Il fantasma del diario

di Avaenly
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KEIRA

 

Mi chiamo Keira Hutchinson-Graham. Sono laureata in Letteratura Inglese e autrice di un paio di romanzi che hanno goduto di più di due ristampe ognuno, ho sposato un uomo meraviglioso e sono la madre di tre bellissimi bambini. Ma prima di tutto questo, prima del diario, prima di lui, all’epoca in cui si svolge la storia che sto per raccontarvi, ero solo Keira di Glennhill, una diciannovenne senza la benché minima speranza per il futuro. 
Vivevo ancora con la mia famiglia e non sembravo particolarmente intenzionata a lasciare il cosiddetto “nido”. La verità è che non sapevo che farmene della mia vita. Non avevo alcun talento, nessuna predilezione per una qualche disciplina che non fosse il trascorrere la giornata a leggere o guardare serie televisive in streaming; di fatti, avevo solo il mio stropicciato diploma di fine liceo, nascosto tra un romanzo di Jojo Moyes e un manuale dal titolo tanto stupido quanto rivelatore (qualcosa del tipo: “Come non essere un completo fallimento e dimostrare alla tua famiglia che qualcosa dovrai pur valere”). 
Avevo l’impressione di essere in trappola. Ma non era a causa dei miei genitori, o dei miei fratelli e sorelle. Insomma, non era colpa loro se non facevo nulla delle mie giornate, era solo mia. Sì, mi ero intrappolata da sola. E mi sembrava che i miei non facessero nulla per aiutarmi. Forse era questo che cercavo disperatamente, tutti quei pomeriggi seduta di fronte alla mia scrivania a fissare il vuoto: che i miei si accorgessero di me e mi dessero una mano. Ma cos’avrebbero potuto fare? Dopotutto, avevano il ristorante da gestire, oltre alla crisi adolescenziale di mio fratello Dean e ai capricci infantili delle gemelle Lucy e Kathy, che allora avevano appena nove anni. A confronto, la mia piccola crisi d’identità pre-ventennale o che so io era uno scherzo. Uno scherzo maledettamente ben riuscito, quantomeno. Se fossi andata a consultare una chiromante o un indovino, per farmi leggere la mano, o le foglie di tè, all’epoca mi avrebbe sicuramente predetto qualcosa del genere: «Condurrai un'esistenza lunga e monotona, chiusa nella tua stanza in casa dei tuoi genitori. Vedrai tuo fratello e le tue sorelle costruirsi una vita mentre tu starai ancora a chiederti se ti piace di più Jon Snow o Steve Harrington, e quando finalmente arriverai alla conclusione che Jon Snow è senza ombra di dubbio più figo di chiunque altro, i tuoi genitori moriranno e tu ti ritroverai a gestire il ristorante e la vecchia casa di famiglia da sola, finché non morirai a tua volta, sepolta dai debiti e dalle bottiglie di vodka vuote». E io ci avrei creduto! Avrei pagato il maledetto cartomante di turno e me ne sarei tornata a letto a compiere il mio triste destino. Se non fosse che la mia vita prese una svolta del tutto inaspettata, intorno a novembre del 2017. Non saprei proprio dirvi il giorno, anche se sono piuttosto certa che fosse un mercoledì. Sì, il destino mi sorrise un mercoledì di pioggia, senza che nemmeno me ne accorgessi. A dire il vero non mi sarei accorta di granché, la testa infilata sotto il cuscino pur di non dover stare a sentire le urla mattutine di Dean, che non trovava da nessuna parte la sua maglietta dei Metallica… 

 




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