Flowers

di Stretch
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N.d.T: questa storia è stata scritta da Stretch, su http://www.fanfiction.net e in seguito tradotta in italiano da Amimy

È facile piangere qualcuno che hai realmente perso. È un aperto, vuoto, fluente tipo di dolore che pulsa nel tuo intero corpo. E’ un’interruzione di tutte le norme sociali, giustifica l’avere un crollo totale, l’andare a pezzi. E non importa chi lo vede.

Ma come puoi piangere la perdita di qualcuno con cui non non hai mai avuto davvero un inizio? Il vuoto rimbomba con ogni singolo battito del tuo cuore, pulsando come una ferita nascosta in profondità sotto la pelle. Gli “e se” e i “ potrei essere stato”, gli “Avrei potuto, avrei dovuto”... Nessuno sa che ci sono, e tu soffri in silenzio. E nessuno potrà mai sapere che ci sono perché, ammettiamolo, a ogni modo dove sarebbe il punto della questione?

Dopotutto c’è un ordine delle cose che dev’essere mantenuto.

Il nostro monumento, il isuo/i monumento, è diventato un simbolo nazionale. Le persone volavano da una parte all’altra della nazione per vederlo, proprio come facevano con la Statua della Libertà o con l’Arco di St. Louis. C’erano giri turistici e folle di ragazzini urlanti e guardie della sicurezza armate che ostentavano falsa autorità. E c’erano sempre, isempre /i fiori. Dozzine, centinaia, tutti mezzi appassiti e cotti dal calore della California. Persone che non la avevano mai conosciuta lasciavano tributi alla sua memoria, come se avessero perso qualcosa. Come se sentissero la sua mancanza.

Ma loro non la avevano mai conosciuta. Loro non sapevano quale grande perdita fosse.

Io lo sapevo. Io lo so.

Semplicemente io non le ho mai comprato dei fiori.




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