino verso casa sul suo cavallo bianco che erano da poco
passate le 10,00. Ripensava allo sguardo di Andrè, alla sua
freddezza, al fatto che non era voluto andare a casa con lei.
Ripensava alle sue parole, al fatto che sua nonna lo avrebbe voluto
sposato a una brava ragazza con tanti pargoli da farsi saltare sulle
ginocchia. Oscar sentì freddo dentro, nel cuore, per la
prima volta
in tanti anni che si conoscevano Andrè non le aveva fatto
gli auguri
per il suo compleanno, non si accorse nemmeno quando sentì
una
lacrima fredda scenderle sul viso e cristallizzarsi sulla guancia
arrossata. Non si accorse che la lacrima erano diventate lacrime e
scendevano copiose sul suo viso, cadendole sulle mani inguantate di
bianco. Le vennero in mente i mille ricordi di lei e Andrè
piccoli
quando proprio alla vigilia si scambiavano gli auguri e stavano i
pomeriggi interi insieme a leggere abbracciati accanto al fuoco,
oppure il giorno di Natale uscivano di corsa fuori a fare battaglie
di palle di neve. Si ricordò di un Natale in cui lei si era
ammalata e Andrè era andata a trovarla portandole dei
biscotti da condividere, erano state le manine di Andrè a
rompere a metà il biscotto e a darglielo, lei lo aveva
presto stupita e mangiato, ringraziandolo. Quanto gli voleva
bene. Il suo Andrè, era
un bimbo
tranquillo e buono, le era stato sempre accanto e ora, ora lo aveva
perso per sempre per colpa della sua testardaggine e timidezza, non
era riuscita a dirgli quello che veramente pensava e provava. Non era
riuscita a dirgli che avrebbe tanto voluto che tornasse a casa con
lei per ritrovarsi, per fare pace e stare finalmente insieme come da
bambini. Non era riuscita a dirgli che il suo cuore si era aperto al
suo amore, che solo grazie a lui aveva finalmente capito che il suo
cuore freddo poteva scaldarsi solo se lui le stava accanto e la
amava.
Il suo viaggio proseguiva, la
strada buia e la neve tutto
intorno, continuava a scendere silenziosa e lenta.
Alzò lo
sguardo davanti a se così presa dai suoi pensieri che non si
accorse
che Cesar aveva perso presa sul terreno ghiacciato e scivolarono
entrambi a terra, nella neve alta e farinosa. Oscar si riscosse dal
torpore e dai pensieri tristi, controllò subito Cesar che
non si
fosse fatto male o rotto una zampa e fortunatamente non era successo
nulla di grave, solo un gran spavento, la donna fu subito pronta ad
accarrezzare e a calmare il suo cavallo, decise di andare a piedi
prendendo le redini tra le mani, continuando il suo cammino.
La neve
continuava a scendere lenta, tanti fiocchi bianchi e grossi come
piume scendevano lenti, sentiva il gelo intorno, era entrato nelle
ossa, oltre che nei vestiti. Era già tanto se una volta
arrivata a
casa non si fosse presa un raffreddore o peggio.
Accidenti,
pensò aveva ragione Andrè, tempo troppo brutto
per mettersi in
viaggio, si voltò per guardare gli occhi scuri di Cesar, gli
accarezzo il muso bianco, "scusa amico mio, ti sto facendo fare
proprio una bella passeggiata al freddo, per te doppia razione di
avena e zuccherini, è natale anche per te dopo tutto", il
cavallo nitrì muovoendo la bella criniera bianca, come se
potesse
capire veramente le sue parole.
Proseguirono
lentamente nelle neve sempre più alta, ora arrivava a
metà coscia,
notò Oscar che imperterrita continuava il suo lento cammino
verso
palazzo che ormai era vicino, visto che si intravedevano delle
piccole luci da lontano, delle candele accese in alcune stanze, di
sicuro Marie le aveva lasciate accese apposta, sperando che i suoi
due bambini tornassero a casa almeno per Natale. Oscar sentì
un
grosso nodo alla gola, sospirò, tossì e
ricominciò a piangere, era
stata una stupida a non confidare ad Andrè che lo amava, ma
ormai
era troppo tardi, lui si era chiuso in un ostinato silenzio, ormai
tra loro si era creata una frattura.
