Le Relazioni Pericolose

di Le_sorelle_Laclos
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43. Josephine

 

Parigi, 23 luglio 1787

 

Mia cara Oscar,

 

ho atteso qualche giorno per scriverti, perché ho voluto pensare un pochino a quanto mi hai detto.

Mi hai fatto una predica, e Dio sa quante ne abbia ricevute da te negli ultimi anni. Ma questa volta hai colto nel segno. Non tanto riguardo a quanto mi accusi di fare, anche se lo so di mostrarmi talvolta più frivola di quanto non sia in realtà, ma riguardo a quanto provo. Hai ragione. Stavolta mi pare stia nascendo in me qualcosa di nuovo. È ancora ad uno stato embrionale, larvale, quasi, ma mi pare sia molto più forte di quanto io abbia provato fino ad ora e molto più reale.

Non è un caso che questo sentimento sia nato con una persona al di fuori della mia cerchia abituale, della quale ero davvero stufa. Ho bisogno di aria nuova, di gente nuova. E non basta andare in villeggiatura, perché comunque anche lì non frequenterei altro che aristocratici, amici di amici, conoscenti di conoscenti, amici di conoscenti, e ritornerei nello stesso girone infernale della vanità. Meglio restare qui e sentire cosa hanno da dire questi tuoi soldati. Alain, certo, ma anche François, e sua sorella che, a differenza delle cameriere a servizio da più tempo, non dice solamente quello che immagina potrebbe piacermi, ma anche quello che ritiene giusto.

 

Tu mi accusi di essere irriverente. Ma sai che è solo un modo di pormi di fronte al mondo, talmente radicato che lo uso persino con te. D'altra parte, cosa dovrei fare? Inalberare sul volto quel sorriso triste che si vede sulla bocca di parecchie mogli? Hai presente quale intendo? Quel sorriso sostanzialmente triste che si trova sulle labbra della Joconde di Leonardo1. Ecco, tutto vorrei tranne che avere quell'espressione. Preferisco parere leggera, svagata, che ammettere al mondo di non essere felice.

 

Bene, l'ho detto. Ora lo sai, sei pregata di non farmi più il sermoncino su questa cosa. Quanto alla presunta relazione con Alain, non so che dirti, al momento. Non posso prevedere quali strade percorrerà, se sarà una relazione seria e fortunata od una delle mie relazioni pericolose. E forse nemmeno voglio saperlo. Preferisco viverla, e definirla solo in un secondo tempo.

 

Di sicuro non sarà angosciante come la relazione col mio terribile marito.

La scorsa sera mi ha causato uno spavento dei più terribili.

Si è palesato in casa senza preavviso alcuno, bussando con violenza a tarda ora. Io ero sola, già ritirata nelle mie stanze. Non so se credesse di sorprendermi con qualcuno o se intendesse solamente spaventarmi (e, detto tra noi, ci è riuscito parecchio bene).

È arrivato, ha sbraitato che quel palazzo era pur sempre cosa sua, ed è ripartito. Io ne ho ricavato un incredibile spavento, ed una notte insonne.

Capisci bene come io preferisca tentare di essere lieta, od almeno di simulare allegria.

 

Ti abbraccio e ti lascio alla tua felicità vera. Verrò a farti visita a breve.

 

Ti abbraccio forte.

 

Josephine di Liancourt.

 

 

1 All'epoca si trovava a Versailles, nel premier salon de la petite galerie.





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