NTR
(or
The real side of Rattefanger von Hameln)
Mi sono
sempre considerata
una ragazza relativamente disadattata. Intendiamoci, una che ha letto
con una certa costanza libri con una quantità di pagine
maggiore
alle venti nella vita, a quanto pare, DEVE essere almeno un po'
strana (ne ho avuto la prova l'altro giorno, quando diverse mie
amiche di terza superiore sono rimaste scioccate perché il
profe di
filo ha avuto la malsana idea di far loro leggere il Simposio di
Platone: udite udite, ben settantacinque pagine. Per il 19
febbraio.).
No,
davvero, scherzi a
parte, non è che io volessi passare per la ragazzina bruttina
che
urlava al mondo 'nessuno mi capisce', mentre sotto sotto si considera
superiore al resto dei comuni mortali.
Lo ritenevo
davvero un lato
negativo della mia personalità il fatto che io non riuscissi a
inserirmi nelle cerchie, preferissi giocare a LOL (get jinxed by me,
guys), leggere Tolkien (sì, LEGGERE, non vedere i film.
milleeppassa
pagine di malloppazzo), guardare anime (però basta gente che
viene
mangiata da giganti con il verme solitario).
Buttare
nel cesso un paio di
neuroni per riuscire effettivamente a sentirmi a mio agio
sbronzandomi di madafakkin dragon (Ne basterebbe anche uno, per come
sono) in disco al suono Sofi Tukker? Per tutti gli dei di Asgard,
sì,
cazzo!
E non
venitemi a raccontare
la stronzata che 'l'importante nella vita è
essere se stessi'. Se
la gente vuole campare finge, non c'è santo che tenga. Finge
a
scuola, finge al lavoro, finge in famiglia. Quella di essere se
stessi non è altro che una utopistica illusione romantica
(peraltro,
che ci piaccia o no, tanto siamo la conseguenza delle circostanze che
capitano intorno a noi, quindi sempre e comunque il prodotto di
qualcos'altro e qualcun altro, a ben vedere).
Lunga e
noiosa premessa per
dire che cosa? Semplice, che non pretendevo di avere la verità
in
tasca, non ho mai fatto morali o mi sono atteggiata a prefica disperata, che non
ho mai rotto particolarmente i maroni a nessuno e, viceversa, nessuno
li ha mai rotti a me. Una sana e sacrosanta linea di galleggiamento.
“Che palle,
non vuoi
essere la protagonista della tua vita? Non vorresti cambiare qualcosa
di te?”
La
risposta è: certo che
sì. Ma ho la decenza di lasciare i sogni nel cassetto dove
devono
stare, ossia, appunto, in un cassetto e ho la solida, cinica, arida
convinzione che la vita non è come un film della Disney, per
cui, va
beh, amen.
Vi chiedo
solo una cosa: non
illudetemi.
Non aprite
il vaso di
Pandora.
Non fatemi
credere di essere
meglio di quel che sono.
Non
convincetemi che l'amore
sia qualcosa di più che un patetico tentativo di
razionalizzare
l'attrazione sessuale.
Non ditemi
che sono bella.
Non ditemi
che sono
intelligente.
Non ditemi
'Ti amo'.
Potrei
finire per crederci.
Ci ho
creduto una volta.
Una volta
può bastare?
Mavvà, mica vero che gli uomini imparano dai propri errori,
lo
diceva anche Einstein.
Ci ho
creduto due volte.
Sarà sufficiente?
Per
cambiare idea di sicuro
no. Per farmi ancora male e diventare ancor più cinica di
certo.
Per
trasformarmi in una
bastarda manipolatrice, sadica, crudele e vendicativa, eccome.
No, niente
filmini porno,
niente sesso bulimico, niente istigazioni al suicidio, questa volta.
Solo io, una borsa di Prada, del trucco e un vestito da sera di
centinaia di euro, il cui costo è, con una discreta dose di
approssimazione, inversamente proporzionale alla quantità di
stoffa
con cui è composto (cosa di cui non riuscirò mai
a darmi una
sensata spiegazione).
Dai,
ditela la parola.
Massì,
quella nobile città
cantata nell'Iliade, abbattuta grazie ad una idea di Odisseo e
all'arte di Epeo.
Non
è che mi scandalizzo se
mi chiamate così. Anche se la parola 'Escort' ultimamente
sembra
essere più figa.
E non
è per farmi offrire
drink gratis.
Non per i
regali costosi che
scrocco.
Naah.
E' per il
banale, egoistico,
masochistico bisogno di sapere se ho ragione sulla natura dell'uomo.
L'uomo che
giura amore
eterno.
L'uomo
(mezzo, in questo
caso...) che preferisce distruggere l'anello del potere, per salvare
i suoi amici, invece di usarlo.
L'uomo che
viaggia dieci
anni per mari in tempesta pur di tornare dalla sua Penelope, che
puntualmente lo sta aspettando fedele.
L'uomo
incatenato ad una
roccia che ogni mattina si fa divorare il fegato da un'aquila rapace,
ma non rinnega di aver regalato il fuoco della speranza.
E
sì, continuo ad avere
ragione.
Quell'uomo
non esiste. Forse
non è mai nemmeno esistito.
Animali di
razza bastarda
che non esitano a scannarsi per un brandello di carne in più
del
proprio simile. Pronti a tenere la testa dell'altro immersa nel fango
per avere un briciolo d'aria in più. L'unica differenza
è tra chi
sa di esserlo e chi non ancora. Essenzialmente perché non ha
ancora
avuto l'opportunità di sperimentarlo.
Tranquilli.
Tranquille. Ci
penso io a metterlo alla prova.
So essere
come voi, nel più
intimo della vostra mente, mi volete. Non vincerete contro di me.
NESSUNO ha mai vinto contro di me.
Anche se
spero, un giorno,
di perdere.
Nota:
Anche in
questo caso, ogni
riferimento a fatti o persone realmente accaduti o vissute,
è
puramente casuale.
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