"Forza
bello, manca veramente poco." tirò il cavallo per le redini,
era sempre più stanca, per la giornata pesante che aveva
avuto, per
il rapporto e la frattura che si era creata tra lei e Andrè,
per
tutta la neve che scendeva e il freddo che sentiva sui vestiti
bagnati fin dentro le ossa. Non si accorse di scivolare sulla neve
morbida, di finirci dentro e di essere così tanto stanca che
gli
occhi le si stavano chiudendo, pensò a tutto il freddo che
sentiva,
che era sempre più stanca, spossata, solo un minuto,
sussurrò a se
stessa o a Cesar, un minuto che chiudo gli occhi e mi riposo solo un
attimo, lo so che se mi fermo muoio, ma sono stanca, tanto stanca di
questa vita di soli doveri e niente amore. Si lasciò
pervadere dal
torpore e dal sonno. Cesar guardò la sua padrona nella neve,
la
toccò con il muso per svegliarla, dandole piccole musate
sulla
schiena. Nitrì nervoso, si girò nella notte buia
verso una luce che
arrivava sempre più vicina. L'uomo sul cavallo nero vide una
macchia
bianca nella neve, riconobbe il cavallo, incitò il suo a
muoversi
più veloce nonostante la neve alta.
Spalancò
l'occhio smeraldino quando riconobbe Cesar libero senza il suo
cavaliere. Scese da Alexandre incespicando nella neve alta e si
avvicinò al cavallo prima prendendole sue redini tra le
mani,
cercando il suo comandante nella neve. Facendosi luce la
trovò una
ventina di metri più avanti. Corse verso la donna
spaventato.
"Oscar,
no, svegliati non dormire." Le si fece vicino, cercando di
scuoterla, le toccò il viso con una mano, era ghiacciata, se
fosse
morta? No, non poteva essere.
Se la
strinse in un abbraccio che cercò di essere il
più caldo possibile
dividendo con lei il suo mantello. Oscar si sveglio sentendo un certo
calore pervaderle il corpo, un buon odore di casa cuio e lavanda, era
l'odore di Andrè, pensa quanto sono sciocca, non
può essere qui con
me, lui è rimasto a Parigi, non mi vuole più.
Sentì la sua voce
chiamarla.
Andrè
la guardò preoccupato, era pallida e fredda.
Oscar
aprì gli occhi e lo vide, spalancò gli occhi per
la sopresa, non
poteva credere che fosse tornato anche lui a casa.
"Andrè,
gli toccò il viso, sei tornato, grazie" L'uomo si
sentì
abbracciare, un abbraccio lungo come a non volerlo più
lasciare.
"Oscar,
dobbiamo tornare a casa, sei fradicia e infreddolita e anche io se
devo essere sincero ho preso un bel po' di freddo per oggi."
L'uomo
salì sul cavallo e aiutò la donna a salire con
lui, in questo modo
sarebbero stati più caldi. Oscar si sentì
avvolgere dalle braccia
di Andrè, sentì una sensazione di calore
invaderle il corpo e il
cuore, fu in quel momento che capì che lui le voleva ancora
bene,
che l'amava e nonostante tutto non l'avrebbe mai lasciata. Oscar gli
diede una carezza sulla guancia arrossata e fredda. Il suo viso
così
vicino. Lui la guardò senza dire una parola, le sorrise, lei
gli si
avvicinò sempre di più, labbra fredde contro
labbra fredde, che
assaggiandosi e toccandosi diventavano lentamente sempre più
calde e
dolci.
Ad Andrè
brillò l'unico occhio rimastogli, Oscar lo
abbracciò stretto e gli
disse sottovoce in un orecchio quelle parole che da sempre avrebbe
voluto sentire.
Vide
Palazzo Jarjyajes avvicinarsi sempre di più imponente e
silenzioso.
Guardò
ancora la donna tra le sue braccia le sorrise e fu lui questa volta a
baciarla. Un bacio molto diverso dal primo che le aveva dato anni
addietro pieno di rabbia e risentimento. Fu un bacio calmo, caldo
pieno d'amore e gioia.
Finalmente
la sua Oscar lo amava, questo era quello che gli importava di
più,
per loro iniziò una nuova vita, quello lo ricordarono
sempre, fu
uno dei natali più belli e sereni della loro vita.
Una storiella breve scritta
per le feste, spero vi piaccia
Auguri di buon
anno a tutti/e voi, spero che il 2018 vi porti tutto quello che
desiderate.
|